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Autore: SunlitDays    01/11/2014    0 recensioni
Forse, proprio come Orfeo, Silena poteva cercare di riportare il suo amato indietro.
[Charlie/Silena]
Scritta per l'iniziativa di Halloween Fic or Trick del campmezzosangue.
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Charles Beckendorf, Silena Beauregard
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Ignis
Prompt: A è un fantasma
Ship: Charlie/Silena
Rating: Verde
Conteggio parole: 775 (fdp)
NdA: scritta per l’iniziativa di Halloween Fic or Trick del campmezzosangue.

 

Silena stava sognando. Non c’era altra soluzione possibile. L’ultima cosa che ricordava era di trovarsi sul suo letto a mangiare cioccolatini dal retrogusto amaro, come l’odio che provava verso se stessa.

Adesso si trovava a Central Park, senza avere la più pallida idea di come ci fosse finita.

Tutto era immobile e silenzioso. Un venticello leggero smuoveva le foglie del faggio sopra di lei, ma l’erba ai suoi piedi era come congelata; neanche i suoi capelli si spostarono di un millimetro.

Si guardò intorno cercando di orientarsi, e si chiese se quello fosse un sogno regolare o da semidio.

Improvvisamente, un brivido le attraversò la schiena.

Si girò di scatto, terrorizzata e allo stesso tempo euforica. Se era stato Luke a convocarla in sogno, allora Silena aveva un paio di cose da urlargli contro.

Ma non era Luke.

Una figura si stagliava a un paio di metri da lei, il sole dietro le spalle larghe che gli illuminavano i contorni. La maglietta arancione del Campo Mezzosangue risaltava sulla sua pelle scura, e gli occhi, piccoli e neri, erano gli stessi che ogni volta riuscivano a incantarla.

«Charlie,» sussurrò con voce spezzata. Fece un paio di passi verso di lui, le braccia tese davanti a sé. «Charlie!» Lo raggiunse e tentò di abbracciarlo, di nascondere il viso nel suo petto ampio, ma toccò solo aria. Le sue mani lo attraversarono come se lui fosse solo un miraggio.

«Sei… sei un fantasma?» singhiozzò.

L’unica risposta di Charlie fu un sorriso triste.

«Mi dis… mi dispiace,» balbettò. «È tutta colpa mia.»

Charlie scosse la testa. Alzò una mano come per accarezzarle il viso. Silena desiderò di poterne sentire il calore. Le lacrime scivolavamo copiose sulle sue guance.

Vide le sue labbra muoversi, ma nessun suono ne uscì.

«Cosa? Charlie, cosa vuoi dirmi?»

Lui si allontanò e Silena incespicò nel tentativo di seguirlo. Si sentiva stordita, il mondo sembrava aver perso i suoi contorni; tutto era distorto e sfocato.

Si fermarono davanti a un cumulo di massi. Charlie le fece segno con la testa verso di essi, poi li attraversò e scomparve.

«No! Aspetta!» urlò Silena. Cercò ansiosamente un ingresso, cercò di spostare i massi, ma questi erano troppo pesanti. Ci appoggiò la testa e chiuse gli occhi. Pensa, Silena, pensa. Cosa vuole dirti Charlie? Cosa vuole farti vedere?

Improvvisamente aprì gli occhi, colpita da un’illuminazione. Silena forse non era la miglior combattente del Campo, ma aveva sempre fatto attenzione alle lezioni. Sapeva cosa fossero quei massi: l’ingresso di Orfeo per gli Inferi. Ma come fare per entrare? Musica! Aveva bisogno di musica. Ma non aveva il suo Ipod con sé. Poi si dette della stupida: era una figlia di Afrodite, non aveva bisogno di nulla se non della sua voce.

Cominciò a cantare un motivetto triste, e non si fermò finché non sentì la terra tremare e uno squarcio formarsi tra i massi.

L’ingresso per gli Inferi era buio e freddo. Silena si sentì colpire dalla paura. Sapeva che raramente chi ci entrava riusciva ad uscirne. Ma era stato Charlie a chiamarla. Forse… forse, proprio come Orfeo, Silena poteva cercare di riportare il suo amato indietro. Poi ricordò come finiva la storia e dovette deglutire un paio di volte prima di trovare il coraggio e scendere.

Il corridoio per gli Inferi sembrava non avere mai fine. Silena accelerò il passo, terrorizzata.

Dopo un tempo che le sembrò infinito, il terreno diventò di nuovo piatto e lei si ritrovò davanti il fiume Stige. Le sembrò di vedere una foto di suo padre e una scatola di cioccolatini, ma non si soffermò a guardare. Dov’era Charlie?

Poi lo vide e corse verso di lui.

«Charlie!» esclamò. «Vieni via con me. Possiamo farcela. Possiamo battere la morte. Possiamo...»

Ma Charlie scosse la testa. «No,» disse, e Silena non si era resa conto di quanto le mancasse la sua voce. «Non possiamo.»

«Sì, che possiamo. Charlie...»

«Silena!» la interruppe di nuovo lui. «Non possiamo.» Il suo sorriso era triste, ma nei suoi occhi Silena vi lesse speranza. «Non possiamo,» ripeté. «Perché siamo morti.»

«Ma Charl— Come? Siamo morti?»

«Guarda,» le disse, facendole cenno verso lo Stige.

Silena vide tutti i suoi vestiti galleggiare nell’acqua nera, un disegno del Centro Benessere che aveva sempre sognato di aprire, e poi vide delle immagini in movimento, come un film muto: Clarisse, in lacrime, che aveva sul grembo la testa sfigurata di una ragazza. Annabeth, Percy e altri figli di Ares che le circondavano.

«Oh!» esclamò con un filo di voce. «Sono morta.»

Un mano calda e grande afferrò la sua. «Sei stata molto coraggiosa.»

Silena osservò le loro mani intrecciate, e il gelo che la realizzazione della sua recente morte le aveva portato evaporò.

«Vieni,» disse Charlie. «L’Elisio ci aspetta.»

Silena sorrise. Non sentiva più quel gusto amaro nella bocca.

Mano nella mano, si avviarono verso la vita eterna. Insieme.

   
 
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