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Autore: Gravity_    01/11/2014    12 recensioni
Maze Runner - Thomas x Minho - Nessun labirinto AU - NO SPOILERS
Il prompt (preso da tumblr) era: "Tesoro, lo so che è Halloween, ma dobbiamo accompagnare mio fratello a fare dolcetto o scherzetto prima di andare alla festa". Aggiungeteci un quintale di fluff, e questa è la fanfiction che ne esce fuori.
Genere: Comico, Commedia, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Chuck, Minho, Thomas, Un po' tutti
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Halloween – Thominho Edition.


Ad Aras,
che è il Newt del mio Minho
e che mi mancherebbe comunque,
anche se non ci fossimo conosciute.



“Stai scherzando, vero?” Minho sollevò gli occhi al cielo in modo così brusco che Thomas credette che gli sarebbero rimasti in quel modo per sempre. E a Thomas piacevano gli occhi di Minho. Tanto.
“Chuck ha tredici anni, non ne ha sette. Può andare a fare dolcetto o scherzetto da solo, o con i suoi amici, perché dobbiamo accompagnarlo proprio noi?” Minho mise su il broncio. “Avevamo dei piani.”

Thomas sospirò. “Lo so, Min. Ma hai sentito mia madre, non lo lascerebbe mai andare in giro da solo. E lo sai che da quando ci siamo trasferiti non ha ancora fatto molte amicizie.”
“Okay ma...” Minho fece un verso frustrato, “Alby e Newt hanno organizzato quest'enorme festa a casa di Brenda che sarà la fine del mondo, Thomas. Prendi un'eruzione solare o un virus che fa uscire matto tutto il mondo, o l'apocalisse zombie o quello che vuoi: nessuna di queste cose sarà mai figa quanto la festa di Newt e Alby.” Thomas si chiese come avesse fatto a finire insieme ad un ragazzo che crede che cose come un'eruzione solare o mostri che vogliono mangiarti il cervello e/o altre parti del corpo siano fighi, ma ci passò sopra.

“E poi, ricordati che Brenda a casa sua ha una piscina, Thomas. Una piscina!” enfatizzò quelle ultime parole come se non avessero passato l'intera estate scorsa sempre in quella casa.

La loro prima estate insieme come una coppia, la seconda da quando Thomas si era trasferito in quella città.

Per i primi tempi era stata dura, tra il fatto di non conoscere nessuno e quello di essersi ritrovato improvvisamente lontano chilometri e chilometri dalla sua migliore amica, Teresa. Era stato in quel periodo che lui e suo fratello – beh, fratellastro a dirla tutta – si erano avvicinati di più. Ma tutto si era alleggerito quando era iniziata la scuola: era al penultimo anno e si era ripromesso che l'avrebbe passato al meglio, quindi si era iscritto alla squadra di atletica dell'istituto. E fu in quel modo che incontrò Newt, Alby, Brenda, Frypan, Gally e, ovviamente, Minho.

All'inizio non fu facile entrare a far parte della compagnia. Gli altri si conoscevano da anni (Newt e Alby avevano nei loro armadietti una foto di loro, da piccoli, con davanti una torta con la scritta 'BUON 2° COMPLEANNO ALBY & NEWT!' sopra), ma tutto sommato non esclusero mai Thomas.

Inutile dire che, arrivato gennaio, erano inseparabili.

Soprattutto Minho e Thomas, che avevano scoperto di avere la stessa passione. Non abitavano molto lontani l'uno dall'altro, quindi ogni weekend si alzavano (relativamente) presto – Minho non era per niente una persona mattiniera – per andare a fare jogging – che poi non era mai vero e proprio jogging, visto che ad un certo punto della mattinata si trasformava inevitabilmente in una gara che finiva con entrambi i ragazzi sdraiati sull'erba del parco dove andavano a correre mentre ridevano come due idioti.

Dopo un paio di mesi che tutto ciò andava avanti, era chiaro a tutti che quei due provavano più che amicizia l'uno per l'altro.

E, ovviamente, era chiaro a tutti tranne che ai diretti interessati.

Fu allora che Newt si rimboccò le maniche e decise di diventare il cupido della situazione.
Era stanco di sentirsi ripetere sempre le stesse cose da Minho (“Sì, ma figurati se piaccio pure io a Thomas. Molto probabilmente gli piacciono le ragazze e-” “Oh, Minho. Povero, povero Minho. Hai ancora un sacco da imparare.”) e Thomas (“Io? Io che piaccio a Minho? Dai, Newt. No, non è possibile.” “Giuro su dio, Tommy, siete tanto stupidi quanto perfetti l'uno per l'altro.”); quindi fece la sua – come a lui piaceva chiamarla – magia.

