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Autore: Scintilla19    19/10/2014    3 recensioni
Raccolta di one-shot sui momenti non raccontati di Death Note. Che poi sono spesso i più imbarazzanti.
#1: L’altro [Ryuk] 💚
#2: Felicità [Light] 💛
#3: Noia [Light, Misa, L] 💛
#4: Imperfetto [Light, L] 💛
#5: Gelosia [L, Light, Misa] 💛
#6: Legati [Light, L, Misa] 🧡 Questa storia è candidata agli Oscar della Penna 2024 indetti sul forum Ferisce la penna
Genere: Commedia, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: L, Light/Raito, Misa Amane, Ryuuk | Coppie: L/Light
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Personaggi principali: L, Light, Misa
Genere: commedia, slice of life, introspettivo
Rating:  💛 giallo
Avvertimenti: shonen-ai, missing moment
Note dell'autore: dopo più di un anno dall’ultimo aggiornamento, me ne esco con questa nuova shot. Che dire, chi non muore si rivede! (in questo caso, rilegge).
Spero che la fiction sia di vostro gradimento. Buona lettura!



Embarrassing Moment
#5: Gelosia

 



Misa Amane era diventata in breve tempo la spina nel fianco di tutti al Quartier Generale; nessuno riusciva a sopportarla più di cinque minuti consecutivi, ma nel caso di Ryuzaki, il fastidio che la sua presenza gli arrecava si era trasformato in qualcosa di più profondo e viscerale di una mera antipatia.

Tutto era cambiato da quando la suddetta giovane era diventata la ragazza di Light Yagami, il suo migliore amico. Che poi lei non fosse davvero la sua fidanzata e Light non fosse affatto il suo migliore amico, era tutto un altro paio di maniche, ma lassurdità della situazione era proprio questa: benché ricoprissero ruoli fittizi e ne fossero chi più, chi meno coscienti, le dinamiche tra loro si svolgevano esattamente come tra una normale coppietta di innamorati e il classico terzo incomodo, con laggravante che spesso non si capiva chi fosse la coppia e chi il single di troppo...

La già intricata faccenda era naturalmente peggiorata dopo la geniale idea di Ryuzaki di legarsi al polso il suddetto migliore amico nonché fidanzato di Amane, come la ragazza ci teneva a sottolineare spesso, così, suo malgrado, si trovava a essere parte attiva anche lui in quegli insulsi appuntamenti a tre, a dispetto del suo ruolo di impassibile osservatore.

«Light, è sabato!» trillò la voce della ragazza, perennemente tre ottave al di sopra della media, da qualche parte alle sue spalle. «Io voglio uscire!»

Ryuzaki si riscosse così dai suoi pensieri, prestando attenzione a ciò che succedeva attorno a lui. Non si era accorto che la catena che lo legava a Light, brutalmente immobilizzato sul divano dalla modella, era rimasta tesa a mezz’aria da quando si era avvicinato alla finestra, lasciando il braccio di Light innaturalmente piegato allindietro per assecondare i suoi spostamenti.

«Perdonami, Light-kun» si scusò, accennando alla catena. «Ero sovrappensiero» disse, sedendosi sul divano di fronte allaltro per ripristinare la situazione iniziale.

Il ragazzo gli rispose con un gesto della mano di non preoccuparsi, per poi rivolgersi alla ragazza: «Misa, smettila di fare i capricci» mormorò, «e non strillare in quel modo, dai fastidio a Ryuzaki.»

«Oh, non preoccupatevi per me» disse il detective, sentendosi chiamato in causa. «Fate come se io non ci fossi» ripeté come ad ogni appuntamento tra i due in cui lui faceva da terzo incomodo.

«Come se fosse facile» ribatté acida Misa, «sei grande e grosso, Ryuzaki, non si può far finta di non vederti!» disse, soppesando con disprezzo la figura accucciata del detective. «Ho ragione, vero, Light?» chiese conferma al suo innamorato, che in tutta risposta riprese a sorseggiare il suo tè, cosicché alla ragazza non rimase altro da fare che guardare torva lunico spettatore indesiderato, sperando che se ne andasse.

