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Autore: _Maelle    02/11/2014    1 recensioni
Il momento in cui ti siedi di fronte ad una porta finestra e pensi, pensi a tutto e a niente.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Nonsense | Avvertimenti: nessuno
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Un pensiero, un appunto, un ricordo, un momento. Nuova vita, nuove persone, nuove conoscenze, nuovi rapporti, nuove esperienze. Restare fermo immobile, nel tempo, nello spazio, nel mondo, nelle situazioni. Continuare a muoversi, girare con il mondo, il perno dell’Io, il ricircolo, stesse cose, situazioni diverse, situazioni diverse stesse frasi. i cliché, gli chapeau, le situazioni analoghe quelle strane e quelle normali. Le stranezze, i momenti che durano un attimo e quelli che durano una vita intera. Incastrarsi, restare legati a quelle cose che ti fanno male ma di cui non puoi farne a meno. Le piccole cose, quelle che ti tolgono il respiro. un messaggio inaspettato, una chiamata che non avresti mai voluto ricevere. Lo schianto, il cuore che smette di battere. Le occasioni che ti neghi, quelle che ti vengono negate e quelle che acchiappi al volo perché “quando mi ricapita?”. La vita, la morte e quello che ci sta in mezzo. Le persone che se ne sono andate e ti mancano da star male e quelle che ci sono ancora ma che sono lontane anni luce da te. Quell’abbaccio mai avuto, e quelli che hai troppo spesso ma che non hanno lo stesso sapore. I Muffin il giorno del tuo compleanno con la candelina azzurra che mangi prima ancora di poter immortalare il momento. E le risate da strafatto di sonno e stanchezza e stress delle 4 del mattino, quando tutti dormono e si sente solo quella nell’aria. Il profumo del mare d’inverno e l’area pungente dell’alba. il momento esatto quando tutto il paese dorme e tu, su una terrazza del terzo piano senza ascensore stai lì a fare il reso conto della tua vita, di quanto hai perso, quanto hai lottato e conquistato e di quello che verrà. E le domande esistenziali e la paura folle, quella che ti immobilizza, del futuro. E i se, se quello che sto facendo è giusto o sbagliato, se valgo abbastanza se ce la farò a conquistare i sogni e farli miei. E l’inconscio, che ti sveglia nel bel mezzo della notte e ti fa mancare l’aria, e l’aria che il 15 d’agosto diventa acqua. E il tuo amato autunno che non si fa vedere da molte stagioni, la tua stagione preferita quella che ti capisce che ti fa respirare una volta all’anno. Il cuore che ricomincia a battere con nuovo vigore, la determinazione, la delusione e la noia della domenica pomeriggio che aspetti con ansia. E tornare, partire, vedere, fare cose. E le passioni, le ossessioni, le paranoie, la rabbia, l’impotenza davanti le ingiustizie. Dover ricominciare tutto da capo, individuare quello che si è sbagliato, correggerlo. La maniacalità dei gesti ripetuti meccanicamente. Mangiare l’unghia dell’indice destro, perché è il preferito. Il paradossale e il paranormale. L’impensabile e la musica malinconica. E i termini, le parole dette d’impulso e quelle non dette. Viaggiare, vedere posti, vedere la tua band preferita. E quella canzone, quella che dalla prima nota all’ultima è tua perché ti spetta di diritto. I riti, girare il caffè lentamente osservarlo mentre gira nella tazzina quando sei ancora mezza addormentata. Il latte e i cereali. I biscotti le torte e quelle mangiate da far schifo. I mal di testa e quelli del cuore. Quella cicatrice fatta chissà quando e chissà come. E tagliarsi con il coltello mentre cerchi di cucinare qualcosa di buono ma sei distratta da quella canzone che non ascolti da secoli. Ps. grazie riproduzione casuale. Il karma. Le coincidenze. Il destino. Le amiche che trovi su una pagina Facebook e che diventano fondamentali. I gruppi su whatsapp. Gli iPhone e i sistemi android. Le guerre, il bullismo, la fame nel mondo, l’economia che va a puttane e un padre di famiglia che cerca di arrivare a fine mese. La dolcezza dei bambini che gli dicono al telefono che gli manchi. E appoggiare la testa sul cuscino che non senti tuo ma dormirci lo stesso. I guai e l’adrenalina. Le telefonate che vorresti ricevere ma che mese dopo mese non arrivano. E le istituzioni , il governo e quel figlio di buona mamma che non ha aperto le porte del tram. E la storia di una vita giovane che è stata portata via e tu che ti immedesimi. E lo spettegolare delle anziane del paese e le storie fantasiose dietro una strada vicino al cimitero. E te che ti rivedi nella foto di quando eri bambina, con una bandana in testa e le macchinine in mano che fissi la macchinetta fotografica con sguardo fiero, perché sì, sono una bambina ma questo non vuol dire che  non posso giocare con le macchinine. E la patente mai presa. E i passeggi chiesti in giro perché non sai come tornare a casa. I vizi. Il buon vino. Il cibo. E quel profumo che ti ricorda una persona o un momento. E il natele senza neve e la pasqua in montagna, perché è così che si fa al sud. E la tristezza di vivere in un posto così bello ma lasciato alla mercè della mafia e del degrado. E alla fine la pace. Perché tu stai facendo del tuo meglio e sai che prima o poi riuscirai a vedere quella band, a vedere quella città, ad abbracciare quei bambini, a fare quello che ti piace, a rendere felice tuo padre. Ed è così, frenesia, vai e vieni, resta. E le ore diventano giorni e i giorni settimane e le settimane anni e gli anni una vita. E va bene, va tutto bene.

   
 
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