Halloween – Thominho Edition.
Ad
Aras,
che è il Newt del mio Minho
e che mi mancherebbe comunque,
anche se non ci fossimo
conosciute.
“Stai
scherzando, vero?” Minho
sollevò gli occhi al cielo in modo così brusco
che Thomas credette
che gli sarebbero rimasti in quel modo per sempre. E a Thomas
piacevano gli occhi di Minho. Tanto.
“Chuck ha tredici anni, non ne ha
sette. Può andare a fare dolcetto o scherzetto da solo, o
con i suoi
amici, perché dobbiamo accompagnarlo proprio noi?”
Minho mise su
il broncio. “Avevamo dei piani.”
Thomas sospirò.
“Lo so, Min. Ma hai
sentito mia madre, non lo lascerebbe mai andare in giro da solo. E lo
sai che da quando ci siamo trasferiti non ha ancora fatto molte
amicizie.”
“Okay ma...” Minho fece un verso
frustrato, “Alby e Newt hanno organizzato quest'enorme festa
a casa
di Brenda che sarà la fine del mondo, Thomas. Prendi
un'eruzione
solare o un virus che fa uscire matto tutto il mondo, o l'apocalisse
zombie o quello che vuoi: nessuna di queste cose sarà mai
figa
quanto la festa di Newt e Alby.” Thomas si chiese come avesse
fatto
a finire insieme ad un ragazzo che crede che cose come un'eruzione
solare o mostri che vogliono mangiarti il cervello e/o altre parti
del corpo siano fighi, ma ci passò sopra.
“E poi, ricordati che Brenda a casa sua ha una piscina, Thomas. Una piscina!” enfatizzò quelle ultime parole come se non avessero passato l'intera estate scorsa sempre in quella casa.
La loro prima estate insieme come una coppia, la seconda da quando Thomas si era trasferito in quella città.
Per i primi tempi era stata dura, tra il fatto di non conoscere nessuno e quello di essersi ritrovato improvvisamente lontano chilometri e chilometri dalla sua migliore amica, Teresa. Era stato in quel periodo che lui e suo fratello – beh, fratellastro a dirla tutta – si erano avvicinati di più. Ma tutto si era alleggerito quando era iniziata la scuola: era al penultimo anno e si era ripromesso che l'avrebbe passato al meglio, quindi si era iscritto alla squadra di atletica dell'istituto. E fu in quel modo che incontrò Newt, Alby, Brenda, Frypan, Gally e, ovviamente, Minho.
All'inizio non fu facile entrare a far parte della compagnia. Gli altri si conoscevano da anni (Newt e Alby avevano nei loro armadietti una foto di loro, da piccoli, con davanti una torta con la scritta 'BUON 2° COMPLEANNO ALBY & NEWT!' sopra), ma tutto sommato non esclusero mai Thomas.
Inutile dire che, arrivato gennaio, erano inseparabili.
Soprattutto Minho e Thomas, che avevano scoperto di avere la stessa passione. Non abitavano molto lontani l'uno dall'altro, quindi ogni weekend si alzavano (relativamente) presto – Minho non era per niente una persona mattiniera – per andare a fare jogging – che poi non era mai vero e proprio jogging, visto che ad un certo punto della mattinata si trasformava inevitabilmente in una gara che finiva con entrambi i ragazzi sdraiati sull'erba del parco dove andavano a correre mentre ridevano come due idioti.
Dopo un paio di mesi che tutto ciò andava avanti, era chiaro a tutti che quei due provavano più che amicizia l'uno per l'altro.
E, ovviamente, era chiaro a tutti tranne che ai diretti interessati.
Fu allora che Newt
si rimboccò le maniche e decise di diventare il cupido della
situazione.
Era
stanco di sentirsi
ripetere sempre le stesse cose da Minho (“Sì, ma
figurati se
piaccio pure io a Thomas. Molto probabilmente gli piacciono le
ragazze e-” “Oh, Minho. Povero, povero Minho. Hai
ancora un sacco
da imparare.”) e Thomas
(“Io? Io che piaccio a Minho? Dai, Newt. No, non è
possibile.”
“Giuro su dio, Tommy, siete tanto stupidi quanto perfetti
l'uno per
l'altro.”); quindi fece la sua – come a lui piaceva
chiamarla –
magia.
Era Aprile, tutti i ragazzi del corso di atletica stavano andando a casa, ma non Thomas e Minho. Loro stavano sempre un po' di più in pista, a volte si allenavano e basta, a volte gareggiavano l'uno contro l'altro, a volte stavano con il coach per parlare un po' delle prestazioni fatte e di come potevano migliorarle.
