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Autore: _IlaLion    17/10/2014    0 recensioni
Quante volte è capitato che magari qualcuno si è innamorato del fratello o della sorella di un'amicao amico? Beh questo è ciò che accade ad April. Ma se questo sentimento fosse ricambiato? Josh, fratello di Dana, è innamorato della piccola April ma terrà tutto nascosto fin quando durante un'uscita tra amici tutto verrà fuori. Sarebbe troppo facile poi se le cose andassero tutte per il verso giusto, non credete? Ed è qui che iniziano a nascere delle complicazioni.
Spero che la storia vi piaccia :)
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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NOTE AUTRICE
Buon giorno
:) è da tempo che non pubblicavo su efp e mi era mancato. Questa è la prima originale che scrivo e mi è piaciuto cimentarmi in un qualcosa di nuovo. Ora non vorrei dilungarmi,spero che la storia vi piaccia e buona lettura.
Un bacio,
Ila

 

Eravamo in piena estate ed io, insieme ai miei amici, Andrew, Ian, Dana e Jane, avevamo affittato una villetta per tutta la stagione. La villetta, che si trovava in prossimità di un lago, aveva un grande giardino con piscina che si estendeva quasi fino a un boschetto di pini. Era divisa in due piani più garage con lavanderia. Al piano terra c’erano una cucina a isola e un salotto. Al primo e al secondo c’erano le camere da letto;  2 singole e 1 doppia per il primo piano e 2 singole per il secondo. A ogni piano poi c’era un bagno con doccia e vasca. L’unica coppia presente in casa era quella formata da Jane e Ian che stavano insieme da due anni circa. Erano così carini insieme e si amavano talmente tanto che ti facevano venir voglia di avere un compagno.

Era Domenica e come ogni Domenica, preparavamo il barbecue.
Dopo pranzo c’era chi si stendeva al sole, chi giocava a carte e chi come me voleva rompere le scatole a qualcuno. Andrew stava andando verso Ian quando io prendo e gli salto sulla schiena.
“Egli scimmietta, la prossima volta avverti prima se no cadiamo a faccia per terra entrambi.” Dice guardandomi.
“Io cadrei sul morbido quindi non mi preoccupo.” dico mentre gli faccio la linguaccia.
Mentre mi ha ancora sulla schiena iniziava a camminare verso Ian.
“Sei proprio perfida.”
“Ah si? Allora siccome sono perfida, fammi scendere ok?”
“No, tu non scendi da qui.” Si girò e fece l’occhiolino.
Mentre io ero ancora sulla sua schiena e Andrew parlava con Ian, vedo Dana avvicinarsi. Aveva una faccia un po’ da colpevole.
“April, devo dirti una cosa.” Oltre ad attirare la mia attenzione anche i due ragazzi si girarono.
“Dana che devi dirmi?”
“Tra poco arriverà Josh.” Il mio sorriso iniziò a scemare.
 
JOSH.
 
Chiesi ad Andrew di farmi scendere e dopo mi diressi in casa senza dire niente a nessuno. Decisi di sistemare per evitare di pensare ma ciò non servì.
 
Josh era il fratello maggiore di Dana. Anche se avevano un paio d’anni di differenza, stavano sempre insieme. Erano inseparabili.
 
Presi i vestiti sporchi e scesi in lavanderia per mettere tutto a lavare.
 
Nello stesso anno in cui conobbi Dana, a soli due mesi di distanza, conobbi lui. Era ed è sempre stato un tipo molto riservato che sembra non dar conto a ciò che lo circonda, ma non è così. Anche se non parla, ascolta, osserva.
 
Azionai la prima lavatrice e iniziai a dividere gli altri vestiti.
 
Il suo sguardo su di me sembrava fuoco vivo. M’incendiava e nemmeno io sapevo perché ma mi piaceva. Non riuscivo a far a meno di guardarlo, era una vera e propria calamita per me.
 
Piegai i vestiti già pronti nell’asciugatrice e mi avviai su per le scale.
 
Non c’è mai stato niente di niente. Gli altri mi dicevano che io gli piacevo ma io non avevo mai colto nessun suo segno d’interessamento e mentre lui si faceva le altre io, stavo male. Quando poi trovai Lorenzo, il mio ex ragazzo,il pensiero di  Josh era talmente tanto radicato in me che non riuscivo a non fare ipotesi su come sarebbe stato bello se fosse stato lui a dirmi quelle frasi dolci o se fosse stato lui a toccarmi mentre facevamo l’amore.
 
