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Autore: MargheritAxen    23/10/2014    1 recensioni
“Ma non è il ragazzo con cui sei uscita ieri sera Jane?” disse subito Maura con la bocca piena di cinese.
“Si e mi deve delle spiegazioni adesso.” Prese, si alzò dalla sedia e andò a chiamarlo.
Genere: Avventura, Azione, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: Contenuti forti
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“Jane? Jane?” Maura cercò di svegliare Jane che, come un qualunque ghiro, dormiva senza pensieri.
“Jane? Insomma Jane ti vuoi alzare?” Ci riprovò Maura… Che al secondo tentativo riuscì quanto meno a farle aprire gli occhi.
“Maura... Che ci fai a casa mia? Che ore sono?” rispose Jane con occhi socchiusi e voce rauca.
“”E’ ora di alzarti, vecchia dormigliona.” Le rispose frettolosamente Maura.
“Ti vorrei ricordare che non sono vecchia... E tu non hai risposto alla mia domanda: che ore sono?”
“Le 10…E per quanto riguarda la questione dell’anzianità in realtà studi dimostrano che...”
“No Maura, non ora... E’ tardi, dobbiamo andare al lavoro e mi sono appena alzata per sentire le tue parolone scientifiche... “ 
“Va bene, va bene.... Lavati e vestiti che ci fermiamo a prendere un caffè prima di arrivare al lavoro...”
“Ecco, così mi piaci!”
Ed in fretta e furia, Jane, seppure ancora in dormiveglia, si vestì e si lavò...
Durante il tragitto Maura domandò a Jane il motivo di così tanto sonno e Jane rispose:
“Effettivamente un po’ mi vergogno, insomma non avrei dovuto... Forse ho sbagliato…”
“Parla, così non capisco... Che hai fatto Jane?” la interruppe Maura ansiosa.
“Sono uscita con un ragazzo... Si chiama David, ha 38 anni ed è uno stimato giornalista... Insomma io e Casey non ci siamo proprio lasciati, ho appena perso nostro figlio... Forse non avrei dovuto uscire con  David...” continuò Jane nel suo racconto...
“Ma dai, Casey è dall’altra parte del mondo e per quanto tu possa amarlo non sai se tornerà a casa, quando e come... Hai fatto bene! Raccontami i dettagli, sono curiosa...” sentenziò Maura con un sorriso sulle labbra.
“L’ho conosciuto due sere fa, ti ricordi quando siamo andate a quella festa nel Pub Harry’s?” proseguì Jane...
“Si, ma io sono andata a casa prima a causa del mal di testa che mi era venuto... Che è successo poi?”
“In realtà niente di ché, sono rimasta un’altra oretta con Frankie e Susy, poi loro erano stanchi e si sono diretti a casa... Io volevo finire la mia birra così mi sono messa al bancone e lì è arrivato David. E’ un bel ragazzo alto, moro, occhi verdi, insomma... Mi piaceva, così quando ieri mi ha chiesto un caffè non ho esitato e mi sento in colpa per questo...”
“Stai tranquilla, non hai fatto nulla di male... E’ normale andare avanti con la propria vita... Attendi un attimo che prendo un thè per me e un caffè per te ed arrivo... Devi dirmi cosa avete combinato ieri notte!”
Concluse Maura prima di accostare la macchina di fronte ad una caffetteria e scendere per prendere le bevande.
Dopo una decina di minuti tornò, con il thè caldo per lei e un caffè, triplo, per Jane...
“Scusa, ma c’era una bella coda... Insomma dicevamo? Che avete fatto ieri sera? Perché il caffè credo sia passato...”
“Si, alla fine l’ho invitato a mangiare qualcosa da me perché ero stanca e tra una cosa e l’altra, si, Maura abbiamo fatto sesso!”
“E me lo dici così?!” le rispose Maura guardandola perplessa.
“Te l’ho detto, non so se ho fatto la cosa giusta... Mi piace, mi affascina ma non è giusto nei confronti di Casey... Non trovi?” disse Jane con essere malinconico.
“Forse hai ragione, o forse sarebbe anche ora che ti rifacessi una vita con un nuovo compagno.”  Continuò Maura.