Quando tornarono negli spogliatoi, Newt li chiuse a chiave dentro ed iniziò a gridare da dietro alla porta un discorso che aveva frasi come “siete dei pive innamorati l'uno dell'altro” e “finitela e tiratevi la testa fuori dal culo” e “dateci dentro” al suo interno.
Ovviamente si era dimenticato di chiudere la porta del retro e aveva sottovalutato quanto potessero essere veloci i velocisti più bravi della squadra di atletica e si era momentaneamente dimenticato del fatto che zoppicasse.
Minho non dovette rincorrerlo per molto, e Thomas lo tenette fermo sdraiato a terra sul prato del campo di football mentre Newt recitava le sue scuse giurando che non si sarebbe più intromesso nelle faccende degli altri (come se quello l'avrebbe fermato).
Sta di fatto che il giorno dopo l'intera scuola vide Minho e Thomas camminare mano per la mano nei corridoi, e nemmeno uno studente si dichiarò anche minimamente sorpreso da ciò.
E
adesso erano lì, nel loro ultimo anno di scuola (il che
significava
che presto avrebbero dovuto scegliere in che college sarebbero
andati, e questo avrebbe portato solo ad altri problemi e/o discorsi
imbarazzanti in cui nessuno dei due era bravo), ad Halloween, e
stavano discutendo per dolcetto o scherzetto.
E a
Thomas non piaceva per niente
discutere.
“Okay,
Minho. Sai
cosa? Se proprio non vuoi venire con me e Chuck puoi andare alla
festa da solo. A me sta bene” - no, non gli stava per niente
bene -
“Solo... chiamami quando arrivi a casa, o se hai bisogno di
qualcosa, tipo un passaggio se hai bevuto o -”
“Lo sai che non
lo farei mai, Thomas,” lo interruppe Minho. “Non
andrei a quella
festa senza di te. E poi è il nostro primo Halloween come
una
coppia, no? E so quanto tu ami Halloween. E tu sai che tuo fratello
mi piace.”
“Quindi?
È un
sì? Verrai con me e Chuck a fare dolcetto o
scherzetto?” chiese
Thomas, anche se, conoscendo il suo ragazzo come il palmo della sua
mano, sapeva già quale sarebbe stata la sua risposta.
“Ugh. Odio te e
quei tuoi occhi che fai quando vuoi qualcosa davvero tanto.”
“Oh, ma per
favore. Tu mi ami.”
OoOoOoOo
“Perché deve
venire anche Minho? Non indossa nemmeno un costume. Thomas,
perché
il tuo fidanzato non sta indossando un costume? Tutti devono
indossare un costume. È Halloween!” disse Chuck
quasi urlando
mentre si preparavano per uscire di casa.
“Calmati,
amico. Non ho intenzione di mettermi un costume. Non ne ho nemmeno
uno a casa,” (a parte quello da power ranger rosa che aveva
indossato quando aveva dieci anni, ma nessuno doveva saperlo.
Certamente non Thomas che l'avrebbe preso in giro fino alla fine dei
suoi giorni.)
“E poi, nemmeno
tuo fratello sta indossando un costume, quindi...”
Non
esisteva, non
gli avrebbero fatto mettere un costume. Ormai era cresciuto dalla
fase in cui passava tutto il suo tempo libero dal primo di ottobre al
trenta ad andare in giro con suo padre per cercare il costume
perfetto.
E poi, come aveva
detto prima, nemmeno Thomas ne aveva uno, quindi...
Anche se,
ripensandoci, gli sarebbe piaciuto vedere come il suo ragazzo fosse
stato con indosso uno di quei travestimenti che si mettono le ragazze
nel giorno di Halloween. Come quello da catwoman o quello da
infermiera sexy o-
“Sì
che ho un
costume, guarda,” Thomas interruppe i suoi pensieri e
andò a
prendere qualcosa in camera sua. Tornò con in testa un...
sul serio?
Era sul serio quell'idiota il suo ragazzo?
“Il tuo costume è
un cerchietto con una freccia finta che... dovrebbe attraversarti la
testa? Credo? Wow, sul serio, stai attento o potresti spaventare a
morte qualcuno.”
Thomas
cacciò
fuori una risata forzata, poi fece una faccia che a Minho non piacque
per niente.
“Sai cosa? Mi è
venuta un'idea.” Prese il suo ragazzo dal gomito e
trascinò verso
il bagno.
“Thomas,
che stai
facendo? Giuro che se mi vuoi ricoprire di carta igienica per farmi
fare la mummia, io e te la finiamo qui.”
