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Autore: RaluRalu    30/10/2014    5 recensioni
"«È così che ci voglio vedere, più in là.» sussurrai. Lui socchiuse gli occhi, cercando di afferrare quel che gli stavo dicendo.
«Innamorati?» mi chiese con una sfumatura di ironia nella voce. Ridacchiai piano scuotendo la testa per negare.
«Invecchiati, assieme.» gli risposi."
[Clintasha] [Post-Avengers]
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Agente Phil Coulson, Clint Barton/Occhio di Falco, Natasha Romanoff/Vedova Nera
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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Stavamo rientrando da una missione quando li vidi. Era una coppia di vecchietti che si tenevano per mano, erano appena usciti da un negozio. Erano incuranti della loro età, si guardavano ancora come due giovani innamorati. Sentii una fitta al cuore. Guardai Clint, di fianco a me. Non sarebbe stato Occhio di Falco se non avesse intercettato il mio sguardo, e infatti si girò verso di me con un'espressione interrogativa. Feci un piccolo sorriso poi gli indicai con un cenno del capo la coppia.
«È così che ci voglio vedere, più in là.» sussurrai. Lui socchiuse gli occhi, cercando di afferrare quel che gli stavo dicendo.
«Innamorati?» mi chiese con una sfumatura di ironia nella voce. Ridacchiai piano scuotendo la testa per negare.
«Invecchiati, assieme.» gli risposi. «Clint, noi siamo spie. Rischiamo la vita tutti i giorni, nelle missioni e non. Ci siamo fatti diversi nemici nel corso degli anni, alcuni anche potenti. Affrontiamo missioni pericolose per lo S.H.I.E.L.D. una settimana sì e una no. Prima o poi uno di noi non tornerà sulle sue gambe.» aggiunsi come spiegazione. Mantenni un tono neutro, non ero solita mostrare emozioni, ma Clint mi capiva, capiva la mia preoccupazione anche quando io stessa non sapevo di provarla. Mi prese per le spalle e mi girò verso di lui, creando così un contatto visivo.
«Natasha, io ti prometto che farai sempre ritorno sulle tue gambe. Sempre. Fino a quando io avrò vita.» disse sussurrando, e sapevo, in quel momento, che sarebbe stato vero.
«Grazie, Clint.» risposi sorridendo. Poi, con sua grande sorpresa – e forse anche un po' mia – lo abbracciai.

 
                                                                                                   ***


«Agente Romanoff?» sentii la voce di Coulson nell'auricolare. Il tono era esitante, come se sperasse che io non rispondessi – come se fosse possibile, tra l'altro –.
«Phil, in questo momento sono un tantino occupata.» gli risposi mentre stavo evitando un calcio rotante. Quel tizio mi stava dando molto fastidio.
«Natasha, riguarda Barton.» continuò l'altro, come se io non avessi detto nulla. Ora sembrava quasi che stesse cercando di non piangere. Il mio cuore mancò un battito, ma mi imposi di calmarmi. Non per forza doveva essere così grave, vero?
Stesi l'uomo con un pugno, poi mi incamminai verso il jet. Feci un respiro profondo, prima di rispondere.
«Cos'è successo a Clint?»


                                                                                                    ***


Ero al Triskelion, stavo camminando verso quella sala che non immaginavo avrei visto da viva. Che speravo non avrei mai visto da viva. Il passo era marziale, regolare. Dal volto avevo eliminato ogni espressione. Mentre mi avvicinavo, però, rallentai inconsciamente il passo, strinsi i pugni fino a ferirmi con le unghie. Poi, una volta arrivata davanti alla porta dell'obitorio, mi fermai. Inspiravo ed espiravo velocemente, come dopo una corsa molto lunga, ma nei polmoni sembrava non entrasse nulla. Una parte ancora razionale di me mi disse che stavo per avere un attacco di panico. Phil, di fianco a me, mi strinse il braccio. Mi disse anche qualcosa, ma io non capii. Aprii la porta, poi mi diressi verso l'unico tavolo occupato.
Caddi in ginocchio a un paio di metri da lui. Da Clint.
Mi sentii urlare, come se stessi vivendo da spettatrice.
Sbattei i pugni a terra più e più volte, ferendomi.
Sentivo le lacrime solcarmi il volto per poi cadere sul pavimento ora macchiato dal mio stesso sangue.
I singhiozzi mi tagliavano il respiro costringendomi a tossire.
Qualcuno aveva cercato di alzarmi, ma allontanai tutti. Avevo bisogno di rimanere sola con il mio dolore e con il corpo dell'uomo che avevo amato.
Passai delle ore, forse, a piangere e a strillare. Mi sentivo impotente, ero impotente.
Qualcuno, alla fine, riuscì a farmi uscire. Mi medicarono le ferite alle mani e mi asciugarono il volto dalle lacrime. Mi fecero bere un po' d'acqua. Ma non rispondevo agli stimoli. Ero sotto shock, non avevo più un briciolo di controllo su me stessa. Chiunque mi guardava poteva capire che il mio corpo stava gridando “dolore”, ora che la mia voce non poteva più.

 

                                                                 ***


Al funerale non parlai, non dissi nulla. Non potevo. Scrissi però un biglietto, glielo misi nella tasca. Non era molto lungo. Tra noi è – era – sempre stato così: poche parole che significavano tanto.
Volevo solo una cosa: vederti invecchiare.
A quanto pare, i miei crimini erano troppi per chiedere qualcosa di bello dalla vita.
Il giorno dopo scoprii di essere incinta.
Il giorno dopo smisi di essere l'Agente Romanoff.








Angolino autrice
Salve a tutti! Questa è la mia prima fanfiction nel campo Marvel, anche se già da un po' avevo in mente di scrivere qualcosa. Poi, improvvisamente, ho avuto l'illuminazione!
No, okay, scherzo. Mi è solo venuta in mente la trama mentre stavo sull'autobus.
Sinceramente, è la prima volta che scrivo una storia angst, quindi non so quando angst sia effettivamente, però a me piace così.
Se avete da fare critiche, darmi consigli, farmi notare errori o anche (magari) farmi qualche piccolo complimento, le recensioni sono molto gradite.
Baci, 
RaluRalu

  
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