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Autore: Fiamma Erin Gaunt    21/10/2014    0 recensioni
Una nuova minaccia all'orizzonte ... sai che novità.
Una Profezia.
Undici semidei coraggiosi.
Una Maledizione.
Un nemico antico.
Un'immortalità che non è più tale.
Genere: Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Drew Tanaka, Gli Dèi, Katie Gardner, Nuova generazione di Semidei, Travis & Connor Stoll
Note: What if? | Avvertimenti: Triangolo, Violenza
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Dedico questa long a:

 Mary_lascrivistorie, perché è solo grazie a un suo meraviglioso contest che è nata la coppia Drew x Jack;

Eris Greengrass in Wilkes, perché è stato il fangirling con lei a convincermi che Polluce è un figo proprio come il suo omonimo (Pollux Black) in Harry Potter;

Rhaenys Morgenstern, perché i fratelli Stoll con lei sono d’obbligo ed è riuscita a convincermi del fatto che la Tratie sia canon (checché ne dica Rick);

Alla mia little sistah (*Klaus mode on*), perché ha saggiamente commentato con un: possibile che Percy sia così sfigato da essere tirato in ballo in ogni impresa potenzialmente suicida? E mi ha fatto venire in mente che era proprio il caso di trovare un nuovo manipolo di eroi da torturare  impiegare.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Cap 1

 

 

 

 

 

Era l’ultimo giorno di scuola prima dell’inizio delle vacanze natalizie e delle tre settimane che avrebbe potuto trascorrere al Campo. Tre intere settimane da passare insieme a Jack. Era la prima volta da quando stavano insieme che potevano rilassarsi senza che ci fosse una guerra dietro l’angolo.

Recuperò la borsa e uscì in cortile insieme al resto delle sue cheerleader. Stava giusto pensando a cosa mettere in valigia quando un vociare attirò la sua attenzione.

Un manipolo di ragazze dell’ultimo anno si era radunato attorno a una grossa Harley nera opaca. Conosceva bene quella moto così come il suo proprietario.

Si fece largo con decisione, riuscendo finalmente a osservare il profilo freddo e affascinante di Jack. Era sempre stato bello, ma in qualche modo dopo un mese dalla sua ultima visita le appariva ancora più incantevole.

- Ehy – la salutò, tendendo una mano verso di lei e attirandola a sé con forza.

Aderì al suo petto muscoloso come una seconda pelle e sollevò il mento quanto bastava per permettergli di baciarla. E tutto si annullò.

Drew non aveva mai capito perché Annabeth e Piper avessero quell’espressione ebete e sognante ogni volta che Percy e Jason le baciavano, ma da quando era iniziata la sua storia con Jack aveva compreso cosa significasse essere davvero, totalmente e incondizionatamente innamorate di una persona.

- Pensavo che ci saremmo visti solo domani – osservò a fior di labbra.

Sperava soltanto di non avere un’aria troppo sbattuta dopo gli estenuanti allenamenti con le cheerleader.

- Ero qui in zona e ho pensato di passare a prenderti. Tuo padre non ne era troppo contento – aggiunse con un ghigno malandrino.

Drew sospirò. Suo padre non era mai stato eccessivamente protettivo, perché lei non aveva mai mostrato di essere davvero presa da un ragazzo fino a quel momento. Ora sembrava che Han Tanaka fosse entrato in modalità guardia del corpo e guardava Jack come uno dei semidei del Campo avrebbe guardato un’Idra. Il fatto che fosse quasi un uomo, con i suoi diciannove anni a fronte dei sedici di lei, non aveva migliorato le cose. Han aveva sbraitato e minacciato per lunghe settimane, ma se c’era una cosa sicura in tutto l’universo era che Drew Tanaka alla fine la spuntava sempre. Così suo padre aveva finito con accettare la loro relazione, ma non si preoccupava di nascondere il fatto che non ne fosse per niente contento. Forse in parte c’entrava il fatto che la donna, o meglio dea, che era stata l’amore della sua vita attualmente portava avanti una tresca con il padre del fidanzato di sua figlia, il Divino Ares, e che per giunta il ragazzo gli assomigliava in modo incredibile.