“Ma tu stai mai
zitto? Non ti voglio ricoprire di carta igienica, tranquillo. Non ne
abbiamo il tempo. Siediti qua,” gli indicò la
lavatrice che c'era
nel piccolo bagnetto “e cerca di stare fermo.”
Thomas prese quello
che a Minho sembrò un beauty-case e iniziò a
frugarci dentro prima
di tirare fuori una matita per gli occhi.
“Oh
no. No no no no. Tu
non ti avvicinerai con quella cosa alla mia faccia.
Scordatelo.”
Thomas
si mise a
ridere davanti a quando ridicolo fosse il suo fidanzato.
“Eddai,
hai sentito Chuck, no? Fallo per lui.”
“No.” Minho
aveva letteralmente messo il broncio.
“Okay, facciamo
che se non ti piace il risultato andiamo da mia madre e le chiediamo
come si toglie questa roba.”
“Non sai
nemmeno come si toglie?!” Minho stava ormai urlando.
“Giuro
solennemente che non rovinerò permanentemente la bellissima
faccia
che ti ritrovi,” Thomas si posizionò tra le gambe
dell'altro che
intanto si era seduto sulla lavatrice, ma sembrava ancora titubante.
“Ti fidi di me?” gli sussurrò sulle
labbra, sorridendo.
“Non lo so, è
sempre della mia bellissima faccia che stiamo
parlando...”
Thomas lo guardò male e gli tirò uno schiaffo sul
braccio.
“Stai fermo e basta. L'ho già visto fare un sacco di volte da Brenda, e prima di lei Teresa. Guarda in su.” Thomas iniziò a mettere la matita nera sugli occhi di Minho, stando attento a non fargli del male, e tutto sommato il risultato non fu un disastro. Poi passò a colorare il naso della sua vittima, che lo arricciò solo per dargli fastidio. Dopo aver fatto altri segni sulla fronte e sulle guance, si allontanò per ammirare il suo capolavoro, poi si riavvicinò per stampargli un bacio sulle labbra perché... beh, perché poteva.
“Finito,”
annunciò Thomas, “Ora puoi andare a vederti allo
specchio.”
Minho lo prese da
dietro il collo per avvicinarlo per un altro bacio, questa volta
più
lungo del primo.
“Sei
un pive,”
disse Minho quando si separarono.
Thomas aveva capito
da ormai un po' di tempo che quello era uno dei suoi tanti modi per
dire “ti amo”.
Non che non se lo dicessero mai esplicitamente, ma era abbastanza raro. Soprattutto da parte di Minho. Se non altro per il semplice fatto che i gesti, quelle piccole cose che facevano quotidianamente l'uno per l'altro a volte senza nemmeno accorgersene, parlavano per loro.
Come il fatto che ogni weekend, dopo essere andati a far jogging, si fermavano a prendere il caffè in un bar vicino al parco e ad ordinare per entrambi è sempre Minho, sapendo a memoria come prende il caffè Thomas.
O quando Minho è teso prima di una gara di atletica e Thomas sa quali sono le parole giuste da dirgli.
O il fatto che ogni venerdì sera si trovano a casa di Minho per vedere un film e Thomas porta sempre due lattine di Sprite, da bere perché sa che è la sua bevanda preferita ma sua madre non la vuole comprare perché se ne beve troppa gli zuccheri lo fanno diventare un bambino iperattivo.
O il fatto che entrambi sanno già di voler andare a vivere insieme quando saranno al college, ma non se lo sono ancora detti faccia a faccia perché sembra tutto troppo in poco tempo, ma non possono fare a meno di vedersi uno nella vita dell'altro anche nel futuro.
“Fammi
capire,
cosa dovrei essere? Un gatto?” chiese Minho che si stava
ammirando
allo specchio.
“Cosa? No, sei un
licantropo,” Thomas non sapeva se sentirsi offeso o meno.
“No, sul serio,
sembro un gatto.”
“Non fare il pive
e fammi dare l'ultimo tocco al tuo costume...” Thomas sapeva
che
quello che stava per fare avrebbe fatto andare su tutte le furie il
suo ragazzo, ma prese lo stesso il gel che aveva in un anta
dell'armadietto del bagno, se lo mise sulle mani e
scompigliò i
capelli di Minho da tutte le parti.
“THOMAS
EDISON
COSA HAI FATTO AI MIEI CAPELLI È MEGLIO CHE COMINCI A
CORRERE PERCHÈ
SE TI PRENDO NON NE ESCI VIVO” urlò Minho tutto
d'un fiato.
