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Autore: Eje    15/10/2008    2 recensioni
Cadevano le illusioni, le colonne di marmo ergevano il nulla, oramai. Tutto si perdeva; era polvere il tempio, l’onore, la fede, tutto crollava dentro di lui. Ed era tardi per accorgersi che al posto delle preghiere vi erano solo inganni. E potere.
Genere: Drammatico, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Gemini Saga
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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SAGA







Ciò che provava era inspiegabile. Un istinto, controllato, ma allo stesso modo imposto. Impiantato nella sua testa, senza alcun riguardo.
Un vuoto diverso dal solito, un vuoto che dava l’idea di doversi riempire a breve.

Aveva perso la coscienza di ciò che gli stava attorno per vivere dentro se stesso. In un antro lontano anni luce dall’eco del mondo.
Gli attimi che passavano parevano anni, i giorni secoli. Iniziò a perdere la percezione del tempo, dell’esistenza stessa. Divenne parte delle sue armi, mentre la realtà scemava. Mentre qualcuno, avvolto nel buio della sua stessa ombra, aspettava.

E tutto il resto non aveva più alcuna importanza.

Esisteva solo quel eco lontano che, lento, gli assiepava l’animo, insinuandosi nei suoi pensieri, divenendo il fondamento della sua mente. Non poteva sottrarsi, non poteva scappare.

L’armatura era dimenticata. Finiva in pezzi l’elmo a due facce, si spegnevano i bagliori dorati, pilastri antichi della sua esistenza.
Cadevano le illusioni, le colonne di marmo ergevano il nulla, oramai. Tutto si perdeva; era polvere il tempio, l’onore, la fede, tutto crollava, dentro di lui. Ed era tardi per accorgersi che al posto delle preghiere vi erano solo inganni. E potere.

Scivolando nell’antro più ovattato della sua coscienza, aveva capito chi lo attendeva dall’altra parte.
Non si stupì più di tanto nel sentire quel sorriso spezzato allargarsi sul suo stesso volto. Era come guardarsi allo specchio, e vedere il riflesso prendere vita propria, annegare il tuo ego in un abisso nero. Colmandoti.

Non sentiva il cosmo bruciare, nel cielo terso non si scorgevano stelle.
Le parole della Dea risuonavano troppo lontane oramai, pronunciate in una lingua che aveva dimenticato. La maschera finiva in frantumi lasciando solo il nulla, vera essenza del suo io artificiale. Si scioglieva, il cavaliere, in quel universo immobile fatto di odio e potere. Un universo che gli apparteneva, che era suo come del riflesso. Quel riflesso che per troppo tempo aveva ignorato,che si faceva largo nella sua coscienza; ed ora, in fondo al deambulatorio dell’anima, lo scorgeva nitido, attenderlo.
I tratti fin troppo conosciuti, gli occhi gelati, spenti in quel sorriso. Lo aspettava dall’altra parte, oltre il vetro dello specchio, oltre il confine tra realtà e follia. Mancano solo pochi passi.
E quasi non esiste più terrore, scompare, lasciando spazio ad una silenziosa rassegnazione.
Perché ora ha capito.
Oltre il limite, al di là del confine, c’è solamente Saga.




Chi sono io?




Radicavano le tenebre nella casa dei Gemelli. Tenebre antiche ed immortali, fatte dallo stesso nulla da cui provenivano.

I passi risuonarono nel silenzio, con una cadenza perfetta, quasi studiata. Mentre i marmi dei templi perdevano i loro confini nell’oscurità, ed il silenzio della notte regnava sovrano, si faceva avanti il cavaliere. Illuminato da bagliori dorati, scivolò tra le tenebre, scindendole.

