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Autore: Fujiko_Matsui97    30/10/2014    5 recensioni
[Letteralmente "la Tata Detective"]
DAL PROLOGO:
"-Effettivamente, c'è qualcosa che lei potrebbe fare per ripagarmi dei miei servigi...-
Qualunque pensiero poco casto avesse abbracciato estasiato la mia mente, fui costretto ad abbandonarlo bruscamente quando vidi un sorriso bonario farsi strada sul volto scarno eppure affascinante del detective: -...le andrebbe di badare ai miei figli mentre io sono via?-"
[...]
"Fu quando notai perplesso un sorriso cinico e soddisfatto comparire su quel volto angelico e un po' paffuto per l'infanzia che capii, troppo tardi, che l'inferno era già iniziato."
---------
Ultimamente il mio cervello partorisce idee abbastanza assurde (sai che novità...); questo è uno dei miei esperimenti, a voi e alle vostre recensioni il giudicare se merita di essere portato avanti! :)
Genere: Comico, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: L, Light/Raito, Matt, Mello, Near | Coppie: L/Light
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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The Nanny Detective

[ovvero come l'incubo iniziò]

 

 

 

 

Afferrai affannato le valige, poggiandole sull'asfaldo umido di Londra.

Il carrozziere, sorridendomi di sbieco, prese la sua secondo il mio parere esagerata mancia e frustò i cavalli per partire nuovamente; approfittai della scomparsa di quella distrazione per alzare il viso estasiato da quello spettacolo in cui l'aria era condensata dai fumi, i palazzi simmetrici e dispersi nelle vie perfettamente urbanizzate e le mamme correvano ad afferrare fra le urla i figli turbolenti.

Per quel che mi ricordo, ho sempre avuto un grande coraggio e spirito d'azione, ben nascosto dai miei modi da signorino di buona famiglia: è proprio per quanto riguarda quest'ultima che, quando l'occasione di partire per inseguire il mio sogno mi si è presentata davanti, l'ho afferrata senza troppi rimpianti.

Lord Lawliet.

Il migliore nel campo d'investigazione, ha risolto casi brillanti e apparentemente impossibili in tutto il globo grazie al suo sangue freddo e alla sua capacità di deduzione, prima di stabilirsi definitivamente a Londra.

Pochi riferimenti, nessuna notizia certa.

Quello di conoscerlo in modo da ricavarne consigli e insegnamenti preziosi è stata sempre la mia più grande ambizione: desidero infatti fin da piccolo, quando ancora papà mi leggeva i racconti polizieschi prima di andare a dormire la sera, affermarmi in questa confusa e Romantica fine del Settecento come detective privato, occupazione che ha acquisito sempre più rilievo col passare degli anni.

Sono centinaia, forse migliaia i giovani di ricco rango che decidono di partire verso orizzonti migliori e tentare di affermarsi, per poter un giorno sperare di prendere il tanto agognato posto di Lawliet. Tuttavia, come ben capirete, lasciare il tuo nido è ben difficile quando tuo padre è un carrozziere e tua madre una sarta: famiglia educata, certo, rispettosa anche, ma troppo modesta per finanziare i viaggi “sperperadenaro”, come li definisce la nostra vecchia e acida dirimpettaia, del figlio.

Eppure dopo pochi mesi io, Light Yagami, ora nel pieno della fase adulta con i miei sudati venticinque anni, ho ricevuto la gioiosa notizia che un collega di mio padre aveva un cliente che avrebbe dovuto accompagnare il giorno dopo proprio a Londra e che, se mi fossi sbrigato a preparare i bagagli, forse avrei anche potuto farcela in tempo ad avere uno strappo.

Inutile dire che ero talmente frettoloso e perso nei miei più rosei pensieri che dimenticai di mettere in valigia i miei indumenti intimi.

E ora eccomi qui, nella fiorente Inghilterra, potenza economica assoluta grazie al suo incontrastabile commercio esportato ovunque ma, soprattutto, sede della casa di Lawliet.

