[Si accomoda su una sedia dinanzi al proprio letto] Non sono quello che credete. Non sono un killer. Nemmeno un sopravvissuto. [Accende una sigaretta] Non sono uno di quei bambini senza nome costretti a fare la guerra da piccolissimi. Perché non ho mai fatto la guerra, ma neanche l’amore. [Un tiro. Gli occhi gli si socchiudono] Io ho un nome. Tutti lo conoscono. Anche lei. [Anelli di fumo si formano sopra di lui, giocherellando con l’aria] Non sono timido, non lo sono mai stato. [Ride] Non sono nemmeno un coglione, so che lo pensate. Cosa sono? [Guarda la donna stesa nel proprio letto.] Solo [Ricordi della notte appena trascorsa] Adesso [I grandi occhi nocciola di lei spaventati.] Lo so. [Un borsone pieno di vestiti che si chiude.] Io [Dei passi leggeri scendono di corsa le scale] Sono [La porta che si apre. Una persona che esce.] Ciò [La porta sbatte.] Che [Una lacrima solitaria scende sul viso.] Non [La lacrima viene asciugata con rabbia.] Sono. [Prende un respiro profondo e ritorna indietro] Uno stronzo. [Apre la porta e ritorna sui suoi passi.] Perché non sono un vile, [Il suo nome ripetuto da quella voce.] ma solo un dannatissimo stronzo. [Un sospiro.]