- Chi sei? - Chiesero le ombre in un singulto corale, fievole ed assieme assordante. - In questa dimora incustodita regna l’oscurità, ed è essa ad attrarci, ma tu emani il nostro stesso odore. L’odore del buio. -

Si stringevano attorno a lui attirate dalla luce e dall’oscurità. Incantante dalla sua doppia natura. Loro sapevano.
- Chi sei, dunque, essere dotato di due aure? -

- Io sono colui che possiede la forza dei due gemelli dalle immortali spoglie. Dei due fratelli Castore è colui che dispone dell’arte della guerra e tale potere consente alla mia anima di comandare tutti gli altri cavalieri. -

Lasciò che gli si avvicinassero, fiero nella sua armatura di stelle. Lasciò che lambissero gli orli del cosmo, che apprendessero la completa immensità del suo potere.
- Di suo fratello Polluce è, invece, l’invincibile pugno di ferro, tale potere consente alle mie braccia di disintegrare l’intera via lattea. -

Il buio divenne serico, illuminando le colonne. Tra le mani giunte del cavaliere un bagliore eterogeneo si diramò nell’oscurità, fino a circondare ogni cosa. La voce proruppe, potente, sovrastando il sibilo delle ombre. – Ed é questo il sommo colpo di Saga, cavaliere d’oro di Gemini!-

Un esplosione fatta di polvere di stelle. Un cosmo palpitante.
La luce gonfiò l’aria, dilaniando le tenebre. E si fece giorno, ad Atene, per un attimo soltanto. Mentre il cavaliere delle sacre vestigia d’oro rimaneva immobile, abbracciato dalla sua potenza. Baluardo animato di una giustizia leggendaria.

Le ombra strisciarono in unico punto, tra strazianti imprecazioni e lamenti. I loro corpi immateriali si struggevano di un dolore che non poteva essere provato concretamente e per questo, appariva ancora più terribile. – Cos’è questo cosmo esplosivo?!-

Attorcigliate su loro stesse piegarono la loro essenza ad un sola, compatta entità, affrontando il cavaliere. - Saga dei Gemelli, la tua esistenza è da sempre ammantata di mistero. Sei dunque realtà?! -
Un ammasso d’ombra si eresse al disopra dei bagliori d’orati. – Eppure, tu che dovresti possedere sacralità, emani la nostra stessa aurea demoniaca; benché tu sia un uomo la tua natura non si discosta dalla nostra!
Perché non ti unisci a noi, dunque? A noi che del corpo siamo privi, è indispensabile un alleato in carne ed ossa che ci aiuti a fare del mondo un luogo di tenebre! -

Gli occhi scuri del cavaliere brillarono di riflessi carmini, nella coltre pesante della sua anima si mosse qualcosa. Un brivido.
- A tal punto bramate di passare ad un altro mondo? -
Sul suo palmo aperto iniziò a concentrasi il vuoto. Un afflusso luminoso, come il suo cosmo sterminato. - Perché in tal caso, vi ci condurrò io! -
La mano del cavaliere distorse lo spazio. Spezzando i confini del mondo, per ricrearne di nuovi. L’ombra venne inghiottita da porte invisibili, fatte di luce e potere. Si schiuse l’universo a quel aurea celestiale e dannata assieme, distruggendo ciò che gli si opponeva, divorando l’avversario. E fu in quel momento, tra le grida delle tenebre, che Saga di Gemini brillò come non mai, anche più forse, della sua armatura inscalfibile.

- Com’è possibile?! Disponi di un cosmo talmente potente da spalancare l’entrata di un'altra dimensione?!-
Scivolò nell’immensità del nulla, l’ombra oscura, aggrappandosi alle pareti di quel ingresso etereo, incredula. – Ma chi sei per possedere una tale forza? Dimmi chi sei! -
Le sue ultime parole si acquietarono in un boato. Vinte anche dal silenzio di quel luogo sacro.

Nella quarta casa dello zodiaco era tornata la pace e quel oscurità densa, profonda, quanto gli occhi del suo custode.
– Chi sono? È proprio ciò che sto cercando di scoprire... -
Vibrò il cuore dell’uomo sotto le vestigia d’orate. Mentre lacrime silenziose scivolavano sulle sue guance. - A nessuno più di me sta a cuore capire chi sono... -
E fu di Saga, soltanto, il crudele dilemma.
















NOTE:
Una sorta di tributo a Saga di Gemini, personaggio che adoro. La seconda parte della fiction è stata “tratta” dal secondo capitolo speciale del quinto volume di “episode G ”. L’idea era di scrivere una raccolta di brevi fiction sui cavalieri d’oro, in pratica un nome per una storia; ma essendo la prima volta non so bene come orientarmi, per cui sono ben accetti consigli e pareri.


  
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