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Autore: AnonymousA    21/10/2014    0 recensioni
Gioca con le mie ciocche di capelli ribelli, arrotolandole attorno alle dita per poi srotolarle e cominciare da capo; senza aggiungere un'altra parola e senza voltarmi. Solo che è tremendamente difficile dimenticare la sua presenza alle mie spalle, così come è complicato spicciare una parola. [...]
Le sue mani mi afferrano per le spalle e mi voltano, rivelando finalmente il suo viso. I miei occhi sono rapiti dai suoi che mi risultano indecifrabili, straboccanti di emozioni che non riconosco. Mi chiedo quali sensazioni la mia presenza stia suscitando in lui.
Senza staccare gli occhi dai miei, mi solleva sul ripiano del lavabo, incastrandosi tra le mie gambe. Sento un tuffo al cuore e, per un istante, mi si mozza il respiro. [...]
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Lo so che è passato un po' di tempo dall'ultimo capitolo, ma più o meno è questa la frequenza con cui posto i capitoli. Quindi perdonatemi se potete.
Mi sono accorta che il capitolo è un tantino lungo, eheheh. Spero non vi dispiaccia e che l'apprezziate.

Un bacio e buona lettura, A.


Cinque giorni più tardi, sapevo di Carter molte più cose di quanto avrei potuto immaginare. I pistacchi lo fanno impazzire e non prende mai il gelato senza panna. Odia sentire il rumore della carta quando si straccia e indossa sempre le lenzuola, anche quando fa caldo. So che è un appassionato di film di ogni genere e quando gli chiedo quale sia il suo film preferito mi risponde « Pearl Harbor »
L'ho visto, gli rispondo. Gli dico che non mi piace perché alla fine, Rafe e Danny litigano poiché innamorati della stessa donna e lui ribatte: « E' proprio questo il motivo per cui lo amo: quei ragazzi conoscono il perdono »
Mi porta spesso in luoghi appartati in cui c'è la natura a fare da sfondo: una delle piccole, tante, cose che ha capito di me senza dover chiedere.
Mi chiedo come abbia fatto questo ragazzo a farmi essere me stessa in sua compagnia così presto. Molte volte mi accorgo di essere totalmente a mio agio insieme a lui, come se fosse un amico d'infanzia ritrovato. 
Ho cercato di preservare i nostri incontri dai miei sentimenti, che crescevano man mano, ma invano; come faccio ad essere coerente se quegli occhi grigi mi scrutano, mi parlano, mi sussurrano cose? 
La sua mano trova spesso la mia ed io la stringo, cercando di trattenere quella sensazione soffice della sua pelle contro la mia più a lungo possibile. 
Più di una volta ho dovuto mordermi la lingua per evitare di urlargli " che cosa siamo noi?", dopo i suoi mille distacchi improvvisi e il rifiuto di baciarmi. 
Ho dovuto ricacciare indietro le lacrime quando mi sono sentita rifiutata, quando, ad un centimetro di distanza dalle mie labbra, mi ha respinto ancora una volta, lasciandomi di stucco. 
Due giorni dopo l'appuntamento al Le Due Metà, sabato sera, avevamo passato tre ore a parlare sulla spiaggia di South Beach, dal lato opposto alla mia casa. 
Alla fine, dopo vari tira e molla, Carter mi aveva trascinata di peso e gettata nell'acqua tiepida dell'Oceano. Con lo stesso impeto, mi aveva rialzata e rimessa in piedi sulla spiaggia.
Le nostre risate riecheggiavano nell'aria che ci circondava, estraenandoci dall'atmosfera del mondo; eravamo due pezzi opposti estrapolati da qualche parte dell'universo e messi insieme in quel preciso istante. 
Dopo cinque minuti di risate intense, Carter era rimasto in silenzio all'improvviso, come se si fosse appena reso conto che eravamo soli su una spiaggia deserta a pochi centimetri di distanza e che io ero lì, davanti a lui, completamente inzuppata e con una maglia divenuta trasparente che lasciava ben poca immaginazione.
D'istinto, mi coprii il petto incorciando le braccia. Il suo sguardo si era fatto di fuoco e i suoi occhi non mi perdevano mai di vista. Ero rimasta incantata in quel bagliore che i suoi occhi saettavano.