Il detective lanciò uno sguardo fugace a Light per carpirne le intenzioni, trovandolo però assorto nella contemplazione delle calze a rete di Amane, la qual cosa lo infastidì alquanto: evidentemente, per il momento, non aveva alcuna intenzione di lasciare lappartamento. Così Misa continuava a fissare Ryuzaki, Ryuzaki cercava lo sguardo di Light, e Light condannava mentalmente il look fin troppo provocante di Misa...

«Beh, in tal caso...» disse il detective, interrompendo il silenzio imbarazzante che si era venuto a creare e scagliando un ultimo sguardo risentito su Light, «ne approfitterò per prendere un altro pezzo di torta.»

Intanto, Misa aveva ripreso a confabulare fitto fitto all’orecchio del suo ragazzo, protestando vivamente per la seccante presenza del detective.

Ryuzaki fece finta di non sentirla, benché non fosse affatto possibile, visto il volume perennemente al di sopra la media della sua voce. C’era qualcosa in Misa Amane che lo irritava particolarmente, quel giorno. Che fossero i suoi capelli troppo splendenti? I suoi occhi divenuti di un improbabile azzurro ceruleo? Il suo profumo dolce di fiori? I suoi bisbigli sempre più insistenti?

«Misa, adesso smettila. Ryuzaki non ci dà alcun fastidio.»

La voce di Light riportò alla realtà il detective, al quale il giovane rivolse un sorriso amichevole. Ryuzaki quasi si soffocò con la torta tentando di ricambiare il sorriso: la sua scarsa attitudine alle relazioni sociali rendeva assai mediocre la sua mimica facciale.

La sua inadeguatezza in quel contesto lo irritò ulteriormente.

«Perché non mangi un po’ di torta anche tu?» chiese Light alla modella, indicando la fetta di dolce ancora intatta nel piattino. «Non è così male, sai?»

«Light, caro, lo sai che Misa-Misa è sempre a dieta!» cinguettò la ragazza, rifiutando la fetta che Light le porgeva. «Non sarebbe così bella se si ingozzasse di dolci tutto il giorno!» disse, riavviandosi i capelli e occhieggiando Ryuzaki con malcelato risentimento.

«Beh, anche io curo la mia alimentazione, ma ogni tanto mi piace concedermi qualche sfizio. Inoltre, questa torta alle fragole merita davvero. Poi fai come vuoi...» concluse Light con un'alzata di spalle, dedicandosi poi al suo dolce.

«Io non rifiuterei un dolce offerto da Light-kun...» sintromise Ryuzaki, dando un consiglio non richiesto alla ragazza.

«Tu non rifiuteresti mai un dolce!» abbaiò Misa, con una smorfia di disgusto.

«A maggior ragione se me lo desse Light-kun. È risaputo che non li ami particolarmente, perciò se lui me lo proponesse, lo prenderei senza esitazioni.»

Misa non seppe cosa replicare. Dopotutto anche lei, come Ryuzaki, lavrebbe preso senza indugio, se solo Light glielavesse proposto: quindi perché contrariarlo con uno sciocco rifiuto?

«E va bene!» disse, afferrando il piattino con la torta. «Ma mangerò solo la fragola! Che poi, è il mio frutto preferito!»

«Anche a Ryuzaki piacciono molto le fragole» commentò Light, cui non era sfuggita la tensione aleggiante tra quei due, tentando così di trovare qualcosa su cui potessero andare daccordo.

«Ah sì? E scommetto che quelle che gli offre il mio Light gli piacciono anche di più!» lo canzonò Misa, parlando come se il detective non fosse lì presente.

«Ti sbagli, Amane-san» la riprese Ryuzaki, «è vero che ricevere un dono è piacevole, ma mai quanto prenderselo con le proprie mani.»

«Ryuzaki-san sta dicendo che prenderebbe con la forza la fragola del mio Light?!» chiese Misa, scandalizzata.

«Non mi farei alcuno scrupolo, se lo volessi.»

La ragazza ammutolì, palesemente turbata.

