Spesso
ciò che pensiamo sia
giusto,è sbagliato,ma non sempre le scelte sbagliate portano
brutte
conseguenze,capita che qualche volta la fortuna ci sorride,come
è successo a
me.
Erano
le 6:20 di mattina,come
sempre la sveglia suonò per dare inizio ad una
nuova,stressante,monotona e triste giornata di scuola.
Come mia
abitudine,mi alzai e guardai fuori dalla finestra,il cielo era grigio e
pioveva;avevo sempre odiato la pioggia da piccola. Mi preparai,diedi i
croccantini al mio gattino, e poi mio padre mi accompagnò a
scuola. Ogni
mattina in macchina mi ripetevo di stare calma e di salire veloce le
scale che
conducevano all’interno della scuola,ma chissà
perché,la mia mente ragionava al
contrario. Scesa dalla macchina mi incamminai lenta verso il portone e
non
potei non girare la sguardo verso destra dove,lui,era quasi sempre
lì con i
suoi amici e con il casco della moto in mano. Per fortuna quella
mattina non
era ancora arrivato, occhio non vede,cuore non duole,mi ripetevo quel
detto,ma
era quasi sempre inutile. Entrata in classe salutai la mia migliore
amica ed
iniziò la prima ora:filosofia. Non ascoltai quasi niente
delle prime tre ore,la
mia mente era concentrata su altro e poi alla fine la campanella della
ricreazione suonò,sembrava stesse annunciando la mia
condanna a morte. Lui
scendeva sempre giù con gli amici;Francesca,la mia migliore
amica mi trascinò
giù e fu in quel momento che mi accorsi di lui. Era proprio
accanto a me
scendevamo le scale contemporaneamente. Il mio cuore non
battè all’impazzata come
si legge nei libri,ma è come se si fermò,sentii
un unico battito e il fiato mi
mancò. Era bello come il sole: più alto di
me,aveva i capelli neri corti con un
ciuffo all’insù, gli occhi anch’essi
neri mi sembravano dei pozzi senza fondo
in cui mi perdevo,una bocca carnosa,un leggero velo di barba,corpo
muscoloso
dagli anni di basket e di ogni tipo di sport che ai praticato e poi
quella
voce,bassa e calda che mi faceva sciogliere. Tutte le volte che ti
vedevo mi
facevi sempre lo stesso effetto da ormai una anno e mezzo,guardavo
sempre a
terra e passavo nervosamente le mani nei capelli,ma non ero il tuo
tipo,lo
sapevo,tu dell’ultimo anno io del terzo,tu sportivo io
pigrona,tu il primo
della classe io che tiravo avanti a fatica,tu bello io tenera come mi
definiscono
sempre tutti,ma non avevo il coraggio di dirti ciò che
provavo. Non sapevo
com’era caratterialmente,ma lo avevo osservato molto,e avevo
capito che era il
tipo che anche senza dire una parola riusciva ad ottenere la stima
degli
altri,era taciturno e aveva un aspetto da duro che poi scompariva
quando
scherzava con gli amici.
-Rebi,
non ce la faccio più a
vederti così per lui-disse Francesca.
-Non
ce la
faccio,Franci,torno in classe- e così finì un
altro giorno uguale agli altri.
Per lui questo era l’ultimo anno mancavano sei mesi agli esami e poi non
l’avrei rivisto mai più mi sembrava
fossero solo pochi giorni. Eravamo a dicembre e fra un pò
sarebbero iniziate le
vacanze di natale,lo scorso natale avevo chiesto una cosa che avrei
chiesto
anche quest’anno,lui: Angelo.
Natale
passò in fretta e
ricominciò la scuola,di nuovo la stessa tortura
finché una mattina di sole mi
alzai decisa,mi era venuta un idea in mente,non era delle migliori,ma
era
l’unico modo che avevo per avvicinarmi a lui,per avere un suo
ricordo anche
quando lui se ne sarebbe andato e sarebbe uscito per sempre dalla mia
vita.
