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Autore: Alli_210    02/11/2014    2 recensioni
"Aerith iniziò attentamente a farsi strada in mezzo ai detriti. Ogni tanto si voltava verso di lui che la seguiva in silenzio, lasciandola libera di esplorare e guardare con i suoi occhi. Era sempre così con lui: non le aveva mai impedito di fare nulla. La lasciava andare, la lasciava imparare e camminare da sola, ma si teneva sempre a distanza di sicurezza per afferrarla prima che potesse cadere. Era il suo rifugio sicuro, la sua roccia.
Era come un raggio di luce nel buio. Ogni tanto si chiedeva se non fosse un angelo, anche se non ne aveva l’aspetto."
“Guarda il mondo con il cuore, non con gli occhi.”
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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~~Ciao!

Questa è la prima (e ultima, almeno per il momento) one shot che ho scritto. Se qualcuno di voi dovesse per caso aver letto le altre due storie che ho pubblicato, già saprà chi sono i due protagonisti visti i cinquanta e passa capitoli che vi siete sorbiti sulle loro avventure.
Proprio per chi dovesse aver già letto “Deceiver Of Fools” e “Deceiver of Hearts” vi chiedo di “dimenticarvi” di Avalea, della guerra, del Potere e della storia in generale. Questa “storia” infatti nasce –come ben potrete immaginare dal titolo- sulle note di Iridescent dei Linkin Park e inizialmente i personaggi erano altri. I loro nomi sono una conseguenza del fatto che più scrivevo e più mi sono resa conto che riga dopo riga si stavano modellando ancora Aerith e Rahma, i loro volti, i loro caratteri e le loro paure. Ma questa storia di fantasy non ha niente: non so nemmeno io se è un sogno, una realtà o cos’altro, decidete voi. Non si svolge in un luogo e in un tempo preciso, potete collocarlo nel tempo e luogo che volete. E’ un avvenimento a se stante, non ho pensato ne a cosa sia successo prima ne a cosa succederà dopo, semplicemente per me questa canzone parla di una delle tante facce dell’amore e di questo ho voluto parlare qui, motivo per cui sta nella sezione romantica e non fantasy.
Per chi ha letto le altre due storie, probabilmente qui si spiega davvero la visione che ho dell’amore tra Aerith e Rahma (forse anche quella che ho dell’amore in generale, ma questi sono dettagli) anche se qui è mooolto decontestualizzato.
Ora mi levo dalle scatole e vi lascio alla lettura, spero che vi piaccia e che mi farete sapere che cosa ne pensate di questo mio esperimento.
Un saluto a tutti!

~~
Iridescent

You were standing in the wake of devastation
You were waiting on the edge of the unknown
With the cataclysm raining down, insides crying save me now
You were there, and possibly alone


Aerith mosse un altro passo per arrivare sulla sommità della collina. Le gambe le dolevano, era stanca e non avrebbe voluto fare altro che sedersi e riposare. Ma non era ancora arrivata dove doveva arrivare. Facendosi forza e aggrappandosi ad un sasso, Aerith proseguì. Non poteva e non voleva fermarsi. C’era qualcuno che la stava aspettando, li sopra. Qualcuno che lei doveva vedere.

Il cielo sopra di lei era cupo, carico di nubi nere. Probabilmente era notte. O forse l’alba, a giudicare dalle striature rosse che si intravedevano tra le nuvole. Ma quel rosso non aveva niente di naturale. Era del colore del sangue.

Eppure, Aerith non aveva paura.

Non c’era più niente di cui avere paura, ormai. Il peggio era già passato.

L’aria intorno a lei sapeva di pioggia, di terra. Doveva sbrigarsi prima che ricominciasse a piovere, o continuare la salita sarebbe diventato molto difficile su un terreno bagnato.

Voleva solo vederlo.

Passo dopo passo, la sommità di quella collina si avvicinò. I suoi sospiri e il rumore della suola degli stivali contro l’erba erano gli unici rumori in quella notte pervasa da un silenzio mortale ma quando finalmente arrivò alla sua metà, Aerith lo sentì. Un altro respiro, un altro cuore che batteva.

E lo vide.

 

Do you feel cold and lost in desperation
You build up hope, but failure's all you've known
Remember all the sadness and frustration
And let it go, let it go.


Rahma era seduto poco lontano da lei. Indossava una camicia bianca e dei pantaloni neri, ma era scalzo. I capelli mossi gli ricadevano sciolti sulle spalle, sfiorandogli il collo.

Aerith si avvicinò a lui, fino ad arrivare a posargli una mano sulla spalla. Rahma non si mosse. Sapeva che era lei. Chi altri avrebbe potuto essere?

“ti stavo aspettando. Avevo paura che cominciasse a piovere prima che potessi arrivare qui. Forza, siediti. Il panorama è stupendo.” le disse con un sorriso. Quel sorriso che le fece perdere un battito.

Aerith si sedette accanto a lui, stingendogli la mano. Ma quando alzò lo sguardo, non vide ciò che si era aspettata.

Sotto la collina, la città era completamente distrutta. Non rimanevano che macerie in quell’enorme valle.

“ma è tutto distrutto.” sussurrò Aerith. Eppure, la ragazza era tranquilla. Tutto era tranquillo. Solo un nuovo odore che le fece prudere il naso la disturbò. “c’è odore di sangue.”

Aerith si voltò nuovamente verso Rahma e solo in quel momento si accorse che entrambi avevano gli abiti sporchi di sangue.