Sospirai.
 
Dopo che lasciai Lorenzo decisi di ridurre le uscite con la comitiva a quando Josh non poteva per evitare di vederlo e stare male. D’allora l’avevo visto solo ai compleanni dei ragazzi se non ad alcune uscite cui non avevo proprio potuto rinunciare.
 
Ero dietro la porta che collegava la lavanderia al piano terra e sentii una voce o meglio, la sua voce. Stava parlando con qualcuno, forse Dana o Jane.
Avevo la mano sulla maniglia quando lo sentii chiedere.
“Ehi Dana, dov’è April?”
“È in lavanderia.”
Non finì nemmeno di parlare che io sbucai dalla porta, passai tra di loro per dirigermi in camera mia al secondo piano. Non gli rivolsi nemmeno mezzo sguardo mentre lui invece non la smetteva di fissarmi.
“E pensare che ora devo anche dividere il piano con lui visto che l’unica camera libera è quella di fianco alla mia, bella merda.” Pensai.
Entrai in camera per poi sbattere la porta e chiuderla a chiave.
Accesi lo stereo con il cd di Ed Sheeran e mi stesi sul letto a occhi chiusi. Quell’uomo con le sue parole e la sua voce riusciva a calmarmi.
Non so quando ma mi addormentai. Solo il bussare insistente di Jane alla porta riuscì a svegliarmi.
“April, scendi che è pronta la cena.”
Girai il viso verso la sveglia e vidi che erano le diciannove passate. Sbuffai. Uscii dalla stanza e mi rivolsi a Jane.
“Ora non ho fame poiché mi sono appena svegliata, vado a farmi un bel bagno e poi scendo a mangiare qualcosa quindi iniziate pure senza di me.” Mi sforzai di sorridere e mi diressi in bagno.
“Pure il bagno dovrò dividere. Ora dove cavolo metterò tutte le cose che ho in bagno?” Feci un mezzo gridolino isterico e iniziai a riempire la vasca con acqua bollente, sali da bagno e bagnoschiuma. Mi concessi anche delle candele alla fragola.
Tornai in camera a vestirmi e lasciai i capelli bagnati in modo che si asciugassero da soli. Quando scesi, i ragazzi erano tutti in giardino che parlavano con Josh in modo così allegro e sereno che mi sentivo quasi la ‘rovina tutto’ del gruppo che non riusciva a stare nella stessa stanza dove c’era anche lui per più di mezz’ora.
Presi un pezzo di pizza lasciatomi dai ragazzi e iniziai a mangiarlo appoggiata al ripiano della cucina con lo sguardo perso nel vuoto e solo quando qualcuno mi si parò davanti mi ripresi, accorgendomi di aver finito la pizza.
 
Era lui.
 
Josh rispetto a me era molto alto, forse più di quanto ricordassi. Gli occhi grigi con pagliuzze dorate non si staccavano dai miei e le labbra carnose erano strette come quando pensava intensamente a qualcosa. I capelli neri come la pece ricadevano sulla fronte in un ciuffo disordinato come quando, dopo la doccia, li lasciava asciugare da soli. Le sue spalle larghe e le sue braccia erano messe in evidenza dal maglioncino nero leggero che aveva indossato quella sera, le gambe sode erano fasciate da dei pantaloni lunghi grigi e come sempre camminava a piedi nudi. Lui stava per parlare quando io mi spostai e mi diressi con un falso sorriso verso il giardino. Mi sedetti in braccio ad Andrew, il mio migliore amico, per evitare di dover occupare la sedia al fianco di Josh.
 
Non so come e quando ma mi sono riaddormentata. L’ultima cosa che ho visto era lo sguardo truce di Josh rivolto verso di me e poi, buio. Andrew molto probabilmente per evitare di svegliarmi, mi ha sdraiato sul divano ed ora sono tutta intorpidita. Guardo l’orologio appeso alla parete di fronte al divano e noto che sono le 3.45. In quel preciso istante il mio stomaco brontola e ricordando di aver mangiato solo un misero spicchio di pizza, mi alzo in direzione della cucina per prepararmi una tazza di latte con i biscotti. Mi siedo al piano per la colazione e inizio a mangiare.
“Ti sei svegliata.” Josh.
Ma non posso mai mangiare in santa pace che deve sempre comparire lui? Penso.
Decisi di non rispondergli e continuare a mangiare.
“Cos’è sei talmente impegnata a mangiare che non ce la fai nemmeno a rispondermi?” Lo guardo storto e bevendo l’ultimo sorso di latte, mi alzo per mettere tutto a posto.
“Sai una cosa Josh? Vaffanculo.”
Salgo le scale innervosita, sapendo che non riuscirò più a dormire visto che nemmeno ad un metro di distanza c’è lui che dorme beatamente nel suo letto.
                                         
