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Autore: Julietds    16/10/2014    1 recensioni
[Dave Grohl]
"Quando il successo esplose per i Nirvana mio padre mi disse “Sei cosciente del fatto che questa cosa non durerà, giusto Dave?”, io alzai le spalle e gli risposi che certo, lo sapevo, era solo musica fatta da tre ragazzini dopo tutto.
Agli altri ragazzi che ci seguivano bastava mettere su uno dei nostri dischi al massimo volume per sentire la rivoluzione che esplodeva fuori da quei 33 giri, ancora di più quando alzavano il volume per coprire le voci dei loro genitori che gli imponevano di spegnere quella musica così rumorosa."
"Nonostante io possa essere triste o incazzato penso che le persone intorno a me o quelle che mi considerano il loro idolo non debbano portare i pesi che porto io, non voglio. Non lo meritano, nessuno di loro. Io lo feci perché potevo e fu con il sorriso sulle labbra che vidi uno dei miei nuovi migliori amici entrare in ospedale e andare in coma per l'eroina."
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Le persone non sanno cosa significhi veramente essere Dave Grohl.
I ragazzini urlanti pensano “Che figo! È il mio idolo!”, le ragazze pensano “Che figo! Sua moglie è veramente fortunata!” e i loro ragazzi pensano “Che figo! Chissà quante groupies”. La verità è che non è tutta questa gran cosa avere fama, soldi e tutto quello che ne consegue; certo, tutte le fatiche vengono ripagate su un palco davanti a centinaia di fans urlanti che vogliono guardarti fare quello che sai fare meglio: regalare emozioni. Ma non è sempre tutto rose e fiori...

sub-22-KIRBY-popup.jpg  Fine anni ottanta, la mia gavetta. Quando  Krist e Kurt mi hanno preso a suonare nei      Nirvana ancora non ci credevo… i Nirvana  ragazzi! Andavano forte. A volte mi sentivo  come   se fossi stato solo un turnista e non  il loro batterista ma non mi importava.  Suonavo con    loro e mi sentivo una roccia,  un uragano, un temporale.
  Mi ricordo che mio padre mi diceva  sempre “Non pensare che dal momento  che suoni uno   strumento ciò significhi che  sei un musicista”. Ho sempre apprezzato  i miei genitori, mi      hanno lasciato fare  quello che amavo, suonare, anche perché  non so che sarei stato    buono a fare  altrimenti. Fatto sta che quando il  successo esplose per i Nirvana mio padre    mi disse “Sei cosciente del fatto che questa cosa non durerà, giusto Dave?”, io alzai le s    spalle e gli risposi che certo, lo sapevo, era solo musica fatta da tre ragazzini dopo tutto.
 Agli altri ragazzi che ci seguivano bastava mettere su uno dei nostri dischi al massimo  volume per sentire la rivoluzione che esplodeva fuori da quei 33 giri, ancora di più quando  alzavano il volume per coprire le voci dei loro genitori che gli imponevano di spegnere quella  musica così rumorosa.
 In un secondo eravamo in qualsiasi programma o pubblicità che passasse su mtv, su  qualsiasi rivista musicale, ospiti a qualsiasi show americano. La gente mi chiede ancora  oggi come sia stato essere uno dei Nirvana, sapere che tutto il mondo vuole un pezzo di te;
è strano, non so cosa rispondergli.
La verità è che per molti la fama è stata diversa, prendete bands come i Guns n' Roses. Per loro il rock era fatto da droghe, sbronze, groupies, giacche di pelle. Non dico che io aborrissi queste cose… ma i Nirvana erano qualcos'altro.
Volevamo lanciare un messaggio, volevamo scuotere le coscienze di quei ragazzi avviati a diventare parte del sistema consumistico, volevamo fargli scoppiare il cervello.
Non ero nato in una famiglia ricca – grazie al cielo – e vedere tutte quelle persone lanciare una banconota da cinquanta dollari dal loro trono sopraelevato sulla folla solo per guardarla scannarsi era la cosa che più mi faceva andare in bestia. Accendevo la televisione e capivo che qualcosa avrebbe dovuto cambiare e stava succedendo in effetti: erano gli anni Settanta. I ragazzi manifestavano, suonavano la musica a un volume troppo alto, portavano i capelli troppo lunghi, spendevano la loro busta paga in vinili. Tutto per andare contro al sistema, alla società, per trovare un modo per sconfiggere il potente: il rock.
 
