Dedico
questa long
a:
Mary_lascrivistorie,
perché è solo grazie a un suo meraviglioso
contest che è nata la coppia Drew x Jack;
Eris
Greengrass in
Wilkes,
perché è stato il fangirling
con lei a convincermi che Polluce è un figo proprio come il
suo omonimo (Pollux
Black) in Harry Potter;
Rhaenys
Morgenstern,
perché i fratelli Stoll con lei sono d’obbligo
ed è riuscita a convincermi del fatto che la Tratie sia
canon (checché ne dica
Rick);
Alla
mia little
sistah (*Klaus mode on*), perché ha saggiamente
commentato con un:
possibile che Percy sia così sfigato da essere tirato in
ballo in ogni impresa
potenzialmente suicida? E mi ha fatto venire in mente che era proprio
il caso
di trovare un nuovo manipolo di eroi da torturare impiegare.
Cap
1
Era
l’ultimo giorno di scuola prima dell’inizio delle
vacanze natalizie e delle tre settimane che avrebbe potuto trascorrere
al
Campo. Tre intere settimane da passare insieme a Jack. Era la prima
volta da
quando stavano insieme che potevano rilassarsi senza che ci fosse una
guerra
dietro l’angolo.
Recuperò
la borsa e uscì in cortile insieme al resto delle
sue cheerleader. Stava giusto pensando a cosa mettere in valigia quando
un
vociare attirò la sua attenzione.
Un
manipolo di ragazze dell’ultimo anno si era radunato
attorno a una grossa Harley nera opaca. Conosceva bene quella moto
così come il
suo proprietario.
Si
fece largo con decisione, riuscendo finalmente a
osservare il profilo freddo e affascinante di Jack. Era sempre stato
bello, ma
in qualche modo dopo un mese dalla sua ultima visita le appariva ancora
più
incantevole.
-
Ehy – la salutò, tendendo una mano verso di lei e
attirandola a sé con forza.
Aderì
al suo petto muscoloso come una seconda pelle e
sollevò il mento quanto bastava per permettergli di
baciarla. E tutto si
annullò.
Drew
non aveva mai capito perché Annabeth e Piper avessero
quell’espressione ebete e sognante ogni volta che Percy e
Jason le baciavano,
ma da quando era iniziata la sua storia con Jack aveva compreso cosa
significasse essere davvero, totalmente e incondizionatamente
innamorate di una
persona.
-
Pensavo che ci saremmo visti solo domani – osservò
a fior
di labbra.
Sperava
soltanto di non avere un’aria troppo sbattuta dopo
gli estenuanti allenamenti con le cheerleader.
-
Ero qui in zona e ho pensato di passare a prenderti. Tuo
padre non ne era troppo contento – aggiunse con un ghigno
malandrino.
Drew
sospirò. Suo padre non era mai stato eccessivamente
protettivo, perché lei non aveva mai mostrato di essere
davvero presa da un
ragazzo fino a quel momento. Ora sembrava che Han Tanaka fosse entrato
in
modalità guardia del corpo e guardava Jack come uno dei
semidei del Campo
avrebbe guardato un’Idra. Il fatto che fosse quasi un uomo,
con i suoi
diciannove anni a fronte dei sedici di lei, non aveva migliorato le
cose. Han
aveva sbraitato e minacciato per lunghe settimane, ma se
c’era una cosa sicura
in tutto l’universo era che Drew Tanaka alla fine la spuntava
sempre. Così suo
padre aveva finito con accettare la loro relazione, ma non si
preoccupava di
nascondere il fatto che non ne fosse per niente contento. Forse in
parte c’entrava
il fatto che la donna, o meglio dea, che era stata l’amore
della sua vita
attualmente portava avanti una tresca con il padre del fidanzato di sua
figlia,
il Divino Ares, e che per giunta il ragazzo gli assomigliava in modo
incredibile.
-
Non sei il tipo di ragazzo che piace ai padri, sai che
sorpresa – ironizzò.