Una settimana dopo.
Oggi è il compleanno di Jane e le abbiamo organizzato un’uscita in un locale in centro. Per andare ci dividemmo: Dana ed io in macchina con Andrew mentre Jane e Josh in macchina con Ian.
Appena arrivati al locale, ci sedemmo al nostro tavolo riservato a bere un po’ per poi scatenarci sulla pista. Avevo una voglia matta di ballare insieme alle mie amiche ed evitare di pensare.
“Andrew, vado a prendere da bere e torno.” Urlai per farmi sentire. Come risposta lui mi sorrise per poi iniziare a ballare con una ragazza che si era appena avvicinata a lui un po’ intimidita. Sempre il solito, riesce ad attirare la fauna femminile con i suoi capelli biondo cenere e i suoi occhi verde prato, per non parlare dei suoi muscoli.
Arrivo al bancone con non poche difficoltà e sorridendo chiedo al barman di prepararmi un Mojito. Mi appoggio al bancone con le braccia fin quando non vedo Josh baciare una... una Barbie ecco. Sorrisi tristemente per poi pagare e prendere il mio drink. Presi il mio cappotto e la mia borsa per poi uscire fuori dal locale. Passai vicino a Josh e a voce abbastanza alta dissi:
“Lo sapevo che eri uno stronzo.” Per poi proseguire senza guardare indietro. “Spero tanto tu mi abbia sentito, bastardo.”
Mentre mi avviavo verso casa, mandai un messaggio a Dana dicendole che stavo tornando a casa perché ero stanca.
In macchina non mi ero resa conto che la distanza dalla nostra villetta al locale era abbastanza lunga tanto che a un certo punto ho dovuto togliere quei trabeccoli che avevo ai piedi per evitare di avere tutte vesciche o, peggio, prendere una storta.
Non sentivo la stanchezza per il percorso a piedi, infondo sono abituata, ma ciò che mi sta distruggendo è lui.
 
Eravamo tutti a casa di Dana e Josh a vedere un film quando senza un perché quest’ultimo mi si avvicina e mi abbraccia. Non è mai stato così espansivo nei gesti. Lui ti dimostra la sua attenzione con un sorriso, uno sguardo ma niente di più e quest’abbraccio mi ha disorientato tanto da non riuscire a concentrarmi più sul film. Dana, proprio quella sera, mentre mi accompagnava alla porta, mi disse che secondo lei Josh provava un certo interesse per me.
 
Arrivata a casa, notai tutte le luci accese dedussi che i ragazzi erano già rientrati, forse per causa mia ma in quel momento non ci diedi tanto peso. Aprii la porta e non potei fare nemmeno un passo dentro che tutti mi si avvicinarono, iniziando a parlare contemporaneamente facendo sì che riuscissi a capire poco e niente.
Dana mi abbraccia di slancio e mi dice nell’orecchio di non fare più una cosa del genere che le ho fatto prendere un colpo.
Jane, con tono quasi materno, mi disse che potevo benissimo dirle che ero stanca così sarebbero tornati anche loro.
“Io non volevo che voi doveste smettere di divertirvi a causa mia.” Dissi con tono quasi da bambina.
Dopo che tutti finirono di coccolarmi notai Josh che mi guardava con sguardo assassino, braccia conserte e piede che batteva a terra.
 “DIMMI MA SEI IMPAZZITA? NON POTEVI CHIEDERE A QUALCUNO DI NOI DI ACCOMPAGNARTI A CASA? NO, DEVI FARE SEMPRE DI TESTA TUA FACENDOCI PRENDERE UN COLPO. SEI UNA STUPIDA.”
“Oh, tu non rompere visto che sei sempre stato tu la causa dei miei problemi da quando ti conosco.” Dico con tono apparentemente calmo mentre lo guardo negli occhi.
Quando noto che non reagisce ma anzi, mi guarda sbigottito, mi avvio verso la veranda. Li lascio le scarpe e poi immergo i piedi nell’acqua della piscina. Tutti sanno che quando succede qualcosa e mi avvicino alla piscina per immergere i piedi è il mio modo per calmarmi o pensare. E se il solo immergere i piedi non basta a volte mi butto letteralmente dentro per zittire un po’ tutto quello che mi sta intorno con una nuotata. Sento Ian bloccare qualcuno per il braccio e dire che è meglio lasciarmi sola fin quando non sarò io a rientrare dentro.
 