Si slanciò in avanti lentamente, le braccia che accarezzavano caute le mie; il suo sguardo mi attraversava, come se fossi trasparente, lasciandosi sfuggire qualche sorriso.
La domanda sul perché sorridesse mi morì sulla bocca, quando si avvicinò così repentinamente che si mozzò il fiato. Sfregava la sua bocca sulla mia guancia, sotto al mio collo, tra le labbra e il naso, ma non si spinse oltre.
Questo non fece altro che aumentare la mia frustrazione e dare vita al vortice di domande che mi rendevano perennamente instabile, insicura, avvilita.
Come a voler rafforzare la sua tesi, si allontanò di scatto, lasciandomi in bilico; chiusi gli occhi per reprimere la rabbia che rischiava di schizzar fuori e la richiusi nella stretta dei miei pugni chiusi. 
Mi bruciavano gli occhi per l'ennesima illusione e fremevo per il suo comportamento. Perché aveva tutta questa voglia di passare il tempo con me? Avevo capito male, forse? Avevo sbagliato ad interpretare i suoi atteggiamenti? Desiderava che fossi un'amica per lui e nient'altro?
Attonita, sbottai « Perché fai così? »
Lui mi guardò come se gli avessi appena piantato un coltello nella schiena. Fantastico, pensai, ora devo sorbirmi anche il senso di colpa per averlo ferito. Quando lui, con i suoi modi schivi, non faceva altro che rendermi diffidente.
Carter alzò la testa verso il cielo, intento ad ignorare la mia domanda e dirigere la sua attenzione sulla Luna che ci illuminava. 
Sbuffai così rumorosamente da distoglierlo dai suoi pensieri; ma, quando cominciò a badare a me, l'avevo già superato dirigendomi a piedi verso casa. 
Solo pochi passi dopo, la sua mano si strinse ferrea sul mio braccio, costringendomi a voltarmi.
« Sono stanca! » sbraitai. 
La sua espressione si addolcì, cogliendomi alla sprovvista « Lo so »
« E allora perché diamine ti comporti così? » dissi, non appena mi ripresi dallo shock iniziale.
Lui piantò le mani sui fianchi « Forse un giorno te lo spiegherò »
« Forse quel giorno non sarò li ad ascoltarti » risposi dandogli uno spintone.
Camminavo così veloce che raggiunsi la sua macchina con l'obiettivo di scansarla e filare via. Questa volta lui era preparato: mi superò e si piantò davanti a me con le mani alzate in segno di resa.
« Tutto quello che voglio è passare del tempo con te » confessò.
Aggrottai le sopracciglia, arrabbiata ancora una volta per il modo in cui mi definiva « Per cosa mi hai preso, un passatempo? »
Carter chiuse gli occhi e scosse la testa, quando si ricompose disse « No. Sei molto di più »
Distolsi lo sguardo. I marciapiedi che costeggiavano le spiagge erano sempre carichi di residui di sabbiolina e, quand'ero piccola, questa rimanenza non faceva altro che indispettirmi. Soprattutto quando, con cura, ripulivo i miei piedi dalla sabbia appiccicosa.
« Carter.. » cominciai. Le sua braccia mi avvolsero prima che potessi terminare il mio discorso; le sua mani volarono tra i miei capelli umidi; sentii che respirava la mia pelle e mi provocò un brivido che misi subito da parte, per non cedere. 
Si staccò da me solo per prendere il mio viso tra le sue mani « Ti prometto che al più presto ti racconterò tutto. Fidati di me »
Emisi un grugnito ed imitai una faccia disgustata dinanzi al verbo fidarsi. Lui ridacchiò piano, poi divenne serio. « Vorrei solo farti capire quanto sei importante, April » sussurrò. 
Scrollai le spalle, fingendomi indifferente alla sua confessione « Non ci stai riuscendo granché »
Ridemmo insieme della mia risposta a tono e terminammo quella nottata così, pensando a come, nell'arco di pochi minuti, tutto possa essere svelato. 
Da quando Liz è entrata nel Good April Cafè il lavoro è diventato più sopportabile. E' sempre attenta ai nuovi insegnamenti, capisce al volo ciò che può o non fare senza stare lì a chiedere. E' una tipa sveglia. Mi piace. 
