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Autore: Hell McFire    17/10/2014    0 recensioni
‘Era una sensazione singolare quella che provava Michael.
Si contorceva in preda agli spasmi, disteso sul letto tra le lenzuola stropicciate e impregnate di sudore. Si era quasi scorticato la schiena a forza di grattarsela con le unghie mangiucchiate, ci metteva foga. Andava avanti così da una settimana, senza un motivo preciso.
Un minuto prima era fare lo stronzo con i suoi amici, quello dopo chiuso nella sua camera sofferente ed affannato a causa di quella sensazione sgradevole.
Sentiva qualcosa, dietro le spalle. Quasi che le scapole gli stessero crescendo, volendogli trapassare la pelle candida. Stava impazzendo.’
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Michael Clifford, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Black Hole

L’odore di fumo gli annebbiò completamente i sensi. Sembrava che la droga avesse già preso possesso dei suoi polmoni ormai anneriti. Scostava con poca grazia la gente ammassata che ballava in modo sguaiato sotto luci da discoteca scadenti e musica house che lui odiava. Sempre che quella potesse definirsi musica. Si passò una mano tra i capelli tinti di violetto, tirando lievemente in su le punte. Se non avesse trovato in poco tempo i suoi amici, avrebbe ficcato la console in gola al dj improvvisato di quella sera.
Odiava essere in una confraternita, lo odiava con tutto se stesso. Ma di certo non odiava i vantaggi che portavano fare parte di essa: ragazze diverse ogni fine settimana, rispetto, alcool, droga, e sfigati che stavano ai suoi ordini.
Si sfilò velocemente la giacca di pelle, lasciando scoperta la pelle lattea, in profondo contrasto con le sue labbra carnose e rosse le quali facevano risaltare i suoi grandi occhi chiari.
-Michael!- esclamò una voce acuta e poco distante. Il ragazzo vagò con lo sguardo portando la sua attenzione ad Ashton, un ragazzo fin troppo sorridente per i suoi gusti. Lo raggiunse con andatura veloce e decisa.
-La mia roba?- ringhiò sopra al frastuono di suoni scoordinati e frivoli.
-Impazienti?- lo provocò il riccio che aveva di fronte, guardandolo da basso.
-Non ti conviene fare  certi giochetti quando sono in astinenza, Irwin.- lo minacciò, prendendo subito dopo la bustina di erba che aveva in mano, la controllò rigirandosela tra le dita.
-L’hai già sminuzzata?- domandò accigliato, vide l’amico annuire e ghignò. Si spostarono poco più avanti, in un angolo buio, dove nessuno poteva disturbarli. Si nascosero nell’ombra dei loro peccati che si dissolvevano nell’aria ad ogni sbuffo. La vita si impregnava in loro ogni qual volta tiravano il fumo, gli riempiva i polmoni danneggiati, arrivava dritto al cervello, facendoli diventare, poco a poco, spensierati. Liberi da ogni problema e padroni della loro giovinezza avvelenata. Gli occhi di entrambi furono presto contornati da venuzze rosse, timbro della loro contaminazione.
-Non mi avete aspettato, stronzi?- una voce roca li svegliò dal loro stato di adorazione verso lo spinello che tenevano fermo tra l’indice ed il medio, il riccio alzò lo sguardo e, nonostante la vista appannata, riconobbe il ciuffo biondo di Luke.
-Non sapevamo venissi.- alzò le spalle Michael. La sua mente era annebbiata, si sentiva potente, come se potesse spiccare il volo da un momento all’altro, se lo avesse desiderato.
Il biondo lo guardò male, incrociando le braccia scoperte al petto.
-Trovo qualcuna da scoparmi- asserì il ragazzo con la pelle lattea –Finiscilo tu, Hemmings.- diede la cicca all’amico e si allontanò dall’angolo buio.
-Clifford!-
Si voltò aggrottando le sopracciglia.
-Calum?- domandò sorpreso –Cosa cazzo ci fai qui?-
-È una festa, o sbaglio?- ribatté il corvino, passandosi le mani tra i capelli mossi.
-Certo che lo è, ma tu non sei un tipo da feste. Commentò.
-Mi sottovaluti, amico-ridacchiò Hood –Che ci fai da solo?-
-Cercavo una ragazza con cui scopare.-
-Oh- disse solo –è appena entrata una moretta abbastanza carina- lo avvertì.
-Grazie-
-No, frena- lo bloccò subito prendendolo per un braccio.
-Cosa?-grugnì Michael in tono decisamente minaccioso.
-è Ryan, lasciala in pace.- le labbra gli si schiusero per rispondere –Non fare una di quelle battute stronze.-
-Da quanto ti importa di lei?- lo interrogò l’amico fronteggiandolo.
-Da quando quel fallito di mio padre si scopa sua madre- sputò acido –dovresti sapere cosa si prova.-
-Non ho idea di cosa tu stia parlando, Calum- articolò duro.
-Sì che lo sai- insistette il moro.
Le mani di Michael iniziarono a formicolare, le strinse in due pugni saldi e qualche venuzza verde iniziò a sporgere sul dorso, assomigliavano a crepe formate dalla rabbia, che si era impossessata del ragazzo. Scagliò un braccio in avanti colpendo la mascella scolpita di Calum.
-Chiudi quella cazzo di bocca, non sai un cazzo di niente.- proferì a denti stretti prima di allontanarsi a grandi falcate. Aveva voglia di distruggere, di fare del male a qualcuno, e se la prese col primo sfortunato che gli capitò a tiro, non lo guardò nemmeno in faccia. Lo bloccò a terra e gli tirò un pugno dritto nello stomaco.
-Stronzo.- gli occhi gli pizzicavano, mentre continuava a colpire il corpo che si dimenava sotto di lui, quel corpo, per Michael era il passato. Il suo passato buio, senza alcuno squarcio di luce, quel passato in cui annegava ogni volta, ogni giorno. Delle mani gli bloccarono le spalle, con foga e veemenza si girò contro la fonte di disturbo colpendo alla ceca. Sentì le guance umide di emozioni che gli era proibito provare, bruciavano su quella pelle lattea, perforandola e iniettandole debolezza. Vi passò un palmo sopra, e si guardò intorno. Gli sguardi dei presenti gli bruciavano i vestiti, incendiandoli di giudizi. incontrò due occhi castani pieni di rabbia e disprezzo, gli occhi di Calum. Lo osservò con aria interrogativa, finché un singhiozzo straziante catturò la sua attenzione. Quel suono sommesso gli vibrò in petto. Una ragazza bassa, con la pelle di porcellana, labbra rosee, capelli scuri, occhi azzurri bagnati di lacrime salate, una piccola mano a coprirsi la guancia. Ryan.
-La prossima volta impari a farti i cazzi tuoi, stronza- la umiliò, sorpassandola senza alcun rimorso.
Il tempo  sembrava essersi fermato, nessuno ballava, ma la musica, seppure più bassa continuava a riempire la sala, ma i partecipanti erano troppo incuriositi dagli ultimi eventi. Occhiate compassionevoli venivano rivolte a Ryan McCole, che si era unita al tempo, congelandosi sul posto. Trovava disgustoso il modo in cui le persone riuscissero a trovare attrazione per il dolore dei propri pari, quasi vivessero di quello. la pelle lesa iniziava a pizzicare e bruciare, le lacrime che la rigavano ripetutamente, non miglioravano la situazione, con un piccolo sospiro si fece forza e mosse i piedi, spostandosi con il capo rivolto verso il pavimento di mattonelle incrostate e vissute.
-Tutto bene?- le chiese una voce inconfondibile.
-Come se t’importasse, Hood- rispose alzando la testa, per guardarlo negli occhi.
-Sto cercando di andare d’accordo con te.- ribatté il moro.
-Da quando stai agli ordini di tuo padre?- domandò ancora la ragazza –non t’importa di me, non fingere il contrario.-
-Vaffanculo- sputò lui.
-Con piacere, almeno non sto a contatto con esseri come te ed i tuoi compari- disse, scomparendo. Con passi veloci, trovò la porta ed uscì da quell’inferno di villa. La sfortuna sembrava essere diventata la sua ombra, la seguiva, le si appiccicava alla pelle, come l’afa nei giorni estivi. Prima Calum come ‘fratellastro’ , poi  Michael, che la colpiva senza un motivo, quel ragazzo era aria tossica personificata, faceva del male a chiunque lo respirasse, a chiunque gli stesse vicino, contaminava, distruggeva. Nessuno sapeva perché quel ragazzo fosse così, nessuno eccetto Ashton, Luke e Calum.
 