“Ma guardati, sei
il licantropo più sexy di tutti i tempi!”
“Thomas. Sto
cercando di mantenere la calma. Non infierire.”
“- anche se,
adesso che ci penso, Taylor Lautner non è per niente male,
ma
secondo me un secondo posto te lo meriti-”
“Thomas!”
“Che c'è?”
rispose l'altro ridendo.
“Tu mi devi un
sacco di pompini per questo. E quando dico un sacco intendo davvero
tanti.”
“Beh, possiamo
anche fare un accordo...” Thomas fece un sorrisino e si
leccò le
labbra, un gesto che sapeva faceva impazzire il suo ragazzo.
Poi
bussarono alla
porta.
“Thomas! Minho!
Sbrigatevi o le vecchiette che danno le caramelle più buone
andranno
a letto e io non voglio tornare a casa con solo delle caramelle al
caffè e al limone, dai!” sbuffò Chuck
dall'altra parte della
porta.
I due
si
scambiarono un'occhiata colpevole prima di uscire dal bagno, dove un
Chuck versione zombie con del sangue finto che gli colorava di rosso
il petto li stava aspettando.
“Cosa sei tu, un
gatto?” chiese il più piccolo.
Minho guardò male
Thomas che alzò gli occhi al cielo.
“È un
licantropo.”
“Secondo me non
assomiglia per niente a Taylor Lautner,” Chuck fece spallucce
e si
avviò verso la porta di casa.
OoOoOoOo
Alla fine Chuck non portò a casa solo caramelle al
caffè e al
limone – anche se almeno un terzo del sacchetto che aveva in
mano
le conteneva. E sia Thomas che Minho riuscirono a guadagnarsi
qualcosa – soprattutto da una dolcissima signora in Paige
Road che
aveva lodato il “carinissimo costume da gatto
tenerone” di Minho.
Chuck e Minho dovettero fermare Thomas dal lanciare un uovo sulla
casa della signora solo per aver insinuato che il suo ragazzo era
vestito da gatto e non da licantropo.
Erano appena passate le 23:30 quando tornarono a casa, soprattutto perché Chuck aveva dichiarato di non aver più voglia di andare a cercare caramelle ma piuttosto preferiva mangiarle.
“Chuck, mangiane poche, okay? Ricordati che l'anno scorso hai
avuto
un mal di pancia orribile,” disse Thomas entrando nella
camera del
fratello per dargli la buonanotte.
“Okay, mamma.” Chuck alzò gli occhi al
cielo.
“Hey, sono serio. Buonanotte.” Thomas gli diede una
pacca sulla
spalla.
“'Notte. Anche a te, Minho!”
Minho rispose con un verso dal bagno nella stanza di Thomas in cui
stava cercando di struccarsi.
Thomas tornò in camera sua e si sdraiò sul letto, prendendo il cellulare e andando su facebook. C'erano foto della festa a casa di Brenda ovunque, persone con drink in mano, altre in piscina con tanto di vestiti, altri completamente senza vestiti ma non in piscina e più scorreva nella sua home, più foto c'erano. Il che lo fece sentire un po' in colpa.
“Hey, Min,” chiamò Thomas, “Se
vuoi possiamo ancora andare
alla festa di Newt e Alby, sai? Non è così tardi.
E dalle foto che
sto vedendo non credo che la festa finirà presto.”
Minho si affacciò dalla porta con i capelli bagnati e una
salvietta
struccante in mano, ma solo metà della sua faccia era senza
trucco.
“Mmh. Non so. Voglio dire, so che prima ti ho fatto una testa grossa come una casa perché volevo andarci, ma stasera mi sono divertito con te e tuo fratello. E poi credo che non riuscirò mai a togliermi questa roba dalla faccia,” indicò i segni neri sul suo naso e sulla fronte. “Davvero, provo un sacco di rispetto verso le ragazze che ogni giorno devono avere a che fare con queste cose.”
“Dai, fammi aiutare. Alla fine è tutta colpa mia, no?” Thomas si alzò dal letto per andargli incontro, prese anche lui una salvietta ed iniziò a struccargli la fronte mentre Minho faceva il naso.
“Lo sai che mi sono davvero divertito
stasera, sì? Non
dicevo solo per dire prima.” Minho smise di sfregarsi il naso
e
guardò negli occhi il suo ragazzo che gli sorrise dolcemente.
“Lo so.” Thomas si concentrò su una
porzione di pelle proprio
sopra il sopracciglio destro di Minho perché sapeva che se
non si
fosse concentrato su qualcosa sarebbe finito con lo sciogliersi.