Nonostante il mio proverbiale orgoglio, mi tremano le mani mentre osservo il biglietto un po' sgualcito che ho fra le dita intirizzite dal freddo: ormai so l'indirizzo a memoria, così come so perfettamente che sono nella via giusta e davanti alla residenza giusta.

Forse allora continuo a fissare quel bianco cartaceo riempito di eleganti caratteri neri per timore di muovermi e far dissolvere quell'istante, forse per prendere tempo, non lo so.

So solo che all'improvviso, non prima di aver sospirato pesantemente, mossi i primi passi verso quella struttura, e vi sostai forse per troppo poco tempo prima di allungare l'indice e premere deciso il campanello.

 

 

 

 

 

 

-Capisco. Quindi siete qui perchè vi aiuti ad affermarvi, giusto?-

-Uhm, no, no! So che sarebbe perfettamente sconveniente come richiesta, io sono qui solo perchè spero lei mi possa consigliare ed affinare le mie capacità deduttive con consigli preziosi.- mi affrettai a ribattere, le dita strette ai braccioli in stoffa della poltrona, gli occhi che vagavano inquieti per il salotto.

Dovevo ammettere che non mi aspettavo tanta sobrietà da un lord ricco come Lawliet: l'arredamento era enorme e maestoso, si, ma anche fine, con mobili dal colore caldo e un paio di tappeti persiani a decorare il parquet; i pochi quadri appesi alle pareti, così come i pochi soprammobili, creavano un delizioso contrasto cromatico con i muri di un delicato verde muschio.

Il mio sguardo si concentrò, o per meglio dire venne calamitato dalle movenze delicate e per nulla impacciate dell'uomo seduto di fronte a me, che ora si era portato la tazza di the alle labbra con un sorrisetto divertito: -Signor Yagami, non mi piacciono i giri di parole. Se lei desidera presentarsi ad un futuro impiego come mio discepolo, e da me raccomandato, lo può dire apertamente.-

Già. Dimenticavo che non per nulla era il miglior investigatore al mondo.

Nonostante tutto, il mio nervosismo venne abilmente mascherato da un sorriso non molto tirato, mentre mi sforzavo di un po' la tensione: -Senza giri di parole, signor Lawliet, le dico che se lei desidererà farlo, io non glielo impedirò.-

Lo vidi palesemente colpito dalla mia arguta risposta. Lo notai nel bagliore che attraversò quelle iridi nerissime come due pozzi, il suo portamento rilassato come al solito anche se più interessato mentre sorrideva soddisfatto senza rispondermi e si alzava dalla poltrona.

Lo imitai.

-Penso che abiteremo assieme in questa casa per un po', signor Yagami, per cui lasci che le illustri le regole.- contò sulle dita della mano quelle semplici condizioni senza nessuna inflessione particolare nella voce: -Niente rumori molesti dopo le 22, sono ben accetti i dolci per iniziare bene la giornata e nessuna obiezione riguardo al mio metodo di insegnamento. Ah, e niente sigarette o simili, odio il fumo. Ogni sera le riferirò un insegnamento del mio mestiere su cui riflettere e del quale farne tesoro. Qualcosa su cui non è d'accordo?-

-No, mi sembrano condizioni ragionevoli.- mentii, palesemente perplesso da quelle regole a dir poco inusuali, prima di azzardarmi a raggiungere il punto cruciale della situazione: -Una domanda, però: quanto le devo per il, ehm, disturbo..?-

Con mia grande sorpresa, il mio interlocutore strabuzzò gli occhi ancor di più qualora possibile e rise divertito, i lineamenti distesi in modo dolce: -Lei non mi deve niente, Yagami. Per me è un piacere vedere dei coetanei che si interessano al mio lavoro ed è un piacere parlarne. Tuttavia...- assunse un'aria pensierosa, l'indice che carezzava delicato il labbro inferiore.