Uscii all’una e lo vidi con gli amici,aspettai paziente che
loro se ne
andassero e quando finalmente tutti se ne andarono,mi incamminai verso
di lui.
Stavo facendo una cazzata,mi stavo costruendo la fossa con le mie
mani,lo
sapevo ma era l’unico modo.
-Ciao sei Angelo
giusto?-dovevo dimostrarmi
sicura;lui stava per salire sulla moto.
-Si,
ci conosciamo?-mi squadrò per capire chi fossi.
-No,però
vorrei proporti un patto,comunque sono Rebecca- mi strinse la mano.
-Che
patto?-era confuso,si vedeva e io piano piano stavo perdendo sicurezza.
-Io
non credo nell’amore perché mi sembra una cosa
stupida e che fa soffrire-non
stavo del tutto mentendo perché prima di incontrare lui,non
credevo nell’amore.
-Però
qualche volta vorrei spassarmela anche io-continuai,ora arrivava la
parte più
difficile.
-Per
questo pensavo,e se diventassimo scopa-amici?-oddio ero riuscita a
dirlo,non ci
credo.
-Be
in effetti sarebbe un bel patto-mi sorrise in modo strano.
-Però
a due condizioni,innanzitutto nessuno deve sapere di questo patto,se
qualcuno
chiede,siamo buoni amici,e poi prima di finire a letto insieme vorrei
uscire
con te un paio di volte per conoscerti meglio- erano queste le mie
condizioni.
-Per
me va bene,mi dai il tuo numero?-gli diedi il numero e lo stesso fece
lui.
-Ben
io vado,ci si vede a scuola-mi lasciò un bacio sulla guancia
e lo salutai,ero
in paradiso. Ora,lo so cosa state pensando:sono solo una puttanella che
vende
la sua verginità al primo di cui si invaghisce. Ad essere
sincera quando avevo
avuto questa idea mi ero fatta schifo da sola,ma non è una
semplice cotta. Non
ne parlai con nessuno,nemmeno con Francesca,perché sapevo
che mi avrebbe
uccisa,come minimo. Io e Angelo massaggiammo quella sera e decidemmo
che
sia sabato che
domenica saremmo usciti
per conoscerci. Furono i due giorni più belli della mia
vita,scoprii che era
divertente,allegro,legato alla sua famiglia e appassionato delle
moto,ma
litigavamo spesso,perché ,anche se ne ero innamorata, non
velava dire che aveva
ragione sempre e comunque. Si legò molto a me e per questo
sapendo che ero
vergine decise di aspettare,non voleva darmi fretta. Francesca era
sbalordita
perché mi vedeva sempre con lui e anche i miei genitori gli
si erano legati
finché non arrivò aprile. Verso metà
aprile era prevista una gita di cinque
giorni a Londra,era felicissima perché amavo i viaggi ma
soprattutto perché
sarebbe venuto anche Angelo. Arrivati in aeroporto prendemmo le valige
e andammo
in albergo. Salimmo al secondo piano e c’erano due corridoi
uno accanto
all’altro,in uno c’erano le stanze dei ragazzi e
nell’altro quelle delle
ragazze. Quella sera girammo per Londra fino a tardi e una volta
rientrati
Francesca con le altre due mie amiche andarono nella stanza di altre
ragazze
perché avevano organizzato dei giochi,io ero stanca e non
volevo andare con
loro così Angelo mi accompagnò in stanza e li
cominciò tutto. Mentre misi la
canotta e il pantaloncino in bagno con la porta socchiusa mi sentii
afferrare
per i fianchi,sapevo che era lui ormai riconoscevo le sue mani forti e
caldi e
il suo profumo intenso.
