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Autore: cozallineed    31/10/2014    1 recensioni
Lo guardai negli occhi, in segno di sfida, pur sapendo che non sarei riuscita a sostenere il suo sguardo a lungo. I suoi occhi erano profondi e allo stesso tempo impenetrabili. Chiunque guardasse una meraviglia del genere rischiava di rimanere intrappolato per sempre dentro quel turbine di mistero e bellezza.
Rimasi incantata a guardare quegli occhi tremendamente belli, fino a quando mi accorsi che tra le sue labbra si faceva strada un sorrisino sempre più impertinente. Distolsi immediatamente lo sguardo imbarazzata.
Lui lo sapeva. Sapeva ciò che era in grado di provocare con i suoi occhi, il suo sorriso, i suoi modi di fare, i suoi modi di sfiorare. E sfruttava questa capacità a suo piacimento. E tutti ci cascavano. Ma io no, non ci sarei cascata. Mai. Lo promisi a me stessa.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Il letto quella mattina era più comodo del solito, e la voglia di alzarmi era pari a zero, specialmente se ripensavo a quello che era successo la sera prima con Noah, che dopo la chiamata aveva cercato di estorcermi delle informazioni su dove mi aveva portata Nicholas, cosa avevamo fatto, se mi ero divertita o cose così. Ma io gli avevo semplicemente risposto che mi aveva portata in giro per Londra. Insomma, cose che già sapeva. Ne’ più ne’ meno. Alla fine se n’era andato in studio, indispettito e arrabbiato.
Be’, di certo non era colpa mia se lui aveva la smania di volermi controllare e di decidere cosa potevo fare e cosa no! Non ero mica sua!
Mi rigirai nel letto e inspirai profondamente, con la faccia contro il cuscino. Mi piacevano un sacco le lenzuola che erano state messe nel mio letto. Erano tutte piene di disegnini a forma di fiori e di cuori. Chissà se Noah li aveva comprati apposta per me o se li aveva già..
Guardai la sveglia. Erano le otto e mezza. Decisi di alzarmi e di cominciare a prepararmi, saremmo dovuti partire alle dieci per andare a prendere Iris all’aereoporto e svegliare Noah sarebbe stata un’impresa.
Un pizzico di gioia mista a eccitazione mi pervase l’animo. Iris mi era mancata un sacco e non vedevo l’ora di riabbracciarla e di contribuire a realizzare il suo sogno, quello di poter abbracciare il suo cantante preferito.
Mi alzai e presi i vestiti che avrei dovuto indossare quel giorno e mi diressi verso il bagno. Ma mi bloccai davanti alla porta. Il solo pensiero di quello che era successo il giorno prima in quel bagno mi faceva venire i brividi. Non riuscivo a togliermi dalla testa i suoni che avevo sentito da fuori la porta. No. Non potevo lavarmi in quel bagno. Sarei andata in quello di Noah. Tanto lui sicuramente non si sarebbe svegliato fino a quando non sarei andata io a buttarlo giù dal letto.
Mi diressi nel bagno di Noah, che era identico al mio, e cominciai a farmi la doccia. Ma quando stavo per finire sentii la porta aprirsi. Gridai spaventata.
“Cassie? Che ci fai nel mio bagno?”, mi domandò.
Mi maledissi mentalmente per non aver chiuso a chiave. Ma chi poteva immaginare ch Noah si sarebbe svegliato così presto?
Io ero diventata di mille colori, nonostante lui non potesse vedermi. Affacciai la testa spostando leggermente la tendina.
“Potresti passarmi per favore l’accappatoio?”, gli chiesi rivolgendogli un sorriso nonostante il rossore evidente sulle mie guance.
“Sei carina quando arrossisci.”, mi disse, guardandomi. Diventavo sempre più rossa ogni secondo che passava, soprattutto se pensavo che lui era solo in boxer mentre io invece ero coperta solo da una stupida tendina. Dio, che situazione.