“Forse.... Comunque adesso pensiamo al lavoro e stasera magari ne riparliamo...”
Chiuse Jane il discorso, una volta arrivate al solito parcheggio davanti alla stazione di polizia.
Le due ragazze entrarono, salutarono Angela nella caffetteria e presero ognuna il proprio  cammino alla ricerca dei rispettivi uffici.
Jane andò di sopra, dove scoprì che c’era un caso, appena arrivato nelle mani di Korsak, di una ragazza trovata morta in un appartamento poco distante dalla stazione di polizia.
Maura, che nel frattempo era nel suo ufficio, ricevette la telefonata di Jane che le diceva il posto preciso in cui la ragazza si trovava.
“Va bene, tra dieci minuti sono lì.” Chiuse il telefono Maura, che preparò la sua valigetta con i suoi effetti importanti e partì per analizzare il corpo nella scena del crimine.
“Hey, Korsak... Cosa abbiamo?”
“Purtroppo una giovane donna, di 22 anni, morta... L’ha trovata la sua migliore amica che era venuta a trovarla da poco distante da qui. L’ho interrogata io,  velocemente prima...” rispose Korsak a Jane.
“Dimmi, che ti ha detto?” chiese Jane.
“Ma la dottoressa Isles?” chiese subito Korsak.
“Arriverà a breve, purtroppo ha avuto un contrattempo ma tutto bene... Piuttosto dimmi cosa ti ha detto la ragazza... Ha toccato qualcosa? Ha mosso il corpo?” si informò subito Jane.
“Nono tranquilla, ha visto tanti polizieschi e non ha mosso nulla. Era venuta qui perché da tempo, il giovedì hanno un rituale... Si vedono a casa di Carolina per prendere un thè caldo verso le 5 e chiacchierare come ai vecchi tempi, visto che si conoscono da 10 lunghissimi anni. Ma oggi quando è arrivata non le rispondeva nessuno e si è preoccupata. Ha chiamato subito la polizia che è intervenuta buttando giù la porta e scoprendo il corpo della ragazza...” chiarì Korsak.
Nel frattempo arrivò anche Maura, in leggero ritardo, si mise i guanti e cominciò ad esaminare il corpo a terra.
“E’ morta da circa 10 ore, l’hanno accoltellata circa 10 volte al petto, sicuramente una ha toccato l’aorta, comunque vi dirò meglio dopo l’autopsia...” spiegò subito Maura.
“Come al solito… Ci puoi dire almeno l’arma?” chiese Jane.
“Sai che non faccio supposizioni...” le disse Maura.
“Io si però. Potrebbe essere stato un disco rigido Korsak?” ironizzò Jane.
“O forse una mazza da baseball...” continuò Korsak.
“Sapete bene che non possono essere stati entrambi…” rispose seriamente Maura.
“Allora forse un coltello?” provò sorridendo Jane.
“Si potrebbe essere…” disse prontamente Maura che continuò “Come al solito riesci a farmi supporre cose prima delle autopsie, eh Jane?”
“Come sempre...” sorrise Jane e andò verso la porta per tornare alla stazione di polizia.
 
Una volta tornati alla centrale, i ragazzi si misero ognuno al proprio lavoro.
Jane lavorò sulle poche prove raccolte in casa della ragazza: il computer non fu trovato, non furono trovate impronte che non erano della ragazza e a detta della sua migliore amica c’era da contattare il ragazzo con cui viveva.
Indagò anche sul suo lavoro attuale e sulla sua università.
La ragazza era al terzo anno di Giornalismo Internazionale, ed era a fare il tirocinio presso la Boston Globe, il giornale più diffuso a Boston.
Era lì da qualche mese...
“Pronto, Maura, dimmi” rispose Jane al telefono...
“Ho novità, scendi.” E chiuse.
“Korsak, io devo andare da Maura, finisci tu qui? Dovrebbe arrivare a breve Christopher, il compagno di Carolina. Inizia tu l’interrogatorio io ti raggiungo appena ho finito. Ok?” continuò Jane.
“Certo, vai pure...” le sussurrò Korsak impegnato a leggere la vita della ragazza.
