Before
Prima di “Vuoi uscire con me, Felicity?” e “Non chiedermi di non armarti”
c’erano semplicemente
loro: Oliver e Felicity
- Letto -
Felicity in cima alle scale osservava il nuovo covo. Un moto di
orgoglio e soddisfazione le riempì l’animo. Erano state
settimane difficili ma alla fine tutto era tornato a scorrere sui propri
binari. Slade aveva messo a dura prova tutti quanti, nessuno escluso.
Ognuno di loro, però, era riuscito a rialzarsi e ricostruirsi una
vita.
Roy aveva preso consapevolezza del suo ruolo di spalla di Arrow. Aveva abbassato la testa, aperto le orecchie e
chiuso il cuore. La ferita dell’abbandono di Thea era ancora aperta e pulsante
ma tutta la rabbia l’aveva riversata nell’ascoltare gli insegnamenti di Oliver,
che giorno dopo giorno l’avevano portato a essere un
degno compagno di missione.
Felicity osservò il costume di Roy chiuso nella teca e il colore rosso
sgargiante che emanava sicurezza e forza. L’accarezzò con lo sguardo e la
consueta sensazione di orgoglio pervase il suo cuore.
Spostò l’attenzione sulla postazione di Diggle. Sarà papà, pensò
provando un’immensa tenerezza. Una nuova vita per un altro inizio era il
miglior modo per raccogliere i cocci della vecchia. Una speranza per un futuro
felice.
Non c’era persona migliore di Diggle per essere padre. Lui, che
l’aveva sempre protetta e accudita fin dal primo giorno che la sua strada si
era incrociata con quella di Oliver.
Osservò la divisa del negozio d’informatica dove lavorava da qualche
mese. Certo, non era come lavorare alla Queen Consolidated, ma almeno quell’impiego
le dava di che vivere e la possibilità di assistenza sanitaria. Inspirò a
fondo. Andrà meglio, si ripeté come un mantra.
E poi c’era lui a cui badare. Scese i pochi
scalini rimasti e si avvicinò al giaciglio che Oliver si era procurato per
passare la notte, dopo che aveva rifiutato la sua proposta di condividere il
suo appartamento. Dobbiamo fare qualcosa, si ripromise.
- Roy! – Aveva urlato Felicity quando aveva visto comparire
Oliver sostenendo il corpo privo di sensi del ragazzo.
- Sta bene. – L’aveva rassicurata Oliver. - Dobbiamo fare
presto!
Diggle gli era corso in aiuto e l’avevano appoggiato sul tavolo.
- Oliver! Che cosa hai fatto al braccio? – Felicity si era
avvicinata piano.
- Non è niente, la spalla si è lussata durante il salvataggio.
- Che stai facendo? – Felicity aveva sgranato gli occhi mentre
Oliver con un colpo secco si era sistemato la spalla.
- Spogliatelo, dobbiamo fargli una trasfusione.
Era stata una lunga attesa. Le condizioni di
Roy lentamente erano migliorate e i tre avevano ripreso a respirare
normalmente.
- Roy non è ancora pronto! – Oliver aveva stretto i pugni.
– Non dovevo permettergli di venire con me.
- Oliver! – Lo aveva ripreso Diggle. – Ti ha aiuto a
sconfiggere l’esercito di Slade.
- Diggle, lascia perdere, è una guerra persa
con lui. Incolpare se stesso è uno dei super poteri di Oliver. – Felicity
aveva scoccato un’occhiata ironica a Oliver che aveva replicato con una severa.
- Devo tornare a casa da Lyla. Il secondo semestre fa sembrare il primo una passeggiata.
Felicity si era avvicinata a Diggle e aveva sorriso tenera. –
Non ti preoccupare, posso rimanere io. Dai una carezza a quel pancino da parte
mia. – Lo aveva baciato sulla guancia.
- Rimango io. - La voce di Oliver, stanca e pesante, aveva interrotto
il silenzio che si era creato.
- Dobbiamo trovarti un posto adatto dove
vivere.
- Qui va benissimo.
- Invece no! Rimani a dormire da me stanotte, ho un letto grande e
comodo, si sta benissimo in due. – Oliver l'aveva guardata scettico.
