Serie TV > Sherlock (BBC)
Segui la storia  |       
Autore: Ashley Holmes    23/10/2014    5 recensioni
" John ha dei sentimenti, Sherlock ha una lista di cose da fare prima di morire. Non che se la ricordi. Ma quando la trova, e John la legge, le cose al 221B potrebbero iniziare a cambiare. "
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Lestrade, Mycroft Holmes, Sherlock Holmes, Sig.ra Hudson
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Note dell’autrice: Lo ripeto, non preoccupatevi, il punto 20 deve venire prima del 19.







20. Sii amato





Nonostante il bacio, l’appuntamento, la – sensazione di smielato che è John Watson, nulla è cambiato quella mattina (nonostante Sherlock abbia l’impressione che dovrebbe essere diverso, forse come se il mondo fosse più luminoso e più vibrante e tutti quei cliché di cui le persone innamorate sembrano fare esperienza. Significa che non è innamorato, visto che non si sente per niente così?!)

John si alza, fa il tè, strattona Sherlock di fronte a dei toast e setaccia i giornali in cerca di casi (in realtà, Sherlock lo fa, nelle ore precedenti del mattino, ma non lo dice a John perché al dottore piace contribuire e inoltre, Sherlock non si disturba a pensare ai casi meno interessanti finché non è John ad indicarli). In breve, malgrado la notte sia stata tutta sottosopra e abbia dato l’impressione di sollevare il mondo dai suoi assi, la mattina sembra incredibilmente normale.

Che. Razza. Di. Abominio.

Il genio cammina sui gusci d’uovo per ore, cercando di scoprire il protocollo. Deve fare qualcosa?

Francamente, baciare di nuovo John sembra abbastanza spiacevole (almeno prima che le misure di igiene personale siano state prese – c’è da considerare l’alito mattutino, dopo tutto) quindi quello è da escludere. Altre cose ridicolamente cliché come preparare la colazione sono anch’esse omesse – John l’ha già fatta ed inoltre a Sherlock non piace comunque mangiare, quindi perché darsi pena per qualcosa che a lui non piace? – e prendere  dei fiori – sì certo. Tra l’altro, sono in tardo Ottobre. Non ci sono molti fiori che attendono di essere colti a Londra alla fine di Ottobre. E, per ragioni molto varie, non metterà piede nel negozio di un fiorista.

John, tuttavia, non sembra condividere la sua sensazione di ‘qualcosa-dovrebbe-essere-diverso’ e visto che alla fine Sherlock non riesce a sopportare la sua… ignoranza in materia un secondo di più, lascia l’appartamento quando John va in bagno.


X


Osserva.

È ciò che gli riesce meglio, dopo tutto.

(Perché riesce a gestire la parte fisica, davvero. Tuttavia, tutto ciò che sa riguarda lo scambio di aspetti fisici di una relazione per droghe, e visto che non vuole della cocaina da John, quelle non sono proprio basi su cui lui possa lavorare – la frase di abbordaggio è ‘Te lo succhio per della cocaina’ – capite il problema? Oh, lo farebbe a John, senza dubbio, e per nulla in cambio. Non era mai suonato allettante prima, non gli era mai interessato prima, ma ora sì; improvvisamente vuole scoprire, con John.)

(Ma John è un uomo di tipo tradizionale – vorrà parlare e fare alter cose prima della parte fisica.)

Sa che quasi tutti lo considerano asessuale, e forse lo è, o almeno lo era prima – non aveva alcun interesse per una qualsiasi forma di relazione, che fosse romantica o fisica, prima. Tuttavia, persino l’asessualità può essere soggetta a cambiamenti, ed è cambiata. Un cambiamento incredibile. Non è quello che disturba Sherlock con così tanta veemenza, però.  

No, è il fatto che questa è davvero un’area in cui lui ha un’esperienza o una conoscenza quasi pari a zero. C’è differenza tra comportarsi in un certo modo (per adulare ed abbindolare le persone, per ottenere ciò che vuole, per semplificare le cose con i sospettati, o con le vittime) e esprimere realmente ciò che pensa o prova. O, ad esempio, anche identificare ciò che prova, ad essere onesti.