Era Aprile, tutti i ragazzi del corso di atletica stavano andando a casa, ma non Thomas e Minho. Loro stavano sempre un po' di più in pista, a volte si allenavano e basta, a volte gareggiavano l'uno contro l'altro, a volte stavano con il coach per parlare un po' delle prestazioni fatte e di come potevano migliorarle.

Quando tornarono negli spogliatoi, Newt li chiuse a chiave dentro ed iniziò a gridare da dietro alla porta un discorso che aveva frasi come “siete dei pive innamorati l'uno dell'altro” e “finitela e tiratevi la testa fuori dal culo” e “dateci dentro” al suo interno.

Ovviamente si era dimenticato di chiudere la porta del retro e aveva sottovalutato quanto potessero essere veloci i velocisti più bravi della squadra di atletica e si era momentaneamente dimenticato del fatto che zoppicasse.

Minho non dovette rincorrerlo per molto, e Thomas lo tenette fermo sdraiato a terra sul prato del campo di football mentre Newt recitava le sue scuse giurando che non si sarebbe più intromesso nelle faccende degli altri (come se quello l'avrebbe fermato).

Sta di fatto che il giorno dopo l'intera scuola vide Minho e Thomas camminare mano per la mano nei corridoi, e nemmeno uno studente si dichiarò anche minimamente sorpreso da ciò.

E adesso erano lì, nel loro ultimo anno di scuola (il che significava che presto avrebbero dovuto scegliere in che college sarebbero andati, e questo avrebbe portato solo ad altri problemi e/o discorsi imbarazzanti in cui nessuno dei due era bravo), ad Halloween, e stavano discutendo per dolcetto o scherzetto.
E a Thomas non piaceva
per niente discutere.

“Okay, Minho. Sai cosa? Se proprio non vuoi venire con me e Chuck puoi andare alla festa da solo. A me sta bene” - no, non gli stava per niente bene - “Solo... chiamami quando arrivi a casa, o se hai bisogno di qualcosa, tipo un passaggio se hai bevuto o -”
“Lo sai che non lo farei mai, Thomas,” lo interruppe Minho. “Non andrei a quella festa senza di te. E poi è il nostro primo Halloween come una coppia, no? E so quanto tu ami Halloween. E tu sai che tuo fratello mi piace.”

“Quindi? È un sì? Verrai con me e Chuck a fare dolcetto o scherzetto?” chiese Thomas, anche se, conoscendo il suo ragazzo come il palmo della sua mano, sapeva già quale sarebbe stata la sua risposta.
“Ugh. Odio te e quei tuoi occhi che fai quando vuoi qualcosa davvero tanto.”
“Oh, ma per favore. Tu mi ami.”


OoOoOoOo


“Perché deve venire anche Minho? Non indossa nemmeno un costume. Thomas, perché il tuo fidanzato non sta indossando un costume? Tutti devono indossare un costume. È Halloween!” disse Chuck quasi urlando mentre si preparavano per uscire di casa.

Calmati, amico. Non ho intenzione di mettermi un costume. Non ne ho nemmeno uno a casa,” (a parte quello da power ranger rosa che aveva indossato quando aveva dieci anni, ma nessuno doveva saperlo. Certamente non Thomas che l'avrebbe preso in giro fino alla fine dei suoi giorni.)
“E poi, nemmeno tuo fratello sta indossando un costume, quindi...”

Non esisteva, non gli avrebbero fatto mettere un costume. Ormai era cresciuto dalla fase in cui passava tutto il suo tempo libero dal primo di ottobre al trenta ad andare in giro con suo padre per cercare il costume perfetto.
E poi, come aveva detto prima, nemmeno Thomas ne aveva uno, quindi...
Anche se, ripensandoci, gli sarebbe piaciuto vedere come il suo ragazzo fosse stato con indosso uno di quei travestimenti che si mettono le ragazze nel giorno di Halloween. Come quello da catwoman o quello da infermiera sexy o-

“Sì che ho un costume, guarda,” Thomas interruppe i suoi pensieri e andò a prendere qualcosa in camera sua. Tornò con in testa un... sul serio? Era sul serio quell'idiota il suo ragazzo?
“Il tuo costume è un cerchietto con una freccia finta che... dovrebbe attraversarti la testa? Credo? Wow, sul serio, stai attento o potresti spaventare a morte qualcuno.”