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Odiavo la ricchezza e fu il momento perfetto per me per nascere e incontrare Kurt, anni dopo. Anche lui era un tipo a cui tutti quegli idioti imbellettati facevano venire l'acidità di stomaco, sebbene fossimo molto diversi in quanto lui tendeva spesso a starsene nel suo mondo e a essere più malinconico mentre io cercavo sempre di fare sorridere tutti e di non parlare di queste cose. Ma nelle interviste ce le chiedevano sempre: volevano conoscere il lato torbido dei Nirvana. E Kurt non parlava, non gli piacevano granché le interviste. Lui rispondeva ai giornalisti: “Cosa c'è da dire sulla nostra musica? Tutto quello che volevamo dire potete sentirlo ascoltando le nostre canzoni. È musica, ascoltatela”. La nostra musica non aveva bisogno di spiegazioni, poteva ascoltarla chiunque e vedere dietro ogni nostro testo qualsiasi cosa che gli stesse a cuore o che lo facesse incazzare. Il punto era sfogarsi e farlo insieme perché avevamo una buona chimica, noi tre. Krist era un tipo veramente divertente, siamo ancora buoni amici; si capiva subito che tra lui e Kurt c'era un legame speciale, forse era uno dei pochi che riuscisse quasi a entrare nella sua testa. Forse perché non ci stava abbastanza con la testa, era tutta una questione del perdere la bussola… ma non come i rockers ormai imponevano. Quando i Nirvana sono diventati famosi non ho speso i miei soldi in cocaina, ho solo pensato “Che bello, posso comprarmi un grill più grande”. Al contrario della maggior parte dei miei coetanei musicisti ho perso il vizio delle droghe alla soglia dei vent'anni e tutto ciò che mi sono mandato giù fino a quel momento erano acidi e canne. Non m'importava granché se gli altri gruppi che mi piacevano si drogassero o no, a me interessava solo la musica invece Kurt era parecchio sensibile a ciò che altri facevano o non facevano per poi acclamarlo come il loro cantante preferito.
Anche se Kurt si drogava non ho mai pensato che lui fosse come quegli altri rocker.
A volte semplicemente non puoi salvare qualcuno da se stesso.
Passai degli anni bellissimi con loro ma dopo la morte di Kurt, io e Krist ci ripromettemmo che non avremmo continuato a suonare insieme: niente sarebbe potuto mai più essere come quando c'era lui. Lui era parte integrante dei Nirvana e dal momento che lui non era più tra di noi i Nirvana erano finiti il giorno del ritrovamento del suo corpo.
Mi ricordo ancora l'ultima volta che lo vidi: lui stava entrando in una stazione di polizia da cui stavo uscendo così gli dissi “Chiamami, uno di questi giorni”, lui annuì.
 
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Quando seppi che era morto fu come andare in pezzi in quello stesso istante, mi ero sbriciolato. Già da prima che ricevetti quella telefonata sentivo come se qualcosa non andasse, come il presentimento che stesse per accadere qualcosa di orribile. Probabilmente è la cosa più brutta che mi sia mai accaduta nella vita. Mi ricordo che il giorno dopo mi svegliai e avevo il cuore spezzato per il fatto che lui se ne fosse andato per sempre; ripetevo a me stesso “Io mi sono svegliato oggi e domani avrò un altro giorno mentre lui non può”.
Ma Kurt era solo la punta dell'iceberg, uno dei tanti amici che avevo perso. Molti a causa delle droghe. Ciò non mi fece comunque diventare un attivista contro la legalizzazione della cannabis anche perché, a parte una canna ogni tanto, a me non frega nulla delle droghe. Finché non toccheranno nuovamente la mia vita almeno.
Passò del tempo, tanto tempo, in cui pensai che forse aveva ragione mio padre, che forse era veramente finita, che avrei dovuto smettere di suonare e cercarmi un lavoro. Ci pensai seriamente per molto tempo, non riuscivo a darmi pace e una cosa che mi faceva fare fuoco e fiamme era il fatto che i giornalisti mi seguivano ovunque facendomi sempre delle domande su Kurt. Un giorno sbraitai addosso ad un giornalista dicendogli: “Pensa se fosse morto uno dei tuoi più cari amici e qualcuno ti venisse a chiedere come stati per poi spiattellarlo su una rivista patinata che leggerà tutta l'America. Tu come la prenderesti?” Di merda, ecco come.
Ci misi anni a riprendermi e ancora penso a lui spesso.
Era dura, durissima, e io mi ero chiuso in me stesso.