– Nel senso che puoi dormirci tranquillamente,
tanto io non ci sarò, ho del lavoro da sbrigare e rientrerò a casa tardi e non
c’è nessun pericolo che venga a letto con te.
Felicity aveva chiuso brevemente le palpebre maledicendosi mentalmente.
- Ci penserò. – Aveva risposto Oliver
con un tono più sereno.
Felicity spazientita aveva allargato le braccia. - Non pensare,
facciamolo. – Si era bloccata un attimo. Si
erano guardati per un breve istante. – Volevo dire che dormi da troppo
tempo sul pavimento, è ora che lo fai nel mio letto. – Felicity si era
passata una mano sulla fronte per togliere una ciocca di capelli inesistente.
– A volte non so proprio perché apro bocca. – Aveva detto più a se
stessa battendo in ritirata.
Che serata lunga e la notte era stata un
completo caos. Tutti i pazzi avevano deciso di andare da lei a tormentarla con
le cose più assurde. Era stanchissima. Non vedeva l’ora di infilarsi nel suo
letto e riposare un po’.
Rientrata, non aveva neanche acceso la luce e si era diretta subito in
camera sua.
Si era spogliata lentamente, lasciando cadere i vestiti a terra. Così
com'era, aveva sollevato le coperte e si era infilata a letto. Stanca, era
stato l'ultimo pensiero prima di chiudere gli occhi.
Era rimasta in ascolto, non sapeva neanche lei perché, ma l’istinto le
stava dicendo che c’era qualcosa che non tornava.
- Felicity… - Quella voce calda aveva richiamato la sua attenzione.
Si era voltata di scatto incontrando il volto di Oliver che la
osservava serio. Aveva sgranato gli occhi ricordandosi della proposta.
- Non mi avevi assicurato che non saresti venuta a letto con me?
Felicity aveva aperto la bocca per dire qualcosa ma non era riuscita
ad articolare una motivazione valida.
Oliver aveva chiuso gli occhi. – Dormiamo, abbiamo bisogno
entrambi di riposare.
Felicity aveva sorriso, intenerita, grata per quel salvataggio in
extremis. Aveva osservato per un’ultima volta il viso rilassato di Oliver prima
di chiudere gli occhi.
Poi aveva allungato la mano, portandola vicino al cuscino, a pochi
millimetri da quella di Oliver.
I loro mignoli si erano sfiorati e qualche istante più tardi le loro
mani si erano intrecciate da sole.
Oliver! Felicity aveva aperto gli occhi di scatto al ricordo e lo
aveva trovato addormentato al suo fianco. Si era concessa
il lusso di osservarlo per un po', passando su ogni tratto del suo viso
totalmente rilassato, e poi era successo: Oliver aveva aperto gli occhi
all'improvviso. Si erano fissati per qualche secondo senza muoversi, incapaci
di reagire a quella strana situazione.
- Io, beh, in realtà... - Aveva farfugliato Felicity cercando di
trovare le parole. - … ciao.
Lui aveva abbozzato un sorriso e poi chiuso gli occhi.
Felicity aveva inspirato profondamente e si era infine alzata. Spalancata
la finestra, aveva respirato l'aria fresca del mattino e poi si era voltata
incontrando lo sguardo di Oliver.
- Dovresti indossare qualcosa o prenderai freddo.
Non capendo, Felicity si era osservata, riscontrando con orrore che
era di fronte a lui in slip e canottiera. Almeno non ho indosso quelli con i
panda! Aveva pensato per smorzare il momento imbarazzante.
Aveva afferrato la coperta lasciando lui scoperto. - Vado a preparare
il caffè. - Aveva decretato infine cercando di ignorare il corpo mezzo nudo che
era nel suo letto.
- Buongiorno, - Il tono caldo di Oliver l'aveva strappata dai suoi
pensieri facendole rovesciare il caffè sulla mano invece che nella tazza.
- Ahia!
- Siamo ancora nel mondo dei sogni? - Le aveva preso la mano e
fasciata con lo strofinaccio. - Faccio io, è più sicuro. Ora capisco perché non
mi volevi portare il caffè, per la mia incolumità, giusto?