“Noah..l’accappatoio.”
Lui si decise a prendermelo e me lo porse. Io lo indossai velocemente e uscii fuori.
Solo allora mi resi conto che non era il mio accappatoio, ma il suo.
“Non è il mio accappatoio questo.”, dissi confusa. “E’ il tuo.”
“Ah, be’, mi sarò confuso. Ti sta bene però. Che ci fai nel mio bagno?”, mi chiese nuovamente.
Il suo accappatoio profumava di lui…
“Non ho avuto il coraggio di andare a lavarmi nel mio.”
Lui scoppiò a ridere.
“Posso comprenderti!”, esclamò continuando a ridere. Gli rivolsi un sorriso lieve e tornai seria.
“Ora, cortesemente, potresti uscire dal tuo bagno? Dovrei vestirmi.”
Lui ci pensò un po’ su. “Mmmmh non lo so…ieri sei stata molto cattiva con me..”, mi rispose divertito.
Gli rivolsi uno sguardo omicida. “Almeno fai uscire me.”, supplicai.
Lui scosse la testa. “No no, signorina, io non mi muovo di qui se non mi racconti cosa avete fatto tu e Nicholas ieri mattina.”, disse appoggiandosi alla porta per impedire la mia fuga.
“Non puoi costringermi a raccontartelo.”
Lui si avvicinò pericolosamente a me, tanto da far sfiorare i nostri nasi.
“Ti ha baciata?”
Feci un passetto indietro. “Non…non ti riguarda.”
“Quindi vuol dire che ti ha baciata..”
“Non ho detto questo.”
“Allora non ti ha baciata!”, esclamò, sempre più divertito.
“No, va bene? Non mi ha baciata. Mi ha solo portato a fare un giro, abbiamo scherzato e fatto delle foto e ci siamo salutati con un abbraccio del tutto amichevole! Contento adesso? Puoi uscire?”, dissi, spazientita.
Lui sorrise e mi diede un bacio sulla guancia. “Voglio vederle quelle foto.”
E se ne andò. Mi toccai la guancia che mi aveva appena baciato. Era bollente.
Quando chiuse la porta, io la chiusi prontamente a chiave.
Ma quanto era dispettoso?
Mi vestii e mi preparai con tutta calma, nonostante la voce di Noah che mi pregava di sbrigarmi perché doveva fare pipì. Era il mio turno di fare la dispettosa.
“Cassie…ti pregooo!”, mi supplicò Noah per la quindicesima volta. “Sto per farla qui!”
Risi e mi appoggiai alla porta. “Mmmmmmh….non lo so….è che tu sei stato molto cattivo con me poco fa…”, dissi facendogli il verso e tentando di non ridere.
“Cassie…ti prego…non è il momento per fare la spiritosa…”
“Oh, mio caro Noah, io non esco di qui se tu non mi prometti che smetterai di avere la smania di controllare come, quando e con chi esco.”, dissi, canzonandolo un pochino.
Noah rimase in silenzio per qualche secondo.
“Mai.”, disse, sicuramente col suo solito sorrisino dispettoso.
“Ah be’, allora penso che mi metterò lo smalto sulle unghia…mi ci vorrà un bel po’ prima di uscire…”, dissi in tono sconsolato.
“No, ti prego!”, mi gridò lui.
“Promettimi quello che ti ho chiesto.”
“E….e va bene, te lo prometto!”, esclamò rassegnato.
A quel punto allora aprii la porta e lui si fiondò dentro il bagno, quasi disperatamente.
“Ti aspetto in salotto.”, gli dissi ridendo.
Almeno adesso non avremmo più litigato per Nicholas o per chiunque altro con cui sarei uscita.
Mentre lo aspettavo decisi di preparare velocemente la colazione con le cose che avevo comprato il giorno prima. Pancarrè con la nutella e due bicchieroni di succo di frutta alla pesca. Apparecchiai la tavola e andai a sedermi in salotto a guardare un po’ di tv. Erano le nove e mezza. Presi il cellulare che il giorno prima avevo lasciato sopra il tavolo del salotto e controllai i messaggi. Ne avevo ricevuti tre.
Il primo era di mamma.

