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Autore: Spencer Blackring    02/11/2014    8 recensioni
Questa storia racconta un episodio mai accaduto che vede protagonista la giovane Sansa Stark, neo sposa del lord Tyrion Lannister, ancora una volta abusata dal perfido re Joffrey ed una complice inaspettata. L'affetto del Lord folletto riuscirà a sanare le ferite, ormai innumerevoli, nel cuore della giovane lupa?
Ho scritto queste pagine di getto, come non facevo da tempo. Ho sognato la scena ed ho sofferto insieme a Sansa.
Spero vi piaccia.
Genere: Drammatico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Joffrey Baratheon, Margaery Tyrell, Sansa Stark, Tyrion Lannister
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Quella mattina faceva particolarmente caldo. Prima ancora di aprire gli occhi, Sansa percepì un sottile strato di sudore tenerle i capelli attaccati alla nuca, indisciplinati per l’aria calda e umida. Si voltò delicatamente, spostando le lenzuola di seta in cerca di refrigerio. L’altra metà del letto era, come sempre, vuota. 
La luce del sole entrava prepotentemente dalla finestra, illuminando tutta la stanza.  Dall’altra parte della camera da letto, su una panca nascosta da qualche cuscino, riluceva tra i cuscini un calice d’oro, l’unico segno della presenza di suo marito. Suo marito. Sansa non si era ancora abituata all’idea di essere sposata ed il fatto che fosse la moglie di Tyrion Lannister, il folletto, di certo non aiutava. Il calice rifletteva la luce del sole inondando il pavimento di riflessi.
Sansa si chiese che ore fossero. A giudicare dal calore del sole sulla pelle delle sue gambe nude doveva essere mattina inoltrata. Perché Shae non l’aveva svegliata per prepararla?
Si alzò e camminare a piedi nudi sul pavimento di pietra le provocò un po’ di sollievo. Mise la testa fuori dalla grande camera, ma tutto ciò che vide furono le possenti spalle di due cappe dorate che facevano la guardia alla fine del lungo corridoio. Di Shae nessuna traccia. Decise dunque di pettinarsi e vestirsi da sola, decisa a scoprire dove fossero finiti tutti.
Intrecciarsi da sola i capelli le ricordò Grande Inverno ed una fitta di nostalgia la colpì al petto come una lancia. Con il tempo aveva tentato di ignorare il dolore e la perdita, di annullare ogni emozione con il solo scopo di sopravvivere, ma era come chiedere al sole di non sorgere il giorno seguente.
Cercò il suo riflesso in un vassoio d’argento, provando a sfoderare un sorriso abbastanza convincente, ed uscì dalla stanza decisa a scoprire dove fossero tutti.
Le due guardie, che di solito non le prestavano la minima attenzione, incrociarono le spade per sbarrarle il passaggio.
“Cos’è questa storia?” chiese impulsivamente.
I due uomini per tutta risposta le afferrarono le braccia e senza alcuna spiegazione la trascinarono lungo un altro corridoio. A nulla servirono le minacce di rivelare cosa stavano facendo a Lord Tyrion. Sansa sapeva di non avere alcuna speranza contro due uomini addestrati, ma non cessò di dimenarsi finchè i due non la lasciarono, sgualcita e dolorante, davanti ad una porta nell’ala sud del castello.
La porta si aprì all’istante e due ancelle la tirarono dentro prima che potesse chiedersi cosa stesse succedendo. La scena che le si presentò davanti risultò alquanto strana. Era una grande stanza da bagno, con una enorme vasca in rame al centro. Tutte le finestre erano coperte da sottili pannelli di lino bianco, ma la luce entrava comunque accecante e Sansa sapeva che oltre quei veli si vedeva il mare. Numerose ancelle roteavano per tutta la stanza indaffarate nelle più disparate mansioni, ma la maggior parte erano intorno alla vasca. Il rumore del chiavistello che scattava dietro alle sue spalle la riportò alla realtà. Mise a fuoco ciò che aveva davanti e, con sua grande sorpresa, incrociò gli occhi della donna che la guardava da dentro la vasca da bagno: Margaery.