-
In compenso le madri mi adorano. –
Gli
assestò un buffetto dietro al collo, arricciando il
labbro inferiore. – Imbecille. –
Jack
rise, attirandola di nuovo a sé e baciandole
rapidamente le labbra per poi passare al collo. Lo allontanò
con una lieve
spinta.
-
Sono arrabbiata con te, è inutile che ci provi –
disse,
inarcando un sopracciglio, - Va’ a cercarti qualche mamma
milf, no? –
-
Perché dovrei quando posso avere una sexy capo cheerleader?
–
La
replica le strappò un sorrisetto compiaciuto, ma si
affrettò a ricomporsi.
-
Bella risposta, te lo concedo, ma quel commento sulle
mamme non è ancora del tutto superato. –
Si
strinse nelle spalle, passandole il casco di riserva.
-
Pazienza. Mi piace quando fai il broncio. –
Montò
in sella dietro di lui, stringendogli i fianchi con le
braccia e poggiando la testa sulla sua spalla. Il rombo della Harley
riecheggiò
nel cortile della scuola mentre Jack metteva in moto per poi partire
impennandosi. Gli si strinse maggiormente, godendosi il profumo di
muschio e
vaniglia della sua pelle e l’odore di pelle che veniva
irradiato dal giubbotto
da motociclista.
Si
fermarono al Divine, una specie di Starbucks per semidei
che la Foschia nascondeva agli occhi dei mortali facendogli assumere la
forma
di un vecchio bar chiuso per fallimento.
-
Pensavo che stessimo andando a prendere le mie cose per
partire per il Campo – osservò perplessa.
-
Ci andiamo tra un attimo, prima devo controllare che la
ragazzina che siamo venuti a prendere stia bene. –
Siamo.
Quel
plurale non le piaceva proprio per niente anche perché,
da quando la guerra era finita e i rapporti con i romani si erano
ricuciti,
Will aveva smesso di fargli da supporto nelle imprese di recupero per
dedicare
un po’ di tempo al corso di medicina tenuto dal college per
semidei di Nuova
Roma.
-
Tu e chi? – chiese, ma Jack era già entrato nel
Divine e
non aveva sentito il tono sospettoso della sua voce.
Al
tavolino in fondo alla sala c’era seduta una bambina di
circa undici anni dall’espressione confusa e traumatizzata e
davanti a lei,
proprio nella direzione presa da Jack, l’ultima semidea che
avrebbe voluto
vedere in un momento come quello.
Isabelle
Kane non era solo una spadaccina formidabile e
figlia di nientemeno che Zeus, il re degli Dei. No, la natura aveva
deciso di
donarle anche un’incredibile faccia tosta, coraggio da vendere, incredibili occhi
blu elettrico e
una cascata di onde corvine dai riflessi bluastri. Aveva solo un anno
più di
Drew, ma si atteggiava da eroina dell’anno che ne aveva viste
di tutti i
colori.
-
Ah, ci sei anche tu – disse, smettendo di parlottare con
Jack di chissà cosa e guardandola come se fosse solo un
grosso scarafaggio.
-
Già. Sai com’è io qui ci abito
… tu piuttosto
perché sei venuta a infestare New York con la tua
massiccia dose di egocentrismo? –
-
Perché per queste missioni serve qualcuna che non abbia
paura di spezzarsi le unghie – replicò serafica.
Osservò
le unghie corte di Isabelle e poi passò alla sua
costosa manicure con tanto di allungamento e copertura in gel. No, non
c’era
decisamente paragone.
-
Nessuno potrebbe dubitare del contrario, visto i mozziconi
che hai sulle dita. –
La
ragazzina fissava incantata lo scambio di opinioni,
muovendo la testa da un lato all’altro come se stesse
seguendo una partita di
tennis.
Jack
alzò gli occhi al cielo, sospirando.
Ogni
volta era la stessa storia.
-
Ragazze, ragazze, basta. Sul serio, non è proprio il
momento di saltarvi alla gola. Quindi tu, Isabelle, risparmiati le tue
provocazioni e tu, Drew, ritira gli artigli –
ordinò, per poi rivolgersi alla
piccoletta che completava quell’eterogeneo quartetto, - Tutto
okay, scricciolo?