Piccola mia! Come stai? Spero che vada tutto bene e che ti stia divertendo con Noah. Non so perché ma mi ispira tanta fiducia. E sai che il mio sesto senso non sbaglia mai! Fammi sapere come te la passi, sono curiosa di sapere com’è la vita londinese! Un bacio da mamma e papà.

Sorrisi e scrissi velocemente un messaggio di risposta.

Mamma! Sto benissimo, e tu? Si va tutto bene, faccio compagnia a Noah finchè posso e poi lui va in studio per il nuovo album. Ho insistito per accompagnarlo ma lui proprio non ne vuole sapere, perché non vuole rovinarmi la sopresa! Si, Noah è un bravo ragazzo, ha addirittura invitato Iris a passare il fine settimana qui da noi, infatti proprio ora stiamo andando a prenderla! Non vedo l’ora di chiamarti così posso raccontarti meglio. Dai un bacio a papà da parte mia. Vi voglio bene.

Il secondo messaggio era di Nicholas.

Cassandra! Stasera ti porto in un locale molto carino! Spero che tu non sia astemia! Ci vediamo più tardi!

Mi faceva ridere il suo modo di parlare e di scrivere, sembrava sempre così allegro e pieno di energie. Gli risposi.

Nico! Non ti preoccupare, non sono astemia! Non vedo l’ora che sia stasera! Ah, porterò un’amica con me, spero che non ti dispiaccia!

Il terzo messaggio, invece, era di Iris.

Stronza della mia vita! Sono tutta un masso d’eccitazione! Non vedo l’ora di vedere te e il fusto! Mamma mia che agitazione. Ah, l’aereo ha un piccolo ritardo, arriverò per le undici, va bene? Ti amo!

