Serie TV > Squadra Speciale Cobra 11
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Autore: redbullholic    23/10/2014    2 recensioni
You were life itself, rushing over me
life itself, the wind in black elms
life itself, in your heart and in your eyes
I can’t make it without you

- Bruce Springsteen -
Genere: Angst, Azione, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Semir Gerkan
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Non appena Kelly provò ad aprire gli occhi, una fitta lancinante alla testa la costrinse a richiuderli di scatto. Era rannicchiata a terra, probabilmente su un pavimento roccioso. L’ambiente era umido e freddo. Da quel poco che era riuscita a vedere c’era pochissima luce. Evidentemente si trovava in una grotta, una cantina o qualcosa del genere. Nonostante il dolore alla testa cercò di fare mente locale e ricordare cosa fosse successo, ma i suo ricordi si fermavano sul promontorio, quando si era sentita afferrare da dietro ed era stata colpita. “Non so chi sei tu, ma so chi è lei” aveva detto Berger ad André, quindi l’aveva scoperta. E quelle parole le dicevano che non era stata la presenza dell’ispettore tedesco a far saltare la sua copertura. Probabilmente si era tradita prima del suo arrivo, anche se ciò le sembrava quasi impossibile visto che in quei quattro mesi era sempre rimasta vigile e concentrata sul suo obiettivo. Si domandò che fine avesse fatto André. Se fosse riuscito a fuggire o se avesse svelato la sua identità e Berger l’avesse punito. A quel pensiero un brivido freddo le percorse inspiegabilmente tutto il corpo. Nonostante la sua giovane età era addestrata a dover fare i conti con la morte quasi quotidianamente, eppure pensare che quell’uomo fosse morto la rattristava.
Quasi in risposta ai suoi timori, muovendosi sentì una presenza, il calore di un corpo, accanto a lei. Concentrandosi riuscì a percepire il suo respiro regolare. Si costrinse a riaprire gli occhi e a girarsi, e il tutto le provocò altre dolorose fitte alla testa, che passarono in secondo piano quando vide André, disteso a pochi centimetri da lei, che dormiva. Si lasciò sfuggire un sospiro di sollievo. Almeno era vivo, e non era rimasta sola.
Si guardò intorno: si trovavano in una grotta scavata nella roccia, illuminata appena dalla flebile luce di una lampadina. L’entrata era sigillata da un pannello di legno. Si sollevò leggermente, puntellandosi con i gomiti. La testa le faceva talmente male che aveva la vista annebbiata. A parte il colpo alla nuca che le aveva fatto perdere i sensi e provocato quelle fitte, non constatò altre ferite. Ovviamente era stata privata della sua pistola e del cellulare.
-Dovresti riposare, non hai una bella cera- la voce di André alle sue spalle la fece sussultare.
-Sto benissimo- mentì lei -E devo trovare il modo di uscire di qui e raggiungere la mia squadra…-.
-Siamo bloccati, la porta è chiusa bene, dall’esterno-.
Kelly sbuffò -Sono una stupida. Mancava così poco, e mi sono fatta scoprire!-.
André inarcò un sopracciglio, sorpreso. Si era preparato ad essere attaccato da lei, incolpandolo di averle mandato a monte quattro mesi di copertura.
-Che ne farà di noi ora?- chiese la ragazza poco dopo.
-E chi può saperlo- rispose André laconico -Quell’uomo è un pazzo furioso, e impazzirà ancora di più quando scoprirà di suo figlio…-.
-Perché, cosa gli è successo?- domandò Kelly, pur essendo sicura di conoscere già la risposta.
-E’ stato ucciso per errore da uno dei suoi tirapiedi che puntava alla moglie-.
Solo in quel momento Kelly capì quali erano le reali intenzioni di Berger. Riuscì finalmente a dare un senso a quei brandelli di conversazione colti in casa e che aveva inizialmente ritenuto inutili per la sua missione; con il ricavato della vendita delle armi sarebbe fuggito con suo figlio, sparendo per sempre dalla circolazione e facendosi una nuova vita da qualche altra parte.
-Merda…- fu l’unica cosa che riuscì a dire.
-Comunque, lui ancora non lo sa, e questo è un vantaggio per noi- affermò André.
-Sì, ma prima o poi lo scoprirà… e quando succederà si ritroverà senza figlio e senza i soldi delle armi… a quel punto, potrebbe anche far saltare in aria l’isola per quanto ne sappiamo- Kelly impallidì al solo pensiero, mentre pronunciava quelle parole.
-Beh, sarebbe una fine migliore per noi, rispetto al morire di fame qui dentro- disse André.
Kelly scosse il capo -Non ci lascerà morire di stenti, purtroppo. Non è nel suo stile. Sarà qualcosa di molto… plateale-.
-Fantastico-.
-Già-.
La ragazza strisciò fino alla parete più vicina e ci si appoggiò. Si rannicchiò su se stessa e chiuse gli occhi, battendo leggermente i denti. Aveva freddo, la testa le faceva male e le provocava una nausea tremenda. E per la prima volta in vita sua aveva davvero paura di morire. Perché quella volta era sicura di non scamparla. Berger li avrebbe uccisi, e se per puro caso la sua squadra fosse riuscita a prenderlo prima, sarebbero veramente morti di stenti prima che qualcuno li trovasse. Non sarebbe bastata l’intera NCIS per setacciare tutta l’isola.
Sussultò quando sentì qualcosa di caldo avvolgerle le spalle. Aprì gli occhi e si ritrovò avvolta nella giacca di pelle di André; l’interno era foderato di stoffa morbida e aveva un buon profumo. André era seduto poco lontano da lei e fissava il vuoto davanti a se. Si sorprese ad osservarlo, per la prima volta da quando si erano incontrati. La t-shirt nera che indossava aderiva perfettamente al suo corpo, asciutto e muscoloso. Il volto era tirato, scavato dalla stanchezza, i capelli corti, dritti e spettinati.
-Grazie- mormorò, stringendosi più che poteva nella giacca.
-Il mio collega ci troverà- asserì André dopo un po'.
-Lo spero davvero- rispose Kelly, prima di cedere al sonno.
 