- Non sei il tipo di ragazzo che piace ai padri, sai che sorpresa – ironizzò.

- In compenso le madri mi adorano. –

Gli assestò un buffetto dietro al collo, arricciando il labbro inferiore. – Imbecille. –

Jack rise, attirandola di nuovo a sé e baciandole rapidamente le labbra per poi passare al collo. Lo allontanò con una lieve spinta.

- Sono arrabbiata con te, è inutile che ci provi – disse, inarcando un sopracciglio, - Va’ a cercarti qualche mamma milf, no? –

- Perché dovrei quando posso avere una sexy capo cheerleader? –

La replica le strappò un sorrisetto compiaciuto, ma si affrettò a ricomporsi.

- Bella risposta, te lo concedo, ma quel commento sulle mamme non è ancora del tutto superato. –

Si strinse nelle spalle, passandole il casco di riserva.

- Pazienza. Mi piace quando fai il broncio. –

Montò in sella dietro di lui, stringendogli i fianchi con le braccia e poggiando la testa sulla sua spalla. Il rombo della Harley riecheggiò nel cortile della scuola mentre Jack metteva in moto per poi partire impennandosi. Gli si strinse maggiormente, godendosi il profumo di muschio e vaniglia della sua pelle e l’odore di pelle che veniva irradiato dal giubbotto da motociclista.

Si fermarono al Divine, una specie di Starbucks per semidei che la Foschia nascondeva agli occhi dei mortali facendogli assumere la forma di un vecchio bar chiuso per fallimento.

- Pensavo che stessimo andando a prendere le mie cose per partire per il Campo – osservò perplessa.

- Ci andiamo tra un attimo, prima devo controllare che la ragazzina che siamo venuti a prendere stia bene. –

Siamo.

Quel plurale non le piaceva proprio per niente anche perché, da quando la guerra era finita e i rapporti con i romani si erano ricuciti, Will aveva smesso di fargli da supporto nelle imprese di recupero per dedicare un po’ di tempo al corso di medicina tenuto dal college per semidei di Nuova Roma.

- Tu e chi? – chiese, ma Jack era già entrato nel Divine e non aveva sentito il tono sospettoso della sua voce.

Al tavolino in fondo alla sala c’era seduta una bambina di circa undici anni dall’espressione confusa e traumatizzata e davanti a lei, proprio nella direzione presa da Jack, l’ultima semidea che avrebbe voluto vedere in un momento come quello.

Isabelle Kane non era solo una spadaccina formidabile e figlia di nientemeno che Zeus, il re degli Dei. No, la natura aveva deciso di donarle anche un’incredibile faccia tosta, coraggio da  vendere, incredibili occhi blu elettrico e una cascata di onde corvine dai riflessi bluastri. Aveva solo un anno più di Drew, ma si atteggiava da eroina dell’anno che ne aveva viste di tutti i colori.

- Ah, ci sei anche tu – disse, smettendo di parlottare con Jack di chissà cosa e guardandola come se fosse solo un grosso scarafaggio.

- Già. Sai com’è io qui ci abito … tu piuttosto perché sei venuta a infestare New York con la tua massiccia dose di egocentrismo? –

- Perché per queste missioni serve qualcuna che non abbia paura di spezzarsi le unghie – replicò serafica.

Osservò le unghie corte di Isabelle e poi passò alla sua costosa manicure con tanto di allungamento e copertura in gel. No, non c’era decisamente paragone.

- Nessuno potrebbe dubitare del contrario, visto i mozziconi che hai sulle dita. –

La ragazzina fissava incantata lo scambio di opinioni, muovendo la testa da un lato all’altro come se stesse seguendo una partita di tennis.

Jack alzò gli occhi al cielo, sospirando.

Ogni volta era la stessa storia.