Nel frattempo Jane scese nel laboratorio di Maura e la trovo seduta alla sua scrivania e davanti al computer a scrivere l’autopsia.
“Allora? Che novità hai?” le chiese bruscamente Jane.
“Tutto bene?” rispose ovviamente Maura.
“Si si, sono solo un po’ stressata... Insomma aveva 22 anni, era giovane. Troppo giovane.”
“Lo so, fa strano anche a me... Comunque avevi ragione è stato un coltello ad ucciderla ma non un coltello comune. Un coltello a scatto. Hanno una lama diversa dagli altri e l’ho riconosciuto dalle ferite inferte nel polmone destro.
Ne ha in corpo 11, due sul polmone destro, una alla milza, una al rene e tre al cuore di cui una come avevo detto all’aorta che ha causato la morte. Alcune sparse che hanno rotto le vertebre... Ma la cosa che più mi ha incuriosito è stato un morso sul collo.
Se mi trovi un sospettato possiamo confrontare il calco dentale, perché è perfetto.
Ho anche trovato sotto le sue unghia un frammento di pelle. Ci ha dato una bella mano Carolina.” Spiegò Maura.
“Oh che belle notizie, allora vado a fare il mio lavoro da piedi piatti... E stasera fatti trovare libera perché dobbiamo parlare...” le disse Jane.
“Certo, te lo volevo proporre io stessa...” le sorrise Maura e tornò ad occuparsi della sua autopsia.
 
Nel frattempo Jane era salita nell’aula delle interrogazioni dove c’erano Korsak e Christopher che stavano dialogando.
“Ero via da mia madre in questa settimana, era un viaggio programmato a causa del suo tumore al pancreas... Carolina lo sapeva… Doveva fare un intervento e sono figlio unico, per cui dovevo essere lì.” Stava parlando Christopher...
“E ci racconti di Carolina... Aveva una famiglia? A cosa stava lavorando?” intervenì Jane.
“Ah...E’ una… Cioè...  Era redattrice al Boston Globe, lavorava lì da qualche mese come tirocinio ed ho saputo che qualche settimana fa gli è stato dato un incarico importante tant’è che lavorava anche di notte per quell’articolo... Su cosa parlasse non lo so, mi dispiace, ma sicuramente nel suo computer c’era... E’ figlia unica, l’unica persona che le è vicina è la sua migliore amica, con cui si vede una volta a settimana... Purtroppo hanno entrambe due lavori duri che portano via tempo e potevano vedersi sempre meno ma il giovedì era sacro... Io il giovedì mi dileguavo sempre per andare in palestra visto che è il mio giorno libero.. I genitori le sono morti qualche anno fa, in un incidente d’auto. E io e lei vivevamo insieme da almeno 4 anni...” singhiozzò il ragazzo.
“Mi dispiace per la sua perdita...” gli disse Jane che poi continuò: “mi dispiace doverle fare tutte queste domande, ma vogliamo trovare il colpevole... E non abbiamo trovato nessun computer a casa vostra... Da quanto tempo state insieme? C’è qualcosa di importante che si ricorda sul suo lavoro? Ci sarebbe molto utile, qualsiasi cosa si ricordasse”.
“Mi ricordo solo che poco prima di partire mi chiamò dicendo che stava finendo di scrivere l’ultima parte dell’articolo ed era felicissima perché era anche una parte di tesi... Voleva dire che finiva l’università e che avrebbe avuto un contratto e un lavoro e che potevamo avere dei bambini... So che due giorni prima di questa telefonata era andata in un magazzino vicino alla Boston Globe per incontrare un ragazzo che le avrebbe parlato a riguardo del suo tema sull’articolo e nient’altro... Stiamo insieme, stavamo insieme, da... 9 anni. Ci conoscemmo in una festa in maschera per la sua amica, l’aveva organizzata lei e ci innamorammo subito... Però abbiamo sempre detto che sul lavoro, o sullo studio, ognuno doveva fare le proprie cose così non litigavamo... Il lavoro era fuori dalla vita privata, ed è per questo che siamo stati insieme così tanto e che abbiamo avuto una vita felice insieme… Le volevo anche chiedere di sposarmi…” E scoppiò in lacrime, così Jane e Korsak, appoggiando una mano sulla sua spalla, lo lasciarono andare.
