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Autore: vivereneilibri    19/10/2014    0 recensioni
Ogni beta doveva imparare a controllarsi anche durante la trasformazione. Se la rabbia superava il limite, Michael rischiava di trasformarsi e l’unico modo per evitare tutto ciò era trovare un punto fermo, fino ad allora il suo punto fermo l’aveva trovato solamente in se stesso, ma sapeva che quel punto sarebbe crollato presto e quando sarebbe arrivato quel momento, la rabbia sarebbe crollata su di lui inghiottendo tutti....
E se Michael trovasse il suo vero 'punto fermo'? Andrebbe a finire diversamente?
«Luke, sei tu il mio punto fermo»
[Michael/Luke] [Slash]
Genere: Azione, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yuri, Slash | Personaggi: Altri, Ashton Irwin, Calum Hood, Luke Hemmings, Michael Clifford
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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1.


Prologo

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E


ra una semplice giornata di fine agosto e un ragazzo dai capelli rossi era appena sceso da un autobus guidato da una donna che portava i capelli a caschetto. Quest’ultima lo salutò quasi come se avesse un rapporto di amicizia con il ragazzo, e lui fece lo stesso. L’autobus gli sfrecciò davanti agli occhi. Subito dopo alzò lo sguardo e rimase ad osservare ciò che lo circondava: un grandissimo parco, il posto più accogliente che il ragazzo avesse mai conosciuto. Si chiamava Michael, Michael Clifford, e ciò che stava osservando era il luogo d’incontro che lui e il suo migliore amico avevano stabilito anni fa. Da allora, i due si riunivano in quel posto a parlare o semplicemente ad ascoltare la musica dagli auricolari. All’inizio il parco era quasi desolato, piuttosto triste, ma forse, per loro aveva il suo fascino. Ogni pomeriggio alle quattro e mezza i due migliori amici si davano un appuntamento per passare del tempo insieme, salutavano l’anziana signora che se ne stava seduta su una panchina con ago, filo e un maglioncino non del tutto finito, e si sdraiavano sul prato. Poi le parole uscivano da sole, senza controllo, quasi come pensare ad alta voce, però con una differenza: non venivi ascoltato solamente da te stesso. Michael lo definiva un posto così calmo e tranquillo, che un giorno finì per addormentarsi mentre il suo migliore amico gli raccontava l’ennesima figuraccia per quanto riguardava le ragazze. Negli ultimi mesi, il parco era diventato sempre più conosciuto a causa di varie ristrutturazioni che forse i due – specialmente Michael – avevano odiato. Il loro ‘piccolo segreto’ – e della signora con ago e filo – era diventato fin troppo conosciuto e rumoroso, ma nonostante tutto, loro continuavano ad incontrarsi sempre nel medesimo posto, perché ormai una parte del loro forte rapporto di amicizia era cresciuto e si era rafforzato lì, e niente poteva cancellare quei bellissimi ricordi.
Michael attraversò il cancello del parco e dopo aver schivato una palla da pallavolo e due da calcio grazie ai suoi riflessi sovrannaturali, si lasciò quasi cadere sulla solita panchina di legno.
«Chi? Quello? È Michael Clifford, un tipo strano» sentì forte e chiara la voce di due ragazzi in fondo al parco, accanto ad un albero di mele. Michael si girò di scatto verso di loro ed entrambi impallidirono. Probabilmente aveva già visto da qualche parte il ragazzo appoggiato sulla corteccia, che in quel momento fingeva di guardare qualcos’altro.
«Dici che ci ha sentito?» chiese quest’ultimo mentre si mordeva il labbro.
L’altro scoppiò a ridere a causa della faccia dell’amico. «Ma ti pare? Siamo decisamente troppo lontani» rispose.
«Giusto. Sai, secondo me oltre ad essere strano di suo è anche om-» Michael fece una smorfia, scosse il capo e decise di non prestare attenzione al discorso dei due, ma, piuttosto, di salutare il suo migliore amico che stava correndo verso di lui e che contemporaneamente imprecava poiché le cuffie del telefono si erano impicciate fra i bottoni della camicia. Il ragazzo sorrideva scuotendo la mano, Michael faceva lo stesso.
«Dio, scusami per – appoggiò le mani sulle ginocchia e si accovacciò, cercando di recuperare il fiato – il ritardo» e si mise seduto accanto al suo migliore amico.