- Ragazze, ragazze, basta. Sul serio, non è proprio il momento di saltarvi alla gola. Quindi tu, Isabelle, risparmiati le tue provocazioni e tu, Drew, ritira gli artigli – ordinò, per poi rivolgersi alla piccoletta che completava quell’eterogeneo quartetto, - Tutto okay, scricciolo? –

Annuì, sgranando gli occhi verdi e arrossendo leggermente.

Tipica reazione femminile ai rari episodi di gentilezza di Jack, constatò Drew.

Isabelle finì il suo caffè e si spolverò il maglioncino blu con un movimento distratto. Aveva un fisico asciutto e snello, ben diverso da quello formoso e prorompente di Drew, ma non sembrava farsene un problema visto che non perdeva occasione per dichiarare che “in missione non sono certo le tette a salvarti la vita”.

Erano ormai routine al Campo, inoltre, gli scambi di battute al vetriolo tra loro due; Isabelle diceva che Drew possedeva più tette che cervello, mentre la figlia di Afrodite rilanciava sostenendo che alla ragazza non mancassero solo le curve, ma anche l’intelligenza.

- Visto che la bambina sta bene e non ha ancora realizzato che il suicidio è un’alternativa di gran lunga preferibile alla compagnia di Kane, direi che noi due possiamo anche andare – replicò, poggiandogli una mano sul braccio muscoloso e alzandosi in punta di piedi per mormorare, a voce abbastanza alta perché giungesse alle orecchie della figlia di Zeus, - Fino all’ora di cena mio padre non sarà di ritorno, abbiamo un po’ di tempo per stare un po’ da soli. –

Un lampo passò negli occhi blu polvere del figlio di Ares.

Drew la conosceva bene quell’espressione, che tradiva il primo accenno di una bruciante lussuria.

- Izzy, pensi di poterla portare al Campo da sola? –

La ragazza annuì, lanciando a Drew un’occhiata significativa: - Ma certo, io so badare a me stessa. –

La figlia di Afrodite fece per ribattere, ma Jack la dirottò velocemente verso l’uscita del Divine.

Ormai fuori, diede sfogo al fiume di commenti velenosi che aveva trattenuto durante quel brevissimo tragitto.

- L’hai sentita? No, dico, l’hai sentita? “Io so badare a me stessa”, come se il fatto di essere figlia di Zeus la rendesse la migliore semidea sulla faccia della terra. Bè, quella ragazza non ha un briciolo di contegno o di classe e osa sostenere di essere migliore di me. E poi quei riflessi bluastri sono tutto fuorchè naturali, quindi può anche smetterla di ondeggiare i capelli come se fossero chissà che. Ma soprattutto, perché proprio lei? Non potevi portarti dietro qualcun altro? Che ne so, magari Austin? Bè, perché non dici nulla? –

- Perché stavo aspettando che Drew – fiume in piena – Tanaka la smettesse di sommergermi con le sue duemila parole al secondo così avrei potuto spiegarle che in una missione di recupero si valuta l’abilità del proprio compagno di squadra e Izzy … Isabelle -, si corresse prontamente, - malgrado non ti piaccia è una delle migliori al Campo. E sentirvi litigare ogni volta che vi incontrate non aiuta a mantenere vivo lo spirito di squadra. –

- Izzy? Da quando in qua siete così in confidenza? –

Quando aveva lasciato il Campo alla fine dell’estate Jack e la Kane avevano appena cominciato a rivolgersi la parola di tanto in tanto, ma erano ben lontani dall’instaurare una collaborazione, figurarsi un rapporto amichevole. Passavano tre mesi e lui la chiama “Izzy” come se fossero amici da chissà quanto tempo. A lei non aveva mai trovato un soprannome, malgrado stessero insieme da circa sei mesi.

- Oh, andiamo, Drew. Abbiamo lavorato insieme per tre mesi, è normale che ci sia un po’ di confidenza. –

- Ci manca solo che diventiate compagni di spada, quello sì che sarebbe il colmo – commentò aspramente. Notò il luccichio nel suo sguardo e capì che ciò che temeva si era già verificato.