Quindi osserva le coppie. Per imparare.


X


Sono ovunque. Londra esplode di coppie, nonostante molte persone affermino che sia difficile trovare qualcuno nell’anonimità della grande città.

Sono di tutte le razze, colori, combinazioni, ed età.

Una coppia anziana, donna e uomo, sposati fedelmente da più di 50 anni. Si tengono la mano in metro, seduti vicini, e lui la aiuta a scendere dal vagone quando arrivano a destinazione.

Una giovane coppia, attorno ai 18 o 19 anni. Pieni di vita, vivaci nei loro vestiti colorati, che fanno wrestling con le lingue, senza vergogna, contro il muro della linea Bakerloo.

Due donne di mezza età, che si scambiano sguardi, si sfiorano le mani. Indossano degli anelli, ma non sono sposate l’una all’altra. Nonostante ciò, hanno trovato l’una nell’altra ciò che non hanno trovato negli uomini che hanno sposato.

Una coppia di uomini, con una ragazzina. Sono stati compagni per anni, hanno adottato la bambina, dopo una lunga lotta con gli ufficiali.

Sherlock vede così tante diverse forme di amore. Calmo, rassicurante. Aperto, vibrante, pieno di vita e colore e emozione e energia. Segreto. Rafforzante. Che tiene le persone con i piedi per terra.


X


Lui osserva, e vede l’ombra dell’amore.

Una giovane donna, che vive in una relazione violenta, ma ha ceduto ai propri sentimenti e non vuole lasciare andare il suo fidanzato. (Gli ricorda la Signora Hudson in un certo senso, e sorride al ricordo di come si incontrarono la prima volta.)

Una coppia che soffre, infelicemente sposata da più di 12 anni, stanno insieme solo per i figli.

Un uomo che continua la sua relazione con la fidanzata nonostante pensi che lei sia fuori dalla sua portata e che quindi vada bene che lei lo tratti di merda.

Sherlock vede tutte quelle cose. Dolore. Slealtà. Sacrificio. Tradimento.


X


Non sa ancora cosa fare, e lui odia non sapere. Non è qualcosa che si possa apprendere da un libro, però, quindi deve continuare ad osservare.

Osserva gli atti di amore nelle piccole cose. Un uomo compra un caffè per la sua fidanzata. Sa cosa lei vuole ordinare e lei sorride.

Fiori.

Cioccolatini.

Un hobby condiviso, fare delle cose insieme.

Attenzione.

Capisce che tutto ciò è ridicolo e che non ce la può fare.


X


Il suo telefono suona, (stavolta è davvero il suo e non quello di Molly che continua a fare rumori tutto il tempo. Probabilmente quel suo fidanzato. Anche se lei in realtà guarda lui abbastanza spesso quindi sta provando ad osservarlo senza avere successo e non funzionerà proprio per niente), e quando guarda, è John.

Volevo solo sapere se sarai a casa più tardi o no. Ha chiamato l’ospedale, hanno chiesto se potevo dare una mano. –JW
Sono all’obitorio. Potrei fare tardi. –SH
E abbiamo finite il latte. –SH

John non sembra diverso. Beh, il suo messaggio non sembra diverso. Sherlock ha ancora bisogno di tempo, però, ecco perché è all’obitorio. Lavorare ai casi irrisolti tiene il suo cervello piacevolmente intrattenuto con un rumore di sottofondo di assassinio bello ed ordinato mentre un’altra parte può lavorare sul da farsi. (E se John aiuta all’ospedale, non arriverà a casa fino a tardi, e ciò dà a Sherlock molto tempo per stare in pace quando Molly lo butterà fuori.) (Okay, potrebbe intrufolarsi dentro di nuovo ma quello è non-buono, lo sa.)

Ieri, gli era sembrato molto ovvio. Non smettere mai di baciare John.

Ora sembra un pensiero infantile e anche se i ferormoni-John  gli fanno qualcosa, non può essere stato abbastanza da farlo pensare come una scolaretta balbuziente. (Anche se l’ha fatto.)

Beh, aveva ragione su una cosa ieri. Devono baciarsi di nuovo. Decisamente.

