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Autore: cassiana    19/10/2008    5 recensioni
[ST VOY] “Eppure Kathryn aveva la sempre più pressante sensazione di essersi dimenticata qualcosa…e poi quel malessere che continuava a perseguitarla. Forse avrebbe dovuto decidersi a farsi dare una guardata dal MOE. Ma c’erano sempre tante cose da fare, supervisionare, controllare che non trovava mai il tempo.” [fic scritta per il FAK – First Aid Kit!Challenge indetto da Mnemosyne ]
Genere: Commedia, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kathryn Janeway
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un piccolo particolare

Fanfic scritta per il: FAK – First Aid Kit!Challenge indetto da Mnemosyne su efp.
Prompt #36: anticoncezionali

Disclaimer: I personaggi non mi appartengono e la storia è scritta senza intenti di lucro.

Nota: un ringraziamento speciale al mio amico Mannu per l’aiuto sulle questioni tecniche. (e soprattutto per avermi sopportato!).






Quella mattina il Capitano Janeway si era svegliata con un feroce mal di testa e un diffuso senso di malessere. Era già qualche giorno che si sentiva così, ma aveva troppe cose da fare per preoccuparsene. Ingoiò un vecchio, classico, paio di pillole e sperò per il meglio. Appena il tempo di sorbire una tazza di bollente caffè nero e corse al ponte comando che già fremeva di attività. Kathryn aveva la sensazione che ci fosse qualcosa che non andava, qualcosa d’importante che avrebbe dovuto ricordarsi. Ed era una sensazione che la perseguitava da un po’ di tempo. Scosse il capo e sedette al suo posto. Non aveva tempo per pensarci.
“Capitano, stiamo entrando in una zona di intensa attività elettromagnetica” esclamò Harry Kim.
“Velocità d’impulso e scanner dell’area” comandò Janeway.
La Voyager procedette adagio. Sul grande schermo panoramico del ponte di comando il cielo rimaneva nero e punteggiato da stelle. Ce n’era una rossa molto brillante che lumeggiava ad un angolo.
“B’Elanna come procede, tutto bene?”
“Si Capitano, il nucleo di curvatura non sembra avere danni. C’è solo una piccola interferenza per quanto riguarda i sistemi di comunicazione”
Infatti la voce era disturbata da leggere scariche statiche, il Capitano chiuse la comunicazione.
La nave fu scossa violentemente.
“Capitano l’intensità della perturbazione magnetica è aumentata!” esclamò Kim.
Janeway provò a mettersi in contatto con B’Elanna, invano. Inviò Tuvok in sala macchine. Le luci si abbassarono.
“Controlla i supporti vitali, Chakotay” ordinò il Capitano. Il Primo Comandante eseguì prontamente.
“Al settanta per cento, Capitano” rispose dopo un po’.
“Ho trovato l’origine della perturbazione: è un gigantesco quasar a centonovanta anni luce da qui!” esclamò di nuovo il tenente Kim.
“Sarebbe interessante ricavarne qualche dato…”
“Capitano siamo già al sessantacinque per cento dell’energia per mantenere attivi i supporti vitali” la informò con una nota di preoccupazione il Comandante. Kathryn si mordicchiò il labbro inferiore, indecisa. Proprio in quel momento Tuvok entrò in plancia comando con B’Elanna. Janeway si voltò verso i nuovi arrivati chiedendo delucidazioni. B’Elanna le confermò che si trovavano molto vicino ad un quasar molto attivo.
“C’è la possibilità di poter studiarne gli effetti senza compromettere la sicurezza della Voyager?”
Il capo ingegnere si toccò il lobo di un orecchio, riflettendo. Le luci si abbassarono ancora.
“L’unica soluzione sarebbe inviare una sonda…- disse in fretta – ma c’è il pericolo che vada distrutta”
Un altro sobbalzo scosse la nave. L’attività del corpo celeste sembrava aumentare di minuto in minuto.
“Dobbiamo andare via di qui, Capitano!” esclamò allarmato Chakotay. Janeway si volse verso B’Elanna.
