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Autore: MellowMas    18/10/2014    1 recensioni
Universo Alternativo in cui Brittany e Santana rimangono bloccate nell'ascensore del college.
FF TRADOTTA.
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Brittany Pierce, Santana Lopez | Coppie: Brittany/Santana
Note: AU, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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ATTENZIONE: Questa fanfiction appartiene a Soulpicnic. Il testo che state per leggere non è altro che la traduzione di "Where Have You Been". (https://www.fanfiction.net/s/8543367/1/Where-Have-You-Been)
Buona lettura!
__________________


Martedì, 18 settembre 2012. 

21:47
 
« Oh mio dio. » Santana chiuse repentinamente gli occhi. C'era stato come una specie di sobbalzo, poi l'ascensore si era bloccato.  
Si voltò istintivamente verso l'unica persona presente lì dentro insieme a lei. 
«Si è..?»
«Uhm. » La biondina deglutì sonoramente. 
Era in piedi, nell'angolo opposto dell'ascensore, e, proprio come Santana, aveva la mano tenuta ben salda alla barra di appoggio sul lato della parete. 
«Si è bloccato, sì. » 
«Oh. Mio. Dio. » ripeté Santana. Aveva gli occhi sbarrati ed il respiro corto. Mosse due passi avanti e cominciò a premere il bottone rosso sul pannello dell'ascensore. C'era disegnato sopra il simbolo di una campana quindi -a intuito- avrebbe dovuto metterla in contatto con un operatore d'emergenza. 
«Ahm, pronto?» non sapeva esattamente come iniziare quella conversazione. Dall’altra parte non rispose  nessuno. 
«Ehilà!? C'è qualcuno? Cazzo, rispondetemi!» 
 
«Non credo che funzioni. » la bionda palesò la situazione dopo aver assistito all'aggressione verbale più colorita della storia. L'altra ragazza infatti aveva insultato l'operatore inesistente per più di un minuto, in modo totalmente 'originale'. Brittany non sapeva neanche che certe parole esistessero. 
Santana ruotò gli occhi. «Pensi davvero?»
«Sì,» la bionda annuì con serietà. «Alle volte penso anche più degli altri, perché mi ci vuole più tempo per capire cose.» 
Santana la guardò come se avesse due teste attaccate al collo. Ma fa sul serio?
«Che c'è?» chiese la bionda, tastandosi il viso con la mano. «Ho qualcosa in faccia?» 
«..Dio. » Santana sbuffò, ruotando nuovamente gli occhi. Si voltò verso la porta e riprese l'assedio allo speaker. «Cazzo,  tiratemi fuori da       qui!»

Martedì, 18 settembre 2012. 
22:01
«Ehi, biondina. » Santana richiamò l’altra ragazza che, a quanto pare, stava facendo aerobica dentro al dannato ascensore.
Lei le sorrise. «Mi chiamo Brittany. »
«Bene. Brittany, potresti evitare?» ringhiò Santana. Era accucciata a terra con le ginocchia premute contro il petto, decisamente provata da quell’esperienza.
 «Evitare? Cosa? » Osservò confusa l’altra vittima del guasto. Si stava semplicemente stirando. «Stavo solo..» si fermò a metà frase, realizzando di avere ancora un braccio teso sopra la testa. « ..Sto. Sto solo facendo stretching.»
«Beh, fallo dopo. Stai facendo sballottare l’ascensore! »
L’altra ragazza ridacchiò sommessamente, abbassando le braccia. «Non credo di essere io la fonte degli sballottamenti, non ho neanche mosso una gamba. »  Ci fu una breve pausa. «Forse--» 
«Oddio, non dirlo! »  Santana si coprì entrambe le orecchie con le mani,  i suoi occhi  si erano chiusi improvvisamente. «Smettila, non voglio sentire niente che abbia che fare con dei cazzo di cavi che si stanno per spezzare o con dei fottuti ascensori che, dopo una caduta libera di otto piani, si sfracellano al suolo!»
«Non avrei mai detto nulla di simile.»  la bionda inclinò la testa a lato. «E poi, l’hai appena detto tu stes--» 
«Cazzo, taci!»  Alzò una mano, intimandole di fermarsi. Poi si corresse. «Per favore.»
«Okay.»  Brittany concordò con lei e si lasciò andare a terra, appoggiando la schiena alla parete dell’ascensore. Osservò silenziosamente Santana che, con le mani sulla faccia, stava cercando di regolarizzare il proprio respiro- un po’ come faceva l’istruttrice di Yoga dei DVD che aveva a casa.
Era chiaro che fosse nel panico. Era divertente vederla- sentirla-  spezzare una respirazione dall’altra con sequenze di parole. La serie più frequente era sicuramente ‘cazzo-cazzo-cazzo’ .
Brittany si domandò se non fosse suo compito alzarsi ed abbracciarla o tenerle la mano o darle semplicemente una pacca sulla spalla per aiutarla a calmarsi.
Decise di rimanere immobile nella propria posizione, sicuramente la mora non avrebbe apprezzato il gesto.
«Non ti preoccupare, andrà tutto bene.» provò a rincuorarla.
Santana scosse il capo. «Non lo puoi sapere.»
«E tu non puoi sapere che non andrà bene. »  Alzò le spalle. «Perché pensare negativo?» 