«Devono piacerti proprio tanto le fragole, Ryuzaki!» riprese Light, nel tentativo di ripristinare un clima disteso.

«Beh, direi che tra tutti i frutti aggregati è senza dubbio il mio preferito...»

Light sorrise e annuì compiaciuto, adducendo un flebile: «buona, questa!» tra le risa.

La ragazza lo guardò torva.

«Si può sapere che cè da ridere?» chiese in un moto di stizza.

«Beh, Misa, devi sapere che la fragola è un falso frutto. I frutti veri e propri sono gli acheni, cioè quei semini che vedi sulla superficie. Quindi la fragola è un insieme di più frutti, ed è per questo che è considerata un frutto aggregato...» le spiegò dolcemente Light. Poi continuò, rivolgendosi a Ryuzaki con ammirazione: «non credevo che ci fosse ancora qualcuno che conoscesse queste differenze. Il mio falso frutto preferito è la mela!» aggiunse, entusiasta.

Si lanciarono poi in un complicato discorso di botanica, elencando il loro frutto preferito per ogni categoria. Misa li guardava annoiata, puntellandosi sul bracciolo del divano e sbadigliando ad ogni sfilza di drupe, bacche o pomi che i due riuscivano a tirar fuori, per cedere quasi al sonno durante le conseguenti dissertazioni sulle caratteristiche e proprietà dei frutti citati. Era sicura di aver russato almeno due volte durante la discussione, ma nessuno dei due ragazzi sembrava essersi accorto di nulla.

Dopo aver decretato che, tra la pesca e lalbicocca, la drupa più gustosa era la pesca, ma la miglior marmellata si otteneva dallalbicocca, e concordi sul fatto che la pesca fosse più succosa della pesca noce, ma che questultima avesse un profumo migliore, stabilirono allunanimità che il loro frutto preferito in assoluto era la banana.

A quel punto tacquero, e Misa si svegliò trasalendo leggermente. Si rimise composta, ma ormai Light non badava più a lei. Il ragazzo infatti si stava versando dellaltro tè con aria soddisfatta; solo Ryuzaki, che stava ingollando lennesima fetta di torta, la fissava con unespressione piatta che per qualche motivo le parve di unimpertinenza inammissibile. Non sapeva nulla di botanica, e allora? Aveva ancora molte carte da giocare per accattivarsi Light e strapparlo dalle grinfie del detective.

«Ehi, Light, sai che laltro giorno Misa-Misa è andata al centro commerciale? E ti ha portato un bel regalo!» chiocciò, leziosa, alzandosi e andando a prendere un pacco regalo sulla madia.

«Grazie, non dovevi disturbarti» disse Light, quando lei gli posò in grembo il dono. «Oh, una camicia!» esultò Light aprendolo, «io adoro le camicie!»

«Ti piace?» domandò lei, raggiante. Light guardò limbarazzante camicia a strisce bianche e rosse e giurò a se stesso che non lavrebbe mai e poi mai indossata, ma non se la sentì di mortificare Misa, per cui mentì spudoratamente, dichiarando che non avrebbe potuto ricevere un dono più bello.

«Beh, ma adesso devi assolutamente indossarla, Light» intervenne Ryuzaki, «sono certo che Amane-san muore dalla voglia di vedere come ti sta. E ad essere sincero, sono curioso anche io» disse mettendosi comodo per godersi lo spettacolo.

«Ah, ma abbiamo queste» addusse Light come scusa, mostrando le manette. «Non credo sia il caso di...»

Subito qualcosa di metallico lo colpì dritto alla testa: Ryuzaki gli aveva tirato le chiavi per liberarsi. Non aveva scelta.

Sorridendo nervosamente e cercando di ignorare gli urletti gioiosi di Misa, Light si liberò e fece per avviarsi verso una stanza attigua per cambiarsi.

«Dove stai andando, Light-kun?» chiese Ryuzaki.

«A provare questa...» disse Light a denti stretti, implorando laltro con gli occhi di lasciarlo andare. Non aveva nessuna intenzione di indossare quel capo, avrebbe inventato un difetto qualsiasi e avrebbe chiesto a Misa di restituirlo, fine della storia. Ma Ryuzaki non era dello stesso avviso.