Quando mi alzo, possono essere passati pochi minuti come possono essere passate ore, mi sento leggermente rilassata. Il rumore dell’acqua o anche solo l’elemento in se per se mi ha sempre calmata.
Ero a metà della seconda rampa di scale quando Josh mi blocca per il polso e mi fa voltare verso di lui.
“April, mi spieghi che cazzo ti ho fatto?”
Lo guardai come per dire ‘davvero hai anche il coraggio di chiedermelo?’.
Non lo degno di alcuna risposta, strattono il polso e continuo a salire le scale.
Prima di riuscire ad aprire la porta della mia camera Josh mi blocca contro di essa e mi obbliga a guardarlo negli occhi. Ora ha uno sguardo strano, un misto di tristezza e rassegnazione.
“April.” È solo un sussurro.
 
Come ogni sabato ci ritrovammo in una discoteca. Tutti a divertirci, ubriachi e non. Io quella sera non potevo bere essendo assegnata alla guida dell’auto.
Quella sera Josh era talmente brillo che non riusciva a reggersi quasi in piedi. Vedendolo in quello stato decisi di aiutarlo a sedersi su uno dei divanetti. Non so come ma lui mi guardò come se... come se fossi la cosa più bella che ci possa essere e con passione mi baciò. Mi disse di amarmi e in quel frangente ci credetti fino a quando il giorno dopo...
“Scusa ma non ricordo niente di ieri sera, mi dispiace ma qualsiasi cosa che ti abbia detto non è vera.”
MI UCCISE.
 
“Josh, ti prego. Smettila.” Non riuscivo più a guardarlo. Se lo avessi guardato ancora, avrei rischiato di piangere davanti a lui e non posso.
Mi accarezza la guancia, mi sposta una ciocca di capelli dietro l’orecchio e quando posa la sua mano sulla mia nuca, proprio come quella sera, alcuni brividi iniziano a percorrermi la schiena.
Chiudo gli occhi e poggiando le mie mani sul suo petto, cerco di allontanarlo o almeno fargli capire che dovrebbe allontanarsi.
“Lasciami Josh.” Lo guardo con gli occhi pieni di lacrime mentre lui mi guarda terrorizzato. Non ha mai visto la parte debole di me. Davanti a lui sono sempre stata sorridente, forte mentre in verità morivo dentro. Non so cosa vide nei miei occhi e sinceramente non m’interessava per niente, avevo solo bisogno di sfogarmi un po’. Entrai in camera e piansi come forse non ho fatto mai.
 
Il giorno dopo feci finta di niente cosa che, invece, Josh non fece. D’allora ogni volta che stavamo a tavola cercava di sedersi vicino a me e tentava di fare conversazione, cosa che io non permettevo in quanto rispondevo solo con monosillabi. Il mio comportamento era solo una conseguenza al suo che tutto ad un tratto è diventato compassionevole nei miei confronti.
Mentre stavo lavando i piatti, Dana si avvicina e mi guarda, appoggiandosi con la spalla al frigo. Sospiro.
“Dana, cosa c’è?”
“Perché lo tratti male? Che ti ha fatto?”
A quelle parole inizio a innervosirmi.
“Sai benissimo cosa ha fatto, oh se lo sai.”
“Ancora per quello? Cavolo, tu invece di avvicinarti a lui dopo quella specie di confessione che hai fatto? Ti sei allontanata?”
“DIMMI TU CHE AVRESTI FATTO SE IL GIORNO DOPO CHE UNA PERSONA CHE TI PIACE TI DICESSE CHE RICAMBIA I TUOI SENTIMENTI, ANCHE SE DA SBRONZO, PER POI SMENTIRE TUTTO QUELLO CHE HA DETTO IL GIORNO SEGUENTE? COME AVRESTI REAGITO? Dimmelo.”
“Questo non me l’avevi detto... ”                          
“Ci sarà pure un motivo per cui non te l’ho detto, non pensi?”
Rimase in silenzio mentre io distolsi lo sguardo per continuare a pulire i piatti.
opo quello che o? Tu invece che avvicinarti dopo che ti ha confeAndrew, sentendo le urla, corse in cucina chiedendo cosa fosse successo.
“Niente di preoccupante Andy, sai come sono. Quando ho ragione ho ragione.” Dissi sorridendo per evitare di farlo preoccupare. Esclusa Dana, nessuno sapeva di quell’incidente con Josh, nemmeno Andrew che era il mio migliore amico e confidente.