Martedì, 18 settembre 2012. 
22:19

«A me piacciono i delfini. » Brittany parlò improvvisamente, tirando fuori Santana dallo stato di stordimento in cui era finita. Si era come bloccata nel tentativo di trovare un modo per uscire da lì dentro. Senza risultati, ovviamente.
Stava disperatamente provando a far tornare la recezione del proprio cellulare. Qualcuno in passato le aveva detto che se avesse tenuto l’iPhone vicino al petto –Okay, va bene, tra le  tette- questo avrebbe trovato campo più facilmente. Così fece e dopo neanche 30 secondi si sentì infinitamente stupida.  
«Mi piacciono tanto anche gli unicorni. Invece qual è il tuo animale preferito?» Chiese Brittany senza  curarsi del modo accigliato in cui la mora la stava fissando.
«Sei seria? » Domandò Santana con un’espressione di disgusto, con il telefono stretto tra la mano che ora era sopra la sua testa, alla ricerca di segnale. «Cosa sei, una primina? »
«Era solo una domanda. » Brittany fece spallucce. «Pensavo che potremmo parlare per.. sai, uccidere il tempo. »
« Senti, Biondina --»
«Mi chiamo Brittany.»
«D’accordo! Senti, BRITTANY. Non sono per niente dell’umore per fare conversazione.»
Abbassò entrambe le mani, con aria sconfitta. «In caso tu non l’avessi notato, siamo bloccate in un ascensore. »             Diede una rapida occhiata al cellulare. «.. alle dieci e venti di sera. »
«Sì, l’avevo notato.» Rispose seriamente l’altra. «Però siamo chiuse qua dentro e non possiamo farci niente, no?»
Santana sbuffò e Brittany capì di avere ragione.
«Quindi..» Brittany riprese la conversazione precedente. «Qual è il tuo animale preferito?»
Ma Santana non rispose. Anzi, si infilò il cellulare in tasca e tirò fuori dallo zaino un grosso libro. Lo aprì sulle proprie gambe ed iniziò a leggere- beh, a fare finta di leggere.
Brittany sapeva che era tutta una falsa, anche perché le luci si erano offuscate quando l’ascensore si era bloccato. A Santana non importava, non avrebbe sostenuto nessuna conversazione iniziata dalla biondina.
Però, visto che tanto doveva restare lì con lei..
«Prova con il tuo cellulare. » Suonò come un ordine, dato senza alzare gli occhi dal libro.
Brittany tirò fuori il cellulare dalla tasca e lo sbloccò. « Mi dispiace.» Disse, mostrando lo schermo a Santana, con un sorriso di scuse. «Non ho neanche una tacca.»

Martedì, 18 settembre 2012.
22:32


“E tu non puoi sapere che non andrà bene.” Le parole di Brittany le avevano girato talmente tanto per la testa che alla fine erano riuscite a calmarla. Aveva dell’impossibile. Solo un’ora prima era convinta che sarebbe morta, aveva anche stillato una lista delle cose che non aveva mai fatto – pentendosi di non aver avuto tempo/coraggio per farle.
In quel momento, invece, era perfettamente a suo agio nell’essere intrappolata in un ascensore a notte tarda insieme ad una conosciuta. Una sconosciuta molto carina.
Santana stava facendo del suo meglio per non guardarla troppo, ma Brittany sembrava essere ‘brillante’ anche con le luci soffuse. Era un po’ come se avesse avuto una propria fonte di luce dietro di sé a rischiararla.
Aveva degli occhi di un blu particolarmente intenso, la pelle chiara ed i capelli erano di un biondo simile al colore del grano. Li teneva raccolti in una specie di coda di cavallo, anche se qualche istante prima aveva dovuto sciogliere l’acconciatura per raccogliere la chioma in un modo migliore. Santana non aveva potuto fare a meno di immaginare la sofficità di quelle ciocche dorate.
Grazie a Dio  quell’immenso libro che stava “leggendo” le copriva mezza faccia, permettendole di osservare la ragazza. Era sicura di averla già vista da qualche parte, anche la sua voce le era familiare.
Non riusciva a ricollegarla a nessun evento, così si convinse di aver torto. Anche perché che non si sarebbe mai dimenticata di una biondina del genere con tanta facilità.
Brittany, dal canto, suo sembrava essere impegnata a svuotare il contenuto del suo portafoglio per poi disporlo davanti a sé, a terra. Qualche monetina, alcune tessere, la carta di identità, due o tre banconote ed un paio di scontrini.
Dopo neanche quindici tutto il materiale aveva fatto ritorno al portafoglio – con estrema cura- si era solo disposto in un ordine diverso. Le labbra della bionda si  animarono in un adorabile broncio quando si accorse di aver già finito con quel passatempo.

‘Ohh, ma dai.’ – Santana non poteva crederci. Era ingiusto. Già era stato un colpo basso dover rimanere bloccata in presenza di quella ragazza tanto carina senza poter fare niente, adesso doveva anche essere così tenera?
‘Okay, ho bisogno di distrarmi.’