«Light, dimentichi che devo sempre tenerti docchio; verrei con te di là, ma non sarebbe carino lasciare Amane-san qui da sola. Temo che dovrai cambiarti qui davanti a noi.»

«Per me va bene!» ululò Misa, facendo i salti di gioia, e la decisione venne approvata all'unanimità o, perlomeno, lunanimità che contava qualcosa in quel salotto.

Light si sfilò la maglietta per mettere fine il prima possibile a quel supplizio, tra i commenti deliziati di Misa e sotto lattenta supervisione di L.

«Ecco, ti sta benissimo!» esultò Misa, sistemandogli lultimo bottone. «La taglia è perfetta, il colore ti dona, la fantasia è allegra e il modello alla moda... Non come quegli stracci informi che indossa il tuo amico!» bisbigliò infine, facendosi sentire lo stesso da Ryuzaki. «Guardati allo specchio, sei troppo fico!»

Light si voltò verso lo specchio alle sue spalle cercando di restare calmo. Nel riflesso, vide chiaramente lespressione di Ryuzaki apparentemente impassibile, ma sapeva benissimo che si stava divertendo un mondo a vederlo oggetto delle soffocanti attenzioni di Misa, per di più vestito in maniera ridicola.

«Hai ragione, Misa. Mi sta proprio bene...» si sforzò di dire. La ragazza, intanto, si premurava di lisciare tutte le pieghe del tessuto: una scusa per tastare in santa pace ogni muscolo di quelladone del suo ragazzo.

«Ryuzaki-san, non trovi che il mio Light stia benissimo con il mio regalo?» lo chiamò in causa Misa, con sguardo vittorioso.

«Benissimo, per un pagliaccio» rispose conciso Ryuzaki, suscitando il disappunto di Misa.

«Cosa ne capisci tu di moda e di buon gusto! Misa-Misa ha sempre avuto un gusto eccellente per la moda, ma soprattutto per i ragazzi!» giubilò, facendo scivolare impudentemente una mano sul sedere di Light.

«Misa!!» strillò Light, facendo un balzo per allontanarsi da quella ragazza troppo simile a una piovra.

«Scusami, Light, caro, Misa non ha proprio resistito!» si giustificò, facendo un lieve inchino. «Beh, ora sarà meglio toglierti questa meraviglia di dosso prima che si sgualcisca...» disse, sporgendosi per sbottonargli la camicia, ma un sonoro clanc rovinò i suoi piani.

Ryuzaki si era alzato e aveva rimesso le manette al povero Light, ormai arresosi a restare per sempre in balia di quei due psicopatici.

«Perché toglierla? Gli piace tanto, lasciamogliela tenere...»

Misa si convinse delle motivazioni di Ryuzaki. In fondo, la sua era solo una scusa balorda per vedere nuovamente il suo Light senza veli; cerano altri modi per raggiungere quello scopo, e potevano scommetterci che ci sarebbe riuscita! 

Sbuffando e borbottando, tutti e tre si risistemarono nuovamente sui divani. Il tè si era raffreddato e nessuno aveva più molta voglia di fare conversazione, eccetto Misa, che bisbigliava paroline dolci e promesse di futura felicità allorecchio del suo amato, che a sua volta, arrabbiato per avere ancora indosso lorribile camicia, fissava con rancore Ryuzaki, il quale non riusciva a togliere gli occhi di dosso a Misa che toccava e accarezzava senza sosta il suo Light. E quando diceva “suo”, non intendeva certo “di Misa Amane”.

La consapevolezza appena raggiunta fu come un pugno in pieno stomaco e la probabilità che le tre porzioni di torta non avessero nulla a che fare con quella sensazione era spaventosamente alta: Ryuzaki era un bambino viziato al pari di Misa Amane, che non voleva dividere i propri giocattoli con nessuno. Non era poi un concetto tanto difficile da indovinare: il suo se lera addirittura incatenato al polso! E quella stupida competizione era nata perché entrambi erano abituati ad ottenere tutto ciò che volevano. 