Sansa sorrise ed azzardò un passo in avanti. Lei e la futura regina erano diventate intime conoscenti negli ultimi tempi e sarebbero state sorelle se Sansa non fosse stata costretta a sposare il folletto.
Margaery si sollevò appena, la pelle bagnata del petto che riluceva.
“Lady Sansa” pronunciò con un tono che strideva con il suo sorriso. “fa tremendamente caldo oggi, non trovi? Sembra che questo inverno non voglia proprio arrivare.” Con un gesto della mano richiamò un’ancella, affinché versasse altra acqua fredda nella vasca.
“Proprio così, mia signora” si affrettò a rispondere Sansa.
Margaery sorrise, un sorriso che non raggiunse gli occhi, e si sollevò, ergendosi dall’acqua come una venere. Sansa si affrettò a distogliere lo sguardo da quel corpo così perfetto ed invidiabile, ma non poté fare a meno di arrossire davanti alla disinvoltura della ragazza di Alto Giardino che le stava davanti. 
“Un po’ di acqua fresca ti farebbe bene, avvicinati” disse quest’ultima, tirando fuori prima una lunga ed esile gamba e poi l’altra mentre le ancelle le avvolgevano il corpo con una veste leggera.
Sansa fece qualche passo in avanti, mantenendo lo sguardo basso finchè la futura regina non fu più nuda. Questa le posò due dita sotto il mento, tirandole su la testa e sorridendo con malizia “Non c’è niente di cui vergognarsi, Sansa. Non fare la bambina. Ora sei una donna e una moglie.. non devi aver paura.”
La giovane lupa sorrise appena. In effetti lo specchio d’acqua fresca era invitante ed allungò una mano fino a incresparne la superficie.
“Visto?” disse Margaery cingendole le spalle. “Non morde mica. Su, spogliati”
“Che?” si lasciò sfuggire Sansa “Volevo dire: no grazie, sto bene così”
Margaery alzò gli occhi al cielo. “Mia cara non ti ho certo fatta portare qui per questo, su, spogliati e facciamo il bagno”
Sansa era confusa. Se quello era un invito per un bagno, perché ci era stata portata di nascosto e con la forza? E perché erano state chiuse dentro? E dov’era Shae? Non aveva incontrato nessuno lungo i corridoi dalle sue stanze a qui.
“Oh andiamo, quanto ci vuole?” la voce di Joffrey alle sue spalle le fece gelare il sangue nelle vene ed improvvisamente Sansa sentì solo freddo, come se fosse miglia a Nord della Barriera.
Non aveva bisogno di girarsi, sapeva che lui era dietro di lei, lo sentiva. Improvvisamente tutte le ancelle lasciarono la stanza. Erano solo loro tre.
Margaery mise il broncio “Non ti avevo forse detto di aspettare finchè non fossimo state entrambe dentro l’acqua?”
Sansa si stupì di quanta poca formalità l’amica dimostrava nei confronti del re e suo futuro sposo. Qualcosa la riscosse, facendole ricordare le buone maniere di facciata e si voltò per salutare il suo sovrano. “Vostra grazia” pronunciò con un inchino.
La vista di Joffrey la sconvolse, se possibile, ancor più di quella della sua futura consorte. Il ragazzo era a petto nudo e portava dei pantaloni, visibilmente bagnati, come i capelli ed il resto del corpo, fino ai  piedi nudi.
Margaery lo raggiunse ed i due si strinsero in uno strano abbraccio, scambiandosi un bacio piuttosto passionale. Sansa cercò di assumere l’espressione più neutrale possibile, ma era oltremodo sconvolta e si costrinse a guardare altrove. I futuri sovrani sembravano già abbastanza intimi e Sansa tremò ancora, ricordando di aver condiviso parte del suo rancore e odio verso Joffrey con la donna che ora era tra  le sue braccia.