Martedì, 18 settembre 2012.
22:39


Brittany si stava annoiando a morte. A differenza di Santana non aveva nulla con sé. L’uniche cose di cui disponeva erano il telefono, che per precauzione aveva impostato in modalità aereo, ed il portafoglio con cui aveva “giochicchiato” per circa mezz’ora.
Diede uno sguardo a ciò che stava avvenendo nel lato opposto dell’ascensore: Santana (quello era in nome riportato sulla sacca da ginnastica della ragazza) si stava impegnando moltissimo a fingere di leggere.
Chissà perché non le voleva parlare.
Oh, sì. Brittany sapeva che Santana la stava imbrogliando. Sembrava credibile, i suoi occhi si spostavano da parte a parte del libro e le sue labbra si muovevano proprio come se stesse leggendo delle vere parole (il che la rendeva abbastanza carina, detto tra noi), ma gli intervalli tra una sillaba e l’altra prendevano troppo tempo ed erano messi in modo quasi casuali.
Quando Santana cominciò a muovere anche la testa Brittany  capì che in realtà stava cantando.
Silenziosamente.
Era un po’ maleducata come cosa.
Brittany  tirò la testa indietro,  appoggiandosi alla parete. Poteva sentire il mostriciattolo che viveva nel suo stomaco pregarla di nutrirlo.
Aveva passato la giornata in biblioteca a studiare per gli esami di inizio anno e, ad eccezione di una gomma da masticare dispersa nel suo zaino, non aveva proprio niente da mangiare.
A proposito di zaino..Brittany si portò una mano sulla fronte. Aveva appena realizzato di averlo lasciato in  biblioteca.
Sospirò preoccupata. Sperò con tutte le sue forze che nessuno le rubasse quella sacca, l’aveva comprata a sedici anni. Non era molto bella ma la faceva sentire più vicina a “casa”.
Tirò fuori dal portafoglio qualche monetina, pensando a cosa avrebbe comprato alle macchinette del piano una volta uscita dall’ascensore.
Uff, vorrei tanto un piatto di spaghetti fumante proprio ora.’ Non fece in tempo a terminare il pensiero che la creatura dentro al suo stomaco ruggì con una tale forza da farsi sentire da tutti.
Si portò una mano allo stomaco da sopra la maglietta per calmarlo. Alzò poi timidamente lo sguardo verso Santana, ‘Dio, dimmi che non lo ha sentito..’
Era davvero imbarazzante.
Fortunatamente quando alzò lo sguardo trovò Santana intenta a cercare qualcosa nel suo zaino, così arrivò alla conclusione che no, non l’aveva sentito.
Era salva.
Una parte di lei però sperava che la mora avesse sentito il ruggito del mostriciattolo- magari avrebbero iniziato a parlare.
Stava per rimettere al loro posto le monetine quando qualcosa la colpì in testa, cadendo poi a terra.
Era una barretta ai cereali.
La afferrò, alzando gli occhi verso il soffitto dell’ascensore. Era.. Insomma, Dio le aveva appena lanciato del cibo del cielo?
«Scusa.» Brittany sentì una voce provenire dal lato opposto al suo. Era Santana. «Ho una pessima mira.»
Brittany aprì lo snack, guardando la ragazza. «E’ per me?»
«Già.» Disse semplicemente. «Sembra che tu ne abbia bisogno.»
Brittany sentì la propria faccia riscaldarsi. Allora l’aveva sentito..
«Grazie. » Si portò una ciocca di capelli dietro all’orecchio. «Ho davvero tanta fame.» Ammise con quel broncio a cui Santana stava cercando di resistere con tutte le sue forze.
«Mh-hm.» Santana finalmente le fece un mezzo sorriso. «Ci credo.»


Martedì, 18 settembre 2012. 
23:14

«Tigri.»
«Che?» Brittany alzò lo sguardo.
Santana si sistemò meglio a gambe incrociate, schiena contro il muro. «I miei animali preferiti..  tigri.»
«Oh!» Esclamò sorpresa. Era felicissima di poterle finalmente parlare per far passare il tempo. Evvai, addio noia! «Piacciono anche a me! Beh, preferisco i gatti. Però i gatti sono come le tigri. Cioè, sono delle tigri in.. miniatura.»
Santana arricciò le labbra per quella sequenza di parole senza senso. ‘Chissenefrega’ pensò. ‘Che male c’è nel parlare ad una ragazza in un ascensore? È solo per passare il tempo.’
«Io sono Santana.» Alzò la mano agitandola in un breve saluto.
«Ciao.» Brittany le sorrise e Santana notò per la prima volta quanta gentilezza esprimeva quel sorriso. «Però sapevo già come ti chiami.»
Santana strizzò gli occhi. «Devo preoccuparmi? Sei, tipo, una stalker?»
«No, no!» Brittany agitò le mani e scosse la testa freneticamente. «è scritto sulla tua sacca, vedi?»  puntò il dito verso la borsa da ginnastica accanto a Santana.
Lei si voltò per verificare che fosse realmente così e tirò un sospiro di sollievo.
«Oh. Grazie a Dio non sei una di quelle pazze..»
«Quelle pazze? Quali?»
«Sì, sai. Alle volte uno non ha modo di saperlo. Voglio dire, sei eccitante – e so che sai di esserlo- quindi i ragazzi ti si butteranno addosso in mas-- » Santana si fermò, realizzando cosa le era uscito dalla bocca. Non poteva averlo fatto davvero..le aveva davvero detto che era eccitante? Cazzo, solo perché era lesbica non voleva dire che ogni altra ragazza del pianeta lo fosse! «Uhm, lascia perdere. Scusa.»
«Oh, okay.» Brittany le sorrise per l’ennesima volta. «Anche tu non sei male, Santana. »
Santana si schiarì la voce. «Quindi, uhm, sei del college?»
«Yep. » Annuì la bionda. «Studio cinematografia. »
 «E’ una cosa figa.»
«Ed è anche difficile.» Sospirò. «Voglio dire, so che è un college prestigioso ma non pensavo fosse tanto stancante.»
«Raccontami un po’ com’è.» Santana ripose il libro nello zaino e Brittany notò quanto fosse pieno. C’erano almeno altri due libri spessi come quello che stava leggendo prima, doveva essere faticoso portarsi dietro tutto quel peso per tutto il giorno.
«Quindi tu vuoi fare l’avvocato?»
«Aspetta, come sai che studio legge?»
Brittany sorrise, indicando il libro che era stato appena riposto nello zaino.
«E’ spessissimo.»
«Oh.» Santana non vide il collegamento logico, ma pensò fosse meglio non indagare ulteriormente. «Sarei felicissima di bruciarlo non appena finirò gli studi.»
«Non ti piace studiare legge?»
«Sinceramente?»Santana si passò una mano nei capelli. «Credo più nella giustizia che nella legge.»
«E’..»
«Strano, lo so.» si sbrigò ad aggiungere la mora. «Ma credimi, sono due cose completamente diverse.»
«Non è strano.» Brittany puntò gli occhi in quelli di Santana. «Sono  due cose diverse. E fa schifo quando la giustizia e la legge non vanno d’accordo. »
«Quindi lo capisci?»
«Certo che sì.»
«Beh, non tutte le persone lo capiscono.»
«Questo perché non tutti pensano come me.»
Santana sorrise amaramente, poi abbassò lo sguardo per giocare con le proprie dita. «Vorrei tanto che lo facessero.»