Thomas cacciò fuori una risata forzata, poi fece una faccia che a Minho non piacque per niente.
“Sai cosa? Mi è venuta un'idea.” Prese il suo ragazzo dal gomito e trascinò verso il bagno.

“Thomas, che stai facendo? Giuro che se mi vuoi ricoprire di carta igienica per farmi fare la mummia, io e te la finiamo qui.”
“Ma tu stai mai zitto? Non ti voglio ricoprire di carta igienica, tranquillo. Non ne abbiamo il tempo. Siediti qua,” gli indicò la lavatrice che c'era nel piccolo bagnetto “e cerca di stare fermo.”

Thomas prese quello che a Minho sembrò un beauty-case e iniziò a frugarci dentro prima di tirare fuori una matita per gli occhi.
Oh no. No no no no. Tu non ti avvicinerai con quella cosa alla mia faccia. Scordatelo.”

Thomas si mise a ridere davanti a quando ridicolo fosse il suo fidanzato. “Eddai, hai sentito Chuck, no? Fallo per lui.”
“No.” Minho aveva letteralmente messo il broncio.
“Okay, facciamo che se non ti piace il risultato andiamo da mia madre e le chiediamo come si toglie questa roba.”
Non sai nemmeno come si toglie?!” Minho stava ormai urlando.

“Giuro solennemente che non rovinerò permanentemente la bellissima faccia che ti ritrovi,” Thomas si posizionò tra le gambe dell'altro che intanto si era seduto sulla lavatrice, ma sembrava ancora titubante. “Ti fidi di me?” gli sussurrò sulle labbra, sorridendo.
“Non lo so, è sempre della mia bellissima faccia che stiamo parlando...” Thomas lo guardò male e gli tirò uno schiaffo sul braccio.

“Stai fermo e basta. L'ho già visto fare un sacco di volte da Brenda, e prima di lei Teresa. Guarda in su.” Thomas iniziò a mettere la matita nera sugli occhi di Minho, stando attento a non fargli del male, e tutto sommato il risultato non fu un disastro. Poi passò a colorare il naso della sua vittima, che lo arricciò solo per dargli fastidio. Dopo aver fatto altri segni sulla fronte e sulle guance, si allontanò per ammirare il suo capolavoro, poi si riavvicinò per stampargli un bacio sulle labbra perché... beh, perché poteva.

“Finito,” annunciò Thomas, “Ora puoi andare a vederti allo specchio.”
Minho lo prese da dietro il collo per avvicinarlo per un altro bacio, questa volta più lungo del primo.

“Sei un pive,” disse Minho quando si separarono.
Thomas aveva capito da ormai un po' di tempo che quello era uno dei suoi tanti modi per dire “ti amo”.

Non che non se lo dicessero mai esplicitamente, ma era abbastanza raro. Soprattutto da parte di Minho. Se non altro per il semplice fatto che i gesti, quelle piccole cose che facevano quotidianamente l'uno per l'altro a volte senza nemmeno accorgersene, parlavano per loro.

Come il fatto che ogni weekend, dopo essere andati a far jogging, si fermavano a prendere il caffè in un bar vicino al parco e ad ordinare per entrambi è sempre Minho, sapendo a memoria come prende il caffè Thomas.

O quando Minho è teso prima di una gara di atletica e Thomas sa quali sono le parole giuste da dirgli.

O il fatto che ogni venerdì sera si trovano a casa di Minho per vedere un film e Thomas porta sempre due lattine di Sprite, da bere perché sa che è la sua bevanda preferita ma sua madre non la vuole comprare perché se ne beve troppa gli zuccheri lo fanno diventare un bambino iperattivo.

O il fatto che entrambi sanno già di voler andare a vivere insieme quando saranno al college, ma non se lo sono ancora detti faccia a faccia perché sembra tutto troppo in poco tempo, ma non possono fare a meno di vedersi uno nella vita dell'altro anche nel futuro.

“Fammi capire, cosa dovrei essere? Un gatto?” chiese Minho che si stava ammirando allo specchio.
“Cosa? No, sei un licantropo,” Thomas non sapeva se sentirsi offeso o meno.
“No, sul serio, sembro un gatto.”
“Non fare il pive e fammi dare l'ultimo tocco al tuo costume...” Thomas sapeva che quello che stava per fare avrebbe fatto andare su tutte le furie il suo ragazzo, ma prese lo stesso il gel che aveva in un anta dell'armadietto del bagno, se lo mise sulle mani e scompigliò i capelli di Minho da tutte le parti.

