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Autore: mikmaestroni    20/10/2014    1 recensioni
Impastate insieme l'amore folle, l'atmosfera Natalizia ed un richiamo alle tematiche di Poe in chiave Seneca.
Quello che otterrete è questo panettone ai frutti di bosco.
"Dio, mi stai guardando? La tua creatura è bellissima anche quando i suoi occhi sono pieni di terrore..."
Racconto tratto dal blog dell'autore "Parole alla Tempesta".
Genere: Drammatico, Horror, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Guardali là, mano nella mano come due stomachevoli piccioncini; lei, la mia Rosie, è stupenda come sempre, anzi, insieme a quel buzzurro brilla addirittura di più.. Sicuramente per coprire l’oscura e raccapricciante presenza di Sean Ritter: il fighetto del liceo, quello di cui tutti sussurrano il nome quando passa. Cosa ci troveranno di così stimolante in quei capelli sempre spettinati e quello stupido foulard abbinato a un’obbrobriosa giacca in pelle? Me ne sto dietro un albero del cortile ad assistere al tormento amoroso di Rosie, perché lo so che lei non lo vuole veramente; è solo una situazione di passaggio.. Quando il bene trionferà, lei verrà da me e sarò io ad accompagnarla per il viale della scuola alla fine delle lezioni. E sarà felice. Perché lei ora è triste, anche se proprio in questo momento sta stampando addosso a Sean un bacio caldo e lungo.. Povero Sean, non sa quanta pena le fa. Perché è ovvio che sia così. Mi fa montare una rabbia assurda, quel belloccio: a scuola ci viene per il minimo sindacale, non ha un lavoro, non ha futuro. Non se la merita! Ora lo sistemo io. Mentre Rosie lascia le mani di Sean e sale sulla macchina del padre per tornare a casa, esco dal mio nascondiglio: non sono sicuro che il ragazzo mi veda, infatti mi gira le spalle; ma questo non gli basterà.

 

Dio, quanto è bella Rosie. E quanto mi piacciono i suoi baci! E’ da tanto tempo che la frequento, ma ogni volta la amo sempre più; è la ragazza perfetta: bionda, occhi verdi, fisico da urlo e tanta intelligenza. Io, Sean Ritter, mi dichiaro il ragazzo più fortunato di tutto il mondo! Da oggi iniziano le vacanze natalizie: questo Natale passato insieme a lei sarà il migliore di sempre! Anche da lontano Rosie non perde il suo fascino: mentre sale in macchina di suo padre per tornare a casa mi pare di sentire ancora il suo profumo.. Un movimento però distoglie il mio sguardo dalla strada: spuntando da un albero innevato come l’intero cortile, mi si avvicina un ragazzo mingherlino e pallido. Man mano che si fa avanti lo riconosco: è un mio coetaneo, Carl Pelvs, una specie di genio in tutto, sempre in casa a studiare o isolato da tutti durante le ore di scuola; cammina a grandi passi verso di me e sembra infuriato: magari avrà preso un voto troppo basso per il suo macro-cervello e starà andando a discuterne con il professore. Non dando peso alla cosa, gli volto le spalle per andarmene da lì, ma proprio mentre sono in procinto di incamminarmi, una spallata da dietro mi fa barcollare in avanti, disorientandomi. «Che diavolo?!» esclamo, abbastanza sorpreso, mentre mi trovo davanti un Carl che mi guarda dal basso, con i pugni chiusi e i denti serrati. Restiamo un po’ a guardarci confusi: se reagissi finirei nei guai con la scuola, cosa che ora come ora preferirei evitare. L’altro ragazzo non proferisce parola e, mentre mi vede indeciso sul da farsi, ritrae il braccio per mollarmi un cazzotto… Fermandosi a metà strada. Un sorriso compare sul suo volto, ora sembra un altro ragazzo. «Scusa, andavo di fretta, non ti avevo visto. Spero di non averti fatto male.» mi dice allegro, come se tutta la rabbia fosse sbollita. «Tranquillo. Beh, ci vediamo, eh.» dico io di rimando. Dopodiché, riprendo la mia strada, chiedendomi quanto sia strano quel ragazzo.