-Come sarebbe a dire che non possono rivelare la loro posizione?!- gridò Semir al cellulare, ignorando che dall’altra parte ci fosse il suo capo.
-Dicono che è troppo rischioso, qualcuno potrebbe seguirla, scoprirla e mandare a monte l’operazione- rispose pacata la Engelhardt.
-Al diavolo la loro operazione! André è in pericolo!-.
-E lo è anche il loro agente. Penseranno anche a Fux. La cosa non va a genio neanche a me, ma non possiamo fare altro- tagliò corto la donna, cercando di rimanere il più calma possibile, ma Semir era un fiume in piena.
-E io dovrei fidarmi? Perché non posso collaborare con loro? È più importante una stupida operazione della vita di due agenti?!- ormai aveva il ricevitore del telefono in bocca, e si costrinse ad abbassare la voce quando si accorse che alcuni passanti lo stavano guardando.
-Semir, stiamo parlando della Marina Americana. Sono militari, e Fux non potrebbe essere in mani migliori-.
-Per quanto mi riguarda potrebbe venire anche il presidente degli Stati Uniti in persona, ma voglio collaborare  con le ricerche-.
A quel punto il tono del capo si fece duro e tagliente -Gerkhan- lo richiamò -Mi ascolti bene. Lei è uno dei miei migliori agenti e non sa quanto vorrei che avesse una squadra di supporto.  Ma non posso fare niente per aiutarla, quindi cerchi di scoprire qualcosa, ma si tenga lontano dai guai- e riattaccò.
Il primo impulso di Semir fu quello di gettare il cellulare a terra dalla rabbia, ma si trattenne. Era l’unico contatto che aveva con il resto del mondo, e se per caso André fosse riuscito a trovare un modo per comunicare, sicuramente il primo che avrebbe cercato sarebbe stato lui.
Avviò il motore dell’Harley che aveva noleggiato il giorno prima con André e partì, senza una meta precisa. Aveva bisogno di sbollire la rabbia e soprattutto di pensare lucidamente. Mentre percorreva una stradina sterrata sul lungomare, si ritrovò a ripensare alle ultime parole della Engelhardt. Lei è uno dei miei migliori agenti, aveva detto, Non posso fare niente per aiutarla. Vorrei che avesse una squadra di supporto. Cerchi di scoprire qualcosa. Si tenga lontano dai guai.
Frenò con tanta potenza che la moto quasi lo sbalzò in avanti. Ripercorse quelle parole decine e decine di volte, prima di capire. La Engelhardt lo stava autorizzando, a modo suo, ad agire da solo. Lo avrebbe coperto in ogni caso.
Fece immediatamente dietrofront e tornò in paese. Parcheggiò la moto, si fiondò nel primo negozio di souvenir che trovò e comprò una piantina dell’isola. La spiegò sul sellino della moto e prese a studiarla attentamente.
Il capo gli aveva detto che la squadra della Marina si trovava nella zona in cui sarebbe avvenuta la consegna delle armi, una zona ostile e disabitata. Berger doveva avere comunque un appoggio nei paraggi, un deposito o qualcosa del genere dove tenere le armi. Di sicuro non le teneva a casa sua, per arrivarci doveva attraversare il paese e non sarebbe di certo passato inosservato.
Semir disegnò un cerchio con l’indice sulla parte della cartina che indicava una zona popolata solo da alberi. Era un’area abbastanza vasta, ma l’avrebbe setacciata tutta, giorno e notte.
Si assicurò la pistola che aveva acquistato quella mattina alla cintura -da poliziotto era rimasto stupito da quanto fosse facile procurarsi un’arma da quelle perti-, si allacciò il casco e partì sgommando. 
   
 
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