Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: Adeia Di Elferas    01/11/2014    5 recensioni
Questa storia racconta l'ultimo incontro tra Shae e Tyrion, narrato però dal punto di vista della donna.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Shae, Tyrion Lannister
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
- Questa storia fa parte della serie 'Nei Sette Regni e al di là del Mare'
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 “Non ci metterò molto.” disse Tywin Lannister, andando alla porta. Si voltò, prima di uscire e chiese, con un sorriso malizioso: “Riuscirai ad aspettarmi?”
 Shae sorrise altrettanto maliziosamente e sussurrò: “Come il mio leone vuole.” Al che Tywin fece un verso gutturale di compiacimento e si chiuse la porta alle spalle.
 Rimasta sola, Shae cominciò a giocherellare con la pesante catena d'oro che Tywin le aveva messo al collo poco prima. Era meravigliosa, fatta da piccole mani d'oro che si intrecciavano l'una con l'altra, tenendosi saldamente. Il simbolo del Primo Cavaliere. Era un bel simbolo, apparentemente con un bel significato.
 Scossa da un piccolo brivido di freddo, tirò le tende del baldacchino. Al buio e al caldo si stava decisamente meglio.
 La sensazione di avercela fatta ancora una volta era qualcosa di fantastico. Anche se...
 Nella sua vita Shae aveva dovuto far fronte a mille difficoltà e, anche se ogni volta era riuscita a uscirne, cominciava ad essere stanca.
 E poi il processo... Quello era stato qualcosa di orribile. Dover rispondere a tutte quelle domande proprio davanti a Tyrion, al Folletto, all'unico che forse l'aveva amata davvero in tutta la sua vita...
 Accarezzò pensierosa il cuscino su cui fino a poco prima Tywin Lannister aveva appoggiato la sua testa. Quanto avrebbe voluto poter cancellare quello che era successo. Ogni cosa, dal matrimonio in poi. Se il re non fosse morto a quella festa, non sarebbe successo nulla, non avrebbe dovuto tradire il suo amante, non avrebbe dovuto mentire davanti agli uomini ed agli Dei.
 E invece era successo tutto, ogni cosa. E quindi? Che altre scelte aveva? Poteva forse dire la verità? Poteva forse dire a tutti che confidava nell'innocenza del Folletto? Poteva forse rifiutare la mano tesa di un uomo potente come Tywin, che le aveva promesso una vita migliore, se avesse testimoniato contro Tyrion e Sansa?
 E poi anche Bronn aveva tradito. Tutti avevano tradito il Folletto, la sua famiglia prima ancora degli altri. Quando qualcuno cade dall'alto, la sua caduta è molto rovinosa. Malgrado la statura, Tyrion era un uomo che viveva mille piedi sopra gli altri, ed ora che era caduto, rischiava di trascinare con sé nell'abisso molte persone.
 Shae aveva solo la sua vita, null'altro. Non poteva buttarla, non adesso che era arrivata ad Approdo del Re, non adesso che le era stato offerto un nuovo inizio. E se questo nuovo inizio comportava un vecchio nel letto, doveva farsene una ragione.
 Appoggiò il capo laddove prima era stato il corpo del suo nuovo protettore. Le lenzuola erano ancora tiepide.
 L'odore di Tywin le riempì il naso e per un momento dovette farsi forza per non scoppiare a piangere. Non era quello l'odore che voleva sentire accanto a sé. Ormai, però, era tardi. Tyrion aveva perso ogni speranza quando il suo campione era stato ucciso dalla Montagna che Cavalca. Ormai Tyrion era un uomo morto. Poteva essere ancora nelle celle, e respirare, e piangere e pregare – se poi Tyrion aveva mai pregato davvero in vita sua – ma era comunque un uomo morto.
 Asciugandosi una lacrima furtiva, Shae si stese sulla schiena e cominciò a fissare il baldacchino. Quesi sperava che Tywin non tornasse mai. In fondo era vecchio e si sa che a volte i vecchi ci restano secchi, quando vanno alla latrina. Sarebbe stata una liberazione momentanea, però. Se lui fosse morto, che ne sarebbe stato di lei?
 Non osava pensarlo.
 Cominciando a vedere disegni inventati sulla stoffa che stava sopra di lei, si trovò a ripensare alla prima volta che aveva visto il Folletto. Lo aveva sentito nominare, un paio di volte, dai soldati del campo. Quando Bronn si era accordato con lei per un buon prezzo, all'inizio si era sentita molto agitata.
 Sapeva dei suoi problemi fisici, ma sapeva pure che era uno dei figli dell'uomo più ricco dei Sette Regni. Si era detta che se fosse riuscita a diventare la sua preferita, probabilmente la sua vita sarebbe diventata molto più semplice ed agiata.
 Nel momento in cui lo vide, capì che era più di quello che si diceva in giro. C'era qualcosa nei suoi occhi dai colori diversi che la stava catturando, come una rete nascosta nella radura cattura un coniglio.
 Attorno a lui c'era qualcosa che le aveva fatto dimenticare in fretta la sua statura e le sue fattezze da nano. Quando lo aveva amato, lo aveva fatto senza sforzo. Lo aveva desiderato davvero.