“Un momento! Possiamo tenere la sonda ancorata alla Voyager!” esclamò Tom mentre le sue dita correvano veloci sul LCARS.
“Ma il raggio traente verrebbe disturbato esattamente come gli altri sistemi della nave” lo corresse Harry.
“No, se usiamo i vecchi metodi. Abbiamo dei lunghi cavi di duritanio polialloide nella stiva. Possiamo usare quelli”
Le luci si abbassarono ancora. Il Capitano annuì.
“Muoviamoci”
In pochi minuti l’equipaggio si mise in azione, la sonda fu approntata e lanciata verso la zona di perturbazione magnetica e la Voyager navigò lontano fino a che tutti i sistemi non tornarono al pieno funzionamento. I cavi si tesero, ma tennero perfettamente.
Per qualche giorno la Voyager rimase nei pressi della zona di turbolenza per raccogliere i dati, quando B’Elanna e Sette di Nove decisero che ne erano stati presi abbastanza la nave sfrecciò via nel suo lungo viaggio.
Eppure Kathryn aveva la sempre più pressante sensazione di essersi dimenticata qualcosa…e poi quel malessere che continuava a perseguitarla. Forse avrebbe dovuto decidersi a farsi dare una guardata dal MOE. Ma c’erano sempre tante cose da fare, supervisionare, controllare che non trovava mai il tempo.
Qualche giorno dopo, mentre era abbracciata al water intenta a rigettare anche l’anima, il Capitano ricevette una chiamata.
“Chakotay a Capitano”
Kathryn cercò a tentoni il combadge e tentando di trovare un tono di voce fermo rispose.
“C’è una nave a cinque anni luce e non è ben intenzionata”
“Arrivo” sospirò Kathryn. Con un gemito si tirò su e si diede una rapida sistemata. Adesso anche il vomito, poteva essere un’intossicazione alimentare, pensò.
“Allora cosa abbiamo?” esclamò Kathryn entrando in plancia comando. Chakotay la ragguagliò sulla nuova minaccia.
“Capitano, un messaggio!” esclamò Harry.
“Sullo schermo!”
Comparve il volto truce di un alieno, disse qualcosa in una lingua aspra e gutturale e tolse la comunicazione. Janeway si voltò seccata verso Tuvok
“E’ una minaccia, credo siano pirati” disse il vulcaniano col suo solito tono pacato.
“Pirati eh?” Kathryn sorrise. Avrebbe fatto vedere loro che la Voyager non era una nave così facile da abbordare.
“Allarme rosso. Sollevare gli scudi. Energia ai banchi dei phaser!” ordinò con voce secca. Le luci si abbassarono, suonò la sirena dell’allarme.
“Phaser pronti!” esclamò Tuvok.
Il nocchiere pirata pilotò la piccola nave su una traiettoria rasente quella della Federazione.
“Capitano, sembra voler venirci addosso!” urlò Harry, allarmato. La Voyager, più grossa e pesante, non fece in tempo a spostarsi. All’ultimo secondo il pilota dei pirati virò e contemporaneamente fece fuoco. La nave della Federazione oscillò violentemente. Harry fu scagliato all’indietro e batté malamente il capo contro il pavimento di metallo. Tuvok lo aiutò a rialzarsi in fretta e tornò alla sua postazione. Le consolle in sala comando si spensero per qualche secondo mentre gli scudi mandavano bagliori bluastri. Kathryn ondeggiò, colpita da un improvviso attacco di nausea, ma tenne duro. Il vascello nemico tornò all’attacco sparando un’altra salva di colpi.
 “Scudi all’ottanta per cento!” urlò Chakotay.
La Voyager sembrava quasi intrappolata dalla sua stessa grandezza. La nave pirata volteggiava intorno ad essa con manovre spericolate continuando a sparare.
“Adesso basta! Puntare i phaser. Fuoco!” ordinò con voce tagliente Janeway. Fasci di energia brillarono nella notte eterna e colpirono il vascello nemico. Bagliori rossastri esplosero sullo scafo della nave.
“Bersaglio colpito!” esclamò Tuvok arricciando il naso per l’odore acre di metallo bruciato che aleggiava sul ponte. La nave dei pirati virò per allontanarsi, ma la Voyager si diede al suo inseguimento.
