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Autore: Michaels    19/10/2014    3 recensioni
[MIKA & Marco Mengoni]
Alcune volte la vita ci mette davanti a determinate scelte. Altrettante volte si può fare quella sbagliata e ferire qualcuno di estremamente importante. E nonostante ci si renda conto dell'errore e si cerchi di rimediare, non tutto dipende da una singola persona. Sta anche all'altra decidere di perdonare o meno.
[...]
"Aveva ammesso davanti a colui che amava di aver sbagliato e niente di più giusto avrebbe potuto fare. Era stato forte per entrambi. Forse nel momento sbagliato, forse troppo tardi, ma lo aveva fatto."
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Marco Mengoni
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Se solo fosse riuscito ad essere forte abbastanza per sorreggere entrambi nelle proprie debolezze e fragilità, non si sarebbe ritrovato in una situazione simile. Era diventato sempre più difficile vederlo occasionalmente in televisione o tutti i giorni in quelle foto ormai prive di emozioni. Ed era diventato ancora più difficile vedere i sorrisi che rivolgeva alle persone che lo circondavano. Michael sapeva quanto fosse tutto falso e che ognuno di essi non fosse affatto vero. Sapeva che il suo Marco stava soffrendo come pochi. Stava soffrendo come pochi proprio per colpa sua. Almeno questo era ciò di cui Mika era riuscito a convincersi, perché che il suo Marco si fosse rifatto una vita non era possibile e, pur volendo la sua felicità, sperava che non l’avesse tagliato fuori del tutto e che pensasse ancora che la sua felicità potesse essere solo insieme a lui. Ma intanto, quello che continuava a definire il suo amore, pur non essendo il suo ragazzo, non più, sulla carta sembrava essere felice, anche se era consapevole e sapeva bene che lui cercasse di mostrarsi in un certo modo davanti a tutti quanti solo per una questione di immagine, non perché lo fosse realmente. 
Avrebbe voluto dirgli ogni momento che ci sarebbe stato e di non fermarsi a quell’attimo che non sarebbe ritornato e che ogni momento sarebbe stato fantastico, proprio come prima. L’avrebbe portato di nuovo dove si vola. Si stavano dicendo bugie. Avevano scelto quella via solitaria. Non avevano avuto il coraggio di andare per mano per sempre. Chi non ha avuto il coraggio di andare per mano per sempre, Michael? Nella mente del libanese si fece spazio prepotentemente quel pensiero, che ovviamente non poteva che ricordargli la vera causa di quella separazione troppo dolorosa. Aveva sottovalutato forse il male che avrebbe fatto ad entrambi? No, assolutamente. Sapeva benissimo a cosa sarebbe andato in contro. Sapeva benissimo cosa avrebbe causato in Marco, ma che ci poteva fare se aveva avuto paura per la prima volta? Niente sarebbe stato certo con lui. Non avrebbe avuto la certezza di niente, se non quella della felicità. Quella felicità che Marco gli dava però era ben diversa da quella felicità illusoria che riusciva a dargli Andy. Avrebbe potuto benissimo dire che la storia con Andrew aveva avuto un suo inizio ed una sua fine, ma nonostante ciò si ritrovava in una prigione che lo teneva ammanettato a quella storia piena di speranze. Tuttavia, quella con Marco, il suo Marco, non si poteva neanche definire una semplice storia. Era stata una meravigliosa favola, piena di avventure e, come una qualsiasi avventura che si rispetti, ognuna piena di ostacoli non insuperabili. 
Il suo accento romano e la sua voce, che da troppo tempo non gli sussurrava frasi amorevoli all’orecchio, lo distolsero da quei pensieri contrastanti e tormentati. Gli mancava sentire il suo respiro sulla sua pelle, i loro nasi sfiorarsi e le sue labbra ricordargli quanto avesse bisogno di lui. Gli mancava fare l’amore nel suo modo di essere incredibilmente dolce ed impacciato. Gli mancava il fatto che fosse l’unico a non correggere il suo italiano maldestro, che italiano propriamente non si poteva chiamare. A Marco piaceva sentirlo sbagliare. A Marco piaceva maldestro. A Marco piaceva così come era. O forse semplicemente aveva perso le speranze, ma a Michael invece piaceva pensarla in quel modo. La sua risata cristallina lo distolse nuovamente da quei pensieri e decise una volta per tutte di smetterla di perdersi nella sua mente. Decise che sarebbe stato di gran lunga più bello perdersi in quel meraviglioso sorriso luminoso, ma non abbagliante, e capì. Come se quel sorriso avesse avuto il potere di fargli vedere tutto molto meglio. Tutto ciò che era stato offuscato dalla paura era finalmente possibile per lui vederlo in modo estremamente chiaro. Voleva Marco, ma non quel Marco Mengoni. Voleva il suo Marco. 