Le nocche macchiate di sangue lo disgustavano. Avrebbe dovuto imparare a controllarsi, il suo temperamento sembrava sempre avere il sopravvento sulla ragione. Come quando, alla sera, la luna viene coperta dalle nuvole soffici che oscurano la sua luce fioca.
Quella volta il moro aveva esagerato, e doveva pagare. Non gl’importava che fosse suo amico, nessuno doveva alludere al buco nero. Quello era il suo tallone  d’Achille, l’unica cosa che avrebbe potuto mai renderlo vulnerabile.
-Amico, cos’hai combinato?- chiese Luke.
-Nulla.- rispose atono, senza guardarlo negli occhi.
-Stanno tutti dicendo che hai picchiato una ragazza.- lo avvertì. A quelle parole, le nocche spaccate pizzicarono.
-Colpa di Cal- si giustificò –ha nominato il buco nero, deve pagare.-
 

HI OR HEY

Guardate un po' chi si fa viva...
Non aggiorno da un anno l'altra mia storia e me ne esco con una nuova long. Love me.
Mi spiace dirvelo, ma non continuerò 'Our Love is Fearless'..
Questa storia, invece, l'ho già pubblicata su wattpad, quindi, dovrei aggiornare ogni settimana, see tutto va bene.
Ora, i personaggi maschili, penso li conosciate lol.
Mentre, Ryan è interpreatata dalla bellissima e magnifica (a mio parere) Emily Rudd.


ciao ciao.
  
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