“Sono pronto!”, esclamò Noah all’improvviso.
“Ehi, senti, ho preparato la colazione, hai fame?”, gli chiesi.
“E me lo chiedi?”, mi rispose ridendo.
Ci dirigemmo in cucina  e cominciammo a mangiare.
“L’aereo di Iris ritarda.”, dissi.
“Ah. Quindi quando arriverà?”, mi chiese lui.
“Verso le undici.”
Silenzio.
“Sicuramente arriveremo tardi a casa e io non pretendo certo che tu cucini visto che ci sarà Iris, perciò propongo di andare a mangiare fuori tutti insieme!”, esclamò dopo un po’, contento.
“Per me va benissimo, tanto paghi tu.”, dissi sghignazzando.
“Spiritosa!”, esclamò mettendosi a ridere.
Quant’era bello quando rideva. Il suo sorriso era così bello e cristallino che sembrava illuminargli tutto il viso e fargli brillare gli occhi.  Ma, d’altronde, sfidavo chiunque a trovare qualcosa che non andasse nel suo corpo.
Trovare le chiavi della macchina fu un’impresa. A detta di Noah, Marco non lasciava mai le chiavi allo stesso posto.
Quando le ritrovammo erano già le dieci e mezza.
Dopo aver chiuso la porta ed essere saliti in macchina, ci dirigemmo verso l’aereoporto.
Non mi piaceva molto parlare durante un viaggio in macchina, e credevo che nemmeno a Noah piacesse. Perciò rimanemmo in silenzio.
La giornata prometteva bene: il sole splendeva allegro e nessuna nuvola cattiva si aggirava nei paraggi.
Arrivammo all’aereoporto alle dieci e cinquanta minuti e a quel punto mi feci prendere dall’emozione. Mancavano dieci minuti e avrei rivisto una delle amiche migliori che avessi mai avuto nella mia vita. Non vedevo l’ora di risentire la sua risata. E di abbracciarla. E di rivedere le sue facce buffe.
Noah si accorse della mia agitazione mentre aspettavamo davanti alla porta degli arrivi e mi cinse il fianco con la sua mano, sorridendomi dolcemente.
“Capisco cosa stai provando.”, mi disse all’improvviso. “Anche io provo la stessa cosa, ogni volta che aspetto che i miei parenti entrino da quella dannata porta.”
Che carino che era a volermi stare vicino ogni volta che mi vedeva in difficoltà. Gli rivolsi un sorriso di riconoscenza e tornai a guardare la porta.
Ogni volta che si apriva, il cuore accellerava, ma alla fine non era lei e ci rimanevo inevitabilmente male.
Ma quando stavo per stufarmi del mio stato d’ansia, vidi spuntare dalla porta un ragazza minuta e magra, con i capelli corti, che si guardava in giro confusa. Quando i nostri sguardi si incontrarono la nostra gioia raggiunse la stelle. Senza che me ne accorgessi stavo già correndo verso di lei. Mi sembravano secoli che non la vedevo. Essere nuovamente tra le sue braccia fu rigenerante, benefico per il mio stato d’animo. Mamma mia, quanto mi ero mancata. Ero felice.
Noah ci raggiunse e quando ci vide attaccate come due cozze fece una piccola risatina.
Sentii subito che Iris si irrigidì, e io sciolsi l’abbraccio sghignazzando. Per lei Noah era ancora Il Cantante Di Fama Internazionale.
“C…ciao..”, disse Iris, cercando di non imbarazzarsi e di non sclerare davanti al suo idolo.
Noah la guardava divertito. “Che cosa aspetti ad abbracciarmi?”, disse ad un tratto lui, allargando le braccia e stringendola a sé. Iris rise, evidentemente meno nervosa ma ugualmente emozionatissima.
“Sai, la tua amica Cassie…”, cominciò a dire Noah.
“Cassandra.”, lo interruppi io.
“La tua amica CASSANDRA….contenta?”, mi disse lui, alzando gli occhi al cielo.
“Si.”, dissi facendogli la linguaccia. Iris rise.
“Dicevo…sai, la tua amica Casandra non mi abbraccia mai e non si emoziona mai di fronte a me! Comincio a dubitare che lei sia una mia fan accanita!”, esclamò lui, guardandomi di sottecchi.
“Eh…lei è così. Non è nel suo stile sclerare o imbarazzarsi davanti a qualcuno. Il suo orgoglio glielo impedisce!”, disse Iris, ridendo.
“Ma a me piace quando le mie fan mi gridano che sono bellissimo!”, esclamò Noah ridendo.
Allora io alzai gli occhi al cielo, ma risi insieme a lui e a Iris.