 
Il viaggio da Londra a Milano era stato un punto fondamentale durante il quale, Mika, era riuscito ad elaborare un discorso lungo e preciso grazie al quale sarebbe riuscito anche ad esporre tutto ciò che lo aveva portato ad allontanarsi e, soprattutto, tutto ciò che lo aveva portato proprio lì, davanti a lui. Quello che avrebbe detto ad Andrew non sarebbe stato importante in quel momento. Ci avrebbe pensato dopo. La sua priorità era riprendersi il cuore di Marco, o meglio, fargli sapere che il suo gli apparteneva ancora. Sapeva per certo che il suo cuore, Marco, non se l’era mai ripreso. Ne era sicuro. 
Pur non sapendo esattamente dove andare a cercarlo, decise di tentare prima di tutto la casa dove si erano visti per l’ultima volta. Era lì che aveva visto il suo Marco in lacrime, mentre lo pregava di scegliere lui e non Andrew. Ed errore più grande non poté fare. Scelse la sicurezza e non la felicità, pensando al bene di entrambi. Si sarebbe ricostruito una vita sentimentale quantomeno che si avvicinasse alla normalità col compagno di una vita, ed anche lui, si augurava forse falsamente, sarebbe riuscito a trovare qualcuno. Ma sapeva che Marco di trovarsi qualcun altro non ne voleva sapere proprio, per il semplice fatto che amava solo lui. Di questo ne aveva la certezza. Glielo aveva letto negli occhi mentre lo lasciava solo fra le lacrime su quel maledetto divano in pelle nera. Che razza di errore aveva commesso? Uno madornale, senza alcun dubbio. Forse il più grande. Alla fine, più certezze gliene dava Marco. La sua voce rotta dal pianto, che lo supplicava di non lasciarlo nuovamente solo, lo aveva tormentato per giornate e notti intere, insieme a quei piccoli ma terribili lamenti che fuoriuscivano da quelle meravigliose labbra sottili. Eppure, ultimamente sembrava un’altra persona. Sembrava essere cresciuto. Sarà stata quella barbetta folta che si era lasciato crescere o quei capelli stranamente ordinati e tirati all’indietro, con i quali non sarebbe più riuscito a giocare infilandoci le mani. Forse, aveva capito come si fosse sentito il suo Marco quando diceva di voler giocherellare con i suoi riccioli, dei quali ormai raramente se ne vedeva traccia. Quindi, si poteva dire, lo stesse privando delle stesse cose di cui lui lo aveva privato. Almeno questo era ciò che Mika continuava ad elaborare nella sua mente. Credeva che tutto ciò che facesse Marco fosse come un piccolo segnale ed in un certo modo collegato a lui. Manie di egocentrismo? No, era solo follemente innamorato di un ragazzo che aveva fatto soffrire. Nutriva poche possibilità di poterlo conquistare nuovamente, ma in quelle poche lui credeva fermamente. Ci si appigliava come non aveva mai fatto prima.
Sperava davvero con tutto il cuore di trovarlo a casa e poter chiarire una volta per tutte la situazione. Insomma, il giorno prima si trovava a Milano, poteva già esser partito per un’altra destinazione? Beh, in fondo Michael stesso lo sapeva: il giorno prima ci si ritrovava da una parte e quello dopo in quell’opposta. Ma sperava ovviamente non fosse capitato in quel momento ed in quell’occasione. Forse, avrebbe dovuto chiamarlo, però sapeva che non gli avrebbe risposto. Era la regola ormai. Non sapeva se avesse o meno cancellato il suo numero dalla rubrica, ma sapeva per certo che non appena vedeva il suo numero sul display, la chiamata veniva rifiutata. Una volta aveva provato a chiamare con un altro cellulare e rimase paralizzato a sentire la sua incantevole voce, che lo aveva inizialmente deliziato e poi ferito come mai. In quell’istante ebbe l’ennesima certezza: il suo Marco non lo voleva né vedere né sentire. E così fu per svariati giorni, che divennero settimane, che divennero mesi. Bastarono due tocchi leggeri alla porta e riuscì a sentirlo di nuovo.
“A’, Marta!” Le vocali esageratamente allungate ed il suo timbro squillante invase le orecchie di Mika, che non poté far a meno di sorridere anche quella volta.
