Libri > Percy Jackson
Ricorda la storia  |       
Autore: Mikirise    28/10/2014    7 recensioni
Piper sa che sua mamma è… speciale.
Sa che è bravissima a risolvere i problemi di cuore delle persone, nonostante non riesca proprio a togliersi quel sorriso divertito dal viso, quando qualcuno soffre per amore.
Non sa, però, come Afrodite faccia a risolverli, questi problemi.
Bacchetta magica? Stregoneria? Lavaggio del cervello?
No, è inutile, non riesce proprio a immaginalo.
Ma Leo può.
Piper non ha mai accettato di lavorare per sua madre, ma Leo, con un contratto che non chiedeva soldi ma la soluzione ai suoi problemi sentimentali, sì.
E questo è il racconto di quell'anno in cui Leo fu il meccanico-aggiusta-tutto della biblioteca e di come questo lavoro gli cambiò la vita.
Genere: Commedia, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Afrodite, Calipso, Leo Valdez, Nico di Angelo
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
- Questa storia fa parte della serie 'Tutta colpa di Afrodite'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Come utilizzare una biblioteca nella maniera più sbagliata in questo mondo, ed essere felici

Ossia di quando Leo scoprì dei retroscena della vita di tutti che non avrebbe mai, mai, proprio mai, confessato a Piper

Capitolo uno: E ci arrivi solo adesso, Pips?




Alle mie sorelline, che amano Leo Valdez, che mi rassicurano durante i miei deliri, che squittiscono tutte le volte che qualcosa le emoziona.



Ora.

Piper non pensava che sua madre fosse stupida, o qualcosa del genere. Per niente.

Piper non pensava, per carità, che sua madre fosse un'idiota analfabeta incapace di comprendere metafore ed allusioni in un libro.

C'erano momenti, ok, in cui Afrodite esordiva con frasi superficiali, fuori luogo ed assurdamente invasive -come quando aveva chiesto ad Hazel per quale motivo avesse una carnagione così differente da suo fratello Nico, mentre Piper sbatteva la testa al muro e Leo gridava fosse tutta colpa del gelato che il signor Ade mangiava mentre era incinto di loro-, ma la ragazza conosceva abbastanza bene sua madre da poter dire che non solo era una donna intelligente e ben istruita, ma era anche così furba da captare dettagli ed informazioni in pochissimo tempo su un argomento che l'interessava.

Quindi, sì, Piper aveva una grossa considerazione della madre, in un certo senso. Riconosceva la bellezza e l'intelligenza di lei. Anche la cultura, certo, visto che i suoi nonni avevano speso in Afrodite oro ed argento, perché conoscesse tutti i tipi di culture e potesse recitare senza alcun accento od esitazione il Romanzo della Rosa in originale -non per niente, ma Piper aveva imparato a parlare francese dalla mamma, che le leggeva le favole nella lingua neoromanza-, ma… ma, perdinci!, Afrodite non era il tipo di persona che finisce per fare la bibliotecaria!

In fondo, su, tutti abbiamo in mente la bibliotecaria-tipo.

Le bibliotecarie o sono quelle dolci signore, con il viso paffuto, che, davanti ad un computer, si fanno in quattro per trovare il libro che stavi cercando, per poi rimanere ore ed ore incantate a parlare di letteratura, intrappolandoti in un vortice di metafore sulla vita quando tu volevi soltanto riconsegnare un libro -aggiungiamo anche: oltre il giorno di scadenza. Non si è mai così affidabili nelle scadenze, no?- e tornartene a casa, o sono quelle vecchiette scorbutiche che ti fissano con occhi di ghiaccio, aspettando che tu apra la bocca per starnutire, per intimarti di tacere -piccolo teppistello, aggiungiamolo: le vecchiette dicono sempre piccolo teppistello alla fine di una frase-.

Afrodite non era così.