E il problema era proprio che volevano entrambi la stessa cosa.

Ma l’assurdità della situazione - adesso lo vedeva con chiarezza - era che fosse Light, apparentemente vittima dei loro capricci, ad averli entrambi in pugno.

Lo sguardo di Ryuzaki scivolò inevitabilmente sulle labbra di Light, alle quali anche Misa stava puntando da ormai troppo tempo senza ottenere risultati. Quante bugie erano passate, per quelle labbra? Cosa avevano fatto, quelle labbra, per circuire Amane a tale punto?

«Oh, Light, ti prego, fallo smettere!» la voce stridula di Misa ridestò per la seconda volta Ryuzaki dai suoi pensieri, «Ryuzaki-san mi sta facendo paura!» disse aggrappandosi al braccio di Light, «non è così che dovrebbe essere un appuntamento tra innamorati!» protestò irritata, guardando malissimo Ryuzaki, che evidentemente era rimasto imbambolato a guardarli morbosamente per un bel pezzo.

«Giusto, Ryuzaki, perché ci stavi guardando?» chiese Light, felice di poter dirigere le attenzioni di Misa su qualcun altro.

«Lo so io perché ci stava guardando!» fece Misa, piccata. «Light, davvero, mi dispiace, ma così non possiamo proprio frequentarci...»

«Misa, sei stata tu ad insistere per vederci...» disse Light, seccato per le continue lamentele della ragazza, «sapevi benissimo che Ryuzaki sarebbe stato qui tutto il tempo.»

«Lo so, ma potrebbe almeno guardare da un’altra parte mentre noi ci baciamo!» strillò Misa indispettita. «Lo dicevo io che era un pervertito...» sibilò tra i denti.

«Amane, tranquillizzati» prese finalmente parola Ryuzaki, «non stavo affatto guardando te.» 

Misa rimase un attimo interdetta: se non lei, cosa poteva mai guardare un pervertito del genere? Decise di ignorare quella domanda almeno finché avesse avuto Light vicino, che, piuttosto imbarazzato dallo strano comportamento di Ryuzaki, fu più bendisposto a sopportare le sue coccole ancora un po', finché Ryuzaki non decise che ne aveva avuto abbastanza. 

«Il tempo è scaduto» annunciò alzandosi in piedi, «Light, andiamo» gli ordinò, marciando dritto verso l’uscita, strappando il ragazzo dalle grinfie di una Misa scioccata, impedendo ai due di salutarsi come conviene tra due fidanzati.

«Ma come?!» protestò Misa, «Light, quando ci rivediamo?!»

Ryuzaki si chiuse la porta alle spalle e si avviò verso l’ascensore.

Quando entrarono, Light abbassò lo sguardo e Ryuzaki lo imitò, guardando da un'altra parte; il momento delle spiegazioni era arrivato, ma nessuno parlò.

Benché quel silenzio fosse carico di una certa tensione, però, entrambi apprezzarono quella parentesi di quiete, cadenzata solo dal ronzio dell’ascensore e dall’occasionale tintinnio della catena.

Dopo quelli che sembrarono minuti interminabili, durante i quali ebbero modo di pensare alla loro condotta, Light si schiarì la voce. «Bene... Cosa facciamo adesso?»

«Non saprei, ormai abbiamo la serata libera...»

L’ascensore si aprì con un dling davanti alle porte degli uffici.

«Potremmo rimetterci a lavorare, in fondo è ancora presto…» propose Light già che c’erano, senza particolare entusiasmo.

«Già…» acconsentì Ryuzaki, neanche lui troppo convinto. «Ma prima…»

Light trattenne il fiato, i sensi stranamente all’erta.

«Ma prima dovresti toglierti quella camicia» proseguì Ryuzaki con cautela. «È davvero terribile.» 

Light annuì sorridendo. «Sì, è una buona idea.»

«Torniamo in camera» disse Ryuzaki, facendo strada con un piccolo sorriso.

Ed entrambi seppero che non sarebbero tornati a lavoro prima dell’indomani.

 



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#6: Legati


 


Scintilla19

 

 

   
 
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