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Autore: FrecciaJones    24/10/2014    0 recensioni
Emma arriva a Melrose con l'intento di lasciarsi il passato alle spalle.
Lì incontrerà Oliver, un vecchio amico.
Lui aveva bisogno della sua compagnia, e lei grazie a questo non si sentirà più sola.
Insieme scriveranno una nuova storia, la loro.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Melrose, ore 11:30 del mattino.

 

Emma era appena arrivata alla stazione degli autobus, ad aspettarla c’era Monica, la sorella minore del padre, che quando la vide le corse incontro per abbracciarla.

            ‹‹ Piccola mia … ›› le sussurrò all’orecchio.

            ‹‹ Non sai come sono contenta di rivederti ›› rispose Emma ‹‹ Ma dov’è Tommy? ››

            ‹‹ La piccola peste è a scuola, adesso passiamo a prenderlo così pranza con noi. Ci teneva tanto a conoscerti ››

            ‹‹ Anche io non vedo l’ora di abbracciarlo … E invece nonna? ››

            ‹‹ Non sta più nella pelle,  non mi stupirei di trovare striscioni di benvenuto sparsi per la città al nostro rientro ›› .

            ‹‹ Allora andiamo, non facciamola più aspettare! ››

Erano passati otto anni dall’ultima volta che aveva messo piede a Melrose eppure non sembrava essere cambiato molto in quella piccola cittadina. C’era ancora il negozio di libri all’angolo della piazza, la caffetteria di Betty e Sam, il circolo de “Le figlie della rivoluzione” e l’odore di carne secca e formaggio fuso all’uscita dei mercati generali.

Erano successe tante cose ma Melrose aveva ancora il sapore di casa per Emma.

Quanta bellezza hanno racchiusi in se quei posti dove puoi sempre tornare, quando qualcosa va storto, quando non hai altra scelta, cambiano le persone, cambi tu, ma loro, invece, non cambiano mai.

Lo sapeva Emma che aveva visto in quella città un approdo sicuro dove rifugiarsi, e lo sapeva Monica che, anni prima, lì c’era tornata, per ricostruire quello che si era distrutto.

Tom, l’uomo che aveva sempre amato, l’amore della sua vita, aveva perso la vita in un incidente stradale, e niente sembrava avere più senso. Come si può sopravvivere ad una perdita del genere senza sentirsi costantemente afflitte da una sensazione di vuoto e angoscia?

Tutto era perso, niente aveva più valore.

Monica avrebbe dato la propria vita per avere indietro anche solo un pezzo di quella felicità che si era lasciata alle spalle, e pregava il cielo giorno e notte per un po’ di  rassegnazione. Alla fine qualcuno lassù ascoltò le sue preghiere e qualcosa di molto più forte e potente della rassegnazione arrivò a riempire la sua vita: la speranza.

Due mesi dopo la morte di Tom aveva scoperto di essere incinta.

Thomas Junior era stato il regalo più bello che la vita poteva farle per porgerle le scuse a nome di quel destino crudele che l’aveva privata di tanto amore dandoglielo indietro in una nuova vita.

Da lì Monica era ripartita. Da Melrose, dal quartiere dove lei e il marito erano cresciuti, dal locale che sognavano di aprire.

All’uscita di scuola Emma incontrò Tommy, e fu a quel punto che si rese conto di avere davanti a se l’origine di tutta quella forza. Era un bambino vivace e pieno di voglia di vivere. Intelligente e sorridente, adorabile anche quando combinava guai. Aveva trasformato le vite delle persone che gli stavano attorno, le quali adesso avevano il coraggio di guardare al futuro, di sorridere ed essere felici.

Pure Marta, la nonna di Emma, persona zelante ed amante dell’ordine, era disposta a sopportare quell’uragano in casa perché ormai non poteva più farne a meno.

             ‹‹ Sono stata una mamma noiosa, per questo mi sto impegnando ad essere una nonna divertente, devo recuperare il tempo perso con tua zia e tuo padre! ›› disse in macchina per giustificare il fatto che, da più di cinque minuti, stava cantando ininterrottamente una canzoncina che nipote avrebbe dovuto imparare prima della recita scolastica.

