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Autore: Chloe R Pendragon    30/10/2014    2 recensioni
Dopo che Lucinda e Daniel hanno spezzato la loro maledizione, cosa avrà fatto Cam? E cosa ne sarà stato di Callie, la migliore amica di Luce Price? Se volete scoprirlo, leggete questa storia: spero che vi piaccia, attendo con ansia le vostre opinioni! *^*
Quinta classificata a pari merito con Mydream187 al contest "Let's influence by music!" indetto da MaryScrivistorie sul forum di EFP e vincitrice del premio speciale "Make Love From Music".
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Callie Crowen, Cameron Briel
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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This could be paradise

This could be paradise.

 

 

Cam sedeva su una panchina, le gambe incrociate e il braccio destro appoggiato allo schienale mentre fumava una sigaretta; un paio di occhiali da sole in plastica rossa nascondevano i suoi occhi smeraldini e facevano risaltare il suo pallido incarnato, accentuato ancor di più dalla giacca in pelle nera e dai jeans scuri.

Il sole splendeva alto in cielo, rendendo la giornata piacevolmente calda e illuminando il parco di mille sfumature di colori. Il demone non poteva chiedere di meglio, visto ciò che lo attendeva: stava per incontrare una persona che probabilmente non avrebbe fatto i salti di gioia nel vederlo. Il peggio era che doveva darle una notizia terribile: nessuno lo obbligava a farlo, certo, eppure sapeva di non poterlo evitare. La maledizione di Daniel e Lucinda era stata spezzata e con essa anche il legame fraterno che lo univa a loro, spingendolo a chiudere il capitolo più importante della sua vita; non era stato facile, tuttavia era stato necessario per tornare a essere padrone della sua vita, così aveva deciso di dare la medesima opportunità a quella ragazza, o almeno provarci.

“Parli del diavolo...”, pensò Camriel quando vide una moretta dagli occhi nocciola camminare disinvolta nel viottolo, intenta a scrivere un messaggio con visibile preoccupazione: era il momento di entrare in azione.

 

«Splendida giornata per una passeggiata, vero?» disse l’angelo caduto alzandosi dalla panchina e togliendosi gli occhiali dal viso, in modo da farsi riconoscere. Callie reagì proprio come si era aspettato: spalancò occhi e bocca, scosse ripetutamente la testa e cominciò a indietreggiare, neanche avesse visto uno stupratore. Il demone ridacchiò sommessamente e portò le mani avanti a sé, poi avanzò lentamente verso la giovane e riprese a parlare.

 

«Anch’io sono felice di vederti... Ti prego, non voglio farti del male, quindi ascoltami: sono qui per darti notizie di Luce» scandì l’ultima frase per essere certo di essere stato capito, così da poterle rivelare la completa, amara verità sul conto della sua migliore amica; per quanto potesse apparire crudele, non era giusto che una ragazza con tutta la vita davanti a sé si lasciasse travolgere dai sensi di colpa per l’apparente scomparsa di una persona cara. Seppur diffidente, lei si fermò e gli fece cenno di proseguire con le mani ancora tremanti.

 

«Vedi, avrai già capito che io non sono un essere umano come gli altri...» esordì Camriel mantenendo la solita immobilità innaturale che assumeva nei momenti critici, durante i quali doveva stare attento a come si giocava le proprie carte.

 

«Tu che dici? Forse per via delle vostre enormi ali, o magari perché siete spariti nel nulla quella volta, ti pare?» rispose acida lei, tesa come una corda di violino per la situazione surreale in cui si trovava; le invitanti labbra del caduto si piegarono in un ghigno in risposta a quella frecciata, per poi prendere una boccata di nicotina prima di riprendere il filo del discorso.

 

«Anche Luce era una di noi, ma era stata condannata a diventare una mortale e a reincarnarsi ogni diciassette anni a causa del suo amore proibito: ora però è riuscita a spezzare la maledizione, così rinascerà un’ultima volta e...»

 

«E tu ti aspetti che ti creda?!» lo interruppe Callie, sbigottita e indecisa sul da farsi: Cam si rese conto di essere stato un po’ troppo diretto, eppure sapeva che non c’era un modo facile per spiegarle quell’incredibile situazione. Con un paio di ampie falcate la raggiunse e, gettata la sigaretta, le afferrò le esili spalle e piantò i suoi tormentati occhi in quelli della giovane paralizzata dalla confusione.

 

«So che può sembrare assurdo, ma è così: che motivo avrei per mentirti?» le chiese dolcemente, sperando di persuaderla a fidarsi di lui; per tutta risposta, la ragazza gli diede uno schiaffo e, puntando l’indice contro il suo ampi torace, gli rispose in preda alle mille emozioni che provava.