Ma non vuole davvero ferire John e se lui pensa che ci sia di più quando in realtà non c’è (cosa che Sherlock deve ancora determinare) rimarrà ferito e Sherlock non può farlo di nuovo.

Ipoteticamente, però, se ci fosse quel qualcosa di più e John non stesse male, sarebbe, quid pro quo, una cosa positiva per John.

Sarebbe una cosa positiva anche per lui, però?

In un mondo in cui non piaci a nessuno, in cui ognuno fa per sé, e prima di avere degli amici, si era sempre solo preoccupato per sé stesso.

Non sarebbe felice se John volesse essere come… una coppia.

“Ecco il caffè. Fatto dei progressi?”

La voce di John lo fa trasalire e lo porta via dai suoi pensieri (non che lo mostri) e automaticamente riferisce alcune deduzioni che ha fatto, mentre si chiede quanto tempo sia passato da quando hanno parlato per messaggi (approssimativamente 45 minuti visto che John aveva dovuto prepararsi, arrivare e prendere del caffè) e perché il suo dottore abbia innanzitutto deciso di andare lì. Non aveva detto qualcosa a proposito di turni all’ospedale?

“È fantastico, Sherlock! Sapendo questo Greg può sicuramente arrestare James Riley.”

Oh, sì, ha risolto il caso. Stranamente, non gli dà la stessa solita soddisfazione…

Wow. John ha davvero delle belle labbra. Probabilmente dovrebbe-

Il pensiero è così strano per lui, così improbabile per com’è lui, che Sherlock per un momento smette di sbattere le palpebre.

Probabilmente sembra un camaleonte gigante con i capelli ricci, ma non c’è tempo di preoccuparsi di come appaia agli altri – deve PENSARE. CONCENTRARSI.


X


Malgrado la strana mescolanza di sentimenti che John prova da quando è andato a letto (le farfalle, dei gattini arrabbiati e uno o due draghi di taglia media sembrano combattere la Battaglia della Terra di Mezzo nel suo intestino) fa del proprio meglio per non squittire vedendo Sherlock quella mattina.

Prima di tutto, squittire è da ragazzine. Secondo, lui è un uomo di 40 anni. Terzo – John Hamish Watson non squittisce. (Fuori. Dentro, ci sono davvero un bel po’ di squittii).

Sherlock chiaramente non ha dormito tutta la notte e John ricorda che nonostante l’enorme cervello, il genio è probabilmente perso per ciò che riguarda le emozioni.

Quindi un John-che-non-squittisce fa ciò che sa fare meglio (e in modo brillante, come gli è stato detto dopo tutto da Sherlock) – fa del tè e mantiene la sua solita routine. (Pensando solamente a baciare Sherlock una volta o due. (O un centinaio.))

Tuttavia, quando riemerge dal bagno, il suo riflessivo coinquilino barra nuovo partner di lotta tra lingue è scomparso, e ciò lo preoccupa giusto un po’. Poi coglie l’opportunità di squittire.

Una volta. Con calma.

È un suono alquanto imbarazzante e arrossisce prima di recuperare con risolutezza la pistola dal cassette della scrivania ed iniziare a pulirla, per recuperare un po’ di mascolinità.

(E un’altra ragione per non squittire? Non è inglese. Gli inglesi non squittiscono.)


X


Mezza giornata più tardi, si ritrova da Tesco, a prendere il latte e decide di lasciare l’ospedale al suo essere ospedale perché lui non ha visto Sherlock tutto il giorno e se deve essere sincero, non gli piace il fatto che il detective stia riflettendo su dei casi irrisolti invece dei suoi sentimenti. John non vuole davvero forzarlo ma se quella è una specie di tecnica di procrastinazione (e siamo onesti, se Sherlock può scegliere tra affrontare i propri sentimenti e dedurre omicidi, la scelta è ovvia (e John lo ama per questo, davvero)) allora ha bisogno di qualcuno che gli ricordi le – al momento – cose più importanti della vita.

Un caffè tra le mani, trova l’oggetto di molte notti insonni appollaiato al di sopra di alcuni file di un caso, nel laboratorio dell’obitorio.