 

Lo ammetto, per una volta la fortuna è stata dalla mia parte; segno che dividere quei due è la sola cosa giusta da fare, atto che solo io posso compiere! Che stupido che sono stato, lasciarmi accecare così dall’odio ed andare ad attaccar briga con quel perdente.. Quando posso fargli molto più male giocando d’astuzia! Infatti, durante il nostro scontro, al povero Sean è caduto il cellulare dalla tasca, e nella confusione il belloccio non si è accordo di nulla; dopo aver aspettato che si allontanasse abbastanza, raccolgo il telefonino dal selciato innevato e freddo: aveva un bel Samsung, quel figlio di papà. Nel cortile sono solo, ormai tutti se ne sono andati; mi siedo per terra, sblocco il cellulare e comincio a leggere i messaggi sotto la conversazione “Amore <3″ e a guardare le foto dei due mentre si baciano. Cristo, come fa una così a sopportare quell’insulso, troglodita essere umano fino al punto di starci insieme? Cos’ho io che non va? Ho una mente geniale, metto sempre “mi piace” alle sue foto profilo di Facebook, un avvenire di successo assicurato, mentre Sean potrà fare al massimo lo spazzino! Lo odio.. Dio, odio tutti. Sì, anche Rosie. La amo alla follia e al contempo la detesto nel profondo. Quel faccino angelico nasconde il suo animo infame, la sua personalità idiota e ingenua che l’ha spinta ad andare dall’altro invece che tra le mie braccia. Stupida, stupida, stupida ragazza, bella quanto stupida. Stringo con forza sempre maggiore il cellulare ad ogni “ti amo” che faccio scorrere sul display, ogni foto sdolcinata mi provoca una scossa al cuore; alzo gli occhi verso la facciata della scuola illuminata dalle poche luci natalizie attorcigliate intorno alla volta dell’entrata, sto digrignando. Però ora tutto il cammino mi è chiaro: è giunto il momento di punire i due fidanzatini. “Amore mi manchi già, vieni al capanno vicino la scuola che ci vediamo, ti amo.”… Il cellulare mi conferma l’invio del messaggio. La risposta non si fa attendere molto: “Va bene tesoro, mezz’ora e sono lì, bacio.” Quindi mi avvio verso il capanno; non ci metto troppo a raggiungerlo: è una catapecchia di legno nel campo subito dietro la scuola, usata fino ad alcuni anni fa come magazzino dei bidelli in cui venivano accatastati scope, utensili per la cura del giardino, camici e quant’altro; ora è abbandonato, e la gente lo usa per scopi non proprio legali o come “casa degli orrori” da esplorare di notte. Dopo aver camminato nella neve per alcuni metri, raggiungo la porta della casupola e vi entro; ad accogliermi ci sono decine di oggetti ammassati negli angoli od appesi alle pareti, ma non ci faccio caso più di tanto. Mentre il sole tramonta, mi apposto alla finestrella vicino alla porta, aspettando che la mia amata Rosie arrivi e pregustando già il nostro dolce appuntamento al buio.

[...]

Eccola, la mia Musa; illuminata dagli ultimi raggi di sole,  cammina verso di me così aggraziata quasi da far sciogliere la neve intorno a lei. Estasiato, mi riprendo appena in tempo da scansarmi dalla finestra, in modo da non essere visto, mentre il profumo di Rosie si fa sempre più intenso passo dopo passo. Mi nascondo nella penombra di un angolo, la voglio cogliere di sorpresa così da farla felice il doppio; «Amore sei lì?» chiede lei, appena fuori dall’uscio. «Sì. Entra.» rispondo io, portandomi la manica davanti alla bocca così da rendere irriconoscibile la voce. Lei entra cautamente, forse un po’ preoccupata… Il cuore mi batte fuori dal petto, sono sicuro che lo stesso vale per il suo; mi alzo, sempre restando nell’ombra.. Dio, come sono eccitato. Come è bella. E da adesso è solo mia! «Sean come mai..?» ma non riesce a finire la frase che mi avvento su di lei e la bacio: è il paradiso, un infinito attimo di angelico piacere. Ma mentre io sono estasiato e mi godo la mia vittoria, lei si accorge che le labbra sono diverse da quel maiale del suo ragazzo, e si stacca con forza. Resta sbigottita quando riesce a intravedere la mia faccia alla luce del crepuscolo, una deliziosa smorfia di terrore la fa diventare ancora più bella. «O-Oddio.. Tu! Sei il secchione del liceo! Carl! Cosa diavolo ci fai qui?! Dov’è Sean?!» In un accenno di panico, si volta per andarsene ma io la cingo alla vita e l’attiro a me: il suo profumo mi manda il cuore in orbita. «Stai qui, ti ho salvata da quell’idiota del tuo ragazzo..» le sussurro nell’orecchio, ma lei riesce a liberarsi e mi molla un ceffone.