La mamma ci sgrida in continuazione perché, dopo soli pochi giorni, il nostro rapporto si è rafforzato e siamo spesso vittime di attacchi di ridarella acuta. Ci diamo man forte l'un l'altra ed è incredibilmente piacevole trascorrere la giornata lavorativa insieme a lei. Ha sempre la battuta pronta, ha un modo di fare coinvolgente: non riesco a stare sulle mie quando c'è lei nei paraggi. E' affabile con i clienti e straordinariamente esuberante; capitano di frequente scene in cui la caffetteria scoppia in urla gioiose ed è tutto merito suo. 
La mamma, negli ultimi giorni, si è lamentata spesso dell'appuntamento saltato con lo chef a cui era stato proposto un posto di lavoro qui. 
Dopo la milionesima lagna, le avevo detto semplicemente « Perché non cerchi qualcun'altro? »
Lei mi aveva guardata come se fossi impazzita da un momento all'altro e aveva risposto con pazienza, come se fossi una bimba capricciosa « Perché è perfetto. Voglio lui. »
Avevo sbuffato e alzato gli occhi al cielo perché sapevo benissimo che quando mia madre vuole qualcosa, non c'è nulla che possa dire per farle cambiare idea. 
E' una delle qualità per cui mio padre impazziva letteralmente. Durante qualche discussione causata proprio dalla caparbietà di mia madre, come in ogni coppia, si agitavano e sbraitavano. Quando mio padre, però, le dava le spalle esasperato, lo beccavo a sorridere compiaciuto.
Mentre mi guardo allo specchio, quasi non mi riconosco. I miei capelli hanno sempre la stessa lunghezza e ricadono voluminosi sulle spalle. Il vestitino blu elettrico che indosso, mi è stato regalato da mia madre in occasione del mio ventesimo compleanno; non è molto corto ( non riuscirei a sopportarlo) ed è a mezza manica col girocollo. Al centro esatto della vita si stringe con un eleastico e ricade morbido, con due tasconi laterali ad enfatizzarlo. 
C'è una scintilla diversa in quegli occhi che mi rendono diversa dalla ragazza che ero circa due mesi fa, anche se non saprei dire esattamente cos'è. 
Mia madre comprare sulla soglia mentre armeggio con gli orecchini, si appoggia alla porta e chiede: « Esci? »
Annuisco e la figura allo specchio sorride « Vado ad una festa »
Lei inarca un sopracciglio « Un'altra? » il suo tono, però, non nasconde polemiche.
« Già » confermo « Partecipo a più feste adesso, che quando andavao al liceo! »
Ridiamo insieme per qualche secondo poi cala il silenzio. Mia madre ha quell'aria di chi vuol dire qualcosa, ma che subito dopo ci ripensa e che continua così per ore.
Vorrei dirle " Avanti spara! ", ma mi trattengo.
Poi lei rompe il silenzio « Come va con quel ragazzo? »
Colpita. « Siamo solo amici »
« Certo » mi asseconda, con una punta di sarcasmo nella voce. 
Per fortuna squilla il mio cellulare, salvandomi in calcio d'angolo: è Beth, mi aspetta giù con le ragazze. Abbraccio mia madre e mi fiondo giù per le scale col cuore in gola perché non vedo l'ora di vedere quel ragazzo.

La spiaggia è affollatissima. Il ritmo incalzante della musica scuote il terreno, percuote le bibite nei bicchieri fino a giungere alle mie viscere. E' come se avessi inghiottito un altoparlante.
Osservo Tanya e Beth scatenarsi nella mischia, i loro fianchi che ondeggiano e i capelli voluminosi che le incorniciano i visi. Persino con questo fracasso, riesco a sentire le loro risate che riempono l'aria. Mi spunta un sorrisino che nascondo dietro al bicchiere prima che qualcuno, osservandomi, mi prenda per pazza.
Elly mi sorride dall'altro lato del falò abbracciata a Tom che la stringe a sé come un diamante prezioso. Ho sempre pensato che quei due fossero fatti l'uno per l'altra.
Tom è uno di quei classici ragazzi da cui non ti aspetteresti altro che battutine idiote e toccatine rivoltanti. Oltre ad un bel fisico e ad un bel visino incorniciato da capelli neri e occhi nocciola, c'è molto di più e l'abbiamo sempre saputo. Afferra la mano di Elly e la porta distrattamente alla bocca, le da dei teneri baci mentre intrattiene una conversazione con i suoi amici. 