Mentre ci incamminavamo verso l’auto io e Iris ci guardammo negli occhi e capimmo al volo che stavamo pensando di fare la stessa, identica cosa.
“Grazie per avermi fatto portare tutte le valigie, eh!”, esclamò Noah entrando in macchina.
“Noah…”, gli sussurai io avvicinandomi a lui innocentemente.
Fu Iris a fare il primo grido.
“AAAAAAAAAH OMMIODDIO NOAH SEI BELLISSIMO AAAAAAAAH!!!!”, cominciammo a gridare io e Iris, cominciando a tirargli la maglietta.
Dopo un attimo di terrore, Noah si mise a ridere.
“Siete due stronze!”, esclamò.
Io e Iris non riuscimmo più a smettere di ridere.
“Iris, hai visto la sua faccia?”, dissi io tra le risa.
“Oddio, si, aiuto!”, esclamò lei con le lacrime agli occhi.
Continuammo a prenderlo in giro per un po’ e lui si finse offeso, anche se si vedeva che era felice che aleggiasse tutta quella gioia nell’aria.
Andammo a mangiare in un ristorante molto carino e raffinato. Insomma, un ristorante alla Noah.
Anche il pranzo fu ricco di scherzi e di gioia e Iris, dopo la prima mezz’ora di imbarazzo, si era già abituata alla presenza di Noah e lo tempestava di domande sui suoi pezzi, domande a cui naturalmente partecipavo anche io.
“Ragazze, io vi voglio taaanto bene, ma adesso basta domande vi prego!”, esclamò a un certo punto Noah, ridendo e alzandosi per andare a pagare il conto.
“Sai, Iris, stasera ti porto fuori con un amico!”, esclamai sorridendo, una volta rimaste sole.
“Che bello! Dove andiamo? Chi è questo amico? Verrà anche Noah?”, mi chiese lei tutta eccitata.
“Non so dove andremo, il mio amico, Nicholas, ci porterà in un locale. No, Noah non verrà, sicuramente oggi va in studio a registrare.”, le spiegai.
“Ah, si, mi avevi parlato del tuo amico! Che bello!”, esclamò abbracciandomi. Ricambiai prontamente l’abbraccio, sorridendo.
In quel momento Noah arrivò. “Ma è possibile che ogni volta che mi allontano per due secondi vi trovo attaccate come le cozze?”, ci domandò, facendoci scoppiare a ridere.
Prima di tornare a casa, Noah ci fece fare un giro per la città. Londra era bellissima.
Iris non c’era mai stata e stava incollata al finestrino con gli occhi sgranati, cercando di cogliere più dettagli possibile.
Quando arrivammo a casa Noah si stese sul divano con Whiskey mentre io facevo da guida turistica a Iris che sembrava una bambina iperattiva e curiosa. Le feci vedere camera mia e ci intrufolammo di nascosto nella stanza di Noah, che era così piena di colori rispetto al resto della casa. C’erano un sacco di foto attacate alle pareti: alcune erano foto della sua famiglia, altre erano foto dei suoi concerti, altre ancora erano foto di lui con i suoi amici.
“Chi lo avrebbe mai detto che saremmo finite a ficcanasare in casa del nostro idolo?”, mi chiese Iris sarcastica mentre uscivamo dalla stanza e andavamo verso il salotto.
Noah si era addormentato sul divano con Whiskey accoccolato sul suo collo. Quanto erano belli.  
“Ma guardalo, è tenerissimo quando dorme.”, disse Iris, notando che stavo fissando Noah. Io mi risvegliai dalla mia trance, cercando di non far notare che ero già arrossita e mi limitai ad annuire distrattamente.
“Cassandra…lo conosco quello sguardo. Ti sei innamorata di lui, non è vero?”, mi chiese schietta. Io le tappai velocemente la bocca, e la portai in camera mia.
“Perché hai detto quella cosa in salotto? E se Noah ti ha sentito?”, chiesi io in preda al panico.
“Pazienza, tanto si vede lontano un metro che lui è cotto di te.”, disse lei alzando le spalle, sghignazzando.
“Non…non mi sono innamorata!”, esclamai io.
“Si si, certo.”, mi disse ridendo e abbracciandomi.
Io rimasi senza parole.
“Allora, che ci mettiamo stasera?”, mi chiese lei ad un tratto. Ringraziai il cielo che avesse cambiato argomento e che non si fosse impuntata in quella cosa come faceva di solito con tutte le altre cose.