Jason non si era espresso al riguardo, ma secondo Leo quella donna era più la vicina sexy che i mariti del vicinato guardano di nascosto, i figli dei mariti sognano la notte e le mogli dei mariti invidiano, mentre mordono un fazzoletto per la rabbia. Poi il messicano aggiungeva “Una donna del genere poteva avere una figlia più femminile, però. E magari meno problematica. Perché non chiedi consigli sulla moda a tua madre, Pips?” e lei gli ringhiava contro, mentre lui rideva come un matto.

Insomma, Piper non poteva capire per quale motivo sua madre fosse diventata una bibliotecaria. Seriamente.

Afrodite era più una tipa da telenovelas e drammi, che da Jane Austen e Angela Carter.

Anche soltanto immaginarla seduta su una scrivania, davanti ad un computer, con un libro-mattone in mano, i suoi occhiali senza lenti sul naso, squittendo allegra a causa delle lunghe descrizioni di Dostoevskij, causava a Piper un rigetto e la sensazione che la realtà in cui viveva non fosse più la realtà.

“Ci pensi troppo su” aveva concluso Leo, facendo origami con il suo libro di matematica, seduto sul bordo della finestra della biblioteca “Tua madre è una forte. Altrimenti mio padre non avrebbe mai voluto sposarla” il ragazzo sorrise al pensiero di suo padre corteggiando senza speranza la madre di Piper “Saremmo potuti essere fratelli” rise provocatorio poi, lanciando un cigno di carta fuori dalla finestra.

In quel momento si alzò una brezza leggera ed il cigno prese a volare in circolo, cadendo sull'erba circostante la biblioteca, accanto ad una ragazza castana, che leggeva un piccolissimo romanzo sotto la luce del sole.

Non appena il cigno sfiorò le dita della ragazza, Leo si buttò sul tavolo su cui Piper stava facendo gli esercizi di matematica, rosso in viso e piuttosto agitato.

“Avere un fratello come te non mi sembra un granché” sbuffò lei, sfilando da sotto il petto del ragazzo il libro di matematica.

Leo sorrise imbarazzato e lanciò una breve occhiata agli esercizi da svolgere “Ci vuole niente” disse a mo' di scuse, sedendosi sulla sedia accanto a quella della ragazza ed indicando la figura di un triangolo rettangolo sul libro “Devi semplicemente trovare il seno di gamma, usando la formula inversa dell'ipotenusa. Così facendo dovresti avere tutti gli elementi per trovare l'arcoseno di gamma per poi trasformarlo in radianti ed avere il risultato. Oppure, strada più semplice, prendi l'angolo alfa, di 90 gradi, e l'angolo beta, 37, e fai 90 meno 37. Il risultato dovrebbe essere lo stesso. Matematica. Semplice, lineare, meccanica, con più modi per arrivare ad un risultato” concluse con un sorriso trionfante, appoggiando i piedi sul tavolo e sospirando soddisfatto.

Piper non aveva capito un accidenti della spiegazione di Leo, ma poco le importava in quel momento.

Studiò la faccia del suo amico, fece roteare la sua matita fra le dita e chiese “Ti stai chiedendo perché le persone non sono semplici come la matematica?” per Piper la matematica non era semplice; era complicata e senza alcun fondamento, ma aveva imparato ad entrare nei termini di ragionamento di Leo, anche se molte volte non li condivideva.

“Mi conosci da troppo tempo, per dirti che ti sbagli” sorrise il messicano, mentre piegava un altro pezzo di carta, perché prendesse la forma di un altro cigno.



●◇●◇



Annabeth aveva sedici anni, fisicamente parlando. Puntualizziamo fisicamente parlando perché dai suoi ragionamenti e vaneggiamenti filosofici dimostrava almeno sessanta noiosi e vissuti anni. Ed il fatto che fosse vecchia dentro era scientificamente provato.