“Dovremo andare a parlare con il capo della Boston Globe!” propose Jane, con Korsak
E così fecero, andarono alla Boston Globe dove incontrarono il capo, Douy Most.
“Salve, vi posso essere d’aiuto?” chiese gentilmente Douy.
“Si, salve siamo dei detective di Boston... Jane Rizzoli, lui è il mio collega Korsak. Volevamo chiedere delle informazioni su Carolina Duchamp, la ragazza che faceva tirocinio qui da voi...” parlò Jane.
“Si, sono due giorni che non si è presentata, l’ho chiamata anche ieri ma non so sinceramente dove sia... Ed è strano, è sempre la prima ad arrivare e l’ultima ad andarsene. Ama molto questo lavoro. E’ una delle migliori che ho!”
“E’ morta signor Most...” sentenziò Korsak.
“Cosa?” rispose l’uomo scioccato.
“Mi dispiace tanto per la sua perdita... Abbiamo sentito il suo compagno e ci ha detto che lavorava qui da qualche mese…” continuò Jane.
“Si, aveva fatto domanda un anno fa per il tirocinio poi l’ho chiamata io quattro mesi fa, era brava a scrivere e pensavo che sarebbe diventata la migliore. E’ stata qui due mesi e in due settimane aveva già archiviato tutti gli articoli dei due anni precedenti, cosa che le vecchie tirocinanti facevano in sei mesi. Per quello le ho dato un articolo personale: doveva essere un premio. E non appena si fosse laureata l’avrei voluta qui con noi, avevo già preparato la bozza del contratto da qualche giorno.”
“Che articolo doveva scrivere?”
“Era un articolo sulla mafia all’interno di una fabbrica poco distante da qui. Lo aveva iniziato un paio di settimane fa e pochi giorni fa mi ha chiamato dicendomi che per questa settimana aveva l’articolo pronto.
Per questo mi sembrava strano che non fosse venuta al lavoro, l’ho chiamata tanto... E’ una grande perdita per me e per questa testata. Era davvero brava!”
“Ci dia tutto quello che ha su quell’articolo e sulla fabbrica su cui indagava... Potrebbe essere il motivo per cui è morta...” concluse Jane.
Ovviamente, Douy non si oppose e diede tutti i documenti al detective Korsak, che con Jane tornarono al lavoro immediatamente.
Intanto fuori si fece buio, erano già le 8 si sera e nessuno aveva cenato.
Dal nulla spunta Frankie con un cinese take away e dal laboratorio con in mano dei fogli, che probabilmente erano quelli dell’autopsia, spuntò anche Maura a dare una mano.
 
Analizzando quei fogli dati dal capo della Boston Globe, scoprirono che c’era un giro enorme dietro e che il capo della fabbrica, il cui nome era segreto, gestiva il tutto da fuori e aveva trasformato la fabbrica in un luogo clandestino.
Probabilmente Carolina aveva scoperto tutto agganciando uno dei ragazzi che lavoravano per la fabbrica.
Aveva scritto tutto e voleva consegnarlo.
Peccato che non ci sia riuscita.
“Dobbiamo trovare il ragazzo che le ha dato le informazioni, controllate il suo telefono e guardate tutte le sue ultime chiamate. Controllate sia in entrata che in uscita.” Ordinò Jane.
E mentre Frankie controllava i tabulati telefonici, Jane e Maura, con Korsak, mangiarono cinese.
“Ha chiamato un certo David Morse, 38 anni, qu c’è scritto che fa il giornalista ma non c’è scritto la testata in cui lavora…” disse Frankie.
“Ma non è il ragazzo con cui sei uscita ieri sera Jane?” disse subito Maura con la bocca piena di cinese.
“Si e mi deve delle spiegazioni adesso.” Prese, si alzò dalla sedia e andò a chiamarlo.
In men che non si dica, David era lì e con Jane si dirise nella sala degli interrogatori.
