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Autore: L chan    16/10/2008    3 recensioni
“Morte..” I due giovani psicologi smisero di parlare all’istante e si voltarono di scatto verso l’esile figura che si ergeva dinnanzi a loro a pochi metri di distanza, fermamente convinti di aver sentito male.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri personaggi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Reflections of Death

 

 

17/01/1985

Centro di ricerca  per malattie neuropsicologiche di Los Angeles

Ore 18.00

 

“Cosa vedi nello specchio Rue?” Domandarono all’improvviso le due figure in  camice bianco al piccolo dai capelli corvini che se ne stava in piedi davanti a loro.

L’oggetto, si ergeva imponente davanti ai suo grandi e inquietanti occhi color rosso-albino, creando un sinistro effetto di contrasto con la maglietta nera come la pece e la marmellata di fragole che era  così deciso a ripulire del tutto prima che finisse la visita.

Nessuno, all’interno di quell’edificio, avrebbe mai potuto definirlo bello. Non certo con quell’aspetto emaciato e scompigliato che lo caratterizzava così distintamente dagli altri soggetti della sua età.

 “Cosa vedi?”    

I due evidentemente, ignoravano completamente il fatto che oltre all’immagine del bambino, sullo specchio vi fossero riflesse anche le loro, intente  a mascherare, con una certa difficoltà, il disagio emotivo che comportava l’avere a che fare con un individuo come lui.

“Tom, è da giorni che non lo sentiamo aprir bocca..” Sussurrò esasperata a quel punto la donna al collega, stando però ben attenta a non farsi sentire dal bambino che nel frattempo aveva ripreso ad ingurgitare la confettura di fragole con voracità.

“Porta pazienza.. dopotutto il trauma che ha subito è stato di notevole rilevanza.. non c’è di certo da stupirsi che si rifiuti di parlare.”

“Su questo sono d’accordo.. però.. Cristo Tom.. lo hai visto anche tu ieri sera..”

Una lunga pausa di riflessione prese il sopravvento sulla loro conversazione. L’uomo cambiò radicalmente espressione, come se l’immagine mentale della scena gli si fosse ripresentata davanti, evidentemente contro la sua volontà.

“L’incidente con il cane della signora Anderson non ha nulla a che vedere con la psicologia di Rue.. Lo ha fatto perché era profondamente arrabbiato con lei a causa delle parole che gli sono state dette ingiustamente.”

“Cosa!? Ma come puoi dire questo?!”

“Shh! Abbassa la voce..! Se ci sentisse..” Il moro si voltò per controllare. “..Dio solo sa come la prenderebbe..”

“ Ma ti rendi conto almeno di quello che stai dicendo? Sei l’unico qua dentro che sostiene che sia sano mentalmente!”

“Marta, te l’ho già detto e ripetuto. Non me ne frega niente di quello che pensano gli altri. Questo bambino è un genio della scienza! E proprio come tutti i geni, nessuno riesce a comprenderlo del tutto, nemmeno io se la vogliamo mettere così. Come fai a dire che è malato di mente? Come fai anche soltanto a pensarlo??!”

“Come faccio Tom? Ha ucciso quel cane e lo ha dissezionato! E dopo averlo fatto ha estratto il cuore e lo ha mostrato alla signora Anderson! Insomma.. stiamo parlando di un bambino di sette anni!! Possibile che tu non te ne renda conto?!”

 

“Morte..”

 

I due giovani psicologi smisero di parlare all’istante e si voltarono di scatto verso l’esile figura che si ergeva dinnanzi a loro a pochi metri di distanza, fermamente convinti di aver sentito male.

Hai detto forse qualcosa  tesoro? “ Domandò gentilmente la donna tentando di persuaderlo a ripetere l’eventuale parola o frase non recepita.

“Non devi avere paur..” Continuò l’uomo. Ma egli fu quasi immediatamente interrotto dalla voce monotona del bambino, che lo lasciò decisamente esterefatto.

Una settimana, diciassette ore, quarantotto minuti e ventitrè secondi.”

“C-cosa?” La donna corrugò la fronte, estremamente sorpresa da quell’improvviso intervento… “Hey, ma di cosa stai parl..”