Rabbrividii di piacere per la seconda volta da quando l'avevo visto; la prima era stata quando mi aveva sfiorato il polso in modo casuale: -... ora che mi ci fa pensare, c'è una cosa che potrebbe fare per me.-

Arrossii forse troppo vistosamente a quella riflessione che fece viaggiare la mia mente verso orizzonti ben poco casti; forse era quel tipo di persona da voler essere ripagato con alcuni servigi, e non mi scioccò ammettere che se si fosse trattato di quel tipo di trattamenti non mi sarei di certo tirato indietro: si, lo so che mi starete osservando con aria truce, ma non posso farci nulla.

Il punto era che il signor Lawliet, con quella sua voce bassa e calma, gli occhi profondi e la pelle immacolata, mi attirava irrimediabilmente, peggio di una calamita.

Mi era già capitato di pensarlo quando leggevo di una sua nuova impresa, ma incontrarlo era di certo un'altra cosa!

-Mi sto occupando di un progetto che mi tocca da vicino ultimamente: potrebbe tenere d'occhio i miei figli mentre io sono via per lavorare? Scusi per la richiesta così... sfacciata.-

Le mie fantasie si volatilizzarono com'erano giunte con un certo imbarazzo, così come il mio entusiasmo, mentre fissavo le sue bellissime labbra attonito: -Er... si, certo.-

-Grandioso.- sussurrò lui, distendendo i lineamenti preoccupati in un sorriso felice e riportandomi bruscamente alla realtà: no, no, no! Mi ero fatto imbambolare dal suo charme! E ora chi cavolo gli avrebbe detto che io odiavo i bambini?!

-Vedrà che non le arrecheranno disturbo, sono degli studenti modello, degli angioletti!- mi rassicurò lui, forse notando la mia vena preoccupata, e questo bastò per mandare tutto al diavolo fra me e me: Lawliet si fidava di me ed era soddisfatto, era questo quello che contava.

Tanto si sarebbe trattato solo di spazzolare qualche capello qua e là, fare il bagno, sfamarli... al massimo avrei dovuto cambiare qualche pannolino. Andai molto fiero delle mie osservazioni: non avevo infatti la più pallida idea di come trattare con dei mocciosi, tuttavia avevo avuto modo di giocare spesso con il cane del vicino e portarlo a spasso... era più o meno la stessa cosa che con dei bambini, no?

E poi, dei ragazzini non potevano di certo essere così terribili!

-Glieli chiamo subito, così si può fare un'idea. Ragazzi!- esclamò poi da sotto la rampa di scale, in attesa: -Abbiamo ospiti, scendete!-

Pochi secondi dopo, vidi comparire da sopra le scale dei bambini che, solo a prima vista, sembravano l'uno l'opposto dell'altro, se non altro per il forte contrasto cromatico che creavano a distanza ravvicinata: vi era un bambino così bianco da sembrare un fantasma che mi studiava atono, delle dita tuffate in mezzo a ricci ancora più bianchi, un poco più alto ragazzino biondo e totalmente vestito di nero, i capelli lisci e morbidi sulle spalle, che mi osservò con un sorrisone che andava da un orecchio all'altro; infine il terzo, alto come il biondino, aveva dei capelli dai riflessi ramati e un vestiario che creava un cocktail così inusuale di colori da bastare da solo ad illuminare la stanza.

Non sono sicuro sia un complimento.

Scesero tutti, l'uno obbediente, l'altro distratto dai propri occhialini da aviatore (la domanda è: perchè?) e l'altro ancora sorridendomi e con le pupille fisse sulla mia figura. Nonostante quella cordialità, la cosa non potè fare a meno di inquietarmi un tantino.

-Yagami, questi sono i miei ragazzi. Salutate il signor Yagami, forza.- sorrise sereno il detective, scompigliando i capelli dell'albino affettuosamente:

-Sono Matt, amico.- sorrise sincero il rosso, avvicinando la mano alla mia e stritolandomela invece che limitarsi a stringermela normalmente: non capii mai se fosse per non sentirsi inferiore o semplicemente per farmi del male. Ma poco importa, dato che non riuscì né nel primo né nel secondo intento.

-Near, buonasera.- rispose calma la meringa umana, che stranamente sembrava il più normale dei tre: -Mello, piacere di conoscerla!- esclamò educato il biondo, talmente gioioso che per poco non mi dava delle pacche sulla schiena.