I suoi capelli sono il solito casino creato ad opera d’arte (se pensa che John non noti quanto impegno ci mette si sbaglia) e con i pantaloni scuri e la camicia viola che è probabilmente di una taglia più piccola è proprio il meraviglioso pazzo che John seguirebbe fin nelle profondità dell’inferno.

Sei minuti e un intero monologo di deduzione dopo John è contento perché capisce che Sherlock in realtà è da qualche altra parte con la testa (come lo sa? Innanzitutto, Sherlock ha chiamato Anderson e il resto degli Yarder ‘idioti’ solo una volta e se è troppo distratto per insultarli la quantità appropriata di volte, è decisamente impegnato in qualche altro modo.)

Lui aspetta il più pazientemente possibile, scambiando convenevoli con Molly (è solo molto più tardi che inizia a sospettare la sua connessione con Greg, Irene e gli altri) finché Sherlock fa improvvisamente volare via tutto tranne la sua tazza di caffè e la fissa come se gli avesse appena parlato con la voce di Kermit la Rana.

Il detective e la tazza si fissano per alcuni minuti, osservati attentamente da John e Molly e poi la testa di Sherlock scatta in su e lui dirige gli occhi spalancati verso John, urlando: “Io e te stiamo insieme da anni!”

Stavolta, qualcuno squittisce ad alta voce (ed è Molly quindi va bene anche se è inglese) ma John inarca soltanto un sopracciglio. “Quindi i giornali hanno convinto anche te?”

“È una cosa seria, John!” gli sibila Sherlock, e il suo sguardo frenetico è abbastanza per fare sorridere John perché non è affatto una cosa molto seria, nonostante Sherlock si stia comportando come se ci fosse un’emergenza nazionale che richiede che lui si trasferisca in una camera con Mycroft o qualcosa del genere.

“Se stessimo insieme, te l’avrei detto, lo giuro,” risponde John e cerca di tenere a bada il suo divertimento perché Sherlock ora sembra piuttosto vicino ad ucciderlo.

“I segni ci sono!” ribatte il detective (sembrando il prete di una setta che sta annunciando l’apocalisse), e poi si volta verso Molly, che si immobilizza sul posto, come un cervo colpito dalla luce dei fanali (probabilmente lei vuole solo fuggire, ma Sherlock la tiene ferma sul posto). “Molly, immagino che il tuo fidanzato ti compri il caffè.”

“Uhm, sì?” sembra intimidita, e a John dispiace immediatamente per lei. Non ha senso cercare di fermare Sherlock, però.

“E passate una quantità di tempo considerevole insieme, e ti dà molte attenzioni. Inoltre, molto probabilmente condividete delle attività quotidiane intime come una doccia.”

Sherlock continua a non farle sembrare domande, ma Molly, ipnotizzata, dà delle risposte, non preoccupandosi nemmeno del fatto che le domande di Sherlock sono incredibilmente inappropriate. È abituata. “Sì… Uh, voglio dire… a volte-”

Ma il detective sa già ciò che voleva confermare e si volta di nuovo verso John (mentre Molly coglie l’opportunità e scappa dalla porta vicina – sta già maneggiando il telefono, pronta ad aprire una certa chat di gruppo). “Capisci, John?!”

E John vuole dire che quelle sono cose che anche i migliori amici fanno l’uno per l’altro – ma per quanto possa spingere la parte del dare attenzione e del portare il caffè nell’angolo-amici, tutta la cosa del fare-una-doccia-con-il-mio-coinquilino (malgrado sia solo per salvarlo dell’affogare e dalle droghe) non è decisamente roba da ‘amici’.

“Quindi, tu… tu vuoi che io la smetta?” chiede, diventando rapidamente serio e cauto – le riflessioni di Sherlock della giornata sembrano aver raggiunto un qualche tipo di conclusione.

“No, non essere idiota, John!” urla Sherlock, sconcertato e frustrato e con gli occhi spalancati puntati su di lui, come se quella fosse l’ultima conclusione possibile a cui chiunque potesse arrivare. “Certo che no!”