Per prima cosa Annabeth Chase amava genuinamente leggere, nonostante la sua iperattività. Le sue letture, poi, erano della pesantezza di Anna Karerina e La grande Illusione, che non la portavano in cima alla lista delle persone con cui parlare se sei un sedicenne superficiale di un piccolo paesino degli Stati Uniti d'America. E già questo non la portava nel top della lista delle ragazze più popolari del liceo.

Annabeth, poi, era fissata con l'architettura. Passeggiava per le strade della sua città con un block notes ed una matita, si fermava davanti ad una casa a caso ed iniziava ad annuire, disegnando qualcosa e commentando i suoi disegni ad alta voce, come se stesse parlando con qualcuno. È interessante scoprire che due sole persone le risposero durante uno dei suoi solitari colloqui sull'architettura: una volta, a dodici anni, Percy Jackson che rispose alla solitaria domanda "Pianta quadrata irregolare?” con un “No, preferisco la pizza, grazie”, per poi correre sul suo skateboard e gridare “Problemi, Ragazza Saggia?”, con un sorriso insolente e provocatorio. La seconda persona che gli rispose, ai suoi quindici anni, le disse “Sarebbe forte anche incrementare la luce del sole creando una finestra sul lato superiore della casa. Ci vorrebbe un vetro più spesso, certo, ed anche una base solida per essere sicuri che tutto non crolli, ma spostando il muro più in qua e dando maggior stabilità al vetro, si creerebbe un capolavoro architettonico”. Leo Valdez, quattordici anni, le sorrideva, mostrando tutti i denti ed assottigliando le fessure degli occhi. Fu un modo piuttosto bizzarro d'iniziare un'amicizia, e forse non era neanche la migliore amicizia che Annabeth avesse dovuto fare -per vivere in pace, s'intenda-.

Leo era impopolare come lei, isolato dalle sue strane manie e dal suo sarcasmo. Ed era la migliore amicizia che Annabeth avesse mai voluto fare. Nonché la terza ragione per cui lei continuava ad essere felicemente impopolare e sfigata.

La quarta ragione, poi, era quella che la faceva odiare da ogni singola ragazza del suo paesino.

Usciva con Percy Jackson, suo portatore di guai personale.

Non erano in poche a chiedersi come una ragazza del genere fosse finita in coppia con un ragazzo come Percy Jackson, infantile, istintivo e piuttosto insolente. Insomma, non che Percy fosse il ragazzo più popolare ed ambito di tutti, ma… secondo le credenze popolari del paese, il ragazzo poteva ambire a molto meglio, visto che nella scala sociale da Dio del Paese a Nullità, lui era un Nobil Ragazzo e lei un Meno Di Una Nullità alla meno 34, grado raggiunto, oltre che da lei, solo dal povero piccolo Leo, che trovava rassicurante il fatto che la sua amica fosse riuscita ad uscire con Percy, un po' perché, beh, era sua amica e Percy era veramente un bravo ragazzo, un po' perché questo voleva dire che, forse, anche lui aveva una speranza con una ragazza di un grado superiore.

Dava il tormento a Jason, sostenendo che, se quelli erano gli ordini della vita a New Olympus -nome della stramba e peculiare città dove si trovavano-, allora probabilmente sarebbe stato suo cognato, un giorno, visto che aveva una cotta da sempre per sua sorella maggiore, Thalia Grace. Jason, dal canto suo, annuiva ai vaneggiamenti dell'amico, mormorando che, messa in quel modo, Leo Valdez si sarebbe dovuto sposare anche con Chione, o con Hazel, o con qualunque altra ragazza del paesino che l'aveva rifiutato almeno una volta nella vita, che era una lunga lista. Una lunghissima lista.

Annabeth trovava questi pensieri piuttosto irritanti ed infantili, per questo staccava il cervello tutte le volte che Leo iniziava a lamentarsi teatralmente del fatto che non fosse giusto che lei avesse un ragazzo e lui non avesse una ragazza.