            ‹‹ Grazie mamma, è bello sentirti dire certe cose ›› aveva risposto ironicamente Monica.
            ‹‹ Oh! Non fraintendermi … dico solo che ciò che ti rende una brava mamma non ti rende una brava nonna, in entrambi i casi daresti la tua stessa vita per rendere felice i tuoi bambini, ma una mamma deve anche educare, mentre il compito delle nonne è quello di viziare i nipoti così che possano correre da te tutte le volte che piagnucolano perché la loro mamma li ha sgridati ! E’ per questo che vi nascondevo i dolcetti nella fodera del cuscino quando venivate a trovarmi ›› aggiunse rivolgendosi ad Emma ‹‹ Tua madre era così fissata con l’igiene dentale ! ››

            ‹‹ Beh, vorrei vedere! ›› esclamò Monica ‹‹ Con quello che aveva speso dall’odontoiatra per le bambine si sarebbe potuta compare una decappottabile ›› .

            ‹‹ Ed io avrei potuto fare quel viaggetto alle Hawaii che tuo padre ed io tanto desideraamo se avessi messo da parte i soldi della tua retta scolastica ›› controbatte la nonna ‹‹ ma questo non ti ha impedito di farti bocciare signorina ! ›› .

Tutte e tre scoppiarono a ridere e Tommy li seguì pur non capendo bene il motivo. La sua mamma si sarebbe arrabbiata con lui se avesse preso un brutto voto a scuola, perché adesso invece stava ridendo?

            ‹‹ Finivo sempre per mangiarli tutti io quelli che ci davi di nascosto nonna … ›› continuò Emma ‹‹ una volta ne mangiai così tante che mi sentii male durante il viaggio di ritorno a casa. Mamma e papà sospettarono qualcosa ma Sara finse di stare male anche lei e diede colpa al panino che io e lei avevamo mangiato al self – service dell’aeroporto ›› .

Immediatamente si arrestò, e in macchina scese il silenzio.

Un minuto prima stavano ridendo con lei, poco dopo provavano compassione per, lo poteva vedere nei loro occhi. Si era rilassata e non aveva più pensato al motivo che l’aveva portata fino a Melrose, e adesso tutto tornava indietro, più prepotente di prima

             ‹‹ Alla fine comunque ›› aggiunse nervosamente cercando di uscire da quella situazione imbarazzante ‹‹ riuscì a convincerli che non era colpa delle caramelle e non si arrabbiarono … è sempre stata brava con le bugie ››.

Ed eccolo di nuovo, il silenzio.

             ‹‹ Va tutto bene ? ›› domandò Monica.

             ‹‹ Si … solo, non voglio parlarne ok? ››

             ‹‹ Va bene ››

             ‹‹ Come vuoi ››

             ‹‹ Allora manca tanto per arrivare? ›› chiese Emma cercando di spostare l’attenzione su un altro discorso.

             ‹‹ Siamo quasi arrivati ›› .

Avrebbero cenato nella tavola calda di zia Monica. L’aveva aperta insieme ad Oliver, il fratello minore di Tom, che dopo la morte di quest’ultimo le aveva dato una mano a mettere su la piccola impresa.

In realtà il programma iniziale era ben diverso.

Avevano stipulato un contratto per l’acquisto di un vecchio stabile antico con l’intento di ristrutturarlo per trasformarlo in una locanda dove il cliente avrebbe potuto acquistare prodotti di stagione e alimenti tipici della casa oppure decidere di gustare un pasto caratteristico direttamente sul posto, ma dopo la morte di Joe l’intero programma era stato ridimensionato e i costi abbattuti.

Lo stabile in legno non venne più acquistato, il contratto disdetto e i soldi della ristrutturazione usati per compare una tavola calda, il classico dinner americano dove si servivano pasti caldi, colazioni con uova e bacon e pranzi a base di hamburger e patatine.

