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Autore: chariottina    18/10/2014    1 recensioni
Marta e Simone – nate nel periodo in cui i nomi dei nascituri venivano presi da libri, riviste e tv – sono diventate amiche nel peggiore dei modi ma finiranno la loro vita nel modo migliore che possa esiste. Ameranno e saranno amate, ma non sarà mai sufficiente per potersi sentire piene.
NB: Questa "storia" è nata dal nulla, è stata spontanea come uno starnuto, non ha grandi pretese e soprattutto non è per le menti chiuse.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
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A Capibaras93 per avermi betato e per sopportarmi da ben due anni, senza mai lamentarsi o insultarmi, e a Ninfea_Da che, nonostante una conversazione iniziata in modo pessimo, è diventata una grande amica e mi ha "sfidata" a scrivere qualcosa di mio.

 

"Si può sperare che l'omofobia diventi questo: un repertorio di innocui stereotipi che pochi imbecilli prendono sul serio, mentre tutti gli altri ci giocano."  
Cit.Tommaso Giartosio - "Perché non possiamo non dirci"

 

La madre di Simone era rimasta incinta a 18 anni durante il boom delle telenovelas e aveva deciso di chiamare la figlia come una delle sue eroine; la bambina, dopo qualche anno di musi lunghi e rispostacce, aveva rinunciato a correggere le persone che leggendo il suo nome le chiedevano perché si chiamasse come un maschio, nonostante il suo bel faccino così femminile, e le cose non sarebbero di certo cambiate a 18 anni, quando i suo seni prominenti e i suoi fianchi fin troppo abbondanti non avrebbero lasciato spazio a dubbi di alcun genere.

A sei anni Simone si vedeva circondata da centinaia di figli delle soap: Michael, Rick, Taylor e Donna ovunque.

A 10 anni aveva conosciuto una bambina, anche lei era uno dei figli della fantasia, ma lei era inglese e la madre amava Pirandello.
Marta, era questo il nome della piccola inglese, si era trasferita con la famiglia in Italia perché quella pazza della madre era talmente innamorata degli scrittori italiani da voler vivere in quel luogo per lei tanto magico. Dopo un paio d'anni però voleva scappare nella sua bella Inghilterra, ma la sua bambina si era così affezionata a quella strana ragazzina che non ne ebbe il coraggio.
Simone era strana, non aveva mai avuto amici e non perché nessuno volesse avvicinarla, al contrario le sue treccine rosse e gli occhialetti tondi su quel vizino tondo e paffuto facevano tenerezza a tutti e nessuno aveva mai osato prenderla in giro. Lei però stava sempre sola, declinava tutti gli inviti e durante la ricreazione andava alla ricerca di strane creature che nessuno aveva mai visto e di cui nessuno aveva mai sentito parlare.Quando Marta arrivò per la prima volta a scuola – dopo aver passato interi mesi a studiare una lingua nuova che non avrebbe mai voluto imparare per trasferirsi in un posto in cui non avrebbe mai voluto vivere – durante la ricreazione, Simone stava cercando i suoi animaletti. Marta, curiosa, le si avvicinò, si chinò alla sua altezza e le chiese cosa stesse facendo; la rossa, cercando di non perdere la pazienza e rivolgendosi alla bambina come se stesse parlando con qualcuno che avesse seri problemi di apprendimento, le rispose : << Vedi, bambina, io parlo con le piccole creature dell'erba. >>. Marta, nel suo stoicismo, non aveva mutato di un centimetro la sua espressione curiosa, tuttavia, lentamente, come se avesse paura di far scoppiare una bomba, cominciò a distendere le sue labbra in una specie di sorriso e, attenta a scegliere bene le parole, perché lei sapeva di star parlando con una persona con seri problemi, le disse: << Tu sei matta, hai le visioni. O, forse, sei semplicemenete ritardata. >>. L'altra, in risposta, si girò e, con uno scatto fulmineo, le morse l'avambaccio regalandole ben sei punti, uno per ogn dente che era riuscita a infilare in quell'odiosa carne inglese: quel giorno nacque una splendida amicizia.

A 12 anni ormai erano diventate inseparabili, l'esistenza senza l'una o l'altra non era concepibile e questo preoccupava molto le mamme delle due ragazze.

A 13 anni dovettero scegliere un liceo e di comune accordo decisero di prendere lo sperimentale del loro paesino, sarebbero finite in classe insieme e avrebbero studiato le materie che preferivano.

A 14 anni iniziarono a capire che i loro corpi cambiavano e non erano nemmeno le uniche a rendersene conto. Marta aveva dei riccissimi capelli neri, i fianchi stetti e un seno che avrebbe fatto invidia a qualsiasi chirurgo plastico, i suoi occhi erano di un azzurro così luminoso che li potevi scorgere anche nel buio più nero. Era alta già 1,75 m e non sarebbe comunque cresciuta più di così. Simone era completamente diversa: i suoi capelli erano sempre più rossi e avevano sempre meno senso, non erano né ricci né lisci eppure, al contrario di quanto si possa pensare, erano morbidissimi; il suo seno aveva iniziato a crescere già a 11 anni e non si sarebbe fermato fino al primo anno di università, per fortuna era un'avanzata davvero molto lenta; i suoi fianchi erano larghi e morbidi e così sarebbero rimasti per il resto della sua vita; cresceva anche in altezza, ma presto l'altezza si sarebbe trasformata in bassezza, un giorno, infatti, scoprì che la sua testa non avrebbe mai toccato il metro e 60 e sarebbe rimasta ferma al metro e 596 centimetri, almeno finché non avrebbe scoperto il meraviglioso e dolorosissimo mondo dei tacchi. 