 - Sul serio? E quando pensavi di dirmelo?! –

- Magari in un momento in cui non fossi in piena sindrome da fidanzata iper gelosa. Lo sai che Will non vuole più combattere, avrei dovuto trovare comunque un nuovo compagno di spada. –

- Ma perché lei, che sembra mangiarti con gli occhi ogni volta che ti guarda? Non la sopporto, ti giuro, e il fatto che negli ultimi mesi tu abbia passato molto più tempo con lei che con me mi ferisce – concluse.

Le mani forti del ragazzo le cinsero la vita e si chinò quanto bastava per guardarla dritta negli occhi.

- Drew, lo sai che non è stata una mia scelta stare lontani per tanto e che sono passato a trovarti il più spesso possibile. Non devi pensare a Isabelle, non se ci fa litigare in continuazione. Lei tornerà al Campo e noi avremo il resto della giornata per stare in santa pace. E tre intere settimane una volta al Campo. Okay? –

Annuì, sciogliendosi nel suo abbraccio.

- L’amore dovrebbe farti sentire più sicura e invece io non lo sono. La vedo girarti intorno quando io non ci sono ed è bella … è difficile credere che tu voglia davvero solo me – confessò.

Non ebbe bisogno di guardarlo in faccia per sapere che stava sorridendo.

- Da quando in qua la magnifica Drew Tanaka si lascia mettere in discussione da una ragazza qualsiasi? –

- Hai ragione, per Zeus. Quella mezza tacca della Kane non è neanche lontanamente paragonabile al mio splendore – confermò sorridendo a sua volta.

- Sei l’essenza stessa dello splendore, principessa, quindi smettila di preoccuparti – confermò, scoccandole un bacio sulla fronte.

Rimontarono in sella e si diressero verso il grande e lussuoso attico della famiglia Tanaka, a pochi metri dall’Empire State Building.

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

 

Pollux fissava l’acqua in cui aveva appena gettato la Dracma.

- Oh, dea Iride, mostrami Jack War, per favore. –

La superficie prese a vorticare finchè non cominciò a formarsi un’immagine distorta che rapidamente prendeva definizione.

Ripensandoci, con il senno del poi, forse non era stata una grande idea quella di effettuare una chiamata proprio mentre Jack era a New York con Drew. Peccato solo che questi lampi di genio gli venissero sempre dopo che aveva cominciato a fare qualcosa.

Jack e Drew erano sdraiati sul divano in pelle dell’attico della famiglia Tanaka. La camicetta della ragazza era a terra e fortunatamente la schiena nuda di Jack ostruiva la visuale delle sue forme generose.

Pollux era seriamente convinto che se putacaso avesse intravisto qualcosa della pelle olivastra della ragazza non sarebbe sopravvissuto a lungo al ritorno di Jack al Campo.

- Vineyard – sbuffò il figlio di Ares, lanciandogli un’occhiata a metà tra lo scocciato e il furente mentre Drew si affrettava a ricomporsi, - C’è un motivo in particolare per questa tua chiamata o vuoi solo sperimentare l’ebbrezza di avere la testa separata dal collo? –

Ignorò il commento non propriamente amichevole con una scrollata di spalle.

- In realtà c’è. L’Oracolo ha pronunciato una nuova profezia e Chirone vi vuole qui il prima possibile. Credo che la sua convocazione abbia la precedenza sul sesso, quindi datevi una mossa – concluse, ammiccando e chiudendo la conversazione.

Sospirò, abbandonando il recipiente d’acqua e lasciandosi cadere sul suo letto.

Al Campo Mezzosangue sembrava praticamente impossibile avere anche solo un’annata tranquilla.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Indovinate chi c’è? Sì, esatto, proprio la rompi scatole! Spero che questo primo capitolo vi sia piaciuto, vi abbia incuriosito e che vogliate farmi sapere che ne pensate. Alla prossima.

Baci baci,

Fiamma Erin Gaunt

  
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