Che aspettasse la sua manager era evidente, ma in quei pochi secondi che gli rimanevano si rese conto di non essere neanche minimamente presentabile. La camicia era totalmente sgualcita dal viaggio, così i pantaloni ed i capelli sembravano essere tornati quelli di un ragazzino disordinato. Quello che piaceva a Marco, insomma. Il panico più totale lo invase e prese possesso del suo corpo partendo dalle gambe fino alle mani, che cominciarono rapidamente a sistemare il sistemabile a partire dagli indumenti. Sollevò appena il braccio destro e la manica per scoprire il suo corpo maleodorante. Con espressione disgustata prese dallo zaino che si era portato dietro la boccetta di profumo e se lo spruzzò addosso senza tanto pensare su dove metterselo. Sentì i passi di Marco farsi sempre più vicini, accompagnati da altre espressioni che solo lui poteva usare. Cercò di concentrarsi su altro e di non perdersi nuovamente in quella dolce melodia. Però, la porta si aprì, mentre lui ancora aveva la borsa pesante e penzolante da una parte e il corpo tremante ed emozionato ed il risultato non poteva che essere uno: una bella figura di merda. Almeno questo è ciò che sempre la sua mente era riuscita ad elaborare. Ma non appena incrociò quei due occhioni color cioccolato si dimenticò completamente di tutto ciò che lo circondava. Gli importava solo vederlo e perdersi in quei pozzi infiniti, che con quelli delle foto avevano ben poco a che fare. Marco dal vivo era un’altra cosa. Era ancora più meraviglioso. Non poteva avere altri aggettivi quel ragazzo. La sua attenzione si spostò, non molto tempo dopo, sul suo sorriso. Anche i suoi occhi sorridevano, ma un attimo dopo tutto mutò. Le sue labbra andarono man a mano distendendosi, lasciando spazio ad un’espressione disorientata e, poco dopo, anche i suoi occhi assunsero un aspetto smarrito. Mika avvertì automaticamente una strana sensazione di secchezza alla gola e di fastidiosa leggerezza lungo le gambe. Sentiva prorompente il suo cuore che componeva una terribile musica sconnessa nella sua gabbia toracica. Marco dovette combattere per un attimo dentro di sé. Cercò di mantenere la calma davanti al sogno tanto sofferto che gli si era presentato davanti. Avvertì le stesse sensazioni di Michael, ed insieme componevano la musica dell’amore. L’unico problema era che Marco non era ancora disposto probabilmente a cedere. Ma notò il suo stesso smarrimento negli occhi del riccio, e forse avrebbero potuto trovare una soluzione insieme. Sapeva che, se l’avesse mandato via, non l’avrebbe più rivisto e questo non lo voleva, ma non voleva neanche fargli capire quanto fosse ancora maledettamente essenziale per  lui. Si limitò a stare sullo stipite della porta attendendo una qualsiasi mossa dall’uomo che poteva ancora definire il suo amore. 
“Mika.” Detestava profondamente chiamarlo in quel modo. Lui amava terribilmente chiamarlo Michael, ma voleva prendere le distanze. Voleva fargli capire che non era ciò che credeva fosse. Non poteva più essere uno qualsiasi da buttare via quando si sarebbe sentito di nuovo confuso. Voleva fargli capire che non viveva per lui, pur non essendo assolutamente la verità. Tuttavia, notò solo dall’espressione ancora più terrorizzata dell’uomo che aveva davanti che aveva utilizzato un tono forse non troppo gentile, forse quasi di disprezzo, ma non era sua intenzione fargli capire una cosa del genere.
“Marco, please, listen to me…” Il riccio quel tono lo aveva interpretato come un qualcosa di davvero terribile. Pensava non volesse più vederlo sul serio e non riuscì a far altro se non tentare di parlare prima lui, ma per quanto cercasse di spiegare, tutte quelle parole, quel lungo discorso che si era preparato in aereo, erano come volati via dalla sua mente smemorata. 
Non esisteva più niente nella sua testa e ciò era qualcosa che non poteva che gettarlo nuovamente nel panico più totale. Era come se fosse andato lì da Marco con uno scopo, con un obbiettivo, al quale però non riusciva ad arrivare non avendo più i mezzi. Qualcosa di incredibilmente contrario a lui gliel’aveva sottratti. Eppure, fino a qualche secondo prima ce li aveva. Saranno stati gli occhi sorpresi e quasi smarriti di Marco a confonderlo e farglieli perdere, oppure il suo modo di chiamarlo, così diverso da come prima pronunciava il suo nome. Non c’era più affetto, ma solo rancore. Forse, tutte quelle illusioni che si era fatto su loro due erano soltanto, appunto, semplici illusioni.