Felicity aveva strabuzzato gli occhi. Da dove nasce tutta questa
ironia? Si era chiesta notando quanto Oliver fosse a suo agio nella sua cucina.
I due erano seduti attorno al tavolo e sorseggiavano in silenzio il
caffè.
- Bella casa. Piccola ma carina.
- Immagino, passare da una mega villa a mo'
di castello a un miniappartamento non deve essere facile, come si dice: dalle
stelle alle stalle. - Felicity si era morsa il labbro per quell’uscita poco
felice. - Intendevo che non hai più gli agi, beh in effetti
dopo l'isola non penso che tu badi più a queste cose e quindi... - Oliver
l'aveva bloccata con la mano.
- Va bene.
- Come va la spalla? - Aveva chiesto Felicity cambiando discorso.
- Un po' dolorante, ma ho sopportato di peggio.
- Aspetta... - Felicity si era alzata ed era corsa nell'altra stanza.
Poco dopo era tornata con una pomata. - Spogliati. - Aveva ordinato.
Oliver l'aveva guardata incerto per quella richiesta. - Vuoi che lo
faccia io? - Il suo subconscio era andato completamente in tilt quella mattina.
- Non voglio approfittare di te, voglio solo spalmarti
questa pomata che è miracolosa. Ne ho usata a chili dopo la lotta con Slade.
Avevo ematomi dappertutto. - Aveva sorriso divertita, ma subito dopo si era
morsa la lingua accorgendosi dell'espressione grave comparsa sul viso di
Oliver. Stamattina è meglio se sto zitta. - Oliver... - Aveva tentato.
- Devo andare. - Oliver si era alzato di scatto dirigendosi nell'altra
stanza.
- Aspetta! - L'aveva afferrato per il braccio. - Smettila di
incolparti sempre. È stata una mia scelta stare al tuo fianco, tu non c'entri
niente. Hai capito? Ora vai a sederti e togliti la maglia, altrimenti giuro che
te la strappo da dosso! - Felicity si era morsa il labbro. Perchè?
Oliver non aveva detto nulla, si era sfilato
la maglia e si era seduto sullo sgabello in attesa dalla sua mossa.
In silenzio si era avvicinata, aveva messo un po' di crema sulla mano
e delicatamente gliela aveva spalmata sulla pelle.
A quel tocco Oliver aveva sussultato.
- Scusa, mani fredde. - Felicity stava per toglierla ma lui l'aveva
bloccata.
- Continua.
Un rumore alle sue spalle la fece voltare.
- Niente lavoro? – Chiese Oliver sorpreso di vederla lì.
- No, giornata libera. – Felicity si fermò a fissarlo. Sorrise
soddisfatta. – So anche come impegnare questa giornata. – Si
sedette sul giaciglio che faceva da letto a Oliver. – Perché non ne
approfittiamo? – Batté la mano sul materasso sgangherato.
Oliver aprì la bocca sorpreso più che mai. – Come, scusa?
- Sì, dai, è il momento giusto. Diggle è impegnato con Lyla, Roy chissà dov’è, tu ed io potremmo…
- Fissò maliziosa la brandina. – Che ne dici?
- Felicity…
Felicity si alzò e gli andò incontro. – Che succede, non ti va?
Non ti puoi tirare indietro proprio oggi che abbiamo l'occasione. – Si
avvicinò un altro po’. – Vedrai, sarà fantastico. –
Sorrise, a poca distanza dal suo viso.
- Felicty, - Oliver non riuscì a proseguire.
- Oliver, è ora, abbiamo aspettato fin troppo
. – Appoggiò la mano sulla sua guancia.
Oliver posò la mano sulla sua. - Felicity, - La guardò intensamente.
Lei rimase colpita dalla profondità di quello sguardo. - Io... - Oliver scivolò
con gli occhi sul giaciglio e poi ritornò su di lei.
- Non voglio più rimandare, Oliver.
- Felicity, - Oliver si staccò da lei senza lasciare la sua mano. -
Non credo che sia giusto, noi...
Felicity seguì lo sguardo di Oliver che si alternava dal letto a lei e
comprese l'errore.