Martedì, 18 settembre 2012.
00.38 


«.. Quindi feci  l’audizione con una canzone di Amy Winehouse, ma non mi diedero la parte!» Santana gesticolava animatamente, riportando alla memoria una vecchia storia del Glee club.
 Brittany si era rivelata una buona ascoltatrice.
Era consapevole che raccontare la propria vita ad una sconosciuta non fosse esattamente una buona idea, ma non era riuscita a resistere. Qualcosa dentro alla bionda la spingeva a dirle sempre di più, avrebbe parlato con lei per ore – sebbene non molto tempo prima l’avrebbe evitata volentieri.
«Da pazzi, le canzoni di Amy sono le migliori!» Gli occhi di Brittany si ingrandirono, stupiti.
«è quello che dissi anche io al prof!»
Brittany fece un mezzo sorriso. «Beh, magari tu non sei stata la migliore..»
«Scusa? Pensi che non fossi all’altezza?» Questa volta furono gli occhi di Santana ad ingrandirsi.
«Non ho modo di sapere se sei stata brava o meno.» La bionda alzò le spalle.
«Sono stata impeccabile! Cavolo, sono stata la migliore!»
«Me l’hai già detto.» Brittany scosse leggermente il capo, sorridente. «Forse dovresti provarmelo
«Lo farò.» Santana incrociò le braccia.
«Okay.»
«Ok.»
Brittany alzò un sopracciglio. «Hai intenzione di farmi da eco per il resto della serata o inizi a cantare?»
Santana la guardò torva per qualche istante, poi si mise a sedere correttamente. Si schiarì la voce e , dopo aver preso diversi lunghi respiri, cominciò a cantare.
«For you I was a flame.» Santana incalzò le prime note della canzone e Brittany stentò a crederci. Santana cantava davvero bene.
«Love is a losing game..» Continuò con il testo. «Five story fire as it came, love is a losing game
Brittany aveva la pelle d’oca sulla schiena. Santana aveva una voce così calda e roca che.. Dio, ascoltarla era come toccare un pezzo di arcobaleno e portarselo a casa.
Brittany perse la lucidità quando la mora cantò la parte in cui Amy dice di aver combattuto ciecamente per i propri sentimenti ma l’amore è un destino già segnato. Aveva gettato la spugna.
C’era troppa verità in quelle parole, in quella voce, e Brittany pensò che la sua nuova amica si fosse davvero rassegnata e avesse smesso di credere nell’amore.
Non riusciva a spiegarsi perché volesse – avesse il bisogno di- dimostrarle che si sbagliava.
Brittany era sicura dell’esistenza dell’amore. Conosceva questa ragazza da poco più di due ore, eppure riusciva già a lasciarla senza fiato.
Quindi si sporse in avanti, afferrò il viso di Santana tra le mani e la baciò.
Per quel che riguarda Santana, dire che fu sorpresa non renderebbe onore a ciò che provò.
Però Brittany era così delicata e gentile che la sua mente passò da “ma che cavolo?” a “Non credo che sia una buona idea” a “okay,  è un’ottima idea”.
«Brittany.» Sussurrò la mora  nel bel mezzo del (lungo) bacio. «Che stai facendo?»
«Ti bacio. » sospirò la bionda, tenendo la presa sul suo viso. «E tu?»
Santana chiuse nuovamente gli occhi. «Ti ricambio.»
Brittany sorrise e riprese il suo ‘attacco’.