«Ritardo di tre minuti, wow, Calum da te non me lo sarei mai aspettato» disse Michael ironico. Calum gli sorrise, si sistemò il capellino grigio sulla testa e gli presto una cuffia. Il ragazzo annuì e se la infilò nell’orecchio. Calum iniziò subito a parlare con Boulevard of broken dreams dei Green Day come sottofondo. Lui era decisamente quello che se iniziava a parlare non la finiva più, specialmente quando gli succedeva qualcosa durante la giornata.
«… E poi mia madre ha fatto cadere qualcosa come cinque piatti e due bicchieri, quindi ho dovuto aiutarla, poi per strada mi sono ricordato di aver lasciato il telefono a casa, perciò sono tornato e guarda caso mio padre mi ha chiesto di andare a buttare l’immondizia che si trova completamente dall’altra parte della via che dovevo prendere per venire qui. Ti giuro che mi stavo seriamente incazzando, sono molto suscettibile, e tu lo sai bene. Credici o no, sono anche caduto mentre correvo per colpa di queste cazzo di cuf- MICHAEL?» gli tolse la cuffia di botto e gli urlò nelle orecchie. Michael sobbalzò e si coprì l’orecchia con nonchalance. Lo sguardo perso nel vuoto.
«Piaci ad Allyson Hale» disse senza nemmeno voltarsi, mentre Calum continuava a parlare, anzi a rimproverarlo.
«… Volte ti ho detto che mi da fastidio quando non mi ascolti? Odio parlare da solo, mi fa sembrare scemo. Non che io lo sia già di mio, ovvio, forse si, ma okay, questo mi fa sembrare ancora di più s-» Michael lo interruppe.
«PIACI AD ALLYSON HALE, CALUM» si girò di scatto verso di lui e gli tirò una pizza sulla gamba, come per fermale la sua parlantina. E c’era riuscito! Calum rimase a bocca aperta e riuscì a parlare solamente dopo tre minuti di completo silenzio.
«Cos’è una presa per il culo? Dopo cinque anni passati ad andargli dietro, finalmente mi innamoro di un’altra, mi fidanzo e lei che fa? Si prende una cotta per me? QUESTO È IL COLMO» disse ridendo, ma Michael vide nei suoi occhi qualcosa di diverso. Soddisfazione? Vendetta? Non riusciva a capirlo, ma fatto stava che il suo migliore amico non sembra così tanto dispiaciuto della scoperta, anzi, sembrava quasi che in qualche modo gli faceva piacere.
«E poi tu come fai a saperlo?» chiese Calum senza pensare prima di parlare. Il suo migliore amico lo squadrò, proprio come un secchione osserva coloro che non sanno fare due più due. Dopo pochi secondi la bocca di Calum si aprì e produsse un suono secco. Aveva finalmente riazionato il cervello.
«Ah, giusto, non sono abituato ad attribuire la tua figura con la parola ‘lupo mannaro’ e di conseguenza non vado a pensare al tuo udito sviluppato» Lupo mannaro. Era strano per Michael sentire qualcuno che pronunciava quella parola ad alta voce e, a dire il vero, neanche lui stesso riusciva ancora ad attribuirsi a quella parola. Era passato un anno da quando era stato morso e aveva cominciato a sentirsi diverso non solo fuori, ma anche dentro. Il primo cambiamento che notò fu la forza che si esercitava nelle sue braccia, poi l’udito sviluppato che non lo faceva dormire - notte insonni, tantissime notte insonni – e la rapida guarigione, quasi impressionante. Nelle notti di luna piena avveniva sempre una trasformazione, ma non completa, solo coloro che possedevano una forza maggiore, che non si concentrava solamente nella fisicità, potevano trasformarsi completamente. Quelli come Michael si chiamavano ‘beta’, in loro veniva una trasformazione incompleta: artigli, peli sul viso, occhi color oro (caratteristica che si cambiava in base al livello di forza) e perdita di autocontrollo. Ogni beta doveva imparare a controllarsi anche durante la trasformazione. Se la rabbia superava il limite, Michael rischiava di trasformarsi e l’unico modo per evitare tutto ciò era trovare un punto fermo, fino ad allora il suo punto fermo l’aveva trovato solamente in se stesso, ma sapeva che quel punto sarebbe crollato presto e quando sarebbe arrivato quel momento, la rabbia sarebbe crollata su di lui.
Solo Calum era a conoscenza del suo segreto e solo lui l’aveva visto durante una trasformazione. Se Calum aveva paura? Forse sì, forse no, ma fatto stava che il suo rapporto con il suo migliore amico non era cambiato.
«A dire il vero, provo difficoltà anche io» disse Michael e subito dopo abbassò lo sguardo.
«Lo sai che ti voglio bene?» Calum si avvicinò di più e gli poggiò una mano sulla spalla.
«Si» Michael annuì «Anche io» e rialzò lo sguardo sorridendo al suo migliore amico. Un sorriso sincero, uno di quelli che fino a quel momento, solo Calum era riuscito a vedere.