A 16 anni Marta corse dall'amica a raccontarle di come il ragazzino del terzo banco le avesse infilato la lingua in bocca e palpato il suo piccolo e sodo sedere. Una settimana dopo Marta e il ragazzino erano ufficialmente fidanzati e Simone cominciava a chiedersi quando l'amica le avesse detto che non potevano più essere amiche perché c'era un intruso tra loro. 
Era passato un mese dal primo bacio di Marta e Simone aveva iniziato a notare un ragazzino che le gironzolava sempre intorno; un giorno decise di sorprenderlo: si nascose dietro un cassonetto vicino il suo motorino e, mentre lui smontava la catena per poter tornare a casa, saltò fuori dal suo nascondiglio urlano: << APELLE, FIGLIO D'APOLLO, FECE UNA PALLA DI PELLE DI POLLO; TUTTI I PESCI VENNERO A GALLA PER VEDERE LA PALLA DI PELLE DI POLLO, FATTA DA APELLE, FIGLIO DI APOLLO!!!>>. Il povero malcapitato fece un salto che lo fece inciampare e cadere rovinosamente a terra trascinandosi dietro il motorino. Simone spaventata si avvicinò scusandosi e blaterando frasi senza senso a proposito di manicomi, creature sconosciute e altre cose incomprensibili senza mai prendere fiato, così il ragazzo, per farla smettere di parlare, le chiuse la bocca con la sua: fu un disastro, nessuno aveva mai baciato qualcuno e fu un cozzare di denti e nasi, fu pieno di morsi e tanta saliva. I due ragazzi decisero di frequentarsi, così le due coppie iniziarono ad uscire, eppure c'era qualcosa che non andava: non erano felici, le due ragazze, mancava qualcosa.Dopo qualche tempo la mora lasciò il fidanzatino e ne cercò un altro che poi divennero molti atri. Simone, nonostante la sensazione di perenne disagio continuò a stare con Ridge, sì anche lui figlio delle soap.

A 17 anni le due amiche, con i rispettivi fidanzati, iniziarono a scoprire i proprio corpi e quelli dei compagni: scoprirono come la lingua fosse spesso più utile sulla tenera carne che ferma in una bocca, scoprirono come le labbra sapessero avvolgere un'asta guizzante. Breve fu il passo nello scoprire che due corpi nudi intrecciati tenessero più caldo di un unico solo corpo ben coperto, e non era il solito calore, partiva dal centro del loro essere e si irradiava per tutto il loro corpo.Tuttavia, nonostante l'immenso calore e l'altrettanto immenso piacere, entrambe, sentivano un vuoto incolmabile.
Arrivò la maturità e con essa anche la decisione più difficile della loro vita: dovevano sceglie l'università e le loro passioni le portavano fin troppo lontane l'una dall'altra, e loro – nonostante i fidanzati – non si erano mai allontanate.

Arrivò anche l'università, i ragazzi smisero di essere importanti e il piacere veniva dopo il loro futuro. Le due amiche si sentivano tutti i giorni, ma non bastava. Le feste erano i momenti più preziosi e non passavano un minuto lontane.
Marta fu la prima a laurearsi, due mesi dopo toccò a Simone. La sera della laurea di quest'ultima decisero di andare a festeggiare: bevvero come mai in vita loro e tra risate e mille salti si scambiarono un bacio. Fu terribile, spaventoso, ma fu anche la cosa più giusta che avessero mai fatto e questo le spaventava ancora di più.Tornarono a casa e decisero che erano troppo ubriache per poter dare un senso a qualsiasi gesto. Il giorno dopo c'era imbarazzo, paura che l'altra potesse aver provato qualcosa di diverso e disgusto verso loro stesse.Iniziarono a parlare contemporaneamente, senza guardarsi, almeno finché, attirate come l'orso Yogi da un cestino da picnic, non si trovarono a pochi centimetri l'una dall'altra e i loro respiri si mischiarono; in quel momento dovettero guardarsi e poi toccarsi e baciarsi: fu come una prima volta, ma ora non c'erano denti e nasi che si scontravano e nessuna mano finiva prepotentemente sul sedere; fu un dolce sfiorarsi, le mani timidi pellegrini e attenti esploratori di terre sconosciute. Quel mattino impararono di nuovo a conoscere i propri corpi e a imparare che le mani, la lingua, i denti erano preziosi compagni di giochi e non sentirono più quel fastidioso vuoto, quella triste parzialità che le opprimeva: erano insieme, erano a casa.

Avevano 26 anni quando si sentirono dire che erano sbagliate e che non potevano essere casa per la legge italiana. Per mesi si sputarono addosso rancore e disprezzo, perché se, quel giorno di sedici anni prima, Marta non le avesse chiesto che cosa faceva, Simone non l'avrebbe guardata negli occhi e non avrebbe legato la sua vita con un nodo fin troppo stretto all'altra e se Simone non avesse morso il braccio di Marta il suo DNA, quello che lei era, non avrebbe infettato la mora e non l'avrebbe resa dipendente dalla rossa.

Avevano 27 anni quando capirono che i paraocchi degli altri avrebbero impedito loro di diventare una famiglia agli occhi della legge, ma che non potevano impedirgli di prendere un aereo e andare dove potevano essere una famiglia e sentirsi chiamare "Mamma".

 

Fine

 

Ciao mondo di EFP!!!

Questa è la mia prima storia, probabilmente anche l'ultima. Una mia amica mi ha chiesto di scriverle qualcosa e io ho accettato e preso questa missione come una sfida contro me stessa. Spero abbiate gradito.

  
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