–
Annuì,
sgranando gli occhi verdi e arrossendo leggermente.
Tipica
reazione femminile ai rari episodi di gentilezza di
Jack, constatò Drew.
Isabelle
finì il suo caffè e si spolverò il
maglioncino blu
con un movimento distratto. Aveva un fisico asciutto e snello, ben
diverso da
quello formoso e prorompente di Drew, ma non sembrava farsene un
problema visto
che non perdeva occasione per dichiarare che “in missione non
sono certo le
tette a salvarti la vita”.
Erano
ormai routine al Campo, inoltre, gli scambi di battute
al vetriolo tra loro due; Isabelle diceva che Drew possedeva
più tette che
cervello, mentre la figlia di Afrodite rilanciava sostenendo che alla
ragazza
non mancassero solo le curve, ma anche l’intelligenza.
-
Visto che la bambina sta bene e non ha ancora realizzato
che il suicidio è un’alternativa di gran lunga
preferibile alla compagnia di
Kane, direi che noi due possiamo anche andare –
replicò, poggiandogli una mano
sul braccio muscoloso e alzandosi in punta di piedi per mormorare, a
voce
abbastanza alta perché giungesse alle orecchie della figlia
di Zeus, - Fino all’ora
di cena mio padre non sarà di ritorno, abbiamo un
po’ di tempo per stare un po’
da soli. –
Un
lampo passò negli occhi blu polvere del figlio di Ares.
Drew
la conosceva bene quell’espressione, che tradiva il
primo accenno di una bruciante lussuria.
-
Izzy, pensi di poterla portare al Campo da sola? –
La
ragazza annuì, lanciando a Drew un’occhiata
significativa: - Ma certo, io so
badare a me stessa. –
La
figlia di Afrodite fece per ribattere, ma Jack la dirottò
velocemente verso l’uscita del Divine.
Ormai
fuori, diede sfogo al fiume di commenti velenosi che
aveva trattenuto durante quel brevissimo tragitto.
-
L’hai sentita? No, dico, l’hai sentita?
“Io so badare a me
stessa”, come se il fatto di essere figlia di Zeus la
rendesse la migliore
semidea sulla faccia della terra. Bè, quella ragazza non ha
un briciolo di
contegno o di classe e osa sostenere
di essere migliore di me. E poi quei riflessi bluastri sono tutto
fuorchè
naturali, quindi può anche smetterla di ondeggiare i capelli
come se fossero
chissà che. Ma soprattutto, perché proprio lei?
Non potevi portarti dietro
qualcun altro? Che ne so, magari Austin? Bè,
perché non dici nulla? –
-
Perché stavo aspettando che Drew – fiume in piena
– Tanaka
la smettesse di sommergermi con le sue duemila parole al secondo
così avrei
potuto spiegarle che in una missione di recupero si valuta
l’abilità del proprio
compagno di squadra e Izzy … Isabelle -, si corresse
prontamente, - malgrado
non ti piaccia è una delle migliori al Campo. E sentirvi
litigare ogni volta
che vi incontrate non aiuta a mantenere vivo lo spirito di squadra.
–
-
Izzy? Da quando in qua siete così in confidenza? –
Quando
aveva lasciato il Campo alla fine dell’estate Jack e
la Kane avevano appena cominciato a rivolgersi la parola di tanto in
tanto, ma
erano ben lontani dall’instaurare una collaborazione,
figurarsi un rapporto
amichevole. Passavano tre mesi e lui la chiama
“Izzy” come se fossero amici da
chissà quanto tempo. A lei non aveva mai trovato un
soprannome, malgrado
stessero insieme da circa sei mesi.
-
Oh, andiamo, Drew. Abbiamo lavorato insieme per tre mesi,
è normale che ci sia un po’ di confidenza.
–
-
Ci manca solo che diventiate compagni di spada, quello sì
che sarebbe il colmo – commentò aspramente.
Notò il luccichio nel suo sguardo e
capì che ciò che temeva si era già
verificato.