Però, quando Piper si gettò stancamente sulla sedia accanto alla sua, seguita da un Leo sovrappensiero, e le chiese come avesse fatto a decidere di parlare a Percy, conoscerlo e poi innamorarcisi, la bionda alzò gli occhi dal suo libro, incrociò gli occhi policromatici dell'amica e sorrise al ricordo.

“Gli ho buttato un libro in testa” disse, alzando le spalle con un sorriso. Osservò l'espressione poco sorpresa di Leo, che giocherellava distratto con una matita, mentre Piper alzava un sopracciglio ed apriva la bocca in maniera molto poco elegante "Oh, sì" continuò annuendo "Me lo ricordo come se fosse ieri. Ero venuta in biblioteca per leggere in pace un romanzo, forse Piccole Donne, perché, sapete, a casa mia non si può stare in pace cinque secondi prima che quelle pesti combinino qualcosa di distruttivo. E certamente Leo non aiuta dando loro idee come quella di modificare le biciclette..."

"Sarebbero state le bici più belle del mondo. Con un motore ad acqua, rifiniture in bronzo e porta-patatine incorporato" brontolò il ragazzo, tenendo la matita tra il labbro superiore ed il naso "Guastafeste"

"Comunque" riprese la ragazza, facendo un gesto con la mano, per scacciare le lamentele di Leo "Stavo leggendo tranquillamente, quando è arrivato questo ragazzino moro, che guardava annoiato gli scaffali. Non che stessi guardando Percy, eh, solo che era difficile vederlo in luoghi come questi. Lui non è tipo da biblioteca" Annabeth fece cenno con la testa verso un tavolo accanto alla finestra, nell'area Letteratura per Bambini, in cui il suo fidanzato ronfava beatamente, sbavando sulla sua maglietta azzurra e dando il tormento a Jason, che cercava di svegliarlo, visto che aveva deciso di usare il suo libro Il mio nome è Nessuno, come cuscino "Sapete bene che ai tempi Percy era sinonimo di tormento per me e cercavo di stargli alla larga il più possibile. Ma successe una cosa strana. Una serie di coincidenze, penso. Quel giorno Percy era in bilioteca, io ero piuttosto irritata con i miei fratellastri e mi sembrò di aver sentito la voce di uno di loro. Casualmente la voce proveniva proprio da Percy. Io mi mossi in automatico e tirai il libro che avevo in mano verso Percy, e lo colpì esattamente qui, "indicò con il dito la fronte "penso gli sia rimasto il segno. Altra cosa strana, tua madre era lì, Piper, come se si aspettasse una cosa del genere. Iniziò a gridare che Percy poteva andare all'ospedale, che poteva essere morto, o diventato più stupido di quello che già era. Aggiunse poi che chiunque avesse fatto quello al povero Percy, avrebbe pagato non potendo più entrare nella sua biblioteca. Capisci che stavo sudando freddo e mi ero fermata a metà strada tral tavolo in cui ero seduta e Percy. Ricordo che Percy mi guardò e disse ad Afrodite che era inciampato ed era andato a sbattere sullo spigolo di un tavolo. Il che era ridicolo, visto che il tavolo più vicino a Percy in quel momento era a tre metri da lui, ma tua madre ci credette ed io ero in debito con Percy. Per questo gli parlai per la prima volta, per ringraziarlo e poi, beh, il resto penso che sia di pubblico dominio"

Piper sorrise dolcemente e pensò a quanto fosse possibile comunicare il proprio amore con il solo uso della grammatica.

Annabeth magari non era quel tipo di ragazza che amava le effusioni pubbliche, non diceva ad alta voce cose troppo sdolcinate, il massimo a cui era arrivata era un bacio sulla guancia al suo ragazzo, davanti al loro gruppo di amici. Eppure il suo amore le era chiaro, perché tutte le volte che poteva, in ogni frase, Annabeth non perdeva occasione di ripetere Percy -con quella speciale flessione della voce e quel sorriso soppresso sulle labbra-, nonostante le ripetizioni grammaticali, come se ignorasse completamente i pronomi personali, o, meglio, come se un semplice pronome personale -per quanto personale potesse essere- non potesse esprimere l'essenza di Percy e tutto quello che lui significava per lei.