“Forza!” incitò quindi il re, cingendo con un braccio la sua futura sposa ed afferrando con l’altro la vita di Sansa, spingendo entrambe verso la vasca.
Margaery lanciò un gridolino di eccitazione, ma Sansa, dimentica delle buone maniere, scostò il braccio del ragazzo liberandosi dalla presa.
“Vostra grazia, con il vostro permesso vorrei ritirarmi nelle mi..” uno schiaffo. Prima ancora che potesse finire la frase Joffrey le aveva dato uno schiaffo in pieno viso. Sansa sentì il sangue caldo affiorarle sul labbro. Percepì appena Margaery sbuffare, mentre si rituffava nell’acqua fresca. Tutto sembrava girare intorno a lei, le pareti, le tende.. cosa stava succedendo? Perché l’avevano portata lì? Si portò una mano al viso proprio nel momento in cui il re le afferrò i capelli nel punto in cui erano annodati sopra la nuca
“Ora noi tre ci divertiamo un po’, va bene?” le ringhiò a qualche centimetro dal volto.
Sansa si morse il labbro per farlo smettere di tremare ed il sapore ferroso del sangue le diede la nausea.
Tenendola per i capelli, Joffrey la trascinò fino al bordo della vasca, mentre con mani avide le strappava le spalline del vestito, tirando via le maniche.
Le mani bagnate di Margaery che si protendevano dall’acqua le slacciarono parte del corsetto. Come prima con le guardie, Sansa tentò di opporre resistenza, ma si sentiva come se avesse perso le forze, o la voglia di combattere.
Il giovane Lannister le strinse più forte i capelli, provocandole una fitta acuta alla testa “Non vuoi divertirti con noi, cagna?” le sussurrò all’orecchio con disprezzo.
Con la coda dell’occhio Sansa riuscì a vedere colei che credeva sua amica soffocare a stento una risata. Poi tutto divenne sfocato e doloroso.
Joffrey le aveva spinto la testa sott’acqua e per quanto cercasse di respirare e liberarsi la sua presa sembrava d’acciaio. Con le mani ben strette al bordo della vasca, le nocche bianche per lo sforzo, Sansa cercava di liberarsi, senza successo. Le gambe intrappolate tra la parete della vasca e le gambe di quel giovane che tanto disprezzava.
Dopo qualche interminabile secondo si sentì tirare su, tra le risate dei suoi due aguzzini. Le ciocche che aveva accuratamente acconciato poco prima cadevano disordinate e bagnate attorno al suo viso.
Fece appena in tempo a prendere una boccata d’aria che si sentì spingere di nuovo in acqua.
I due ridevano sguaiatamente, in un modo perfido, quasi disumano. Ogni tanto le mani di Margaery le strappavano un altro po’ di stoffa e Sansa faticava a coprirsi ed opporre resistenza allo stesso tempo. Da quando avevano decapitato suo padre davanti ai suoi occhi si sentiva sempre violata, sempre nuda e derisa agli occhi degli altri, ma questo era un incubo ancora peggiore. Ogni volta che veniva spinta di nuovo in acqua le sembrava di starci un po’ di più. Il tempo si dilatava, l’acqua le bruciava nei polmoni ed attutiva i suoni dei suoi pugni contro il rame e delle risate  amare dei futuri sovrani.
 L’istinto le ordinava di riprendere fiato appena poteva, ma voleva solo smettere di lottare e lasciarsi andare.
Dopo un tempo che le parve infinito si sentì cadere a terra, sfinita. Le ginocchia deboli contro il marmo duro del pavimento.
“Ora lo sai” disse Margaery “se i tuoi sovrani ti ordinano di fare qualcosa tu la fai”
“O noi ti costringeremo a farla a modo nostro” concluse Joffrey con un ghigno che Sansa non riuscì a vedere ma che gli percepì nella voce.