Mi asciugai le mani e andai ad abbracciare Andrew, che senza farselo ripetere due volte mi strinse a se. Mi conosceva talmente bene che aveva intuito ci fosse qualcosa che mi turbasse e che fosse legato a Josh ma non mi metteva pressioni, anzi, pazientava e aspettava che fossi io pronta per parlargliene.
 
Non so come, ad una settimana dall’uscita collettiva, fui persuasa da Dana a giocare insieme agli altri ad obbligo e verità. Diciamo che più che altro mi ha ‘convinta’ grazie ad una palette ricca di ombretti opachi di 200 colori circa che andavo cercando da una vita.
Cioè dai venti anni in su chi è che giocava a questo stupido gioco?  Non avevo minimamente pensato che fosse tutto una macchinazione di Dana.
Ci posizionammo a cerchio in giardino e iniziammo a giocare. Per i primi turni tutti tranquilli solo Ian che fu costretto a correre e saltare per tutto il prato, urlando quanto amasse i conigli. A quella scena risi talmente tanto che quasi piangevo e mi facevano male gli addominali ma non ero l’unica, anche gli altri erano nella mia stessa situazione. Essendo Dana l’ultima ad aver avuto il turno di gioco, toccò a lei scegliere il prossimo a dover svolgere un obbligo o rispondere a una verità. La scelta di Dana ricadde su suo fratello essendo lui l’unico a non essere ancora protagonista del gioco.
“Fratellone, cosa scegli, obbligo o verità?” e non so perché ma il sorriso che spuntò sulle sue labbra m’inquietò alquanto. Non sarei voluta essere nei panni di Josh, per niente.
“Per il primo giro, verità.” Rispose tranquillo come se non sapesse che quando alla sorella spunta quel sorrisino significa che sta tramando qualcosa.
“Ti sei mai pentito di aver detto qualcosa a una persona? Se si chi è e cosa riguardava.”
Josh impallidì dopo aver sentito quella domanda. Si massaggiava la nuca per poi passare la mano sui capelli già in disordine e finire per sbottonarsi i primi bottoni della camicia a quadri rossa e nera che aveva quella sera. Deglutì per poi sospirare.
“Devo per forza vero?”
“Eh si fratellone.”  Quando iniziò a parlare sentii il suo sguardo su di me. Incrocia il suo sguardo per pochi istanti per poi posare il mio sulle mie mani che giocavano tra loro. Solo in quel momento mi passò per l’anticamera del cervello che forse quella domanda era riferita a me, o meglio a come mi fece star male Josh. A quel punto iniziai ad agitarmi pure io.
“Sono stato uno stronzo.” Si fermò per qualche istante facendo una risatina amara per poi continuare. “Penso di aver rovinato tutto. Non riesco nemmeno a concepire quello che ho fatto, cioè un motivo c’è ma…” Non distoglieva lo sguardo da me, lo sentivo addosso come se fosse una carezza calda. “Se non mi fossi fatto prendere dalla paura forse ora la situazione tra me e lei sarebbe diversa.” Non aveva detto esplicitamente chi fosse lei ma gli altri avevano già capito, il suo sguardo insistente su di me parlava da solo. Lo sguardo degli altri ora oscillava da me a lui e non faceva altro che farmi sentire a disagio. “Vorrei non averle mai mentito e non mi riferisco a quando le ho detto dei miei sentimenti ma a quando li ho smentiti.” Con la coda degli occhi, ancora rivolti verso le mie mani, lo vidi avvicinarsi a me. “È vero April, ti ho mentito ma non su quello che provo per te. Quelle cose dette mentre ero sbronzo le provavo davvero e le provo tuttora.” Quando mi prese le mani dalle sue, non avevo la forza di sfilarle ma voltai il viso verso destra. Iniziò ad accarezzarle delicatamente mandando brividi in tutto il mio corpo. “Come spiegheresti se no tutte quelle volte che ho chiesto di te?”
 
Ero dietro la porta che collegava la lavanderia al piano terra e sentii una voce o meglio, la sua voce. Stava parlando con qualcuno, forse Dana o Jane.
Avevo la mano sulla maniglia quando lo sentii chiedere.
“Ehi Dana, dov’è April?”
“È in lavanderia.”
 