Il sogno non era stato abbandonato però, giaceva solo in un cassetto, in attesa di essere realizzato.

            ‹‹ E’ molto carino ! ›› esclamò Emma quando vide la locanda.

Quando aveva sentito parlare di patatine fritte e hamburger come portata principale, lei, da buona italiana, aveva storto un po’ il naso, ma quel posto sembrava avere una storia tutta sua. Era pulito, dentro c’era un buon odore ed il personale non indossava stupide divise e pattini a rotelle ma pantaloni e camicie scure dove era inciso il loro nome.

            ‹‹ Abbiamo cercato di portare anche qui un po’ di qualità ›› disse Monica quando le presentò il personale. Poi indicò il bancone.

In fondo, intento a sistemare delle provviste c’era Oliver.

            ‹‹ Te lo ricordi? ›› domandò la nonna con un sorriso malizioso.

Da piccola era impossibile per lei non diventare rossa alla vista di quel ragazzino bellissimo, ed ogni membro della famiglia l’aveva presa in giro per questo.

Amore, ovviamente, mai corrisposto. Lei si rendeva ridicola facendo cose stupide che lo facevano ridere, e lui era già un adolescente quando lei lasciava ancora decidere alla madre che taglio di capelli fare (un caschetto con la frangia che la facevano assomigliare ad un fungo) .

Si avvicinò a lui, ma non disse una parola. Lui la guardò stranito.

Lei sorrise. Lui non capì.

            ‹‹ Posso esserle utile? ›› domandò infastidito.

            ‹‹ Ti ricordavo più simpatico ›› .

Lui bello lo era ancora. I folti capelli biondi erano spariti, adesso li portava corti  ed aveva anche un accenno di barbetta. Gli occhi blu erano sempre del colore del cielo e, come se questo non fosse già abbastanza, col tempo aveva messo su massa muscolare.

Quelli erano già dei motivi validi per essere in imbarazzo, se a questi si aggiungevano l’apparecchio, i capelli improbabili e i quindici chili in più della sua adolescenza, Emma avrebbe dovuto evitare ogni tipo di discussione ed andarsi a nascondere con la speranza di non essere riconosciuta.

Ma le cose erano cambiate, non era più interessata a quel genere di cose, anzi, se ne teneva alla larga.

            ‹‹ Non mi riconosci vero? ››

Subito dopo la conversazione fu interrotta da Tommy che preso dall’euforia era saltato in braccio ad Emma per portarla al tavolo dove mamma e nonna si erano sedute.

            ‹‹ Emma mamma ha detto che possiamo prendere il gelato ››

            ‹‹ Emma?! ›› Non poteva credere ai suoi occhi. Che ne era stato della bimba paffutella che gli girava sempre intorno da piccola?

            ‹‹ Esatto, proprio io … ››

            ‹‹ Ma … ›› Perché sei qui? Sei sempre stata così carina? Ti va di uscire stasera? ... Avrebbe voluto dire, tuttavia ‹‹ Come stai? ›› fu l’unica cosa che riuscì a dire.

            ‹‹ Beh … ›› fu la risposta di lei stringendosi nelle spalle ‹‹ E tu? ››

            ‹‹ Beh !›› controbatte lui con un cenno rassegnato del capo.

            ‹‹ Allora? Qual è il tuo gusto preferito? Sai che ci sono ben trentacinque gusti? ›› Tommy era tornato  ed era più carico di prima.

            ‹‹ Devo andare ››

            ‹‹ Certo, vai pure ›› .

Oliver la guardò allontanarsi. C’era qualcosa in quello sguardo che in quella ragazza lo attraeva, aveva qualcosa da dire, qualcosa da raccontare. Doveva essere una di quelle ragazze che non sanno di essere belle.

La osservò per tutto il tempo, ma lei non lo degnò di uno sguardo. Avrebbe voluto essere lì, accanto a lei … perché aveva l’impressione che di sorrisi come quello non ne avrebbe avuto mai abbastanza?
 
  
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