Si trascinò a malapena, strisciando lontano da loro, ma ciò che rimaneva dell’abito bagnato sembrava pesare quintali. Il re le diede un calcio nel fianco, una risata secca, e poi si unì alla sua sposa nell’acqua, bramoso. I due parvero dimenticarsi quasi subito di Sansa, consumati da una strana passione che agli occhi della ragazza sembrò Altofuoco, un fuoco freddo, distruttivo e tremendo.
Sansa si trascinò fuori, si sforzò di alzarsi in piedi per aprire il chiavistello della porta, arrancò lungo i corridoi reggendosi ai muri grigi di pietra, tenendo con una mano ciò che rimaneva del vestito.
Cercò di orientarsi, la mente ancora annebbiata ed il respiro corto, e quando riconobbe il corridoio che portava alle sue stanze cercò di camminare più veloce, incapace di correre.
Le guardie non c’erano più, non c’era nessuno. Meglio così. Si disse che non avrebbe raccontato ciò che era successo. Come avrebbe potuto? Chi avrebbe creduto la figlia di un traditore?
Era questo il suo destino ora? Il giocattolo personale di due bambini velenosi, che giocavano a governare i sette regni? Come aveva potuto essere così cieca? Pensare che Margaery fosse diversa, sua amica?
Quelle domande le affollavano la testa negli ultimi metri che la dividevano dalle sue stanze.
Si poggiò con tutto il peso del suo corpo alla pesante porta di legno e la spinse. La camera era esattamente come l’aveva lasciata ma alla scrivania sedeva Tyrion.
Non appena la vide si alzò e fece un passo verso di lei, gli occhi disorientati pieni di stupore e paura.
Sansa si lasciò cadere ai suoi piedi, esausta, gli cinse le ginocchia sollevando lo sguardo su di lui e sentì una lacrima sfuggirle sulla guancia. Fino ad allora non aveva pianto, se ne rendeva conto solo ora.
“Sansa” un sussurro tormentato uscì dalla bocca del Lord, sconvolto dalla vista della ragazza in quelle condizioni. “Cosa..?”
Lei scosse forte la testa e cercò di guardarlo negli occhi attraverso il velo di lacrime. ‘non chiedere’ voleva dirgli ‘non posso dirtelo, non chiedermelo’.
E lui sembrò comprendere e si inginocchiò per stringerla e confortarla.
I singhiozzi di lei si fecero più forti ora che era tra le sue braccia, il dolore ancora più dirompente ora che c’era qualcuno a vederlo affiorare come un mare in tempesta.
Tyrion la strinse a sé, accarezzandole i capelli bagnati e cercando di coprirle le spalle nude e gelide. Sansa tremava, nonostante il caldo.
Rimasero così per un tempo indefinito, fino a quando le lacrime non lasciarono il posto ad uno sguardo vitreo, perso nel nulla.
Lui si sentì impotente. Avrebbe voluto prenderla tra le braccia e adagiarla sul letto, stendersi accanto a lei, come non aveva ancora mai fatto, sul loro talamo. Invece rimasero lì sul pavimento, la testa di lei sul suo grembo.
Passarono altri minuti, forse ore, e la giovane lupa sembrò aver ritrovato parte del suo orgoglio perché si alzò e, senza dire una parola, prese a pettinarsi i capelli.
“Sansa” la voce di lui suonò un po’ roca dopo tutto questo silenzio, dopo i momenti in cui aveva tenuto i pugni stretti lungo i fianchi, incapace di fare l’unica cosa che dovrebbe fare un uomo: difendere la sua sposa.
Lei non si voltò “Non voglio parlarne. Perdonami, mio signore, a volte le donne hanno reazioni esagerate. Prometto che non accadrà più”
“Ehi” rispose lui “Ehi” e le sfiorò il polso, costringendola a voltarsi per guardarlo. Le lasciò la mano con delicatezza, il polso arrossato, fragile e dolorante. Non era abituato a toccare una ragazza con la delicatezza che le era dovuta “stammi a sentire. Devi raccontarmi tutto, in modo che io possa proteggerti. Ti giuro che gliela farò pagare, ma devi dirmi cosa è successo”
Lei scosse la testa piano, senza parlare. “Mio sign..”
