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Autore: M4RT1    29/10/2014    2 recensioni
La guardava fisso, Stiles.
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Dal basso delle sue pantofole a forma di automobile, aspettava paziente nella sua stanza finché i singhiozzi non si placavano, poi usciva piano e si rintanava in giardino.
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Claudia Stilinski, Sceriffo Stilinski, Stiles Stilinski
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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When I finally went to the hospital… I saw Stiles sitting in the waiting room with his head in his hands because… he was with Claudia when she died.
 
[Sheriff Stilinsky – Teen Wolf 3x11]
 


 
La guardava fisso, Stiles. La guardava affannare, barcollare, cedere.

Dal basso del suo metro e trentadue, alzava lo sguardo verso la persona più importante della sua breve vita e tremava, sforzandosi di non lasciar cadere le lacrime. Di essere forte per lei.

La guardava fisso, Stiles. Guardava suo padre accorrere, ovunque fosse, quasi avesse un campanello d’allarme.

Dal basso delle sue pantofole a forma di automobile, aspettava paziente nella sua stanza finché i singhiozzi non si placavano, poi usciva piano e si rintanava in giardino.

Chiudeva gli occhi, Stiles. Chiudeva gli occhi mentre i paramedici entravano in casa e l’aria fredda irrompeva nell’appartamento. In quei momenti, si cingeva il torso con le braccia nude, sperando che tutto finisse.
 



E poi finì davvero e suo padre non c’era – non quella sera.

E l’aria era gelida e lui singhiozzava, gli occhi lucidi puntati sui medici e gli infermieri. E la madre del suo migliore amico correva al telefono, parlava con qualcuno, e tutto quello a cui lui riusciva a pensare era al rumore. Il rumore del respiro forzato, della macchina che fischiava, del rimbombo dei passi dei medici nel corridoio; rumore di auto, sirene, di vite che continuano; rumore di morte, puzzo di disinfettante e plastica; braccia che lo spinsero fuori, al freddo, lontano da lei.

E si strinse di nuovo, la testa tra le mani troppo piccole e i piedi che penzolavano, sospesi a pochi centimetri dal pavimento bianco pieno di briciole e lacrime. Lacrime che gli scendevano dagli occhi, calde e poi gelide, sulle guance e sul collo, sulla felpa nuova che indossava.



 
Così cominciò a succedere a lui.

Cominciò una sera di primavera, mentre l’aria era frizzante e l’odore dell’ennesimo pasto bruciato si diffondeva nell’appartamento- si diffondeva nell’enorme casa vuota.

Non sarebbe mai successo, con lei ai fornelli. Lei che cucinava. L’odore della torta di mele e del purè di patate. L’odore del deodorante per ambienti al mughetto.

Successe così, all’improvviso: di colpo, l’aria sembrò fuggire dalla stanza di Stiles, dai suoi polmoni e da quell’atmosfera così triste.

E lui si ritrovò a pensare alle loro storie, a lei che lo aiutava a fare i compiti, che gli cantava canzoni stupide quando era malato. A lei che gli sorrideva, gli allacciava le scarpe, a lei che cucinava e lui, sul tavolo, che giocava con Scott. E pensò al suo migliore amico, a sua madre che ogni sera lo aiutava a preparare lo zaino nonostante avesse quasi dieci anni, a come lo accompagnasse a fare sport e in piscina. Ricordò di essere l’unico bambino senza una madre, ricordò di come la maestra e Lydia e i suoi compagni lo guardassero ora –non più l’insopportabile ragazzino iperattivo, ora, bensì il povero bambino orfano.

E pensò a tutte quelle cose mentre l’aria veniva succhiata fuori e lui perdeva i sensi.



 
Eppure, nemmeno nei suoi incubi peggiori Stiles avrebbe immaginato di perdere anche suo padre.

Fu per questo, forse, che l’aria scomparve di nuovo- nei corridoi della scuola non c’era più ossigeno. E il volto di Lydia non serviva a nulla, a nulla, come anche la sua mano tiepida che lo conduceva da qualche parte –dove? Non importava.

E a nulla servivano i suoi tentativi di non morire, perché sapeva già come sarebbe finita. Lo sapeva, lui, mentre ascoltava solo vagamente la voce della ragazza che per dieci anni aveva inseguito e che ora gli stava di fronte e cercava il suo sguardo.

Lo sapeva perché era uguale, uguale a quel che succedeva a lei. Uguale a quando, da bambino, si inginocchiava contro la porta di casa e sperava che tutto passasse prima dell’arrivo di suo padre, perché non voleva che anche lui soffrisse di nuovo.


 
You know, maybe… maybe we are pretty much useless. Maybe all we really do is to show up and find the bodies. I don’t want to find my father’s body.

[Stiles – Teen Wolf 3x10]
  
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