“Mettiamogli un po’ di sale sulla coda” esclamò ferocemente Kathryn. Tom sorrise, le sue dita si mossero veloci, il computer di bordo recepì l’ordine e con un tremito la Voyager aumentò la velocità.
“Phaser ricaricati, Capitano”
“Prepararsi a sparare. Ora!”
Scariche gemelle di energia partirono dai banchi dei phaser e si schiantarono contro lo scafo dei pirati. Un bagliore rosso lampeggiò dalla coda del piccolo vascello. Con una virata si allontanò dalla nave della Federazione. Un applauso scoppiò sul ponte di comando.
“Lo seguiamo Capitano?” chiese Tom, pronto a lanciare la Voyager all’inseguimento.
“No, basta così. Credo abbiano imparato la lezione!”
Kathryn si accasciò per un momento sulla sua poltrona di Capitano sorridendo vittoriosa.
Eppure Kathryn continuava a stare male, più passavano i giorni e più il suo malessere sembrava peggiorare. E poi era ancora tormentata da quella fastidiosa sensazione di aver dimenticato qualcosa di fondamentale importanza. Aveva cominciato ad isolarsi dal resto dell’equipaggio trovando sempre più spesso conforto tra i cuscini del suo divano. B’Elanna si era accorta del suo malessere, l’aveva chiamata in disparte e le aveva osservato il volto pallido e le occhiaie profonde. Si era seriamente preoccupata e si era offerta di accompagnare il Capitano in infermeria. Kathryn aveva declinato l’offerta esclamando che la sua era solo un po’ di stanchezza. Anche Chakotay era preoccupato, si era accorto che Kathryn stava male, ma era anche consapevole che se ne avesse voluto parlare sarebbe stata lei a farsi avanti. Ed era dispiaciuto, erano settimane che non riuscivano a passare qualche ora insieme da soli.
Fu quando anche l’odore del suo amato caffè cominciò a darle la nausea che il Capitano si preoccupò seriamente e si decise a farsi visitare dal Dottore. Entrò in infermeria con aria baldanzosa e affermò di sentire solo un leggero fastidio la mattina.
“Non mi sembra Capitano, hai un aspetto spaventoso” la rimbeccò il Dottore con le mani sui fianchi mentre la squadrava da capo a piedi. Kathryn si strinse nelle spalle. Si sedette su uno dei letti mentre il dottore la visitava accuratamente.
“Oh, oh!” esclamò il MOE. La ricontrollò un’altra volta passandole scrupolosamente il tricorder a pochi centimetri dal corpo, ma sul suo viso si leggeva la sicurezza di quello che aveva diagnosticato. Kathryn sussultò.
“Cosa c’è?” chiese con una punta di preoccupazione. Il Dottore la guardò con aria seria.
“Ho scoperto il motivo per cui ti senti tanto male”
“E’ grave?”
“Dipende da che punto di vista si guarda la cosa” rispose con sussiego il Dottore. Kathryn sbuffò:
“E’ curabile?”
“Temo che curabile non sia la parola giusta. Diciamo che passa da solo ma con i suoi tempi”
“Mi vuoi dire che accidenti mi succede?” sbottò il Capitano alzandosi seccata. Il Dottore per nulla impressionato incrociò le braccia sul petto ed emise la sentenza.
“Ho riscontrato un aumento significativo della quantità di ormone HCG nel tuo sangue. E’ incredibile come una piccola goccia di questo fluido prezioso sia in grado di comunicarci...”
“Dottore! Che diavolo significa?” lo interruppe bruscamente il Capitano. Adesso si che era preoccupata, non riusciva a ricordare quale funzione avesse quello specifico ormone ed era già stata un’altra volta vittima di modificazioni metaboliche con conseguenze piuttosto gravi…
“Oh, bè. Sei incinta, Capitano”
Kathryn ricadde lentamente sul lettino portandosi le mani al viso. Sconvolta, incredula, imprecò tra sé senza più ascoltare il Dottore che continuava a parlare. Ma come era potuto accadere? Quando? Ecco cosa si era dimenticata! Maledizione! Kathryn si rialzò di scatto ed esclamò furibonda:
“Chakotay!” e schizzò fuori dall’infermeria.
 
   
 
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