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Autore: ThereseMalaussene    21/10/2014    0 recensioni
"Vuole essere un addio, un addio codardo, sussurrato, un uscire dalla tua vita in punta di piedi, a differenza di come ci sono entrata."
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Contesto generale/vago
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23 febbraio 1993
 
Scrivo soprattutto per me stessa in questo momento, non per un fattore puramente egoistico, quanto più perché sappiamo bene entrambi che tu questa lettera non la leggerai mai.
Vuole essere un addio, un addio codardo, sussurrato, un uscire dalla tua vita in punta di piedi, a differenza di come ci sono entrata. Sì, perché so benissimo di aver fatto un gran baccano quando sono arrivata nella tua esistenza. Con la mia incompostezza, la mia goffaggine e soprattutto la mia indecisione che eri solito rinfacciarmi (e a ragione).
Vuole essere una confessione, un’ammissione di colpa, di quelle schiaccianti, di aver sputtanato tutto alla grande.
Vuole essere un modo per ricordarti un’ultima volta, prima di dimenticarti per davvero. Perché, che la gente voglia ammetterlo o no, si può dimenticare di tutto, anche il ritmo che prendeva un cuore al solo suono di una voce.
E’ quel momento nella vita in cui si è costretti a svuotarsi completamente, prima di smettere, una volta per tutte, di credere in un ritorno.
Quindi, eccole qui, nero su bianco, le parole che mi sono sempre rimaste incastrate dentro, tutte le impressioni sedimentate in una sola persona così piccola.
Ricordo la prima volta che ti ho visto, o per meglio dire, guardato. Mi è bastato quel secondo per memorizzare ogni lineamento del tuo viso.
Ricordo tutti i tuoi nei, i tuoi capelli scorrere tra le mie mani… Ricordo la tua felpa arancione, le fossette del tuo stupido sorriso e il modo in cui mi guardavi quando entrambi sapevamo che avevi ragione.
Ricordo come ti baciavo la fronte e come disegnavo linee immaginarie seguendo le tue sopracciglia, ricordo i tuoi scrutatori occhi nocciola, che hai seguito un corso per sommelier e non l’hai mai portato a termine. Ricordo che non hai portato a termine un sacco di cose e che io ero una di quelle, ricordo le tue spalle che guardavo sempre quando eri girato, la smorfia che facevi quando ti scattavo delle foto e le confessioni che mi hai fatto al primo appuntamento.
Ricordo che sono stata l’unica persona che ti abbia mai fatto ragionare e che ti piace scappare lontano, ricordo casa tua e noi due davanti al camino acceso.
Ricordo tutte le cose che mi hai detto sulla tua famiglia, di quanto ti manca tua sorella e di come vorresti render fiero tuo padre. Ricordo il tuo spontaneo e genuino tipo di umorismo e come sei stato il primo a notare la voglia chiarissima, quasi invisibile, che ho sulla caviglia.
Ma più di tutto, in definitiva, ricordo le tue mani, un po’ troppo piccole per una personalità così grande, la tua risata quando ti prendevo in giro, il profumo di bucato che ti portavi sempre appresso e l’ultima volta in cui ci siamo guardati…
Ricordo queste cose ogni giorno e ogni giorno nonostante ciò, diventano sempre più lontane, più opache, meno nostre e la cosa che mi fa paura è proprio quella di lasciarle andare.
Ma sono costretta a farlo. Non perché il pensiero di te sia così doloroso da non poter essere sopportato, no, ormai la tua invisibile compagnia è una dolce tristezza, a tratti quasi piacevole.
No, sono costretta a farlo perché quello che mi fa realmente paura non è la fine.
E’ l’inizio.
 
In qualche modo sempre tua,
Elise
   
 
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