Martedì, 18 settembre 2012. 
1.30


«Credi che riusciremo a uscire da qui a breve?»
«Non ne ho idea.» Rispose Brittany con sincerità.
Santana si appoggiò con la schiena alla parete e con la testa alla spalla di Brittany. Dio benedica la loro differenza di altezza. «Spero di no, a questo punto.»
Brittany inclinò la testa si modo che si appoggiasse contro quella della mora. «Anche io.»
Il silenzio regnava sovrano.
Santana stava passando le proprie dita avanti e indietro lungo l’avambraccio della bionda.
La loro sessione di baci era stata magnifica (e forse troppo fugace) ma non sembrava essere una buona idea.
Si fermarono prima di andare troppo oltre.
L’idea di farlo in un ascensore era fottutamente eccitante, ma non esattamente appropriato, al momento.
«Santana, chi ti ha ferita?» Brittany afferrò la mano di Santana con la propria.
La mora emise un lungo sospiro. «Tutti.»
«Tutti?»
«Mia madre, mio padre,» un altro lungo silenzio. «Mia nonna.»
«Che cos’è successo?»
«Ho fatto coming out. » Sbuffò. «Hanno detto che sono diventata gay, tradendo Dio. »pausa.
«Non ho più una famiglia.»
«Ti hanno cacciata di casa?» Quando la vide annuire le diede una stretta alla mano. «Mi dispiace tanto.»
«Non fa niente, mi ci sono quasi abituata.»
«Se non fosse per il fatto che.. non  ti ci sei abituata.»
uno, due minuti di silenzio, poi Santana annuì. «Affatto. Continuo a mandargli biglietti di auguri quando è il loro compleanno, sperando che mi permettano di passare un Natale con loro.. ma i loro inviti non arrivano mai e.. fa male. »
Brittany le strinse di nuovo la  mano. «Puoi piangere, se vuoi. Non lo dirò a  nessuno.»
«Naaah.» Santana fece una risatina nervosa, poi scosse le spalle.  «Non ho più lacrime da versare per loro. Oh, e scusa.»
«Per cosa?»
«Ci conosciamo da poche ore e ti sto coprendo di tristezza.»
Brittany sorrise, anche se Santana non poté vederlo. «Ti ho chiesto io di dirmelo, ricordi?»
Santana si sforzò di ridere ancora. «E tu? Qual è la tua storia?»
«la mia storia? Non c’è molto da dire.»
«Dai!» Santana si mise a sedere a gambe incrociate.
«Ok, ma ti avviso: è supernoiosa.» Brittany la guardò, come a cercare  anche solo il più piccolo segno di ripensamento da parte di Santana. Non arrivò nulla, quindi continuò. «Okay, ma non so bene che dirti..»
«Uhm.. okay.» Santana le dedicò un sorriso di scuse. «Non vorrei chiedertelo così ma.. ehm.. sei gay?»
Brittany sorrise gentilmente. «E’ importante?»
«Cazzo.» borbottò la mora. «Scusa, non volevo offenderti.»
Brittany ridacchiò. «Non mi hai offesa, era una domanda. È che non capisco perché la gente ami così tanto le etichette. Voglio dire, alle volte possono essere utili per chiarirsi le idee ma sai, certe brutte persone le usano per.. beh, insultare.» Brittany alzò le spalle e Santana non poteva essere più d’accordo. «La gente mi dice che sono bisessuale, ma per me sono semplicemente Brittany. » Affermò in risposta alla domanda della mora. «Io amo. È tutto ciò che faccio.»
Qualcuno dovrebbe darle una medaglia, pensò Santana. Questa ragazza è geniale. Se mai uscirò da questo fottuto ascensore le farò fare una medaglia con tanto di unicorno inciso!
«Dimmi di più.» Disse infine, uscendo dallo stato di meraviglia per la bionda. «Che mi dici del  liceo?»
«Liceo? Okay.» Brittany annuì. «Ballavo-»
«Voglio vederti ballare, fuori da qui!» Santana  la interruppe.
«Lo farò» la bionda rise. «Che altro.. oh, sono diventata presidentessa degli studenti. Ed ero una cheerleader!»
Santana scoppiò in una fragorosa risata e Brittany la prese come un’offesa. «Che c’è?»
«Niente, scusa!» Si portò una mano sulla bocca per auto zittirsi. «E’ solo che.. ci avrei scommesso.»
«Perché sono bionda e, fammi indovinare, stupida?»
«Cosa?» gli occhi di Santana si fecero più grandi. «No, no. Sembri saperci fare con le persone. E poi.. quando sei salita al nono piano..» la faccia di Santana si tinse di una sfumatura più rossa. «La prima cosa che ho notato quando sei entrata sono state le tue gambe. Sei altissima.»
Brittany scoppiò a ridere. «Aww, ti ricordi anche a che piano sono salita!»
Santana le diede uno schiaffetto sul braccio. «Sta’ zitta.»
«Ow» Brittany si massaggiò la zona colpita. «Sei cattiva.»
Santana sbuffò. «Ti hanno mai detto che hai un broncio adorabile?»
«No.» Brittany scosse la testa. Incredibile come una semplice domanda possa dare tante farfalle.
«Beh, ora lo sai.» Santana arrossì di nuovo, perciò cambiò argomento. «Dai, dimmi di più»
Brittany la fissò più del dovuto, poi rispose. «Ho una sorella. Più piccola di.. otto anni.»
«Woah, sono tanti anni.»
«Già» Brittany annuì. «è una specie di.. incidente piacevole. La amo.»
«Anche io avrei voluto avere una sorella.»
«Ah, ma quando torno a casa devo farle da babysitter.» Brittany  sembrò di ricordarsene solo allora. «Immagino che tu invece esca con i tuoi amici.»
«Non proprio.» Santana fece una smorfia. «In passato ero –beh, lo sono ancora- una stronza, quindi.. le persone tendevano ad evitarmi. Avevo qualche amica in squadra. Ma era solo una recita, per lo status sociale, sai..»
«Aspetta, hai detto squadra?»
«Oh, sì!» Santana sorrise in modo fiero, afferrando il proprio borsone da ginnastica per mostrarglielo con orgoglio. «Co capitano dei Cheerios, le cheerleader migliori dello Stato!»
«OH MIO DIO!» Brittany si tirò su all’improvviso. «Mi ricordo di te! Le nazionali del 2009 ad Orlando!»
Santana strizzò gli occhi, sforzandosi per riportare alla memoria quei campionati. «Oh mio Dio!»
«Mhh-hm!» La bionda annuì. «Eravamo le più piccole! Ricordo di aver guardato parte della gara insieme a te!»
«Oddio, ero nervosissima.»
«A chi lo dici, mai stata più nervosa di quel giorno!»
«Mi prendi in giro, vero?»
Brittany osservò Santana con un’espressione di pura confusione. «Perché dovrei?»
«Eri così calma
«Per niente! Mi sembrava di essere sulle montagne russe ma senza cinture di sicurezza, sarei crollata da un momento all’altro!»
«Uhhhg.» Santana scosse la testa, non molto convinta. «Ma mi ricordo che mi dicesti --»Si fermò nel mezzo della frase quando il ricordo di una giovane Brittany la colpì in pieno.
Per un attimo si sentì sprofondare.
___
«Andrà tutto bene, vedrai.» mormorò una Brittany sedicenne in una divisa gialla e viola alla ragazza seduta accanto a lei.
Le due avevano trovato posto – miracolosamente- nelle tribune riservate al pubblico e avevano finito col guardare assieme le altre squadre esibirsi.
Quando si incontrarono si scambiarono solo un piccolo saluto accompagnato da un sorriso. Dopo un lungo lavaggio del cervello da parte delle allenatrici entrambe le ragazze sapevano esattamente con chi avevano a che fare nell’esatto momento in cui si videro. Appartenevano ai team dati come favoriti, entrambe erano le più giovani della squadra, entrambe erano le “armi segrete”.
La mora scosse la testa, aveva le mani al caldo dentro alle tasche della giacchetta della squadra, rossa. «Non lo puoi sapere.»
«E tu non puoi sapere che non andrà bene!» Disse la bionda, più forte che poté. Non è facile conversare quando una folla esulta. «Perché pensare negativo?»
___


