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Autore: Arial    20/10/2014    1 recensioni
"Scoppiò quindi una guerra nel cielo: Michele e i suoi angeli combattevano contro il drago. Il drago combatteva insieme con i suoi angeli, ma non prevalsero e non ci fu più posto per essi in cielo." (Apocalisse 12:7-8)
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Incest
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“We had a plan to build a wall
A great divide that would never fall
To separate us
From all the pain
And keep our skeletons locked away.

And brick by brick
We built it so thick
That it blacked out the sky and all the sunlight
And one by one
We all became numb
We were making the bullets to a broken gun.”

(Fly on the wall – Thousand Foot Krutch)
 
 
 
 
Lo vedemmo rubare uno dei frutti del Giardino. Ma era il nostro generale, e tacemmo.
Avevamo taciuto mentre plasmava l’argilla inerte, osservando rapiti dita che modellavano un volto simile al nostro, che cesellavano penna a penna ali languidamente curvate. Muti, l’avevamo visto chinarsi e posare le labbra su quelle della sua creazione. Un triste stupore gliele aveva allora dischiuse: il suo fiato non aveva infuso la vita, fra le braccia stringeva ancora una statua.
Si era preso la testa fra le mani, soffocando un grido nei palmi. Sollevato il viso al cielo, aveva sorriso. Sorrideva sempre prima di una battaglia.
Aveva affondato le dita nelle proprie ali, mentre il dubbio si insinuava nei nostri cuori. I più deboli fra noi avevano distolto lo sguardo, le sue urla che ci perforavano i timpani… Piume vermiglie si erano sovrapposte a quelle d’argilla, vestendo un fantoccio con le carni del Principe. E il sangue aveva macchiato ancora la terra. Una cosa che non sarebbe dovuta accadere. Non nel Paradiso promesso, non dopo l’uccisione del Serpente.
Esausto e pallido, egli era crollato sulla sua opera, e questa, lungi dal rovinare sotto un tale peso, aveva disteso le braccia. L’aveva stretto, cullato, forte della vita del proprio creatore. Senziente.
In silenzio, il fantoccio aveva messo entrambi a sedere. Sfiorando la schiena martoriata dell’altro, stillava nelle sue orecchie un dolce veleno. «Ti perdono» sussurrava. «Ti perdono. Ti perdono. Ti perdono.» Un’incessante litania, ipnotica e alienante.
Il Principe aveva scosso la testa, ma non aveva parlato. E quando le piaghe nella sua carne erano state sanate dal tocco dell’abominio, aveva cominciato a piangere. Quietamente, senza emettere un suono, il viso celato al nostro sguardo.
Soltanto col sole prossimo a sparire dal cielo aveva trovato la forza di rimettersi in piedi. I nostri cuori si erano incrinati per lui che, fuoco perfetto, nato dalla Luce, aveva atteso le tenebre per scivolare furtivo nel Giardino, esattamente come colui che aveva sconfitto. Temeva noi, i suoi fratelli? Temeva il giudizio dei propri simili?
Col frutto stretto nel pugno, era tornato accanto al fantoccio. Ed era tuttora lì, sotto la fredda luce della luna, a soppesare il lucido pomo fra le sue mani.
La creatura gli sfiorò i capelli. «Fallo» disse. «Fallo e sarò quello che vuoi. È la pace che meriti, quella che ti sei guadagnato. Prenditela.»
«È una menzogna» mormorò il Principe, ma era tentato. «Non voglio ucciderlo. Non di nuovo.»
«Io sono qui. Sono al tuo fianco, Michael.»
Michael lo baciò. Non aveva mai baciato quel volto dopo la caduta. «Non sei lui.» Abbassò gli occhi e percepimmo la sua vergogna. «Ma posso accettare. Posso accettarlo, se ci sarai tu a ricordarlo.»
Il fantoccio annuì.
Spezzato l’involucro esterno del frutto, Michael estrasse un seme purpureo. E poi un altro, e un altro ancora. Quando ebbe finito, sul suo palmo ne riposavano sei.
Prima di portarli alle labbra, posò queste sul dorso della mano, macchiato di terra e di sangue ormai secco. Sussurrò il nome dell’Avversario, costringendoci a distogliere lo sguardo. A coprirci gli occhi e le orecchie.
Avremmo dovuto fermarlo, il frutto che aveva colto non era destinato a quelli come noi. E l’abominio cui aveva dato vita? I suoi discorsi insensati?
Michael andava riportato alla ragione, imprigionato se necessario. Eppure qualcosa ci fermava. La guerra aveva avuto un solo obiettivo, il Paradiso in terra: potevamo forse impedire al Principe di raggiungerlo, quando nel suo cuore ruggiva l’Inferno?
La conoscenza aveva condannato Adamo ed Eva alla morte, ma non era da quell’albero che aveva attinto lui. Michael non sceglieva la conoscenza né il dolore: sceglieva la vita e l’ignoranza che essa avrebbe portato con sé. La felicità e l’oblio.
Lasciammo che se li prendesse.
E mentre il nostro generale scivolava nell’incoscienza e nell’abbraccio del pupazzo cui aveva dato le sembianze del fratello, noi – il suo esercito – gli voltammo le spalle e ci rifugiammo nei Cieli.



Ringrazio Alice per averla betata ♥
Mi auguro vi sia piaciuta. Fatemi sapere =)
   
 
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