- Sul serio? E quando
pensavi di dirmelo?! –
-
Magari in un momento in cui non fossi in piena sindrome da
fidanzata iper gelosa. Lo sai che Will non vuole più
combattere, avrei dovuto
trovare comunque un nuovo compagno di spada. –
-
Ma perché lei, che sembra mangiarti con gli occhi ogni
volta che ti guarda? Non la sopporto, ti giuro, e il fatto che negli
ultimi
mesi tu abbia passato molto più tempo con lei che con me mi
ferisce – concluse.
Le
mani forti del ragazzo le cinsero la vita e si chinò
quanto bastava per guardarla dritta negli occhi.
-
Drew, lo sai che non è stata una mia scelta stare lontani
per tanto e che sono passato a trovarti il più spesso
possibile. Non devi
pensare a Isabelle, non se ci fa litigare in continuazione. Lei
tornerà al
Campo e noi avremo il resto della giornata per stare in santa pace. E
tre
intere settimane una volta al Campo. Okay? –
Annuì,
sciogliendosi nel suo abbraccio.
-
L’amore dovrebbe farti sentire più sicura e invece
io non
lo sono. La vedo girarti intorno quando io non ci sono ed è
bella … è difficile
credere che tu voglia davvero solo me – confessò.
Non
ebbe bisogno di guardarlo in faccia per sapere che stava
sorridendo.
-
Da quando in qua la magnifica Drew Tanaka si lascia
mettere in discussione da una ragazza qualsiasi? –
-
Hai ragione, per Zeus. Quella mezza tacca della Kane non è
neanche lontanamente paragonabile al mio splendore –
confermò sorridendo a sua
volta.
-
Sei l’essenza stessa dello splendore, principessa, quindi
smettila di preoccuparti – confermò, scoccandole
un bacio sulla fronte.
Rimontarono
in sella e si diressero verso il grande e
lussuoso attico della famiglia Tanaka, a pochi metri
dall’Empire State
Building.
*
Pollux
fissava l’acqua in cui aveva appena gettato la
Dracma.
-
Oh, dea Iride, mostrami Jack War, per favore. –
La
superficie prese a vorticare finchè non cominciò
a
formarsi un’immagine distorta che rapidamente prendeva
definizione.
Ripensandoci,
con il senno del poi, forse non era stata una
grande idea quella di effettuare una chiamata proprio mentre Jack era a
New
York con Drew. Peccato solo che questi lampi di genio gli venissero
sempre dopo che aveva cominciato a
fare
qualcosa.
Jack
e Drew erano sdraiati sul divano in pelle dell’attico
della famiglia Tanaka. La camicetta della ragazza era a terra e
fortunatamente
la schiena nuda di Jack ostruiva la visuale delle sue forme generose.
Pollux
era seriamente convinto che se putacaso avesse
intravisto qualcosa della pelle olivastra della ragazza non sarebbe
sopravvissuto
a lungo al ritorno di Jack al Campo.
-
Vineyard – sbuffò il figlio di Ares, lanciandogli
un’occhiata
a metà tra lo scocciato e il furente mentre Drew si
affrettava a ricomporsi, -
C’è un motivo in particolare per questa tua
chiamata o vuoi solo sperimentare l’ebbrezza
di avere la testa separata dal collo? –
Ignorò
il commento non propriamente amichevole con una
scrollata di spalle.
-
In realtà c’è. L’Oracolo ha
pronunciato una nuova profezia
e Chirone vi vuole qui il prima possibile. Credo che la sua
convocazione abbia
la precedenza sul sesso, quindi datevi una mossa – concluse,
ammiccando e
chiudendo la conversazione.
Sospirò,
abbandonando il recipiente d’acqua e lasciandosi
cadere sul suo letto.
Al
Campo Mezzosangue sembrava praticamente impossibile avere
anche solo un’annata tranquilla.
Spazio
autrice:
Indovinate
chi c’è? Sì, esatto, proprio la rompi
scatole! Spero che questo primo capitolo
vi sia piaciuto, vi abbia incuriosito e che vogliate farmi sapere che
ne
pensate. Alla prossima.
Baci
baci,
Fiamma
Erin Gaunt