Analizzo la baraonda di uomini e donne che si ammassano l'un l'altro, il creptio del fuoco e le urla delle ragazze che vengono caricate sulle spalle dei ragazzi e poi buttate in acqua senza troppi preamboli.
Cerco Carter tra la folla. Sembra quasi impossibile, ma tra tutti questi ragazzi non intravedo mai una chioma bionda, neanche per sbaglio.
Tanya mi fa cenno con la mano di unirmi a loro, le faccio una smorfia ma poi mi lascio andare. Lascio che la musica mi trasporti e, trotterellando, le raggiungo; conoscendo i miei gusti, le ragazze si trascinano in un posticino più appartato e meno impegnativo. 
Tento di escludere il pensiero di Carter dalla mia mente e fingo sorrisi spontanei che adesso non ho; non so perché, ma l'ansia mi divora impedendomi di divertirmi. Questa opprimente sensazione che non mi lascia respirare già da un po'. 
Mi dico che è a causa della mia stupida insicurezza, ma anch'io faccio fatica a credermi e quando Beth mi chiede cos'ho che non va scrollo la spalle, evitando di rifilarle questa balla assurda.
Beth lancia un urlo di apprezzamento quando il dj mette la sua canzone preferita, si avvicina a me per cominciare la danza della felicità. Guarda oltre le mie spalle e sgrana gli occhi, sorpresa. 
Tento di voltarmi ma quando la osservo rimanere pietrificata mi blocco anch'io. Tanya, assolutamente preda dell'alcol, squittisce « C'è una sorpresa! ».
Prima che possa chiederle di cosa stia parlando, delle mani mi coprono gli occhi. Sussulto spaventata per il contatto e cerco di divincolarmi, soffoco l'oppressione causata dalla presenza alle mie spalle per evitare che esplodi in una crisi di panico che mi farebbe passare per matta. 
Così, per cercare di svelare chi si nasconde dietro le mie spalle, porto le mie mani sulle sue, tastandole; non è Carter, è la prima cosa che penso. Riconoscerei le sue mani ovunque: lunghe, affusolate e morbide. Con una sola mano potrebbe arrivare a coprirmi gli occhi, fino alle tempie. Queste, invece, sono ruvide e doppie e molto più piccole, ma estremamente familiari. Anche il loro odore mi causa confusione perché non riesco a capire dove l'abbia già sentito sentito..
« Mmm » grugnisce la voce « Non indovinerà mai! »
Invece indovino eccome. Era bastato soltanto che gnugnisse perché scattasse in quell'ala del cervello l'associazione a Lucas. Il ragazzo per cui, in poco tempo, avevo preso una cotta e così velocemente si era volatilizzata; la stessa persona che professava sentimenti inconfutabili, dispersi nell'attimo in cui aveva provato a convincermi ad andare a letto con lui e avevo rifiutato. 
Scosto bruscamente le mani dagli occhi e mi volto ad affrontarlo. Inutile dire che dopo la nostra rottura, non era rimasto granché del nostro " rapporto"; in realtà, non avevo avuto più sue notizie ( non che ne sentissi la mancanza) e mi ero chiesta spesso come fosse possibile non incontrarsi pur vivendo nello stesso quartiere.
Oltre le spalle di Lucas, riconosco qualcuno che mi è terribilmente familiare. Seppur visti di sfuggita, quei gelidi occhi verdi li riconoscerei ovunque. 
Ethan è impegnato in una fitta conversazione e la sua risata sguaiata sguscia attraverso il muro del suono, giungendo fino a qui. Non si è accorto della mia presenza, né di quella di Lucas. Altrimenti non avrebbe perso tempo ad approfittare della situazione per gettarmi frecciatine gelide.
Lucas mi sorride come se questo potesse provocarmi un capogiro, ignorando la mia occhiataccia.