“Uh, okay?” sposta il peso da una gamba all’altra, non riuscendo proprio a capire cos’altro dovrebbe dire ora, ma Sherlock, dopo aver scavato con i propri occhi in quelli di John per un momento, si muove improvvisamente, e mette la propria mano sulla spalla di John (e sì, per metà si aspetta e per metà spera in un bacio che non arriva), e dice: “Non capisci? Posso farcela! Niente deve cambiare!” Ѐ gioioso.

Ma… può ‘farcela’ a fare – cosa? Davvero, John fa del proprio meglio, ma – esattamente come la maggior parte delle volte – il procedimento che Sherlock segue pensando non è comprensibile per gli umani con un solo cervello.

Raccoglie le proprie forze, si aspetta uno scoppio di ‘idiota-chiarissimo-ovvio-dovresti capire-non è così difficile’ ma non arriva e Sherlock si limita a fare un mezzo sorriso e a dire: “Tu mi ami-” (e forse è solo John che si immagina la piccola, minuscola pausa dopo di ciò e il fatto che suoni solo un po’ come una domanda perché Sherlock l’ha dedotto e non ha bisogno di chiedere ma non è sicuro e non è bravo con queste cose e ha bisogno di essere rassicurato ma che cada il cielo se mai lo ammetterà-) “-ed è per questo che fai tutte queste cose. E io posso sopportarlo! Niente deve cambiare. Possiamo andare Avanti come sempre!”

E poi finalmente capisce.

Sherlock Holmes sta cercando di dirgli nei suoi modi alla Sherlock che vuole… vuole farcela con ‘questo’.

‘Questo’ sta per la loro relazione.

‘Questo’ sta per stare insieme.

Perché ha capito che John non pretende che lui cambi, non pretende che loro – tutta la loro dinamica, il risolvere crimini, gli strattoni, gli esperimenti, il Detective-e-Blogger, l’essere John-e-Sherlock – cambino, perché niente deve essere diverso.

(Non che John stesse cercando di comunicarlo ad ogni occasione possibile, ma è bello vedere che ora anche il genio – ha! – sembra capire.)

“Io in realtà speravo in una colazione a letto con tanto di fiori ogni mattina, però,” lo prende in giro John (perché lui ha sofferto e quindi è giusto così) e Sherlock lo fulmina con lo sguardo, mentre ovviamente sta già riconsiderando il suo annuncio.

“Un tentativo piuttosto di cattivo gusto di essere simpatico, penso.”

E John sorride. “Ovviamente.” Poi mette la tazza di Sherlock nelle sue mani e gli afferra gentilmente il braccio, iniziando ad accompagnarlo fuori dal laboratorio. “E adesso ci fermiamo da Greg e tu gli dici dell’omicidio. Vieni!”


X


Mentre John li dirige entrambi fuori, la sua mano calda e sicura (pronta a sparare ai tassisti e a ricucire ferite e a fare il tè e – e quello è nuovo – a salire lungo il collo di Sherlock per tenerlo fermo durante un bacio) sfiora le sue dita più lunghe e nonostante una parte di Sherlock tiri un sospiro di sollievo quando lui non fa qualcosa di ridicolo come prendergli la mano, un’altra parte scopre che quel tocco è piacevole e potrebbe – in piccole dosi, quando sono soli a casa – essere in effetti abbastanza tollerabile. Bello, persino.

Decide di investigare tutto ciò più tardi quella sera e per ora si crogiola nella soddisfazione di aver fatto un passo avanti in tutto questo disastro-relazione-amorosa.

Sherlock Holmes può essere amato.

(E il punto 20 può essere, vantaggiosamente, cancellato.)

Ora c’è solo un’ultima cosa da scoprire.







 
Note della traduttrice: Chiedo scusa a coloro che hanno recensito l'ultimo capitolo, perché non ho ancora avuto tempo di lasciarvi una risposta coerente. Appena ho un attimo lo farò, però. Anche questo capitolo lo lascio qui un po' di fretta, scusatemi per tutti gli eventuali errori, ma spero che vi sia piaciuto, fatemi sapere ;)

Ashley.
  
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Sherlock (BBC) / Vai alla pagina dell'autore: Ashley Holmes