Piper stava per far notare questo dettaglio squisitamente orale e colloquiale, ma fu fermata dalla matita di Annabeth, che aveva in mano Leo, caduta sul legno del tavolo e dall'espressione pensierosa del ragazzo che chiese alla bionda "Sicura? Cioè, aspetta. Voi avete iniziato a parlare a causa di Afrodite?"

Annabeth aggrottò la fronte ed assottigliò lo sguardo "Beh" disse scuotendo la testa "io direi per una serie di coincidenze"

Leo annuì pensieroso, poi sorrise verso le amiche e disse "Mi conviene, allora andare a tirare libri in testa alla gente!", prese a girare sulla sua sedia "Dirò a Nico di andare a caccia di ragazze. Libri in mano e cerotti in tasca!"

"Oppure potresti chiedere ad Afrodite da farti da consulente amorosa" esclamò sarcasticamente la bionda, riprendendosi la sua matita e facendola ballonzolare tra l'indice ed il medio.

Leo le sorrise e si alzò dalla sua sedia, con un gesto plateale "Sei un genio, Annabeth Chase!" per poi correre verso l'ufficio della madre di Piper, senza neanche salutarle.

Piper alzò un sopracciglio, mentre guardava il moro correre felicemente per la biblioteca, con la sua cintura da meccanico sempre dietro. Lo vide rallentare solo quando incrociò la strada con una ragazza coi capelli color cannella e gridò a squarciagola "Togliti, Raggio di Sole!"

La ragazza si spostò velocemente, per poi gridare contro il ragazzo qualcosa come Omuncolo Maleducato.

Piper non pensò che tutto ciò fosse importante. Semplicemente si girò verso Annabeth, appoggiò la sua guancia su una mano, sospirò e si chiese se seriamente il suo migliore amico volesse andare a chiedere aiuto sentimentale a sua madre. Per un millisecondo si sentì offesa, visto che Leo poteva semplicemente chiedere aiuto a lei, la sua migliore amica, la sua prima vera amica, l'unica che lo sopportava in classe, escluso Jason e... Piper spostò lo sguardo verso Jason che punzecchiava la testa mora di Percy con la matita, mentre l'altro dormiva incurante di tutto e tutti.

Eh, già, hai ragione Leo. Come puoi chiedere aiuto a qualcuno che ha, più o meno, il tuo stesso problema? Sarebbe da idioti, praticamente un modo per rimanere incastrato in un circolo dove nessuno dei due trova la soluzione, e...

No, aspetta Piper McLean. Se tu e Leo Valdez siete nella stessa situazione vuol dire che... "Oh, perbacco!" esclamò la ragazza "Leo è innamorato di una ragazza! Una vera ragazza! Una che conosce! che è sua amica!"

Annabeth ruotò gli occhi, girando i palmi verso il cielo in un gesto disperato "E ci arrivi solo adesso?"

"Gli si spezzerà il cuore. Cavolo, andrà in cortocircuito, come le sue macchine"

"Parti dal presupposto che sarà rifiutato?"

"Non è quello che succede sempre?"

Annabeth si morse l'interno della guancia. Ruotò la matita tra le sue mani ed abbassò la testa sui suoi libri "È già stato rifiutato" disse tra sé e sé.

◇◆◇◆


La donna arricciò le labbra, puntando i gomiti sulla scrivania e poggiando il mento sul dorso delle mani "Quindi questa è la tua richiesta" annuì divertita "Thalia Grace. Grossa sfida"

"Troppo grossa?" chiese insicuro il ragazzo, seduto davanti a lei, muovendosi a disagio sulla sua sedia di legno.

"Leo Valdez. Leo, Leo, Leo" scosse la testa lei "Qual è il mio nome?"