« Sei venuta accompagnata? » asserisce senza accennare nemmeno ad un " ciao". Prima che possa rispondergli di farsi gli affari propri, una Tanya un po' alticcia sbiascica « Più o meno »
Io e Beth ci scambiamo un'occhiata allarmata. Contrariata, Beth le strappa il drink di mano, l'afferra per le spalle e annuncia ignorando completamente Lucas « Con permesso, abbiamo una faccenda da sbrigare »
E detto ciò, sparisce tenendo Tanya per la nuca in direzione del mare. So già quello che farà e sono sicura che per Tanya non sarà un'esperienza felice. Ma ha sempre funzionato durante le sbornie.
Aspetto che le ragazze siano a distanza d'orecchio - anche se, francamente, non saprei come potessero sentirci - per asserire brusca « Che cosa ci fai qui, Lucas? »
I riccioli scuri gli ricadono sulla fronte quando inarca le sopracciglie, spalanca le braccia per sottolineare l'ovvietà « Per divertirmi »
Sbuffo irritata dall'elusione della mia domanda, tipica del suo carattere. Si avvicina come a volermi sfidare, io sostengo il suo sguardo. « Allora riformulo la domanda: che cosa vuoi da me? »
Ride così piano che la musica copre quel suono; infila le mani in tasca e assume quell'atteggiamento da modello che me l'ha fatto tanto odiare. Non è mai stato un pezzo di ragazzo, in realtà la sua statura superava di poco la mia eppure questo non ha impedito di atteggiarsi a Dio.
« Avevo voglia di salutarti. Mi sei mancata » allunga una mano per accarezzarmi un braccio, ma riesco a sfuggire al suo tocco.
Scruto ancora una volta, nervosamente, la folla alla ricerca di Carter ma niente; soffoco una fitta di ansia e dolore. 
Ci parliamo da pochi minuti e già sono esasperata, rido sprezzante e dico: « Ma fammi il piacere! »
Lucas si passa la mano tra i riccioli scuri e mi guarda dall'alto, con una strana scintilla negli occhi, di distusto quasi. Come se fossi uno scarafaggio. Il dubbio che abbia abusato degli alcolici si insinua lentamente sotto la pelle, raggiunge la testa con un gelido brivido. 
« Sei stata tu a chiudere. Cosa avrei dovuto fare? » asserisce rabbioso.
Spalanco le braccia frustrata « Niente! Ma non voglio che insinui cose che non esistono »
Fa un passo verso di me ed io, d'istinto, indietreggio, sconvolta ed impaurita dalla sua reazione esagerata. Lucas fino ad ora era stata una palla al piede, quel tipo di ragazzo tanto bello quanto stupido ma mai così irascibile e rancoroso. Ecco cos'è: è arrabbiato con me. Non avevo mai considerato l'eventualità che Lucas ci fosse rimasto male, perché non ho mai creduto che mi ritenesse importante, e non lo credo tutt'ora: sono più convinta, al contrario, che sia indispettito perché ferito nell'orgoglio.
Velocemente, riempie lo spazio tra di noi afferrandomi per un braccio. Il suo tocco è forte, resistente, prepotente. Cerco di strattonarlo ma con poco successo. 
Con l'altra mano mi afferra il viso, il pollice vaga sulla guancia; mi lascio andare ad una smorfia di disgusto perché questo contatto mi nausea. Mi sento violata. Mi guardo intorno e nessuno sta facendo caso a noi, ma anche se lo facessero, posso immaginare la scena a cui assistono: una ragazza ed un ragazzo, immersi nella movida, avvinghiati l'uno all'altra.
« Toglimi le mani di dosso » ringhio, cercando di trattenere la nota stridula che mi faccia sembrare impaurita. 
Sorride, ma è un ghigno distorto, innaturale. Avvicina ancora di più il suo viso al mio e mi alita sulla faccia « Perché? Lo desideravo da così tanto.. »
Prima che possa avvicinarsi ulteriolmente, prima che possa fare qualsiasi cosa che possa provocarmi gli incubi, la mia mano si scontra contro il suo viso in un suono che sembra assordante. 
Il suo sguardo diventa gelido e sento il cuore battermi all'impazzata, e quel tamburellare diventa così forte, così prepotente che sono sicura si offuscherà la vista e non sarò nemmeno capace di restare in piedi. E a quel punto lui potrà fare di me quel che vuole.
D'un tratto, mi rendo conto di avere paura. Mi impongo di resistere e di reagire, sto per mettermi ad urlare quando una mano mi strappa con una tale violenza dalla presa di Lucas che, per un attimo, rimango disiorientata. 