«STAMMI LONTANO!»

Un ceffone. Da quando una donzella in pericolo tira un ceffone al suo eroe? Io, ragazzo geniale e magnanimo, io che ho preso a cuore la sua disgrazia amorosa, io che le ho fatto assaggiare le mie labbra. Io, il suo benefattore, mi sono appena beccato uno schiaffone come ricompensa. Ora basta, quella sgualdrina la deve pagare, per aver preferito un idiota a me, per avermi preso in giro ed essersene infischiata dei miei sentimenti. Mi guarda, sta piangendo: ogni sua lacrima è una peccaminosa goduria per me; afferro una spranga di ferro dal pavimento e con uno scatto lo punto alla gola della mia amata. Dio, mi stai guardando? La tua creatura è bellissima anche quando i suoi occhi sono pieni di terrore.. La blocco, ormai è mia, non ha più scampo nonostante le continue resistenze. Il berretto beige le cade, mettendole in mostra le sue ciocche bionde; le voglio dimostrare tutto il mio amore, tutto il mio odio. Mentre abbasso la spranga sul suo capo, piango di felicità e amore; finalmente Rosie è mia, finalmente non è di nessuno. E, mentre osservo un rivolo di sangue che dalla testa scorre sotto l’uscio, mi accorgo ancora una volta di quanto sia bella. Un secondo colpo, due, tre, quattro: oh mia cara Rosie, questo è tutto il mio amore per te!

Cinque colpi, sei.

Riesci a percepirlo, a coglierlo nel tuo animo senza che ti esploda il cuore?!

Sette, otto.

Oh, Rosie, ti amo da impazzire!

[...]

Ho un panettone speciale tra le mani: mi devo scusare con Sean per essere stato scorbutico l’altro giorno. E’ la Vigilia, a Natale si deve essere tutti più buoni, no? Così, busso alla sua porta ignorando il chiasso dei bambini del vicinato che si lanciano palle di neve.

Il ragazzo è da solo in casa, mi apre e si meraviglia quando mi vede. Esordisco con un «Buon Natale, Sean!»; lui sorride, a disagio, ma ricambia l’augurio: «Ehm, buon Natale anche a te. Ti.. Ti serve qualcosa?» Gli porgo il panettone. «Oh, nulla, volevo donarti questo per l’altro giorno, sai, nel cortile della scuola. E’ un panettone ai frutti di bosco, spero ti piaccia.»

Sean prende in mano il panettone e sorride, con l’espressione che è un misto tra gratitudine e imbarazzo. «Oh, grazie! Mi dispiace che io non abbia niente da darti!» mi dice, alzando le spalle. Io sorrido: «Non preoccuparti. Beh, ci vediamo eh, buona giornata e ancora buon Natale!» e mi allontano, sorridendo sollevato. Lui ricambia gli auguri ed entra in casa.

 

Che tipo strano, quel Pelvs; beh, finché ho panettoni gratis non mi lamento! Deve essere bello grosso, da quanto pesa. Quasi quasi chiamo Rosie, così lo mangiamo insieme.

Rientrato in casa, appoggio il panettone sul tavolo e comincio a scartare l’incarto azzurro con il fiocco rosso. Mi si rivela davanti agli occhi un panettone enorme, dorato e croccante, la cui superficie è ricoperta da un fiume di glassa ai frutti di bosco di color vermiglio. Ingolosito, prendo subito un coltello dal cassetto del tavolo e comincio a tagliare il dolce; la lama però non arriva in fondo al panettone ma si ferma poco dopo essere affondata, bloccata da qualcosa di duro. Incuriosito, taglio il panettone in modo da rivelarne il misterioso interno..

Dall’interno del dolce c’è la pallida e fracassata testa di Rosie che mi guarda con gli occhi sgranati e la bocca spalancata, con le ciocche ricoperte di quella glassa color vermiglio che ora più che mai somiglia al sangue rappreso.

   
 
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