 

«Perché sei un mostro, tanto per cominciare! Tu vorresti davvero che io creda che la mia migliore amica si sia spacciata per una tipa qualunque e mi abbia nascosto un paio d’ali? Ma ti rendi conto di cosa stai dicendo?! Tu sei pazzo!»

 

Cercò di andarsene, ma il demone l’afferrò per un braccio e la costrinse a voltarsi, per poi sentirsi morire dentro quando si rese conto di averla fatta piangere; era stato un idiota a credere di poterle dire una cosa del genere senza ferirla, in fondo era solo una ragazza la cui unica colpa era stata affezionarsi a un angelo maledetto.

A quell’età si dovrebbe aspettare di poter avere il mondo, mentre per lei era diventato fuori dalla sua portata a causa di un’amicizia sbagliata, se così si poteva definire; con il dorso della mano le asciugò le lacrime, poi la strinse a sé e le accarezzò il capo con dolcezza.

 

«Q-quindi è morta? Non la rivedrò mai più?» gli domandò tra i singhiozzi, temendo la risposta e ciò che avrebbe comportato: lei l’aveva considerata come la sorella che non aveva mai avuto, ma ora avrebbe potuto non rivederla mai più e restare da sola ad affrontare il mondo.

 

«Tornerà tra diciassette anni per l’ultima volta, ma non si sa dove; tuttavia, anche se dovessi rivederla, lei non si ricorderà di te, perciò è come dire che Lucinda Price sia morta...» le rispose mesto e lei si sciolse in un pianto disperato tra le sue braccia. Rimase a cullarla per un tempo indefinito, poi Callie si staccò dalla sua presa e lo guardò con rabbia e frustrazione; sentendosi colpito da quello sguardo accusatorio, Camriel cercò di replicare, ma lei lo anticipò.

 

«Non provare a confortarmi perché non hai la minima idea di cosa sto provando: non fare il solito discorso su come la vita vada avanti, perché non attacca! Sarà anche vero, ma più la vita va avanti, più diventa pesante: è dal giorno del Ringraziamento che ogni notte chiudo gli occhi e sogno di volare via, ma la verità è che questo io non posso farlo mentre tu sì, perciò apri le tue stupide ali e sparisci!»

 

Frase dopo frase, la ragazza riempì il torace del caduto di pugni, cercando disperatamente di fargli provare in minima parte il dolore che sentiva lei: non si era resa conto di aver fatto breccia nel cuore del suo interlocutore semplicemente con le sue parole e le sue lacrime, pesanti come cascate.

 

«Tu hai perso la tua migliore amica, io ho perso mio fratello: direi proprio di poter capire come ti senti... » cercò di farla ragionare, ma fu inutile: era come se lo shock l’avesse resa sorda, incapace di uscire da quel gorgo oscuro in cui era caduta. Cam sapeva di non poter placare l’angoscia della giovane con qualche aforisma, perciò si lasciò guidare dal suo istinto: bloccò le sue braccia a mezz’aria e l’attirò a sé, unendo le loro labbra in un bacio improvviso e appassionato.

Callie rimase per l’ennesima volta basita, non si era aspettata una simile reazione, né quello che le scatenò dentro: sentì il cuore riscaldarsi e la mente svuotarsi, mentre ogni cellula del suo corpo sembrava elettrificarsi e ogni fibra della sua anima sembrava sciogliersi. Senza rendersene conto, stava ricambiando quel bacio con tutto l’ardore che possedeva; le sembrò assurdo, eppure quando chiuse gli occhi le parve di stare volando sopra un posto pieno di luce e armonia, quasi come se stesse sognando il paradiso.

Dopo quelle che avevano percepito come ore, si staccarono da quell’improvviso attimo di passione e libertà, così Camriel ebbe modo di dirle ciò che prima non aveva potuto.

 

«Ascoltami, Callie: sei una ragazza straordinaria, non puoi né devi lasciarti abbattere da questa perdita. Per quanto possa sembrarti impossibile riuscire a rialzarti, non dimenticare che il sole deve tramontare per poter sorgere. »

Quelle parole, unite a quel bacio, riuscirono a darle la forza di cui aveva bisogno per cominciare a riprendersi, e il merito era stato tutto di quel demone;  lei non avrebbe potuto andare avanti senza sapere che fine avesse fatto Luce e lui l’aveva liberato, mostrandole addirittura un pallido sentiero per il paradiso.

 

«Ti ringrazio... Cam! » disse con un timido sorriso, per poi afferrarlo per un braccio e trascinarlo con sé, cogliendolo di sorpresa: lo portò con sé al centro commerciale con la scusa di doverle tirare su il morale con un po’ di shopping-terapia, non sapendo che quello sarebbe stato l’inizio di qualcosa di più.




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