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Autore: SimoInvaded    15/10/2008    6 recensioni
Annuisco. “ Va bene. Allora...Arrivederci Bill.”
Arrivederci Bea.”
Mi superi e inizi a camminare per la tua strada.
Ci siamo, infine, salutati come due estranei.
Siamo, ormai, due estranei.
Estranei che credevano di essere destinati a vivere per sempre insieme, l’uno accanto all’altra.
Genere: Romantico, Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Tokio Hotel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Eccomi con un'altra ff.
Come tutte le altre, anche questa è un tantino triste.
Ma purtroppo mi frullano solo pensieri negativi per la testa e mi sfogo scrivendo.
Spero vi piaccia e che commentiate. Mi farebbe piacere...
Bazi Simo ^^
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Una doccia.
 La tua doccia.
O la nostra.
Acqua che scorre.
Acqua che mi bagna.
Vapore addensato che offusca tutto. La mia vista è annebbiata. Ma una cosa riesco a vederla.
Tu, che senza fare rumore, vieni a farmi compagnia.
 Mi guardi malizioso.
Birichino.
Il tuo sguardo rinchiude dentro di sé, un bambino che non vuole crescere ma che sa cose che non potrebbe ancora sapere.
Come al solito, i tuoi vestiti sono al loro posto.
Accarezzano la tua pelle chiara.
A quel punto anche io sorrido maliziosa. Ti attraggo a me, ponendoti sotto il getto caldo della doccia. Sfioro il tuo collo con la punta delle dita. Scendo verso il colletto della camicia ed inizio a sbottonarla. Bottone per bottone, con proposita lentezza. Cerchi di aiutarmi ma allontano le tue mani. Devo farlo io. Ti sfilo la camicia ed accarezzo il tuo petto ormai bagnato.
“ Che hai voglia di fare?” sussurrò indifferente.
“ Quello che vuoi. Sono tuo.”
Sogghigno e mi avvicino al tuo viso.
Respiri, d’un tratto pesanti.
Respiri che si fanno affannati.
Respiri che colmo, intrappolando le labbra nelle tue. Inizio a giocare. A giocare con la tua lingua. La inseguo, la respingo, la catturo.
Passi una mano dietro la mia schiena e mi attiri ancora di più a te facendo si che i nostri corpi si incontrino. E facendo si che io senta la tua eccitazione. Lasciò le tue labbra e abbasso lo sguardo, posandolo sui tuoi jeans. Questa volta, con il tuo aiuto, te li sfilo.
Leccandomi le labbra, affondo una mano nei tuoi boxer. Lo sento. Sento il tuo desiderio, mentre tu inizi ad ansimare.
Decido di uscire dalla doccia. E così faccio.
Ridendo, mi precipito in camera da letto. Salgo sul grande materasso a due piazze coperto da una trapunta color avorio traforata. Mi voltò ed incrocio il tuo sguardo.
Sei lì, acanto alla porta.
“ Non vieni?” chiedo.
Mi sorridi. “ Certo.”
Ti avvicini e sali a mò di gatto famelico, sul letto.
Il nostro letto.
Mi copri con il tuo esile corpo e ti avvinghi al mio collo. Sento le tue labbra affamate, divorarmi. Sento la mai pelle diventare infuocata. Scendi verso il seno. Poi il ventre.
Continui imperterrito mentre i nostri corpi, a mano a mano, bagnano tutta la trapunta.
Sento qualcosa premere su di me. Porto le mani all’altezza dei tuoi boxer neri e li tiro giù. I nostri occhi si incrociano per qualche istante, ma poi si richiudono lasciando che l’istinto faccia il suo corso. Senza perdere altro tempo, entri in me e mi abbandono ai tuoi dolci giochi...
 