Due settimane, dodici ore, ventidue minuti e otto secondi.”

... e una leggera smorfia di perplessità si formò sul viso dell’uomo, che mai prima di allora si era ritrovato in una situazione del genere.

“Senti piccolo.. se non ti spieghi meglio non possiamo aiutarti..”

Non dovreste sprecare il vostro tempo cercando di aiutarmi, perché vi garantisco, che non ne vale la pena.” Continuò Rue restando a fissare la sua immagine riflessa nello specchio, impassibile come sempre.

Il sorriso dell’uomo si spense come una candela.

“Ma cosa stai dicendo? Tutti abbiamo bisogno d’aiuto..!”

Silenzio.

“Allora? Ci vuoi dire di cosa stavi parlando o no?”

Non mi credereste.

I due si lanciarono un’altra occhiata incerta,  sicuri di avere a che fare con qualcosa di completamente insensato dal punto di vista neurologico.

Quello non poteva essere un bambino. Tutto di lui, li portava a raggiungere quella  amara ma altrettanto ovvia conclusione, e del resto, chi non potrebbe biasimarli.

“Ma dobbiamo saperlo Rue! Dobbiamo aiutarti!”

Io non ho bisogno dell’aiuto di nessuno.. tantomeno del vostro.” Quella frase, venne pronunciata da lui con particolare intensità, con il tono di sincero disprezzo di chi non sopporta le insistenze di coloro che si offrono di aiutarlo, stringendo forte tra le piccole manine ossute l’unica fonte di piacere che gli era rimasta.

“E’ irremovibile.” Sussurrò di nuovo  Marta al collega. “E non riesco proprio a capire come possa essere psicologicamente e scientificamente possibile una cosa del genere.. Se devo essere sincera Tom, mi mette i brividi..”

“Già.. è parecchio inquietante in effetti..”

Comunque..”

Egli però, smise di parlare all’improvviso, temendo che il piccolo avesse sentito la loro conversazione.

Sappiate che il tempo a vostra disposizione è quasi terminato.

E finalmente si voltò a fissare i due giovani colleghi, con la punta dell’indice infilata in bocca e un’espressione vagamente divertita dipinta sul volto.

 

 

 

 

SPAZIO AUTRICE

Bene bene bene.. Ora, molti di voi si staranno sicuramente chiedendo chi è questo misterioso Rue che viene presentato nella mia fanfiction.

Ebbene, ora vi rispondo subito:

E’ il serial killer del romanzo giallo Another Note di  Ishin Nishio , che parla del famoso caso B.B. affrontato da L e Naomi Misora a Los Angeles.

Egli, era estremamente simile a L sia come aspetto fisico che come modi di fare.. (infatti anche lui proveniva dalla Wammy’s House ed era il secondo candidato alla sua successione) ed era conosciuto dalla polizia locale con il soprannome di Beyond Birthday.

 Il suo vero nome però è Rue Ryuzaki.

Caratteristica principale di Rue, è sicuramente la sua sfrenata passione per l’anatomia e, secondo alcune teorie, per il cannibalismo. La morte infatti, è qualcosa che faceva parte di lui fin dalla nascita, poiché possedeva gli occhi dello Shinigami ed era in grado di vedere la durata della vita rimanente delle sue vittime.

Rue non uccideva mai senza uno scopo ben preciso, e nel farlo, operava soltanto nel momento esatto in cui la vittima sarebbe dovuta morire comunque.

Ok.. direi che ho spiegato tutto su di lui.. Ah! Un’ultima cosa.. Il titolo che ho scelto ha un significato..

“Reflections of Death” per chi non sa l’inglese significa letteralmente “Riflessi di morte” e ha un doppio senso, perché oltre che a riprendere la scena del riflesso del nome dei due psicologi sullo specchio, vuole essere un rifacimento al metodo di visita degli psicologi. Per riflessi infatti si intendono anche quelli che vengono testati sulle persone (presumibilmente affette da disturbi) con problemi neurologici per comprendere se hanno avuto danni al sistema nervoso, sia quello centrale che quello periferico.

 

Baci da L-chan

 

 

 

  
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