«Le tue parole..» Santana deglutì rumorosamente prima di continuare a parlare con un tono di voce talmente delicato che Brittany dovette quasi inclinarsi verso di lei per sentirla.
«Mi hanno aiutata a superare molte cose.»
«Le mie parole?»
«Sì, come hai detto anche prima.. il fatto che non posso avere la certezza che andrà male..» Santana controllò che la bionda avesse capito e quando la vide annuire proseguì. «Ovviamente all’epoca non potevi saperlo, ma come ho sentito quella frase.. mi sono calmata. Ho avuto per un attimo l’impressione di poter fare tutto, senza sbagliare. E vincere.»
Brittany sorride. «E così è stato. La mia squadra è arrivata seconda.»
«Sì, ma tu sei stata impeccabile. Siete arrivati secondi solo perché uno dei ragazzi della vostra squadra ha fatto dei casini.. ti ho vista. Eri.. perfetta.»
Brittany sorrise timidamente, portandosi una ciocca di capelli dietro all’orecchio. «Grazie.»
«No,» Santana scosse la testa «Grazie a te. Non sai quanto mi hai aiutata. Ho affrontato praticamente tutti i miei drammi personali con quelle tue parole.. me le sono portate dentro a lungo nel cuore.»
Santana prese un lungo respiro. «Ricordi che ti ho detto di essere stata una stronza al liceo?»
Brittany annuì.
«Beh, ad un certo punto mi sono resa conto di esserlo perché.. ero incazzata col Mondo. Non sapevo che essere gay potesse essere una cosa normale, ma avevo le tue parole nel cuore. Continuavano a dirmi che sarebbe andato tutto bene. Così sono uscita allo scoperto con i miei genitori. Sapevo che non l’avrebbero presa bene –che ti puoi aspettare da dei conservatori? – ma ero in qualche modo preparata ad essere cacciata di casa. Quando avvenne non mi stupii più di tanto.. fece male lo stesso, però. »
Brittany si mosse, accarezzando il braccio di Santana giusto per farle sapere che lei era lì.

«Mi mancava poco per diplomarmi, perciò non lasciai la città.. La mia migliore amica Quinn – tra l’altro credo che andreste d’accordo voi due! – mi ha offerto un letto a casa sua. Non mi lasciarono pagare parte dell’affitto, mi sentivo talmente in debito che… I miei sono dei.. privilegiati. Quindi avevo già un conto in banca e.. Beh, l’ho svuotato e ho usato i soldi per ripagare le spese. Poi quando finalmente mi sono diplomata ho fatto le valigie e sono scappata. Ho pensato ‘al diavolo, non so se non andrà bene.. quindi perché non rischiare?’  »