Era importantissimo per Thomas il fatto che Minho e Chuck andassero d'accordo. Alla fine erano loro le persone a cui teneva di più oltre a sua madre, era da loro che andava quando aveva più bisogno.
C'era stato un periodo, verso i primi due mesi della nuova scuola, in cui Chuck era stato preso di mira da dei ragazzi. Il motivo probabilmente non lo sapevano nemmeno i bulli, ma sta di fatto che un giorno il fratello di Thomas era tornato a casa con un occhio nero. Ovviamente Chuck aveva detto che non era nulla, che era caduto, che Thomas non doveva preoccuparsi, perché quello è cosa fanno i ragazzi di seconda media. Non parlano con i fratelli maggiori, non possono, perché sennò Thomas sarebbe andato a parlare con i bulli, avrebbe difeso Chuck, e Chuck sapeva difendersi da solo.
Però Minho abitava nei pressi della scuola media, e Minho non era suo fratello. Quindi quando vide dei ragazzini in mucchio attorno a Chuck, andò lì e gli disse di lasciarlo stare, o ci sarebbero state delle conseguenze. I ragazzi se ne andarono, ma era ovvio che non avrebbero lasciato stare Chuck per sempre. È per quello che Minho si offrì di andarlo a prendere da scuola ogni giorno per portarlo a casa, dopo essere andati a prendere un dolcetto dalla pasticceria più vicina, però.
Thomas venne a sapere di questa storia solo quando ormai andava avanti da un po' di mesi. E forse fu questo a fargli aprire gli occhi su quanto Minho gli piacesse.
“Credo che abbiamo finito,” annunciò
Thomas buttando la
salvietta struccante nella pattumiera.
“Devi andare a casa o puoi stare ancora un po' con me,
qui?”
“I miei sanno che sarei stato alla festa, quindi credo di
avere
ancora un'oretta più o meno,” Minho sorrise a
Thomas. “Ma ci
sono i tuoi genitori e tuo fratello è
letteralmente nella
stanza accanto” sussurrò poi.
“Lo so, ma ho voglia di stare un po' con te,” Thomas prese entrambe le mani del suo ragazzo nelle sue e lo baciò, e come ogni volta il suo cuore saltò un battito. Poi lo condusse verso il suo letto, dove si sdraiarono uno di fianco all'altro.
“Finiamo questa serata nel modo più
cliché per Halloween, ti
prego. Guardiamoci un film horror.” Minho rise davanti alla
stupidità di Thomas.
“Okay, ma tu non puoi scegliere perché ogni volta
che lo fai ci
ritroviamo a vedere dei film bruttissimi.”
“Non è vero, a me piacciono.”
“Oh sì che è vero, e tu lo
sai.”
“Stai zitto e prendimi il computer.”
“Alza le tue bellissime chiappe e prendilo tu.”
“Non ho voglia, Min.”
“Nemmeno io, Thomas.”
“Oh, vorrà dire che staremo tutto il tempo a fare
niente allora.”
Minho sorrise, spense la luce, e abbracciò da dietro Thomas.
“Preferirei stare una vita a fare niente con te che fare di
tutto
con altre persone.”
OoOoOoOo Angolo dell'autrice OoOoOoOo
Buon giorno/sera/pomeriggio/quel che volete fandom di Maze Runner!
Inizio col dire che questa è la prima fanfic che scrivo dopo
il mio
blocco dello scrittore. Già. Ci volevano i Thominho per
farmi
scrivere.
E mi scuso con tutti quelli che pensavano che questa sarebbe stata
una di quelle ff paurose, essendo su Halloween e invece si sono
ritrovati davanti ad una fluff più dolce delle caramelle che
avete
mangiato ieri.
E, vi prego, possiamo far finta che sia oggi Halloween e che non sia
stato ieri? Perché in realtà ieri ero troppo
occupata ad avere per
un giorno all'anno una vita sociale. Oops?
E vorrei anche chiedervi una cosa: vi piacerebbe se questa OS
diventasse uno spin-off di una long? Tipo, io sarei disposta
a
scrivere tutto quello che è successo, da quando Thomas e la
sua
famiglia si sono trasferiti nella nuova città a quando lui e
Minho
si sono messi insieme perché THOMINHO RULES.
Quindi, bho, scrivetemi una recensione o contattatemi su twitter
(@sheeransguitars)
o tumblr (kira-and-malia)
o dove volete per farmi
sapere se vi piacerebbe :)
Love ya,
-Gravity (aka Izzy)