- Oh. Mio. Dio. - Esclamò a bassa voce
lasciando di scatto la mano di Oliver. - No, no, no, - Sventolò le mani davanti
al suo viso. - Io non intendevo portarti a letto ma solo avere un letto a disposizione. Maledizione! - Esclamò imbarazzata.
Inspirò a fondo per connettere di nuovo cervello alla bocca. - Tre. Due. Uno. -
Aprì gli occhi e lo osservò seria. - Non puoi
continuare a dormire su quella specie di letto. Hai bisogno di riposare.
Neanche il divano di casa mia va bene. Con questo non voglio dire che mi
dispiace ospitarti, anzi, amo passare le notti con te. – Dannazione! Cado sempre lì. Stupida bocca senza filtri. La mano scivolò
dal viso al petto. – Hai bisogno di stabilità, perché non iniziare con un
letto nuovo?
Oliver sorrise. – Va bene, hai vinto. Come farò a pagarlo?
- Sapevo che ti avrei convinto. C’è proprio una svendita in un negozio
appena fuori città. Non ti preoccupare, te lo compro io. Hai fatto tanto per
me, è giusto che sia io a fare qualcosa per te. - Gli fece l'occhiolino
soddisfatta.
Il campanello di entrata del negozio li accolse al loro ingresso. Non
dovettero attendere molto che una signora di mezza età gli diede il benvenuto.
- Buongiorno, ragazzi. Posso esservi utile?
- Cercavamo un materasso. - Risposero all'unisono Oliver e Felicity.
Si guardarono sorpresi della sintonia e si sorrisero.
- Come lo volete? Una piazza, matrimoniale, alla francese? Tradizionali o a molle; di lana; in lattice, ad aria o ad aloe vera; anti-acaro e anallergico, naturale ed ecologico; in poliuretano espanso,
multi onda
o memory foam.
Felicity osservò Oliver che le rivolse un’occhiata.
- Mi sa che non avete idea di cosa sto parlando. - La signora sorrise
divertita. - Va bene, facciamo così. Proseguite per questo settore e provate
uno ad uno. Il materasso è importante e non solo per
dormire. - Rise divertita facendo l'occhiolino a Oliver. - Prendetevi tutto il
tempo che volete. Non passano molti clienti e quei pochi che vengono, mi piace coccolarli. Testate pure ogni materasso come meglio credete.
Felicity a quell'ultima insinuazione diventò di un bel rosso bordeaux.
Oliver le fece segno con la mano di avviarsi e si addentrarono nel
mondo materasso, come citava il cartello all'ingresso.
Si fermarono davanti a tre materassi di diversa misura: singolo, alla
francese e matrimoniale.
Felicity si picchiettò il mento indecisa. -
Come lo preferisci?
- Matrimoniale: è più comodo. - Rispose prontamente Oliver.
- Immagino anche perché. - Si lasciò sfuggire Felicity, ironica, ed
evitando l'espressione contrariata di Oliver, proseguì nell'altro settore.
- Non credevo minimamente che esistessero così tanti tipi di
materassi. – Felicity, sorpresa, si guardava attorno leggendo le
didascalie di ogni letto. - Oliver! - Squittì divertita afferrandogli il
braccio. - Questo materasso è ad acqua! Non ho mai provato un materasso ad
acqua. Chissà com'è?
Oliver sorrise intenerito da quella reazione infantile. - Proviamolo!
- Si buttò sul materasso che prese a ondeggiare. - Dai, che aspetti?
Vieni!
Felicity lanciò un’occhiata alle sue spalle, prese
coraggio e si buttò anche lei sul materasso. La spinta
fu troppo energica: il materasso ondeggiò con più violenza e la spinse addosso
ad Oliver.
- Ehi, - Oliver prontamente l'abbracciò per tenerla ferma. La fissò
negli occhi. Erano tremendamente vicini e da quella distanza il profumo
delicato di Felicity gli solleticava le narici. Inspirò a fondo e si rilassò
all'istante.
Felicity rise divertita per quella novità. Appoggiò il capo sul petto
di Oliver. - Scusa, non credevo che la risposta sarebbe stata così burrascosa.
Fermate le risa si staccò da lui, cercando di non fare movimenti
bruschi per non agitare le acque. Si appoggiò con le spalle al materasso e
rimasero entrambi in silenzio a fissare il soffitto.