Santana sentì il pollice di Brittany accarezzarle dolcemente l’avambraccio, così prese un lungo respiro e continuò.
«Ad ogni modo, non ero molto spaventata per averli persi.. ciò che realmente mi terrorizzava era il mio futuro. Dove avrei trovato i soldi, dove avrei vissuto, cos’avrei fatto..»
«E ora sei qui, studentessa di legge all’NYU.»
Santana annuì. «E ora sono qui.»
«Come ci sei riuscita?»
«Uhm.. beh, sono un anno indietro rispetto a te.  Almeno, credo. » Le sorrise gentilmente.  «Mi ci è voluto un po’ per trovare una soluzione. Insomma, non avevo così tanti soldi. Ho fatto così tanti lavori che non ne hai idea. Avrei mollato i miei sogni se solo non avessi avuto una certa frase in testa..»
La luce tremò per un istante. Entrambe le ragazze si zittirono, nella speranza di sentire qualcosa-qualcuno- che indicasse la loro forse prossima liberazione.
Niente, era solo una luce tremolante.
«Ho iniziato a cantare in un parco ogni mercoledì.» Santana riprese la storia, sorridendo aal ricordo. «La prima volta che l’ho fatto, però, era per puro divertimento. C’era questo tipo che suonava il saxofono e chiedeva l’elemosina, conoscevo la canzone e mi sono messa a cantare. Alla fine della giornata mi ha dato metà delle monetine, disse che erano più di quanto raccogliesse abitualmente.»
«Woah. Ed è così che paghi la retta?»
Santana scosse la testa timidamente. «E’ successo che un giorno un uomo in giacca e cravatta si è messo ad ascoltarmi, ha aspettato che finissi l’ennesima canzone e mi ha presa da parte. Lunga storia in breve: lavorava per una casa discografica. Mi ha dato un biglietto da visita, io lo chiamai successivamente ee.. ho ottenuto un contratto.»
«Che?!» Brittany aprì talmente tanto gli occhi che Santana quasi affogò in tutto quel blu. «Fuori da qui, brontolona!»
«Faccio solo da cantante di sottofondo per band sconosciute.. » Disse la mora con calma. Brittany doveva averla fraintesa.
«Non c’entra, è pur sempre un qualcosa  di.. fantaviglioso! Solo felicissima per te.»
Santana sorrise di cuore, felice che l’entusiasmo di Brittany non si fosse spento dopo averle detto di non essere una cantante professionista.  «Non ce l’avrei mai fatta senza di te.»
Brittany scosse energicamente il capo, afferrandole le mani. «Santana, no, è tutto merito tuo!»
«No Britt, davvero.» Santana non riuscì a trattenere le risate per l’entusiasmo della bionda. Se solo gli altri (e con altri intendeva la sua famiglia) si fossero comportati allo stesso modo..
«Sei fantastica Santana, sei davvero davvero fantastica.» Disse la bionda con un tono di voce tale da far pensare che lei stessa non credesse che Santana potesse riuscire a convincersi di  quelle parole.
Era come se non potesse fare a meno di essere  fiera di Santana. Strano comportamento per due ragazze che si conoscono da.. quanto, qualche ora?
«So che abbiamo deciso di fermarci..» La bionda si avvicinò all’altra ragazza, Santana poteva sentire il cuore martellarle contro il petto. «Ma posso baciarti di nuovo?»
Santana guardò come gli occhi della bionda si spostarono dai suoi occhi marroni alle proprie labbra, poi di nuovo agli occhi e di nuovo alle labbra.
Fu delicato. Molto più delicato del loro primo bacio. C’era qualcosa dentro che Santana non riusciva a decifrare.. era come se, ugh, non riusciva a esprimerlo senza dire quella parola.
Si sentiva amata.
Amata.
Era passato molto tempo dall’ultima volta in cui si era sentita tale, così cominciò a piangere.
«Non essere triste, Santana.» Brittany la avvolse con le braccia.
«È tutto okay,» la mora tirò su col naso. «Sono lacrime buone. Lacrime di felicità.»


Martedì, 18 settembre 2012. 
4:47


“Che ora è?” Domandò una Santana assonnata, aprendo appena un occhio. Si erano addormentate sul pavimento di quell’ascensore.
L’unica cosa che la teneva al caldo era la sua felpa. E le braccia della bionda, certo.
“Uhm.” Brittany sospirò, palesemente assonnata, e chiuse leggermente gli occhi quando la luce del telefono le colpì la vista. “Quasi le cinque.”
“Porca merda.” Santana chiuse di nuovo gli occhi, appoggiandosi all’altra.”Siamo qui da sei ore?! Alle otto ho lezione!”
Brittany si passò una mano tra i capelli. “Sto morendo di fame.”
Santana tirò a sé il proprio zaino, lanciando la mano nella disperata ricerca di un’altra barretta ai cereali o qualche merenda da dare alla ragazza. “Mi dispiace, avrei giurato di averne avuta un’altra..”
“Tranquilla.” La bionda le dedicò un sorriso. “E’ praticamente mattina, quando si accorgeranno che uno degli ascensori non va ci faranno uscire fuori in un baleno.”
Lo stomaco di Brittany si esibì in un altro rumoroso assolo. “Sempre che non muoia prima di fame.”
Ci risiamo. Proprio quando penso di non aver più niente da trovare meraviglioso in lei, Brittany riparte alla carica col suo ottimismo.
“Dobbiamo trovarti qualcosa da mangiare.” Esclamò la mora, ridacchiando. “Vorrei tanto poter semplicemente aprire la porta..”
Come se una piccola pallina luminosa si fosse appena materializzata davanti alla bionda, questa saltò in piedi, costringendo Santana ad alzarsi. “Dammi una mano,  possiamo farlo! L’ho visto fare in tantissimi film!”
“Brittany” Protestò Santana, per niente convinta dalla sua idea. “Se anche riuscissimo ad aprirla non cambierebbe nulla. Non sappiamo neanche se possiamo raggiungere un piano!”
“Ma Santana” Brittany le rivolse un mezzo sorriso “Non sappiamo neanche di non poterlo fare.”
La mora stava per ruotare gli occhi e sbuffare quando la bionda le ammiccò, facendole capire cosa stava realmente cercando di dirle.
Glielo aveva ripetuto per anni quella vocina nella testa al posto suo.