“Tyrion” la corresse lui. “Solo Tyrion”
“Tyrion” ripetè lei, con la dolcezza che quel nome assumeva solo quando era pronunciato da lei. Si sedette sulla panca adornata da cuscini per guardarlo meglio negli occhi “davvero,  non è niente. È stato solo uno scherzo e sono sicura che non accadrà più” si sforzò di sorridere, ma senza successo. Neanche lei credeva a cosa usciva dalla sua bocca.
“Ascoltami” le disse lui, sedendo accanto a lei su quello che era diventato il suo letto da quando erano sposati “non permetterò a nessuno di trattare così mia moglie” e per la prima volta quelle parole non gli sembrarono uno scherzo di cattivo gusto.
I loro sguardi erano allacciati, ma Sansa si sforzava di tenere su un muro impenetrabile. Si era concessa di mostrarsi debole davanti a lui e non avrebbe dovuto, sarebbe rimasta la Stark fiera e nobile davanti a tutti, a qualsiasi costo.
 Tyrion appariva frustrato, l’affetto crescente che aveva iniziato a nutrire per quella ragazza sminuito dal disprezzo che, ne era sicuro, lei provava nei suoi confronti proprio come tutti gli altri. Glielo leggeva negli occhi, il distacco con cui lo guardava.
 Eppure erano lì, occhi negli occhi.
“Sansa ti prego parlami. Eri sconvolta, dimmi chi ti ha fatto questo” la sua mano si posò lentamente sul viso pallido di lei.
Il contatto la investì con un’ondata di sollievo. Sansa chiuse gli occhi abbandonandosi al tocco gentile di quell’uomo che tutti credevano un mostro. Se solo tutti sapessero quali mostri si nascondono dietro le siepi di Alto Giardino.
Così Sansa parlò, prima a fatica, poi respingendo ancora una volta le lacrime, poi con rabbia e rancore. Raccontò tutto, senza omettere nulla. Tyrion rimase ad ascoltarla in silenzio, stringendole le delicate mani tra le sue cercando di infondere conforto e coraggio. Corrugando la fronte nei momenti in cui avrebbe voluto alzarsi e conficcare la spada nel corpo del suo stesso nipote e della sua futura moglie. Alla fine del racconto, il viso del Lord era livido di rabbia.
“Ti prego però, Tyrion. Non c’è nulla che tu possa fare per me. Non metterti contro di loro, peggiorerebbe solo le cose. Mi avranno quando e come mi vorranno, perché loro sono il re e la regina ed io sono solo un ostaggio in una gabbia d’oro” lo sguardo di lei era sinceramente preoccupato per la sorte del Leone.
“Ma tu sei anche mia moglie” ancora quelle parole. Sembravano così vere, così cariche di promesse alle orecchie di entrambi. “ho schiaffeggiato quel ragazzino più di una volta, posso farlo ancora. Posso fare molto peggio. Non permetterò che ti accada nient’altro. Mi hai sentito Sansa?”
Lei sorrise impercettibilmente e lui le sorrise di rimando. Tyrion capì che nel cuore di sua moglie non c’era posto per il disprezzo. Occhi negli occhi, ad entrambi sembrò di sentirsi un po’ più a casa, un po’ più al sicuro.
 
 
La mattina dopo Sansa si svegliò all’alba, la gola che bruciava ancora come una sentinella di ciò che era accaduto il giorno precedente. Si voltò piano e, accanto a lei, Tyrion dormiva ancora tutto vestito, sul bordo opposto del loro letto. Era la prima volta da quando erano sposati ed a Sansa non diede affatto fastidio, anzi le sembrò che lui fosse fin troppo lontano. Si fece strada tra le lenzuola ricamate e si avvicinò fino a posare la testa sulla spalla del suo sposo. Chiuse gli occhi e si riaddormentò, cullata dal battito dei loro cuori vicin
i.
   
 
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