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Autore: LuciaDeetz    24/10/2014    5 recensioni
"La vita è cara, la morte è il pagamento. Forza: a stanotte la bevuta e a domani il pentimento."
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Loki, Thor
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Nota: la storia è ambientata in un ipotetico intermezzo di Thor II fra la liberazione di Loki e la fuga da Asgard. Immaginate che Thor l'abbia condotto fuori nottetempo e che i due abbiano deciso per un paio di pinte alla locanda prima di mettersi in azione.

Idromele per Loki

«Questo tuo piano...»
«Finirà per ucciderci entrambi, lo so.»
«No, ucciderà tutti e tre.»
Sul tavolo giacciono due boccali vuoti.
Nel buio della taverna senza oste, una candela in fin di vita illumina l'arredo e i volti degli unici due avventori, uno seduto dirimpetto all'altro, su panche di legno freddo. Tanto è imponente la loro stazza e costretto lo spazio, che la fioca luce conferisce loro un che di grottesco, come se un labrador tentasse di stanziarsi nella cuccia d'un carlino.
«A volte proprio non ti comprendo.»
«A cosa devo l'incomprensione, fratello?»
«Non sei mai stato un avido consumatore di mjöður[1]. Ora, tutto d'un tratto...»
«Quando credi di dover marcire in una cella per l'eternità, impari ad apprezzare perfino ciò che avresti usato come concime per le rose.” Le gambe della panca raschiano il pavimento quando Loki fa per alzarsi e solleva il proprio bicchiere. «Allora diventa tutto un piacevole diversivo. Ora, se vuoi scusarmi...»
«Loki.»
Thor spinge l'altro boccale in avanti con un dito, tacendo la richiesta. Loki, in piedi, si gira e ne afferra il manico con la mano libera. La seconda dose di liquido ambrato non tarda molto ad apparire sul tavolo, e l'oste improvvisato si rimette a sedere con un grugnito.
«Ricordavo queste panche più confortevoli» dice, incastrando le gambe sotto il tavolo. Le sue ginocchia incontrano quelle di Thor. «Dono di Andvari[2] o qualcuno di famiglia?»
L'eco della domanda è interrotta da una bassa risata. Un lungo sorso di idromele fa poi da risposta: Thor ha preso un respiro da scolarsi l'intera pinta e Loki sa che non parlerà nell'immediato.
Con fare meditabondo, prende quindi a osservare le onde che increspano la superficie della bevanda. «Domani.» Tre sillabe, dice, che fa scendere, pesanti, sul boccale intonso che tiene fra le mani.
Quando, infine, il boccale di Thor tocca il tavolo, il tonfo secco indica che di idromele contiene solo un centellino. «Sì, domani.»
Le dita di una mano fanno ruotare il boccale pieno, senza che alcuna goccia vada sprecata straripando all'esterno del bordo.«Un piacevole diversivo.» Parole distratte dette ancora a sguardo chino.
«Non hai più sete?»
Il mittente tace e la risposta gliela si può leggere in viso: perché l'idromele è dolce, ma non basta a mitigare l'amarezza del suo sorriso. Il sorriso amaro di chi si vede regalare la libertà solo dopo che gli si è tolta l'unica ragione per volerla, quella libertà.
«Hún var líka móðir mín» mormora Thor[3].
Loki alza lo sguardo quando si scopre d'aver invocato la madre a bassa voce, in lingua natia.
Vero, era anche madre di Thor. È buffo: la morte non solo separa, ma congiunge. Congiunge, più di quanto premura e affetto potrebbero mai fare, chi condivide lo stesso tipo di dolore.
Quel mezzo gaudio, però, Loki proprio non sa dove trovarlo. Se anche riuscissero a portare a termine l'impresa, mai una vendetta ben riuscita ha riportato in vita i morti. Anestetizza la sofferenza per un qualche tempo, certo, e forse dà pure l'impressione di poter mettere le cose a posto, ma in verità non è che il risultato di una partita che si conclude in pareggio: non c'è nessun vincitore e nessun vinto, perché entrambe le fazioni hanno perso.
Loro hanno perso Frigga. Kurse, magari, perderà la vita. Se prima, certo, non periranno loro stessi. Allora? Allora ci sarà solo il tempo di rimpiangere ciò che non si è fatto. Ogni lacuna rimarrà lacuna, per l'eternità. E basta l'istante precedente alla morte perché il rimpianto di ciò che non hai fatto ti intisichisca il cuore. E la morte, che dovrebbe essere una liberazione, la si vive male.
Con uno scatto risoluto e uno sferragliare di manette, Loki si alza dalla panca e afferra il boccale di Thor. Due occhi lo seguono interrogativi mentre si accosta alla botte d'idromele e riempie il contenitore per la terza volta.
«Loki, non è saggio che io beva così tanto, stanotte.» La voce del fratello gli colpisce la schiena, ma ci vuole ben altro rimprovero per colpirgli la coscienza.
«Sciocchezze!» gli risponde lui da sopra la spalla.
Quando ritorna al tavolo, i lineamenti di Thor sono severi e il suo cipiglio contrariato, ma Loki, prima che abbia da ridire o schiantare la bevanda sul pavimento per non doversela portare alle labbra, alza il proprio boccale e allunga il braccio in direzione del fratello. E intona un canto.
«Lífið er dýrt
dauðinn þess borgun,
drekkum í kveld
iðrumst á morgun
[4]
«E questa da dove l'hai sentita?»
«Non importa da dove l'abbia sentita. L'importante è che l'abbia ricordata.»
Thor studia il boccale che ha davanti e pare quasi che gli si sganci la mascella mentre si lascia andare a un sospiro. «Molto appropriato. So già che me ne pentirò» dice, prelevando l'idromele dalle mani di Loki.
«Ma io no.» Non questa volta, pensa una parte di lui in fondo all'anima. «Alla nostra salute, fratello, e che questa nostra prima sia foriera di tante altre bevute.»
«Sempre che non sia troppo ubriaco per guidare la navicella, domani.»
«Ah! Le fondamenta di Asgard tremano già di paura!»
«Stupido.»
In fondo, Loki prova rimorso e proverà rimorso per tante cose. Ma ora, nel momento prossimo alla morte, un mancato skál![5] non sarà una di queste.

***

E il fracassare dei boccali arriva fin lassù, dove, fra le tante stelle, ce n'è una bianca bianca, l'ultima arrivata, che sorride e avvolge il cielo di Asgard con un calore quasi materno.

~fin~



Angolino d’autrice:
[1] Idromele in islandese.

[2] Un nano della mitologia norrena.

[3] "Era anche mia madre" in islandese.

[4] "La vita è cara, la morte è il pagamento. Forza: a stanotte la bevuta e a domani il pentimento." Poesia di Hannes Hafstein del 1944 dal titolo Lán, "prestito"

[5] "Alla salute!" in islandese.

Spero vi piaccia! :3

   
 
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