Non arrenderti.

Santana annuì appena, posizionando le dita  sulla porta dell’ascensore. Dopo un ultimo respiro profondo cominciò a tirare più forte che poté verso il proprio sinistra e Brittany fece lo stesso, ma tirando dalla parte opposta.
Dopo svariati tentativi la porta cominciò a separarsi, incitando le due a tirare con ancor più forza.
Si fermarono quando decretarono che l’apertura era sufficiente a far passare entrambe.
Brittany aveva ragione, l’ascensore si era fermato a poco più di mezzo metro dal settimo piano.
Tutto quello che dovevano fare era saltare.
“Cazzo, come abbiamo fatto a non pensarci prima?” Chiese ironica, con il fiato corto. “Non so se ridere o piangere.”
“Ridere, dovresti ridere.” Brittany si lasciò scappare un sospiro di sollievo, facendo trapelare tutta l’ansia e la paura che aveva trattenuto durante le ore precedenti.
Si era sentita esattamente come Santana, l’unica differenza era che la bionda era riuscita a mascherarlo meglio.
E Santana se ne accorse. Sembrava di essere tornata nel 2009, ad Orlando.
“Andiamo.” Santana si alzò e raccolse le sue cose sparse per l’ascensore, facendo poi ritorno alla porta ormai aperta. “Possiamo prendere le scale. La sala di studio è aperta 24 ore su 24, possiamo chiedere a qualcuno del tuo zaino.”
Imitò Brittany, la quale era già seduta sull’orlo dell’ascensore con le gambe a penzoloni. Buttò la propria sacca sul pavimento del settimo piano e fece per darsi la spinta per saltare, ma qualcosa la fermò.
“Io.. aspetta.” Disse Brittany cercando di tenere la calma. Poteva sentire le mani cominciare a sudare e la faccia cominciare a diventare rossa, come le orecchie.
Santana aggrottò la fronte. “Che c’è, Brit? Non vuoi uscire da qui?”
“Sì, ma..” Brittany si sistemò meglio. Sembrava essere persa nei propri pensieri, perciò Santana restò in silenzio, in attesa che l’altra si chiarisse. “Non capisci. Ti ho cercata ovunque dopo la cerimonia di premiazione, quel giorno. Eri.. sparita. Avrei voluto sapere il tuo nome, dove andavi a scuola, tutto. Ti ho pensata per così tanto tempo..” Ammise Brittany, palesemente imbarazzata. “Poi è diventato un ricordo confuso e non mi ricordavo neanche come eri fatta. Ma ora sei qui, tre anni e mezzo dopo..Mi sembra di essere in un sogno, e ho paura che se saltassi fuori da quest’ascensore il sogno finirebbe e.. e quando mi sveglierò tu non ci sarai più. Di nuovo.”
Santana ripensò a quel giorno. La sua Coach non le aveva dato tempo neanche di festeggiare, lei e le sue compagne avevano dovuto fare ritorno alla realtà (alias al McKinley) in men che non si dica.
“Tu mi hai cercata?”
Brittany si fermò, poi alzò lo sguardo verso Santana e annuì. “Quando avete vinto.. avevi un sorriso talmente bello, così diverso da quando ti ho conosciuta sugli spalti che.. Volevo dirti che sei molto più carina quando sorridi. Volevo dirti che avresti dovuto sorridere sempre.”
“Brittany..” Santana poté sentire di nuovo quelle fastidiose farfalle nello stomaco. “E’ una cosa così carina.. grazie.” Le diede un bacio sulla guancia.
“Aspetta, c’è un’altra cosa.” Brittany guardò per l’ennesima volta dentro all’ascensore. “Ti va se.. insomma.. E’ successo davvero?”  Brittany incontrò gli occhi di Santana.
“Noi, bloccate nell’ascensore?”
Santana mantenne il contatto visivo, confusa da quelle frasi. Non ci volle molto prima che gli occhi blu dell’altra le svelassero cosa realmente le stesse chiedendo.
Noi due, bloccate in un ascensore, che ci raccontiamo della nostra vita.
Noi due, bloccate in un ascensore, che ci baciamo.
A provare cose l’una per l’altra.

“Brittany, ascoltami. Le vedi queste?” Santana alzò le loro mani, strette in una presa. Non ricordava neanche di aver legato le dita alle sue.. “Queste sono vere. Quando salterò fuori da questo dannato ascensore lo farò insieme a te. E sarò ancora legata a te quando atterreremo al settimo piano. Non me ne vado.”
Una pausa.
“Almeno, non senza il tuo numero di telefono.”
Brittany fece una risatina. Era ancora spaventata dal fatto che il mondo esterno, quello reale, quello al di fuori dell’ascensore, potesse rompere il loro legame.
Non sarebbe bastata neanche tutta la colla del mondo allora per tenerle unite.
“Vorrei solo che andasse tutto bene tra noi una volta che saremo fuori da qui.” Osservò la bionda, tristemente.
“Sei così sciocca, Brit-Brit.” Santana si avvicinò e posò la fronte contro la tempia dell’altra.
“Come fai a sapere che  non andrà tutto bene?”
  
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