-Devo
riscuotere ciò che mi spetta Rebi- la sua voce sussurrata
nell’orecchio e la
sua presa forte mi fecero rabbrividire di piacere,ma quella frase mi
ferì
profondamente,gli interessava solo quello e non potevo fargliene una
colpa,avevo fatto tutto io quindi non potevo tirarmi indietro. Mi girai
lo
afferrai e lo baciai intensamente;lui ricambiò sorpreso da
quel mio gesto
coraggioso. Mi prese per le cosce e mi sollevò sul bordo del
lavandino
continuando a baciarmi con passione e ad esplorare il mio corpo
centimetro per
centimetro con le sue mani vellutate dopodichè mi prese in
braccio e mi posò
sul letto. Mi sentivo accaldata e desiderosa di avere un contatto
più intimo
con lui,allo stesso tempo però ero spaventata
perché non avevo mai avuto
nessuno da baciare o con cui fare l’amore,ero estranea a
queste cose,lui se ne
accorse.
-Ehi
se non sei sicura non fa niente- quegli occhi mia facevano impazzire e
io
volevo lui.
-Lo
voglio, solo che,sono una frana con queste cose- ero diventata bordeaux
e
guardavo dappertutto pur di non guardare lui.
-Guardami,Rebi-
ero indecisa alla fine girai lo sguardo,mi guardò con
intensità e dolcezza.
-Stai
tranquilla Rebi, sono io, il tuo Angelo, non ti devi vergognare con me-
annuì e
lo baciai,questo bastò a tranquillizzarmi e mentre mi
sfilava reggiseno e
mutandine mi sentivo la ragazza più felice del pianeta;io
gli sfilai la maglia
e gli accarezzai il torace piatto e muscoloso mentre si sfilava jeans e
boxer.
Continuò a baciarmi,a torturarmi in ogni punto sensibile del
corpo,ero nelle
sue mani. Ad un certo punto mi guardò.
-Ti
fidi di me?- mi chiese,sapevo che era arrivato il momento.
-Si-
detto questo mi baciò un ultima volta ed entrò in
me con lentezza,mi
guardava e vedevo
preoccupazione nel suo
sguardo,e questo lo rendeva ancora più dolce.
Prima
di addormentarmi però pronunciò due paroline che
si impressero nella mia testa
e non mi fecero dormire.
-Ti
amo-.
La
mattina dopo ero stretta tra le sue braccia,mi girai ed era sveglio che
mi
osservava,erano solo le sette del mattino.
-A
che ora ti sei svegliato?-gli chiesi assonnata
-Alle
sei- mi disse dolce
-E
che ai fatto per un’ora?-
-Ti
ho guardata dormire- era la cosa più dolce che potessi
sentire,ma non volevo
illudermi infondo eravamo solo scopa-amici,niente di più
purtroppo,però dovevo
chiederlo.
-Angelo,senti
ieri tu ai detto due parole..-
-Lo
so,volevo parlarti di questo-
-Senti
sono pronto a ripeterti quelle due stupide paroline altre cento volte
se tu mi
prometti una cosa- ero allibita.
-Cosa?-
-Io
non voglio essere solo uno scopa-amico per te,all’inizio quel
patto l’ho preso
come un’occasione per divertirmi,ma ti ho conosciuta come
amica e sei una
ragazza stupenda,solare,divertante diversa dalle altre e anche se mi fa
schifo
l’amore,io mi sono innamorato di te,ti amo e devi promettermi
di amarmi anche
quando sarò stronzo,testardo,e arrabbiato-. Forse era un
sogno,per la prima
volta nella mia vita mi sentiva completa,non avevo più una
voragine nel
cuore,ora avevo lui,il mio tutto,la mia ancora il mio Angelo
-Te
lo prometto- gli saltai addosso lo baciai con tutta la passione che
avevo e lui
rise contento stringendomi forte tra le sue braccia.
-Ti
amo,Angelo,ti amo da impazzire-.
Note
dell’autrice:
Questa
storia è in parte vera, l’ho scritta per il
ragazzo che amo,io sono esattamente
come la protagonista e penso che molte si rispecchieranno in essa,spero
vi
piaccia.
Xoxo
Blackshadow90