“THOMAS EDISON COSA HAI FATTO AI MIEI CAPELLI È MEGLIO CHE COMINCI A CORRERE PERCHÈ SE TI PRENDO NON NE ESCI VIVO” urlò Minho tutto d'un fiato.
“Ma guardati, sei il licantropo più sexy di tutti i tempi!”
“Thomas. Sto cercando di mantenere la calma. Non infierire.”
“- anche se, adesso che ci penso, Taylor Lautner non è per niente male, ma secondo me un secondo posto te lo meriti-”
“Thomas!”
“Che c'è?” rispose l'altro ridendo.
“Tu mi devi un sacco di pompini per questo. E quando dico un sacco intendo davvero tanti.”
“Beh, possiamo anche fare un accordo...” Thomas fece un sorrisino e si leccò le labbra, un gesto che sapeva faceva impazzire il suo ragazzo.

Poi bussarono alla porta.
“Thomas! Minho! Sbrigatevi o le vecchiette che danno le caramelle più buone andranno a letto e io non voglio tornare a casa con solo delle caramelle al caffè e al limone, dai!” sbuffò Chuck dall'altra parte della porta.

I due si scambiarono un'occhiata colpevole prima di uscire dal bagno, dove un Chuck versione zombie con del sangue finto che gli colorava di rosso il petto li stava aspettando.
“Cosa sei tu, un gatto?” chiese il più piccolo.
Minho guardò male Thomas che alzò gli occhi al cielo.
“È un licantropo.”
“Secondo me non assomiglia per niente a Taylor Lautner,” Chuck fece spallucce e si avviò verso la porta di casa.


OoOoOoOo


Alla fine Chuck non portò a casa solo caramelle al caffè e al limone – anche se almeno un terzo del sacchetto che aveva in mano le conteneva. E sia Thomas che Minho riuscirono a guadagnarsi qualcosa – soprattutto da una dolcissima signora in Paige Road che aveva lodato il “carinissimo costume da gatto tenerone” di Minho. Chuck e Minho dovettero fermare Thomas dal lanciare un uovo sulla casa della signora solo per aver insinuato che il suo ragazzo era vestito da gatto e non da licantropo.

Erano appena passate le 23:30 quando tornarono a casa, soprattutto perché Chuck aveva dichiarato di non aver più voglia di andare a cercare caramelle ma piuttosto preferiva mangiarle.

“Chuck, mangiane poche, okay? Ricordati che l'anno scorso hai avuto un mal di pancia orribile,” disse Thomas entrando nella camera del fratello per dargli la buonanotte.
“Okay, mamma.” Chuck alzò gli occhi al cielo.
“Hey, sono serio. Buonanotte.” Thomas gli diede una pacca sulla spalla.
“'Notte. Anche a te, Minho!”
Minho rispose con un verso dal bagno nella stanza di Thomas in cui stava cercando di struccarsi.

Thomas tornò in camera sua e si sdraiò sul letto, prendendo il cellulare e andando su facebook. C'erano foto della festa a casa di Brenda ovunque, persone con drink in mano, altre in piscina con tanto di vestiti, altri completamente senza vestiti ma non in piscina e più scorreva nella sua home, più foto c'erano. Il che lo fece sentire un po' in colpa.

“Hey, Min,” chiamò Thomas, “Se vuoi possiamo ancora andare alla festa di Newt e Alby, sai? Non è così tardi. E dalle foto che sto vedendo non credo che la festa finirà presto.”
Minho si affacciò dalla porta con i capelli bagnati e una salvietta struccante in mano, ma solo metà della sua faccia era senza trucco.

“Mmh. Non so. Voglio dire, so che prima ti ho fatto una testa grossa come una casa perché volevo andarci, ma stasera mi sono divertito con te e tuo fratello. E poi credo che non riuscirò mai a togliermi questa roba dalla faccia,” indicò i segni neri sul suo naso e sulla fronte. “Davvero, provo un sacco di rispetto verso le ragazze che ogni giorno devono avere a che fare con queste cose.”

“Dai, fammi aiutare. Alla fine è tutta colpa mia, no?” Thomas si alzò dal letto per andargli incontro, prese anche lui una salvietta ed iniziò a struccargli la fronte mentre Minho faceva il naso.

“Lo sai che mi sono davvero divertito stasera, sì? Non dicevo solo per dire prima.” Minho smise di sfregarsi il naso e guardò negli occhi il suo ragazzo che gli sorrise dolcemente.
“Lo so.” Thomas si concentrò su una porzione di pelle proprio sopra il sopracciglio destro di Minho perché sapeva che se non si fosse concentrato su qualcosa sarebbe finito con lo sciogliersi.

