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Autore: Miss BloodyFangs    26/10/2014    1 recensioni
"Smettila di essere egoista per un istante e guardarmi, guardami davvero! Ti sei mai accorto di come tutto ciņ mi distruggesse? Le notti che non ho dormito, le volte che non ti sono venuta a cercare nei posti peggiori di quei luridi bassifondi? Ti sei mai realmente chiesto come stessi io?"
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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-Hey! Aspetta!- la ragazza smise di camminare -cosa vuoi?- chiese senza girarsi. -ho bisogno di parlarti- rispose il ragazzo, ansante per la corsa, senza avere però il coraggio di toccarla. -io ho chiuso con te, non voglio parlare. Voglio che tu scompaia dalla mia vita.- Ancora, pensò lei trattenendo le lacrime, ho bisogno che tu scompaia ancora.

Guardandoli da lontano sembravano soltanto una coppia come un’altra nel bel mezzo di un litigio.

Elizabeth si voltò verso James, gli occhi lucidi di lacrime non versate e la voce tremante dalla rabbia: -non ho intenzione di passare la mia esistenza così, lo capisci? Senza sapere dove cercarti, in ansia continua per te. Chiudiamola subito, perché io sono stanca.- Il ragazzo bloccò tutto il fiume di parole che lo avevano precedentemente assalito, quando lei era uscita dal suo appartamento chiudendo delicatamente la porta.

Perché Liz, la sua Liz, era fatta così: anche nei momenti peggiori non si faceva veramente sentire.

James ci pensò bene, in quei pochi secondi che avrebbero deciso tutto di loro. Pensò a quando l’aveva vista per la prima volta mentre tirava un destro a suo fratello, o quando la vide in cucina arrossita ed indaffarata. James rivisse tutti i momenti passati con la ragazza che stava dinnanzi a lui, con una maglietta stropicciata ed i jeans strappati, che non piangeva solo per puro orgoglio.

-ne sei sicura? Sei davvero sicura di quello che stai dicendo, Liz?- chiese lui, con voce roca. -Abbiamo vissuto anni delle nostre vite a rincorrerci, a cercarci, a pensarci l’un l’altra. Vuoi buttare tutto via così?- improvvisamente cominciò a piovere, ma James quasi non sentiva la pioggia. La sua vita dipendeva da quel momento. -Jem.. non è questo il punto! È che non posso sopportare di andare avanti così, lo capisci? Smettila di essere egoista per un istante e guardarmi, guardami davvero! Ti sei mai accorto di come tutto ciò mi distruggesse? Le notti che non ho dormito, le volte che non ti sono venuta a cercare nei posti peggiori di quei luridi bassifondi? Ti sei mai realmente chiesto come stessi io? Non era difficile solo per te.- Elizabeth non voleva tornare sempre allo stesso discorso. Alle urla nell’appartamento, perché secondo il romantico Jem il problema stava nel tempo che ormai era passato. Elizabeth poteva guardare solo in avanti. Guardare ai progressi che voleva fare, al lavoro che avrebbe sempre voluto, alla vita che voleva fare.

James non glielo permetteva. La tratteneva, incastrata tra quello che voleva e ciò di cui aveva bisogno.

E lei aveva bisogno di James per vivere. Aveva bisogno di svegliarsi con lui, di abbracciarlo, di baciare le sue morbide labbra. Di guardare i suoi infiniti occhi azzurri.

Si detestava per questa sua necessità immatura, ma era perfettamente conscia di non poter reggere un mondo dove non ci fosse James. Perché senza di lui e la sua positività, per lei non valeva la pena vivere.

Per Elizabeth, non esisteva un tempo prima di James.

Nonostante il freddo stesse cominciando ad impossessarsi di lei, la ragazza non fece una piega e rimase immobile con i capelli che si facevano sempre più pesanti. Il fidanzato era combattuto.

Abbracciarla per riscaldarla e darle conforto? Passarle la propria felpa già fradicia? James non sapeva mai come comportarsi con lei, era sempre impacciato.

C’era stato un periodo, in cui non era altro che sfacciato, rabbioso. Osceno.

Improvvisamente gli si offuscò la vista e sbattè le ciglia impregnate di gocce di pioggia. -rientriamo, Liz, vuoi? Parliamone dentro.-

Elizabeth Carter rise piano, guardando per terra. -certo, facciamolo. Rientriamo dentro quelle quattro mura, facciamo l’amore. Svegliamoci come se non fosse accaduto nulla, di nuovo. No, James, io non ci sto più. Siamo cresciuti, non abbiamo più sei, dieci, diciassette anni. Non possiamo far finta di niente. Non posso far finta che i problemi non ci siano solo perché sorridi. Non potrai sorridere per sempre.-

In quel momento James spalancò gli occhi e la guardò. Vide quello di cui non si era accorto in sedici anni: era cresciuta. Era diventata alta, bella, accigliata, scorbutica, sarcastica. Responsabile, adulta. Qualcosa che lui non sarebbe mai diventato.

All’improvviso si rese conto di averla frenata per tutta la vita. Di non averla mai lasciata volare, di averle solo tarpato le ali, credendo di aiutarla a spiccare il volo.

Divenne tutto chiaro. Sulle notti in cui lui era ubriaco, sul divano, e sentiva la chiave nella toppa. Le occhiaie di lei il giorno dopo aver lavorato tutta la notte. Il sorriso stanco che gli rivolgeva, in cerca di un aiuto che lui non aveva il coraggio di dare.

Perché questo avrebbe significato ammettere qualcosa che lui faceva finta di non vedere.

Erano in bancarotta, lo sapeva bene, ed Elizabeth aveva sempre lavorato per entrambi, ma non bastava.

Cadendo in ginocchio davanti alla donna che amava, si rese conto di quanto fosse stato egoista. Di averla trascinata nel suo lurido mondo. Una ragazza che poteva essere salvata, proprio lei che era in grado di fare qualsiasi cosa.

Per lui.

E, ancora una volta, alzando lo sguardo… lei era lì, a tendergli una mano.

James pensò che non se lo meritava, non ancora. Non dopo la droga, l’alcool, non dopo averle fatto passare il peggiore degli inferni.

- perché?- chiese debolmente, guardandola attraverso la nebbia delle lacrime – perché ti amo, ecco perché.- sospirò Elizabeth, inginocchiandosi e baciandolo dolcemente. – perché sarò sempre al tuo fianco, qualsiasi cosa accada. Anche se ne risentirò, anche se piangerò da sola, anche se mi farai morire. Per te andrò sempre in capo al mondo, James, sei tu a non aver ancora capito cosa comporti. -

  
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