“Mi dispiace, Michael, mi hai… non so neanche io cosa tu mi abbia fatto sinceramente. Ho voluto rimuovere,” Mika ebbe per un attimo un fremito, una speranza. Che gli stesse dicendo che lo aveva perdonato? “ma non ci sono riuscito completamente.” No, assolutamente no. Quel piccolo sorriso che si era fatto spazio sul suo viso scomparve automaticamente a quelle parole. “Mi hai lasciato per Andrew dal giorno alla notte. Così, di punto in bianco. Credo che questo dica tutto. Una storia, fra di noi, non ci sarebbe mai dovuta essere. Non sarebbe dovuta esistere e questo lo sai anche tu. Però, sappi che è stata una storia come un’altra.” Marco, non vedendolo fiatare più, decise come di aiutarlo inizialmente, forse più illudendolo, ma decise di distruggerlo qualche attimo dopo, proprio come lui lo aveva distrutto tempo prima. 
Non era da lui essere vendicativo, assolutamente. Ma averlo lì, davanti, gli aveva dato un senso di pace, ma anche di una tale rabbia che poche volte era riuscito a provare. Tuttavia, in cuor suo, sapeva che Mika non se ne sarebbe andato in quel momento. Lo avrebbe ascoltato e, poi, avrebbe deciso cosa fare di quella storia, che storia non si poteva definire, per nessuno dei due. Era stato un termine utilizzato di proposito, perché la loro non era affatto una storia. Quelle erano le parole che Marco si era preparato nella testa in quei lunghi mesi e, a differenza di Michael, lui non ne aveva dimenticata nemmeno una mantenendo la calma necessaria. Di certo, non poteva dire di non amarlo più, quello no. A sé stesso tante volte se l’era ripetuto, la parte difficile era dirlo in faccia a quell’uomo che rappresentava la sua felicità. E si sa, l’orgoglio spesso prende il sopravvento su tutto. E  Marco questo lo sapeva. Mika lo aveva dimenticato. Lo aveva messo da parte lasciando che l’amore per quel ragazzo lo travolgesse nuovamente. Aveva ammesso davanti a colui che amava di aver sbagliato e niente di più giusto avrebbe potuto fare. Era stato forte per entrambi. Forse nel momento sbagliato, forse troppo tardi, ma lo aveva fatto. 
Quando Michael tentò di sfiorare appena il dorso della sua mano con l’indice, Marco non si ritrasse e lì, in quel momento, in quel piccolo e doloroso frangente, capì che le promesse, non tutte almeno, erano state fatte per essere mantenute. Non quelle che non lo avrebbero reso felice. Alcune erano state fatte proprio per essere infrante. Infatti, anche se si era ripromesso di non dimostrargli più il suo amore, sapeva che non ci sarebbe riuscito. Voleva Michael, ma non Mika. Voleva il suo Michael Holbrook Penniman Jr. Si volevano e si appartenevano. In un piccolo movimento pose fine al contatto fra le loro mani ed alzando di scatto il viso entrambi si persero l’uno nello sguardo dell’altro. Il libanese era visibilmente allarmato da quel gesto. Che non lo volesse più? No, assolutamente. Il perché stava semplicemente nel fatto che per Marco quel minimo contatto non era abbastanza. Tuttavia, in quest’ultimo si poteva ben vedere un pizzico di soddisfazione, ma anche di inquietudine. Aveva paura di rientrare in contatto con quelle labbra a forma di cuoricino che incorniciavano quei denti perfetti, che, ogni volta che venivano mostrati, erano accompagnati da quelle sue adorabili fossette. Di certo, però, non poteva farsi fermare da una cosa del genere. Era la stessa cosa che aveva bloccato il suo Michael, che però nonostante tutto si trovava lì. Forse, sarebbero stati sempre destinati a ritrovarsi al punto di partenza, rimanendo sempre in quell’antipatica casella. No, non poteva permettersi di bruciare un’opportunità simile. Ci giochiamo il cuore, Michael? Quella domanda avrebbe tanto voluto fargliela ad alta voce, ma timoroso della risposta prese un respiro profondo continuando a vagare in un suo ultimo pensiero prima di agire. Rischiamo. 


#MyWor(l)d


Saaaalve :3
Sì, allora, questa cosa non ha né capo né coda. Non ha un vero senso. E' stata scritta un po' così, ma spero non vi faccia schifo e che non vi annoi poi così tanto. 
Okay, detto questo... E' COLPA DI MIA MOGLIE, PRENDETEVELA CON LEI -> _Lollpop_96 E' tutta colpa sua, quindi per favore menate lei, non me D: (scherzo, ti amo :3) 
Beh, grazie dell'attenzione, alla prossima! :3
Un bacione,
Michaels
  
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