Una corsa terribilmente faticosa. Michael stava per chiedere il costo del cd alla commessa, quando un ragazzo gli si era praticamente piazzato davanti, dandogli le spalle e fregandosene della fila. Okay che nel negozio c’erano solo lui e quel ragazzo, ma c’era prima lui.
«Scusami? Forse ci vedi male, ma c’ero prima io» gli disse Michael scocciato e gli punzecchiò la spalla. Il ragazzo si girò di scatto. Due profondi occhi cerulei lo stavano osservando con aria di sfida. I capelli del ragazzo erano tirati in su in un modo decisamente disordinato, portava una camicia a quadri rossi e neri e un piercing al labbro inferiore. Il biondino alzò un sopracciglio e sorrise non appena il suo sguardo si posò sul viso di Michael. Il ragazzo fece una smorfia. Cosa voleva?
«Non me ne frega un cazzo, vado di fretta» disse il biondo roteando gli occhi.
Michael cominciò a sentirsi suscettibile, non era la prima volta che gli succedeva, sapeva controllarsi.
«E a me non frega un cazzo della tua fretta» Michael lo spinse dietro di sé e rivolse un sorriso alla commessa. «Mi scusi, saprebbe dirmi quant-» Il ragazzo non riuscì a finire la domanda, poiché il biondo strappò il cd dalle mani della commessa, appoggiò i soldi sul bancone e con nonchalance si diresse verso l’uscita.
Punto fermo.
Punto fermo.
Punto fermo.
Punto fermo.
Michael strinse i pugni e sentì i suoi artigli nella carne della sua mano sinistra, si morse il labbro e la nascose nella tasca dei suoi jeans. Il ragazzo, prima di uscire definitivamente dal negozio, si voltò verso di lui e, sfoggiando uno dei sorrisi più fastidiosi che Michael avesse mai visto, lo mandò delicatamente a quel paese con il dito medio.
Punto fermo.
Punto fermo.
Punto fermo.
Punto fermo.
La porta si chiuse. Michael si rilassò, trovò il suo punto fermo in se stesso e si rivolse nuovamente alla commessa. Pagò il cd, lo infilò in una busta.
«Arrivederci e mi scusi per la confusione» disse frettolosamente, ma prima di uscire, venne fermato dalle parole della commessa.
«Ho visto i tuoi occhi, so cosa sei» Michael si sentì mancare la terra sotto ai piedi.
«Io…»
«Non essere imbarazzato, anche io sono una Otaku» disse sorridendo «Ti diverti a indossare le lenti a contatto dei tuoi cosplay, vero? Anche io, è divertente vedere le espressioni facciali che assumono le persone quando vado in giro con le lenti a contatto rosse. Le hai mai provate? Te le consiglio, sono fighissime!»
Michael sospirò, era praticamente impossibile che quella ragazza sapesse della sua vera natura, i lupi mannari si riconoscono a vicenda per via dell’odore. Per quale motivo si era preoccupato?
«Oh, si certo, le proverò di sicuro, grazie del consiglio!» disse il ragazzo per poi chiudere definitivamente la porta del negozio.
Le ferite nelle sue mani erano già guarite, Michael lo poteva sentire. Ecco uno dei lati positivi dell’essere un lupo mannaro. Si, perché di lati positivi ce n’erano, ma di negativi, beh, quelli erano decisamente più numerosi.


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ANGOLO AUTRICE

Heey! Ringrazio coloro che sono arrivati fin qui, ce ne vuole di coraggio (è terribilmente noioso, I’m sorry). Allora, per prima cosa tutto ciò che leggete sul mondo dei lupi mannari è completamente inventato, cioè, io lo immagino in questo modo, probabilmente ho scritto tante minchiate, ma purtroppo questo è quello che è uscito dal mio piccolo cervellino.
È la prima volta che scrivo una fanfiction del genere, ovvero che riguarda ragazzi che fanno cose con ragazzi, dette in parole povere, quindi se avete qualche consiglio o errori da riportarmi, non abbiate paura di sembrare stronze o altro, perché io non la vedo assolutamente. Sono completamente inesperta. Mi farebbe piacere leggere qualche vostra recensione – ovviamente se avete del tempo da dedicarmi – per sapere cosa ne pensate. Vi ringrazio in anticipo!
Un abbraccio, Giulia.



  
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