“Tu hai dato delle informazioni ad una ragazza trovata morta... Diamine David!” gli disse Jane.
“Mi dispiace, non potevo dirti a cosa lavoro da ormai due anni. Cerco invano delle prove o delle persone con cui parlarne e con cui confrontarmi e non appena ho visto quella ragazza che aveva in mano quell’articolo ho preso la palla al balzo e le ho raccontato tutto quanto. Io sono di New York e questa faccenda della mafia all’interno di quella fabbrica gira da qualche anno.
E’ impossibile catturare il capo, ma siamo riusciti a far catturare alla polizia gran parte dei ragazzi che ci lavoravano.
Sono in pratica un giornalista infiltrato e aiuto la polizia.
Non potevo dirtelo o mandavo in fumo anni di lavoro. E di certo non mi aspettavo che la ragazza venisse uccisa per questo.”
“Che informazioni gli hai dato?”
“Gli ho detto che abbiamo trovato il capo una volta e che il suo braccio destro è Paolo Estifer. Non so poi cosa abbia fatto con queste informazioni, ma di certo era in una cosa più grandi di lei.”
“Grazie ora devo andare.” Chiuse Jane che tornò alla sua scrivania per cercare questo Paolo, riferì ai ragazzi ciò che si furono detti e una volta preso l’indirizzo di Paolo, andarono a casa sua con un mandato.
Trovarono il computer e il registratore portatile della ragazza e poco più in là, in una pattumiera, guanti in lattice sporchi di sangue e il coltello che ha usato per uccidere la ragazza.
“Sei spacciato, abbiamo tutto quello che ci serve per incastrarti.” Gli disse Jane sorridendo.
“Non potete provare che l’ho uccisa io…” ripose Paolo.
“Oh certo che si, abbiamo un calco dentale e un frammento di pelle che sicuramente combaceranno con i tuoi.. Sei finito!” concluse Jane.
“Io non vi autorizzo..”
“Ma noi non abbiamo bisogno della tua autorizzazione, sei in arresto. Devi fornirci il tuo DNA!” rispose allontanandosi Jane.
“Dicci solo una cosa... Perché?” gli chiese curiosa Maura.
“Come perché? Stava rovinando la nostra attività... Voleva rendere tutto pubblico!”
“Che è mafia!” intervenì Korsak.
“Forse… Ma non ci è riuscita!” concluse il ragazzo che venne portato alla centrale per schedarlo e messo in prigione.
 
Nel frattempo ognuno era andato a casa sua e Maura e Jane, con l’auto di Jane, andarono a casa della dottoressa.
Si fece tardi, erano già le dieci ma le due ragazze vollero comunque parlare un po’ tra di loro e quale buon modo se non quello di bere un thè caldo in compagnia prima di andare a letto?
“Dovresti dormire qui stanotte… Insomma sono le dieci, è tardi e la stanza degli ospiti è sempre libera per te...” le propose Maura.
“Credo che accetterò la tua proposta, la trovo abbastanza soddisfacente… Ed anche il thè è molto buono!” continuò Jane in risposta alla bella dottoressa.
“Allora, che farai con David?”
“Finirà come è iniziata, ovviamente. Non posso uscire con un testimone di un’indagine e poi c’è ancora Casey e tutto è molto complicato… Tu piuttosto con il tuo bel insegnante?”
“E’ un po’ che non lo vedo sinceramente, tra il lavoro, mia madre e la mia sorellastra ho avuto parecchi impegni.”
“Come stanno?”
“Bene, anche se Caylinne è un po’ oppressa da Hope.. E’ troppo premurosa, dovrebbe lasciarla più libera non trovi?”
“Parli tu che quando era a casa tua ne avevi denunciato la sua scomparsa per 1 ora di ritardo?”
“Ok, forse non ha tutti i torti Hope.. Comunque dovremmo fare anche noi il rituale del thè non trovi?”
“Si, perché no.. Senza però ucciderci o farci trovare morte!”
“Si, senza morti..”
Concluse Maura sorridendo prima di addormentarsi accanto a Jane, attendendo così un nuovo giorno e un caso nuovo su cui lavorare.
  
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