Era importantissimo per Thomas il fatto che Minho e Chuck andassero d'accordo. Alla fine erano loro le persone a cui teneva di più oltre a sua madre, era da loro che andava quando aveva più bisogno.

C'era stato un periodo, verso i primi due mesi della nuova scuola, in cui Chuck era stato preso di mira da dei ragazzi. Il motivo probabilmente non lo sapevano nemmeno i bulli, ma sta di fatto che un giorno il fratello di Thomas era tornato a casa con un occhio nero. Ovviamente Chuck aveva detto che non era nulla, che era caduto, che Thomas non doveva preoccuparsi, perché quello è cosa fanno i ragazzi di seconda media. Non parlano con i fratelli maggiori, non possono, perché sennò Thomas sarebbe andato a parlare con i bulli, avrebbe difeso Chuck, e Chuck sapeva difendersi da solo.

Però Minho abitava nei pressi della scuola media, e Minho non era suo fratello. Quindi quando vide dei ragazzini in mucchio attorno a Chuck, andò lì e gli disse di lasciarlo stare, o ci sarebbero state delle conseguenze. I ragazzi se ne andarono, ma era ovvio che non avrebbero lasciato stare Chuck per sempre. È per quello che Minho si offrì di andarlo a prendere da scuola ogni giorno per portarlo a casa, dopo essere andati a prendere un dolcetto dalla pasticceria più vicina, però.

Thomas venne a sapere di questa storia solo quando ormai andava avanti da un po' di mesi. E forse fu questo a fargli aprire gli occhi su quanto Minho gli piacesse.

“Credo che abbiamo finito,” annunciò Thomas buttando la salvietta struccante nella pattumiera.
“Devi andare a casa o puoi stare ancora un po' con me, qui?”
“I miei sanno che sarei stato alla festa, quindi credo di avere ancora un'oretta più o meno,” Minho sorrise a Thomas. “Ma ci sono i tuoi genitori e tuo fratello è letteralmente nella stanza accanto” sussurrò poi.

“Lo so, ma ho voglia di stare un po' con te,” Thomas prese entrambe le mani del suo ragazzo nelle sue e lo baciò, e come ogni volta il suo cuore saltò un battito. Poi lo condusse verso il suo letto, dove si sdraiarono uno di fianco all'altro.

“Finiamo questa serata nel modo più cliché per Halloween, ti prego. Guardiamoci un film horror.” Minho rise davanti alla stupidità di Thomas.
“Okay, ma tu non puoi scegliere perché ogni volta che lo fai ci ritroviamo a vedere dei film bruttissimi.”
“Non è vero, a me piacciono.”
“Oh sì che è vero, e tu lo sai.”
“Stai zitto e prendimi il computer.”
“Alza le tue bellissime chiappe e prendilo tu.”
“Non ho voglia, Min.”
“Nemmeno io, Thomas.”
“Oh, vorrà dire che staremo tutto il tempo a fare niente allora.”

Minho sorrise, spense la luce, e abbracciò da dietro Thomas.
“Preferirei stare una vita a fare niente con te che fare di tutto con altre persone.”


OoOoOoOo Angolo dell'autrice OoOoOoOo

Buon giorno/sera/pomeriggio/quel che volete fandom di Maze Runner!
Inizio col dire che questa è la prima fanfic che scrivo dopo il mio blocco dello scrittore. Già. Ci volevano i Thominho per farmi scrivere.
E mi scuso con tutti quelli che pensavano che questa sarebbe stata una di quelle ff paurose, essendo su Halloween e invece si sono ritrovati davanti ad una fluff più dolce delle caramelle che avete mangiato ieri.
E, vi prego, possiamo far finta che sia oggi Halloween e che non sia stato ieri? Perché in realtà ieri ero troppo occupata ad avere per un giorno all'anno una vita sociale. Oops?
E vorrei anche chiedervi una cosa: vi piacerebbe se questa OS diventasse uno spin-off di una long? Tipo, io sarei disposta a scrivere tutto quello che è successo, da quando Thomas e la sua famiglia si sono trasferiti nella nuova città a quando lui e Minho si sono messi insieme perché THOMINHO RULES.
Quindi, bho, scrivetemi una recensione o contattatemi su twitter (@sheeransguitars) o tumblr (kira-and-malia) o dove volete per farmi sapere se vi piacerebbe :)
Love ya,

-Gravity (aka Izzy)


  
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