Doveva essere una domanda retorica, ma il ragazzo strizzò gli occhi, cercando di rispondere "Signora Mamma di Pips?" disse infine, muovendo le mani in circolo ed orizzontalmente, con un sorriso tirato.

"Afrodite" scosse la testa la donna "E da dove viene il nome?"

"Dall'Africa?"

"Dalla dea dell'amore, Leo. Stavi scherzando, vero?"

Leo fece spallucce, abbandonando la schiena contro la sedia e sorridendo "Forse. Mi aiuterà?"

"Ti ha già rifiutato"

"Un paio di volte" ammise il ragazzo, abbassando lo sguardo.

Afrodite girò sulla sua sedia girevole, annuendo divertita. Alcune ciocche bionde, caddero sulla guancia della donna, creando un bellissimo contrasto con le labbra carnose e rosse. Lei incrociò le gambe sulla sedia, per poi riportare i suoi occhi su Leo, che la guardava con i suoi enormi occhi scuri, pregando interiormente che lei avesse la risposta a tutti i suoi problemi sentimentali "Potresti... potresti... oh, sarebbe divertente" mormorò Afrodite con un enorme sorriso, che tutto sembrava fuorché rassicurante "Sai che Eros è partito per andare al college e, ovviamente, sono rimasta sola in quest'enorme e bellissima biblioteca e, sai, avrei bisogno di un aiutino. Avrei chiesto a Piper ma lei... lei ancora non può capire, sembra non voler accettare completamente l'idea di essere mia figlia e... ma questo non conta. Ho bisogno di una mano. Qualcuno che..."

"Avviti le lampadine?" chiese Leo, grattandosi la guancia abbronzata, anche perché poco comprendeva cosa potesse fare lui che Pips non potesse fare. L'unico campo in cui lui superava l'amica era nella meccanica. Ma a cosa poteva servire un meccanico in una biblioteca?

"Anche" annuì Afrodite "Dovresti venire qui subito dopo scuola e passare qualche ora ad aiutarmi. Perché il lavoro del bibliotecario non è dare solo libri"

"Li rimette anche nei suoi scaffali?"

La donna lo zittì con un gesto della mano "Aiutare le persone". Gli occhi della donna si posarono su qualcuno dietro le spalle di Leo e sorrise tristemente "Hai il cuore spezzato, Leo?"

Che domanda strana. Come avrebbe dovuto rispondere?

"Beh, spezzato. Non esageriamo. È più spiaccicato contro la strada, per colpa di un trattore. Ma per il resto sta bene. Cioè pompa sangue e tutto il resto e..." disse lui, dando così tanta emozione alle sue parole da risultare teatrale e quindi falso. Eppure stava dicendo la verità. Era un trucco che aveva imparato qualche anno prima. Lo aiutava a non sentirsi un bugiardo, ma, allo stesso tempo, a rimanere protetto dal suo velo di sarcasmo ed ironia. Adorava quelle sue risposte.

Afrodite rise, per poi annuire e pizzicare le guance del ragazzo "Non sei l'unico mio caro. Allora, accetti?"

Leo si morse il labbro, indeciso "E lei mi aiuterà a conquistare Thalia?"

La donna rise e la sua risata si espanse per tutta la stanza, come una canzone armoniosa, che vorresti continuare ad ascoltare ed ascoltare ed ascoltare "Quando avrai finito di lavorare per me, sta sicuro che non avrai più problemi amorosi"

"È una risposta molto vaga" tentennò il ragazzo.

"Prendere o lasciare" ribattè Afrodite.

Leo si morse l'unghia del dito pollice, valutando attentamente le parole della donna "Ci sto" disse infine, annuendo.

Afrodite sorrise intenerita e gli disse che, il giorno dopo, lo voleva rivedere ripulito e pettinato, come lo era suo figlio Eros pochi mesi prima.




 
  
Leggi le 7 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Percy Jackson / Vai alla pagina dell'autore: Mikirise