La schiena di Carter mi copre totalmente dalla visuale di Lucas. « Che diavolo fai, Reder? »
Rinsavisco dallo shock quando afferro il modo in cui Carter l'ha chiamato: per cognome. Si conoscono?
Lucas per un attimo tradisce un'espressione di vergogna, poi quel rancore che l'ha fatto uscire di senno s'impossessa di nuovo di lui. Sento la voce di Beth ed Elly che chiamano, terrorizzate, il mio nome; mi sporgo oltre le spalle di Carter per sorriderle e fare cenno di restare in disparte. Beth stringe per le spalle una Tanya palesemente sconvolta. 
Al momento, la maggior parte dei presenti non sembra essersi accorto della rissa che potrebbe esplodere. Meglio così, penso. Qualcuno emerge della folla e, per quanto possa odiarlo, non posso non provare un moto di sollievo assicurarmi che Carter non sia solo.
« Che succede qui? » chiede cauto Ethan, anche se dietro la sua domanda innocente si cela una minaccia velata. Sposta il suo sguardo da Lucas a Carter, che stringe i pugni chiusi così forte che sono sicura si spezzerà le dita. Le spalle sussultano per la rabbia e prego Dio che plachi gli animi. 
« Lo ammazzo » tuona Carter senza degnare l'amico di uno sguardo. Le mie mani si chiudono, per quanto possano, attorno al suo petto; affondo il mio viso sulla sua schiena cercando di calmarlo col mio calore. 
Quando credo che sia impossibile e che la mia presenza non faccia differenza, la sua mano si stringe sulla mia, sul suo petto.
« Non l'ho toccata » risponde Lucas, giustificandosi completamente nel pallone. 
Ethan si volta nella nostra direzione, guardandomi dritto negli occhi; non riesco a distogliere lo sguardo e non posso nascondere l'espressione impaurita stampata sul mio viso. 
« Me ne occupo io » asserisce Ethan con un tono di voce che non ammette repliche. 
« No! » esclamo staccandomi da Carter, terrorizzata per le conseguenze.
« Non immischiarti, April » ribatte gelido Ethan, come se questa situazione fosse colpa mia. Poi afferra Lucas per la spalla, si allontanano e cominciano a discutere pacificamente sull'accaduto. 
Elly è la prima a raggiungermi. Mi getta le braccia al collo e mormora scuse inutili. « E' pazzo » mormora Tanya accarezzandomi il viso, mentre Beth mi stringe la mano.
« Sto bene ragazze, davvero » mento. Mai avrei immaginato che Lucas potesse avere un atteggiamento simile con me, ma non solo: con una ragazza qualsiasi.
« Dio, meno male che c'era Carter altrimenti.. » Beth si porta le mani al viso disperata. Elly le stringe la spalla e sussurra parole consolatorie.  
Carter è accanto a me ma è un blocco di ghiaccio. Non ha detto niente e non ha fatto un cenno nella mia direzione. Non so cosa pensare. 
Tom, che ancora non è entrato in confidenza col gruppo, aspetta Elly in disparte, corrucciato, con le mani nelle tasche; con un'espressione di devozione dipinta sul volto. 
« Elly » le poggio una mano sulla spalla « Vai da Tom, ti sta aspettando »
Elly scuote energicamente la testa « Oh, al diavolo! Sei la mia migliore amica e ho avuto una paura tremenda che quel pezzo di deficiente potesse farti qualcosa! »
Restiamo un momento in silenzio per l'esplosione della nostra amica, poi scoppiamo in una risata fragorosa. 
Carter rompe questo momento d'ilarità « Davvero Elly, vorrei parlare con April »
Anche se le ha pronunciate con una dolcezza indiscussa, queste parole fanno piombare un silenzio carico di preoccupazione e tensione. 
Le ragazze si allontanano avvertendomi che hanno con sé i cellulari e che, in caso d'emergenza, devo chiamarle immediatamente. Le rassicuro dicendole che non ce ne sarà bisogno dato che c'è Carter con me.
Carter mi cammina accanto assicurandosi che nessuno si avvicini più del dovuto e che tutto fili liscio. L'ansia mi divora per questo comportamento enigmatico. Possibile che dopo l'accaduto non abbia niente da dirmi, nemmeno un " come stai "? 