Aprimmo le sue valigie (ne aveva portate due per un solo fine settimana, era sempre la solita!) e cominciammo a cercare un vestito adatto per l’occasione. Alla fine per lei trovammo un paio di jeans chiari molto aderenti e una maglietta nera con su disegnata una birra.
Per me invece trovammo un paio di pantaloni di pelle nera e una maglietta bianca esageratamente scollata con su stampata un’ancora.
Sistemammo i vestiti sopra il letto e Iris andò a fare la doccia. Io nel frattempo andai in salotto, e trovai Noah ancora addormentato sul divano.
Sorrisi e mi avvicinai a lui per svegliarlo.
“Noah?”, dissi, scompigliandogli leggermente i capelli. Lui mugugnò qualcosa e poi aprì gli occhi.
Si alzò svogliatamente dal divano, si stiracchiò e poi tornò a guardarmi. Io nel frattempo cercavo di non fissarlo troppo. Lui mi sorrise.
“Che fai, non vai a prepararti per la grande serata col tuo adorato Nicholas?”, mi chiese sarcasticamente.
Ma quanto era acido?
“Oh si, sto aspettando che Iris esca dal bagno così vado a farmi una doccia.”, dissi freddamente, cercando di non dare a vedere il mio fastidio.
“Ah be’, sbrigatevi, devo prepararmi anch’io per uscire”, mi rispose.
Rimasi scioccata. “Esci anche tu? Non devi andare in studio stasera?”, gli chiesi sbalordita.
“No”.
“E dove andrai?”.
“Hai presente quando stamattina mi hai detto che non devo intromettermi su dove, come, e con chi esci? Be’, lo stesso vale per te.”, mi disse, andandosene in cucina.
Non sapevo se essere più stupita che arrabbiata. Salii furiosamente le scale, andando a sbattere contro Iris, andai in camera a prendere le mie cose e poi in bagno a lavarmi. Quando uscii dal bagno chiusi a chiave la porta e mi portai dietro la chiave.
Sapevo che era un dispetto da bambina, ma chi se ne fregava.
Finii di prepararmi in camera insieme ad Iris e per fortuna la sua risata e il suo continuo chiacchierare mi aiutarono a non chiedermi in continuazione dove sarebbe andato Noah e con chi sarebbe uscito.
Quando fummo pronte e scesimo in salotto, trovammo Noah che cercava disperatamente le chiavi della macchina. Quando ci vide si fermò ad osservarci.
Era bellissimo. Aveva un paio di pantaloni neri e una camicia blu molto casual. I suoi capelli sembravano appena lavati ed erano più ricci del solito.
Magari non si era nemmeno accorto che la porta del bagno era chiusa a chiave. In fondo, si era lavato quella mattina e sicuramente non aveva la mia stessa mania di lavarsi in continuazione.
“Siete pronte? Divertitevi!”, esclamò, fissandomi fino a farmi arrossire.
Improvvisamente mi venne voglia di abbracciarlo forte. Ma che stavo dicendo? Io avrei dovuto essere arrabbiata con lui!
“Grazie.”, risposi io seccamente trascinandomi Iris verso la porta. Ma Iris si fermò e corse verso la cucina a prendere il suo bracciale e mi lasciò da sola con Noah in salotto.
Lui prontamente mi abbracciò da dietro, come il primo giorno che ero arrivata in casa.
“Piccola lezione per la prossima volta: le serrature di casa sono tutte uguali.”, mi sussurrò all’orecchio. Mi vennero i brividi.
Allora si era accorto che gli avevo fatto un dispetto, anche se era stato un dispetto mal riuscito. Ed era arrabbiato.
“Divertiti bellezza.”, mi sussurrò ancora, dandomi un bacio sulla nuca e uscendo di casa. Che stronzo.
“Che paura! Credevo di averlo perso!”, esclamò Iris, riferendosi al suo amato bracciale.
Io le feci un sorriso. “Andiamo?”, le chiesi.
“Andiamo!”, disse lei prendendomi a braccetto e trascinandomi fuori di casa.
Sorrisi. Quella sera mi sarei divertita anche senza Noah.





Salve ragazze, sono tornata! Scusatemi tanto, ma con la scuola non ho moltissimo tempo per aggiornare T.T Allora, vi è piaciuto questo capitolo? Noah e Cassandra si fanno tanti dispetti.. :3 Nel prossimo capitolo ne vedremo delle belle! Alla prossima!

 
   
 
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