 
“Come spiegheresti tutte le volte che mi sono offerto di accompagnarti a casa senza esitare?”
 
Avevo chiesto a Dana se poteva accompagnarmi al centro commerciale per fare delle compere ma mi disse lei non poteva ma se volevo poteva accompagnarmi  Josh visto che voleva anche lui farsi un giro per negozi e svagarsi un po’. Accettai anche se intimidita. Sarebbe stata la prima volta in cui staremmo insieme solo io e lui. A differenza di quello che pensai, non mi trovai male in sua compagnia anzi, era gradevole. Ridemmo e scherzammo come se ci conoscessimo da una vita e non da solo pochi mesi.
 
“Come spiegheresti tutte le volte in cui mi sono preoccupato per te? Escludendo quella dell’altra sera, quante altre volte ce ne sono state? Magari ti ricordi quella volta in cui quel tizio in discoteca si stava per approfittare di te?”
 
Ero sulla pista a ballare ed avevo perso di vista i miei amici ma non me ne preoccupai avendo un tavolo riservato li avrei ritrovati successivamente tutti li. Ero brilla ed euforica, volevo solo ballare, ballare e ancora ballare. Un tizio mi si avvicinò a me, imponendomi la sua presenta. Cercavo di allontanarlo, di dirgli che non volevo, che ero impegnata ma lui niente, non si spostava. Continuava a toccarmi e baciarmi in modo viscido il collo fin quando non mi prese per il polso e mi stava trascinando verso i bagni. Avevo una paura fottuta ma per fortuna Josh, corse verso di me e prese a pugni il tizio viscido e prendendomi per il polso mi trascinò via da lui. La presa di Josh era forte e allo stesso tempo rincuorante, con un suo solo tocco era riuscito a tranquillizzarmi. Non lo avrei mai ringraziato abbastanza. Appena uscimmo fuori dal locale dopo aver preso le nostre cose e avvertito gli altri, lo abbracciai forte affondando il mio viso nel suo petto. Profumava di un profumo tutto suo che ancora oggi non riesco ad associare ad altro se non a lui. Josh era furioso, si sentiva dai suoi respiri profondi e dal fatto che non avesse ancora ricambiato l’abbraccio, cosa che fece solo dopo essersi calmato. Mi accarezzò i capelli per poi sussurrarmi nell’orecchio: “Mi hai fatto spaventare, non farlo mai più. Ti terrò sempre d’occhio d’ora in poi.”
Forse proprio quel giorno capii di provare qualcosa verso Josh.
 
“Ed è vero che sono stato con altre ragazze ma non erano loro che volevo, volevo te e basta. Ma non vedendo nessuna risposta da te ho cercato di dimenticarti in qualche stupido modo ma con la consapevolezza che loro non sarebbero mai state te.” A quelle mi alzai di scatto con gli occhi lucidi.
“Che cosa credi eh? Che tornare così all’improvviso con queste belle frasi del cazzo e tutto sia risolto? Che cadrò alle tue braccia come una pera cotta?” Lo guardai dall’altro prima che lui si alzasse e mi si ponesse davanti. “Sono stata male, malissimo. Avevo il cuore a pezzi. Non riuscivo a far niente, ogni cosa mi faceva pensare a te. Credi che sia stato bello per me accantonare in un certo senso i miei amici perché c’eri sempre anche tu? Credi sia stato facile vedere mentre ti baciavi tutte quelle ragazze mentre io mi chiedevo che cosa avessero loro in più a me?” Non mi accorsi di star piangendo fin quando Josh non poggiò le sue mani caldi e confortanti sulle mie guance iniziando ad accarezzarle.
 “Non sto dicendo che dovrai fidarti subito di me. Non ti sto costringendo a metterci assieme. Voglio solo starti vicino, come amico e se vorrai come ragazzo. Non m’interessa quanto tempo ci vorrà. So che voglio te e nessun’altra. Tu sei tutto quello di cui ho bisogno e ti voglio al mio fianco. Non voglio sprecare altro tempo con bugie e ulteriori dolori per entrambi. Voglio solo prima di tutto la tua felicità. Quindi se vorrai e spero vivacemente che tu lo voglia. Perché non posso stare senza te.”
Le mie lacrime invece di placarsi, aumentarono. Non ebbi bisogno di parole, lui me le lesse negli occhi e capì che volevo anche io ciò che voleva lui, anche se sarebbe stato difficile  e tortuoso il nostro percorso lo avremmo affrontato assieme, come una cosa sola.

  
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