Arrivati al delimitare del falò, svoltiamo un ammasso di scogli che ci preserva da occhi indiscreti. Non supero neanche il confine delle roccie, che Carter mi spinge contro di esse schiacciandomi.
Le sue braccia mi avvolgono, avvinghiandomi energicamente, come se fosse un bisogno impellente; le sue mani cercano il mio viso e lo trovano racchiudendolo. Mi guarda come se fossi una bambola di porcellana sul punto di infrangersi. 
« Carter, io.. » tento di spiegarmi, ma le mie parole vengono bloccate della sue labbra.
Quelle labbra morbide e carnose che si muovono esasperate sulle mie; le nostre lingue si attorcigliano e quasi mi viene da piangere per la felicità delle sensazioni che sto provando.
Un miscuglio di emozioni mi stritolano il petto, impedendomi di essere razionale; i miei pensieri si concentrano soltanto sulle sue labbra, su quel corpo tonico e possente così vivido, così presente. 
Ricordo la sensazione delle sue labbra sul mio corpo e di come era riuscito a farmi spegnere il cervello. E capisco che quello non è niente in confronto a ciò che mi sta donando in questo momento. 
C'è un che di disperato nell'impeto delle sue labbra, mentre mi attira a sé alzandomi da terra; è un gigantesco buco nero che acuisce i sensi.
Le sue mani non abbandonano più il mio viso, ogni tanto mi sostiene col braccio per assicurarsi di tenermi in bilico tra la roccia e il suo ventre; gli getto le braccia al collo e avvolgo le mie gambe attorno al suo torace. Sembra apprezzare l'iniziativa perché si lascia sfuggire un mugolio che mi accende.
Appoggia le mani contro la parete rocciosa e si spinge ogni volta che può verso il mio corpo, provandomi un piacere sconosciuto, letale. In questo momento sarei capace di un'audacia che non mi appartiene.
Quando non ne possiamo più di questa frenesia e i nostri polmoni richiedono aria, si stacca da me, senza mai perdere di vista i miei occhi. 
La mia bocca non riesce ad emettere un suono e il mio cervello è così in subbuglio che non sarebbe capace di formulare una frase. Col dorso della mano mi accarezza delicatamente il viso e sorride.
Sorrido anch'io apprezzando il tempismo del suo bacio. In quel momento, nessuna discussione avrebbe potuto interessarmi o scalfirmi, nessuna parola d'odio e disgusto avrebbe potuto nuocermi.
Carter mi bacia ancora, delicatamente e lentamente, come se adesso avesse deciso di assaporare per bene la mia bocca. 
« Ho rischiato di impazzire » soffia sulle mie labbra.
Deglutisco rattristata « Lo so. Mi dispiace »
Carter mi accarezza piano i capelli, con dolcezza, e scuote la testa contrariato « Non hai niente di cui scusarti » poi comprare di nuovo sul suo viso quell'espressione animalesca, così diversa da ciò che è realmente « Se solo ci riprova ancora, io... »
« No, ti prego Carter » lo interrompo spaventata da ciò che la sua rabbia potrebbe causare « Non voglio »
Scruta i miei occhi e ride amaramente « Sei troppo buona »
Carter mi prende per mano e mi conduce nell'incavo creato tra lo scontro di due rocce; la sabbia morbida e fresca sotto di noi ci fa da cuscino.
L'oceano è silenzioso, stasera; quando le onde s'infrangono contro il bagnoasciuga, si sente appena il suono del loro passaggio. 
Appoggio la testa contro il suo petto, le sue braccia si stringono attorno a me. Chiudo gli occhi e il ricordo dei suoi baci m'investe, provocandomi un vuoto allo stomaco. 
Senza preavviso, mi scosto appena in tempo per vedere la sua espressione interrogativa prima che le mie labbra si poggino sulle sue. Devo assaporare ancora la sua bocca, devo provare ancora quelle meravigliose sensazioni che, sono sicura, mi terranno sveglia stanotte. 
E se stanotte dovrò restare supina a fissare il soffitto, voglio farlo compiaciuta di ciò che ho vissuto. Per questa notte, non voglio provare rimpianti.
  
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