Poi un giorno mi svegliai e fu come un nuovo inizio; composi delle canzoni, scrissi i testi e volai a Los Angeles a registrarle, suonando uno per uno ogni strumento e mettendoci la mia voce. Cinque secondi dopo conobbi dei ragazzi abbastanza pazzi da voler cominciare e farmi ricominciare e così nacquero i Foo Fighters. Inizialmente fu dura specialmente perché la gente mi additava ancora come “il batterista dei Nirvana” e io tentavo di tutto per levarmi quell'etichetta di dosso perché anche se ero fiero di essere stato parte di una delle band grunge che sfondarono i timpani alla generazione dei Novanta ero prima di tutto David Grohl, un ragazzo che voleva solo suonare i piatti e la cassa e ogni tanto anche la chitarra.
Taylor fu come la manna dal cielo; anche gli altri, ma con Taylor nacque un rapporto speciale e in qualche momento riuscivo addirittura a scordarmi di tutte le cose brutte che mi erano successe, di tutti gli amici che avevo perso uno dopo l'altro, della mia vita andata in frantumi. Taylor mi faceva sentire bene, mi ridiede indietro un po' della mia spensieratezza. Ancora oggi, nonostante abbia dovuto affrontare i miei alti e bassi, non perdo mai il sorriso, credo sia una mia peculiarità; nonostante io possa essere triste o incazzato penso che le persone intorno a me o quelle che mi considerano il loro idolo non debbano portare i pesi che porto io, non voglio. Non lo meritano, nessuno di loro. Io lo feci perché potevo e fu con il sorriso sulle labbra che vidi uno dei miei nuovi migliori amici entrare in ospedale e andare in coma per l'eroina.
 
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Avevo una paura fottuta, ero già pronto a fare le valigie e tornarmene a casa.
Ero disperato e allo stesso tempo mi ero arreso. Una piccola speranza dentro di me non moriva mai eppure sapevo bene come finiva questo genere di cose… come finiva sempre.
Fine dei Foo Fighters, fine della musica.
Per la seconda volta.
Solo che il risvolto fu diverso: Taylor si riprese e ne uscì e io ero così felice che avrei baciato la terra su cui camminavo. In cuor mio mi dicevo “Ne hai passate tante Dave, alla fine alle persone buone le cose vanno per il verso giusto, anche se in un modo in cui non si sarebbero aspettati”. E poi pensavo a Kurt e iniziai a pensarci con un sorriso, oltre che con la solita malinconia.
“Amico mio, se potessi vedermi ora…” pensavo. Non dico che fosse tutto un tributo a Kurt ma lui sarebbe stato felice di vederci così…felici? Krist si era comprato una sua terra e ora passava le sue giornate a fare avanti e indietro su un trattore e io ero felice per lui.
Anche Kurt ne sarebbe stato felice e forse era giusto così, probabilmente ora non soffriva più.
Anche se aveva lasciato una bambina senza suo padre in balia di una donna non troppo equilibrata… ma non toccherò questo tasto più del necessario, non mi piace parlare male delle persone, non porta bene a nessuno. È solo che Courtney ci odiava. Odiava tutti noi e ora che Kurt era morto lei se ne andava in giro con una mitraglietta carica in una mano e sua figlia – l'unica cosa rimasta di Cobain in questo mondo – nell'altra. Avesse potuto l'avrebbe sbattuta davanti a un obbiettivo o una qualsiasi telecamera e infatti tentò più volte di farlo ma crescendo Frances capì da sola di che pasta era fatta quella donna… ed era quasi totalmente pasta marcia. Non so se fosse perché era arrabbiata per la morte di Kurt, dubito, ma chi può giudicare? So solo che io non potevo dire sull'argomento niente di sconvolgente ai miei bambini mentre lei lo faceva ventiquattr'ore su ventiquattro con dei giornalisti sconosciuti; ma un conto è essere la vedova Cobain e speculare ogni secondo sulle spalle del tuo defunto marito, un altro è spiegare a delle bambine di cinque anni che l'amico del papà è morto perché si è sparato un colpo in bocca.
Nonostante fare il papà mi prese quasi alla sprovvista, dato che ero abituato a passare le mie giornate con rocker degli anni Ottanta, vedere le mie figlie nascere, muovere i primi passi, chiamare il mio nome rimarranno sempre le emozioni più forti che io abbia mai provato. Ora sì che capisco Kurt e i suoi che brillavano ogni volta che Frances stringeva un biscotto o urlava disperata. Ora sì capisco cosa significhi avere qualcuno a cui cantare la ninnananna della buonanotte. Sono loro ciò che mi tiene con i piedi per terra, non permetterò che se ne vadano, mai, come non lo permetterò a quella splendida donna che aspetta pazientemente mesi che io torni a casa dai tour.
Sono tutto ciò che ho.
 
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Le persone non sanno veramente cosa significhi essere Dave Grohl…e io nemmeno ci tengo che lo sappiano; non pretendo nulla, voglio solo continuare a ispirare, rallegrare le loro vite, fargli sapere che nonostante una giornata storta, due, tre o anche anni la vita continua, anche più bella di prima.
Per questo racconto la mia storia, non sono in cerca di attenzioni, sono solo in cerca di portare sorrisi ovunque io possa, cercando di insegnare a ricominciare a camminare a più persone possibili.
 

 
“I'm learning to walk again
I believe I've waited long enough

Where do I begin?”
― Walk, Foo Fighters

 
   
 
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