-Ragazzi, quante volte vi devo dire di non storpiare i vostri nomi?- li riprese Lawliet piuttosto seccato, prima di giustificarsi con un sorriso che mi fece arrossire: -Sa com'è, a scuola, con i compagni, è facile darsi dei soprannomi. In realtà sono Mail, Nate e Mihael.- mi informò, indicandoli con un cenno della mano destra: -Il signor Yagami baderà a voi mentre io sono via, quindi fate i bravi e siate gentili, intesi?-

-Si, papà.- borbottarono in coro, facendolo sorridere fiero: -Forza, salite di sopra a studiare, io mostrerò il giardino al signor Yagami.- aggiunse, notato il mio sorriso isterico di fronte al rosso che, con aria concentrata, stava tentando in modo non poco evidente di rubare il mio orologio da taschino. Una volta congedatoci dall'eterogeneo gruppetto, Lawliet si sporse verso di me con un sussurro: -Bravi ragazzi, vero?-

Mi sforzai di annuire con ipocrisia mentre, voltatomi un attimo per guardarli un'ultima volta prima di uscire dalla porta d'ingresso, giurai a me stesso, nonostante tutta la cordialità e i ben accetti sorrisi dispensati dal biondo, di averlo visto rivolgermi di nascosto il gesto ben poco rispettoso di mandarmi a fa... re un giro in un altro paese.

Boccheggiai scioccato, chiedendomi non poco preoccupato se mi fossi sbagliato o meno, e se fosse il caso, data l'ipocrisia che forse aleggiava in quella casa, di chiudere a chiave la porta della mia stanza la notte.

 

 

 

 

 

Una volta richiusa la porta alle loro spalle, Near si inginocchiò sul pavimento, riprendendo la costruzione che stava finendo poco fa, e Mello fece sparire subito il suo sorriso per sostituirlo con un ghigno cattivo, iniziando a passeggiare per la stanza, inquieto:

-Quel tipo non mi piace.- constatò obiettivo, non smettendo di muoversi, nervoso: -Pensi che voglia rubare il posto di papà?- gli rispose l'albino, alzando lo sguardo sulla sua figura.

-Stà un po' zitto, Near.- sussurrò stizzito l'altro in risposta: -Che diavolo ne posso mai sapere io, uh?!-

-A me sembra un tipo a posto...- commentò Matt, lanciandosi sul morbido materasso della loro camera con un sorrisetto dipinto sul volto: -Ma ammetto che è strano che sia piombato in casa nostra all'improvviso, non credete?-

Passarono secondi interminabili di silenzio, Mello ormai aveva smesso di passeggiare e osservava gli altri due, di fronte a lui. Nonostante qualunque problema di rivalità potessero avere fra loro, i loro pensieri erano sempre stati collegati da una forza invisibile, come una telepatia, un filo rosso che legava le loro dita e i loro destini: -Quindi cosa facciamo..?- bisbigliò l'albino, e il biondo gongolò nel constatare che si stava rivolgendo a lui: ovviamente era il leader e lo sarebbe sempre stato, lì dentro.

-Mi sembra ovvio...- soffiò sprezzante, un sorriso cinico stampato sul volto mentre si accomodava accanto a Matt sulle lenzuola: -...lo facciamo scappare a gambe levate!-

 

 

 

 

 

 

 

Note dell'Autrice

 

Bonsoir!*

La trama di questa storia mi è venuta in mente una di queste mattine, mentre camminavo nel gelo invernale: ed è dal prossimo capitolo che inizieranno i deliri!

Inoltre è un esperimento e come tale se andrà avanti o meno dipende dalle recensioni e apprezzamenti che riceverò... per cui grazie in anticipo a chi lo farà! ^^''

Vi informo, inoltre, che pubblicherò dall'1 in poi (in ritardo, lo ammetto xD) una one-shot di Halloween, e se vorrete darci un'occhiata ne sarei molto felice!

A preeesto,

 

 

 

 

 

-FM.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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