***
 
E’ un anno che non vedo quella doccia.
Ormai non è più la nostra doccia.
E anche quel letto, con quelle candide lenzuola.
E quella casa che aveva sempre un profumo speciale. Il tuo profumo.
E a distanza di un anno, mi sono fermata ad osservare quella bella villetta al centro di Amburgo. L’auto come sempre in bella vista fuori al garage. Segno che sei in casa.
Vorrei sapere chi c’è ora lì con te.
Chi occupa la parte destra del letto ora, al posto mio.
Chi utilizza la doccia in tua compagnia.
Chi ha preso posto nel tuo cuore, dopo che io, piena di rabbia, ho portato via tutto.
Qual è il primo sorriso che vedi adesso appena sorge il sole?
 E quello che vedi prima di addormentarti?
Chi ti accarezza?
Chi ti consiglia?
Chi ti bacia?
Chi fa l’amore con te?
Io spero nessuno, perché il mio cuore sta ancora male. E godrei, se venissi a sapere che anche il tuo soffre ancora. Sempre se hai mai provato un briciolo di dolore dopo avermi lasciata.
Incomprensioni.
Stupidissime incomprensioni.
Ma anche stupidissima scusa.
Almeno per quanto mi riguardava, non c’era nessuna incomprensione. Soprattutto a letto.
Mi avvicino al citofono. Cerco di puntare il dito tremante, sul rettangolino grigio accanto al nome. E come tutti gli altri giorni, non ci riesco. Rimetto le mani in tasca e sto per voltarmi quando sento un rumore familiare. La serratura del portoncino della villetta, scatta.
Mi volto in direzione del suono. 
Ed eccoti. In jeans scuro, maglioncino nero a collo alto e borsa appesa ad un avambraccio, esci.
Ti volti per richiudere il portoncino con cura, e avanzi verso il vialetto illuminato da qualche faretto messo al suolo.
Gucci agli occhi, capelli piastrati che ricadono sulle spalle. Già mi basta vedere ciò, per far perdere colpi al cuore.
Ti stai avvicinando ed io sono lì, davanti al cancello che ti guardo a bocca aperta. Le tue labbra si contraggono in una smorfia, poi si distendono in un sorriso.
E sei di fronte a me.
“ Ciao..” mormori amorevole. Troppo amorevole.
“ Ciao...” biascico intimidita.
Ti avvicini a me. Troppo vicino.
Mi rinchiudi nel tuo abbraccio e le tue labbra sfiorano le mie guance fredde. Mentre ti stacchi, il tuo profumo mi invade. Come lo ricordavo. Sempre lo stesso.
“ Da quanto tempo, Bea! Come stai piccolina?” dici pimpante.
Io lo sono un po’ meno. “ Si tira avanti...” sussurro abbassando lo sguardo.
Sento le ferite del mio cuore riaprirsi man mano. Non credevo avrebbe fatto male, rivederti.
“ Cosa ci fai da queste parti?” chiedi.
Faccio spallucce senza rispondere.
Sorridi mentre ti sfili le Gucci. Le appendi ad un manico della borsa e ritorni a fissarmi.
Incrocio il tuo sguardo.
Caldo.
Profondo.
Fiero.
Misterioso.
Come lo è sempre stato.
“ Come sempre, di poche parole, eh?!” aggiungi.
“ Non è che c’è così tanto da dire.” mormoro, riabbassando lo sguardo.
“ Eh, beh si. D’altronde il modo in cui ci siamo lasciati non è stato molto pacifico!” esclami con un filo d’arroganza.
 
***
 
“ Cosa?! Vuoi finirla qui? Bill! Dopo tutto quello che c’è stato? E i preparativi del matrimonio, eh?!”
Il tuo sguardo freddo. Quello sguardo che mi portò ad odiarti.
“ Non ci sarà più nessun matrimonio. Troppe incomprensioni, Bea. Lascia perdere.”
“ Lasciare perdere? Tu, ad una storia durata 5 anni, dici lascia perdere? Ma sei impazzito!! Sei riuscito a farti odiare Bill Kaulitz! Sei solo uno stupido ed eterno EGOISTA!” ansimo col fiato corto.
Ed esco da casa tua, sbattendo la porta.
 
***
 
Mi mordo un labbro.
Ci sei stato solo per sesso con me? Avrei voluto tanto chiedertelo.
“ Quando Tu mi hai lasciata.” puntualizzo.
“ Ma lo volevamo entrambi, no?”
Scuoto la testa con poca energia e ritorno a reggere il tuo sguardo.
Sguardo che grava su di me come un macigno. “ No.”
“ Ah, si?”
“ Bill, è stato sesso o amore per te?” riesco finalmente a chiedere.
Mi scruti incerto, poi corrughi la fronte. “ Amore, davvero.”
“ Amore? E perché mi hai abbandonata?” insisto.
Sei in difficoltà ora, vero?!
“ Veramente...non lo so. Era tutto così complicato. Troppe responsabilità ad un certo punto. Era troppo seria come cosa.” mormori.
E la tua allegria iniziale, svanisce.
“ Sei stato tu, o sbaglio, a chiedermi di sposarti?! Nessuno ti aveva obbligato.”
Riprendi gli occhiali e li indossi. Forse per mascherare quelle ultime emozioni.
“ Senti, non ci pensare più. E’ tutto finito ormai.”
E come sempre dai delle inutili risposte per concludere e non affrontare la realtà e le difficoltà.
 
***
 
“ E’  inutile. è finita.” mormori.
 
***
 
Annuisco. “ Va bene. Allora...Arrivederci Bill.”
Arrivederci Bea.”
Mi superi e inizi a camminare per la tua strada.
Ci siamo, infine, salutati come due estranei.
Siamo, ormai, due estranei.
Estranei che credevano di essere destinati a vivere per sempre insieme, l’uno accanto all’altra. Anche io mi volto e mi avvio.
Torno a casa mentre godo.
Io ti conosco fin troppo bene, Bill Kaulitz.
Tu ci soffri ancora, come me. E questo mi basta.
  
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