- Oliver, - Iniziò piano.
Lui si voltò a guardarla.
- Mi viene da vomitare, stupido
ondeggiamento. Oddio, il mio stomaco.
- Evita di pensarci, concentrati su altro. -
Le afferrò la mano e la fece alzare, ma in quel modo il materasso prese a
muoversi di nuovo.
- Oliver. - Felicity chiuse gli occhi. Si concentrò sulla mano stretta
in quella di Oliver. Sì sentì afferrare per il braccio e venire spinta fuori.
Di nuovo con i piedi per terra. Inspirò a fondo per cercare di calmare
la sensazione di nausea. Un leggero venticello soffiava sul suo viso. Aprì gli
occhi e incontrò Oliver che soffiava debolmente sul
suo viso.
- Meglio?
- Sì, grazie. Scartiamo il materasso ad acqua, altrimenti non potrò
mai venire a letto con te. - Strizzò gli occhi massaggiandosi la tempia con la
mano. - Lascia stare.
Senza aspettarlo Felicity proseguì nella ricerca.
Si fermò di fronte al cartello che diceva: novità.
Lesse ad alta voce. - Materasso naturale: si inquadra
perfettamente nell’ottica di una costante ricerca di un rapporto armonioso tra
uomo e natura. Essa dona i materiali migliori perché l’uomo possa riposare in
modo sano e corretto e recuperare giorno per giorno
energia e forza. - Osservò Oliver e poi il materasso, ancora Oliver e poi di
nuovo il materasso. - Questo è perfetto per te!
Si sedette, accarezzandolo con la mano, e poi si distese
completamente. Il suo corpo provò subito una delicata sensazione di protezione
e accoglienza. Proprio come accadeva con lui.
Oliver era rimasto a osservare la scena, seguendo attentamente le
mosse di Felicity e notando quanto lei fosse stata rapita da quel materasso.
- Vieni? - Lo incoraggiò Felicity. - Si sta
benissimo!
Oliver si distese anche lui. Respirò a fondo e lasciò che i muscoli si
rilassassero. Avvertì lo spostamento di Felicity che nel frattempo si era messa
sul fianco e lo osservava contenta.
- Che ne dici?
Oliver osservò i suoi occhi che sprizzavano gioia. Rimase a osservarla
per diverso tempo senza dire niente. Stava bene, non era mai stato così bene
come in quel periodo, e tutto questo era grazie alla sua Felicity. - Che ne
pensi?
- Si sta da Dio, è comodissimo. A dire il vero su questo materasso
farei di tutto, tranne che dormire… - Fissò Oliver. - Ho detto oltre che
dormire, vero?
Oliver scoppiò a ridere.
- Lo prendiamo? - Chiese Felicity eccitata e mettendosi a sedere.
- Sì. - Acconsentì Oliver sedendosi di fronte a lei.
- Piano A: approvato. Dammi un altro paio di giorni e poi partiamo con
il piano B.
- Come? Scusa? - Le afferrò il braccio. - Che cosa stai complottando?
- Riconquistare il tuo posto di Amministratore Delegato alla Queen
Consolidated!
Oliver la guardò strabiliato prima di
sprofondare sul materasso.
L'uragano Smoak aveva appena iniziato a stravolgergli la vita.
Angoletto di Lights
Ben trovati! Guardando il primo episodio della terza stagione, gli autori di Arrow
ci hanno lasciato con tanti punti di domanda. Con il primo episodio della terza
stagione ci hanno mostrato un mondo Olicity, senza darci il giusto sapore di quei
mesi che Oliver e Felicity hanno trascorso tra la fine della lotta con Slade e
l’inizio della terza stagione.
Before raggrupperà questi “buchi” in One Shot autoconclusive che pubblicherò ogni volta che l’ispirazione
mi coglierà.
Come sempre, un doveroso grazie a vannagio e jaybree che mi seguono passo-passo in ogni mia impresa!
Momento pubblicità!
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gruppo di FB [OLICITY] Oscure Lotte Illecite Creano Incontri Troppo
Yeah per parlare di tutto e di
più!
Alla prossima!