 Con il tempo, poi, aveva capito di lui più di quanto l'avessero fatto altri. Aveva colto la sua natura e lo trovava ogni giorno più intelligente ed affascinante. Quando era stata portata ad Approdo del Re, c'erano giorni in cui il suo cuore era pieno di felicità, perchè sentiva di essere vicina alla stabilità non solo materiale, ma anche spirituale.
 E poi le cose erano cambiate in fretta, come in un vortice. Prima di tutto Tyrion era stato costretto a sposare la piccola Stark, Sansa. Lì per lì Shae aveva temuto che la ragazza potesse prendere il suo posto. Anche se il Folletto non aveva mai consumato il matrimonio, Shae iniziava a temere che la loro comune istruzione ed estrazione sociale li avrebbe alla fine resi davvero marito e moglie.
 Non c'era stato tempo. Il nipote di Tyrion si era sposato con la giovane Tyrell e lì erano cominciati i veri guai. Con la morte del re, era finita anche la favola di Shae.
 C'era stato il processo, era arrivata la vergogna e Shae si era venduta di nuovo al miglior offerente, come aveva fatto per gran parte della sua vita. Questa volta, in effetti, era stato ancora peggio. Vendere il proprio corpo è una cosa, brutta, certo, ma si può guarire. Vendere la propria anima, invece... Per quello non c'è speranza di redenzione.
 Improvvisamente un rumore strano e qualche passo la destarono dai suoi pensieri. Si rimise la maschera della donna soggiogata dalla bellezza del vecchio lord, e si stampò un sorriso stupido in faccia: “Milord?” chiese, attraverso i tendaggi del baldacchino.
 Mentre si girava, le tende vennero tirate e il sorriso le si gelò sulle labbra. Afferrò le coperte e se le tirò fino al mento, incredula, pensando, forse, di essere in un sogno o in un incubo. Voleva coprire la sua vergogna, voleva difendersi e al contempo voleva espiare le sue colpe e offrirsi all'unica persona che aveva il poter di ridarle la pace con il perdono.
 “Aspettavi forse qualcuno di più alto, tesoro?” La voce di Tyrion era irriconoscibile, distorta dall'odio e dal desiderio di vendetta.
 Shae cominciò a piangere, scossa dal pentimento e con la certezza che le sue parole non sarebbero state ascoltate: “Non intendevo dire tutte quelle cose che ho detto. Ti prego. Mi fa così tanta paura il lord tuo padre.” Shae si sedete, facendo cadere la misera protezione delle coperte, restando vestita solo dalla collana del Primo Cavaliere, simbolo pensate e chiassoso del suo tradimento.
 “Mia lady Shae... Per tutto il tempo in cui sono rimasto giù nella cella oscura, per tutto il tempo in cui ho atteso di morire, ho continuato a ricordare quanto eri bella. Vestita di seta, o di cotone grezzo, o vestita di nulla...”
 Per la prima volta, Shae si sentì davvero nuda davanti al Folletto. E di colpo una nuova paura la prese: “Milord tornerà presto. È meglio che vai, adesso, oppure... sei venuto a portarmi via con te?” chiese, riaccesasi una speranza che però lo sguardo del suo Tyrion spense subito.
 “Ti è mai piaciuto, mia lady Shae?” disse Tyrion, prendendole il mento tra le dita, scrutandola con un misto di desiderio e rabbia. Shae tremò e si trattenne dal piangere, mentre confessava, dal fondo dell'anima: “Più di qualsiasi altra cosa, mio gigante di Lannister.”
 Fu un momento, Shae quasi non se ne accorse. La mano di Tyrion si spostò alla catena fatta da piccole mani d'oro, dando uno strattone secco, pieno di risentimento e senza nessuna speranza di redenzione per nessuno dei due infelici amanti.
 Shae rivide per un momento la sua infanzia e poi, più precisi e strazianti, i momenti di gioia passati con Tyrion. Lo stesso Tyrion che ora stringeva una seconda volta, con più forza, con più odio, con ormai nessuna traccia di amore, se mai ce n'era stato.
 “Perchè sempre fredde sono le mani dell'oro – recitava il Folletto, mentre Shae cominciava a sentire la menta abbandonarla – ma sempre calde sono quelle di una donna.” concluse Tyrion, strattonando per l'ultima volta.
 Con le forze che le restavano, Shae cercò di colpirlo in volto, sentendo le sue lacrime calde scorrerle tra le dita, voleva dirgli di fermarsi, di perdonarla, voleva dirgli che potevano scappare insieme, potevano ancora essere felici, voleva dirgli che lei lo amava, lo aveva sempre amato e che anche ora che la stava strappando alla vita, sì, lo amava anche ora...
 E invece Tyrion non si fermò, fiero e possente, malgrado la statura, continuò a stringere fino a che Shae vide la luce abbandonarla, con la forza solo di pensare ancora all'unica cosa bella che aveva avuto dalla vita: il mio gigante di Lannister...
   
 
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