“la pioggia lo pulirà via. C’è sempre sangue dopo una battaglia.”

“una battaglia?”

“si, Aerith. Abbiamo combattuto anche noi, non ricordi? Proprio qui, in questa valle.”

Aerith fissò il panorama davanti a se. Non aveva idea di che città fosse quella. Non aveva ricordo di alcuna battaglia. Ne di alcun nemico.

“contro chi abbiamo combattuto? E dove siamo?”

“Aerith, è tutto finito. Non ha importanza dove siamo o che cosa è successo. Ora è il momento di ricominciare.” Rahma le strinse di più la mano, portandosela alla bocca e baciandole le nocche. “ti amo.”

“ti amo anch’io ma… qui ci sono solo macerie, Rahma. Dov’è casa nostra? E i nostri amici? Se c’è stata una battaglia, forse sono rimasti feriti o sono…” Aerith non ebbe il coraggio di pronunciare quella parola.  Davanti a lei vedeva solo la distruzione. Era tutto devastato. Eppure, era tranquillissima. La vista della città in rovina davanti a lei sembrava non toccarla minimamente. Quella non era la sua città. Non era un posto dove era già stata. I suoi amici non potevano essere li. Erano sicuramente salvi, da qualche parte. E lei? Lei e Rahma erano salvi?

Aerith si voltò verso di lui. Il ragazzo la stava fissando con quegli occhi argentati che la facevano innamorare ogni giorno di più. Forse non erano salvi, forse non erano al sicuro. Ma erano insieme, che cosa importava di tutto il resto?

“non avere paura, Aerith” le sussurrò Rahma  prima di sporgersi verso di lui, baciandola dolcemente e avvolgendola nel suo abbraccio protettivo.

Aerith sospirò mentre le loro labbra si sfioravano ancora. Non aveva paura quando era con lui. Tutta la disperazione e il dolore smettevano di esistere. Era sempre stato così.

“vuoi venire a vedere?”

“che cosa c’è da vedere? Dovremmo andarcene da qui.”


“questo solo perché stai guardando con gli occhi. ti stai fermando alla superficie ma sai bene che le sorprese stanno nel profondo. Forza, vieni con me. Sta per piovere.”


Rahma si alzò, tendendole la mano e aiutandola ad alzarsi. Insieme, cominciarono a procedere lungo la collina verso ciò che rimaneva della città. Gli scheletri di quelli che dovevano essere stati palazzi si stagliavano contro il cupo cielo rossastro, mentre al suolo era un tripudio di pezzi di vetro, lastre in acciaio, cemento distrutto.

“ti farai male. Sei scalzo.” commentò Aerith ricordandosi che Rahma era a piedi nudi. Il ragazzo incombeva su di lei, alto e forte come lo era sempre stato. Era completamente fuori luogo in quel posto: il suo sorriso, la gioia e la sicurezza che emanava erano come un faro nella notte.

“starò attento.” rispose tranquillo.

And in a burst of light that blinded every angel
As if the sky had blown the heavens into stars
You felt the gravity of tempered grace,
Falling into empty space
No one there to catch you in their arms


Quando finalmente arrivarono ai piedi della collina, Aerith iniziò attentamente a farsi strada in mezzo ai detriti. Ogni tanto i suoi occhi ritornavano su Rahma che la seguiva in silenzio, lasciandola libera di esplorare e guardare con i suoi occhi. Era sempre così con lui: non le aveva mai impedito di fare nulla. La lasciava andare, la lasciava imparare e camminare da sola, ma si teneva sempre a distanza di sicurezza per afferrarla prima che potesse cadere. Era il suo rifugio sicuro, la sua roccia.

Era come un raggio di luce nel buio. Ogni tanto, si chiedeva se non fosse un angelo, anche se non ne aveva l’aspetto. Era bello, lo era sempre stato, con i capelli mossi con riflessi ramati, gli occhi argentei e il sorriso caldo. Era bello nonostante la cicatrice che gli sfregiava il lato destro del viso, dal sopracciglio fino al labbro, deformato da quell’increspatura.
Un soffio d’aria gelida la fece trasalire,facendole desiderare ardentemente qualcosa di più pesante del maglioncino sottile che aveva addosso. Rahma, dal canto suo, sembrava non essersi nemmeno accorto.

Il vento aveva sollevato nuvole di polvere dai detriti, cambiando completamente il panorama davanti agli occhi di Aerith. Quelli che prima sembravano solo blocchi di pietra distrutti, privati della polvere si erano rivelati pezzi di marmo bianco, pietre calcaree candide e altri materiali pregiati. Persi no le sbarre di ferro erano tornate a risplendere. In cuor suo, Aerith non riuscì a capire se quegli scintillanti e acuminati pezzi di ferro fossero belli o fossero solo il simbolo della disperazione che devastava quel luogo.  Si sentiva pesante, come se la forza di gravità la stesse lentamente schiacciando verso il suolo. Ma se fosse caduta, Rahma la avrebbe afferrata, ne era certa.

Insieme, continuarono a camminare fino a che non si trovarono sotto una struttura che le ricordava quella di un’enorme serra di cui era rimasto solo lo scheletro in ferro ma i vetri erano finiti distrutti proprio sotto i suoi piedi. La struttura portante era arrugginita in parecchi ponti e ricoperta da strani rampicanti in altri.

Terrificante, bellissima e suggestiva allo stesso tempo.

Aerith si chinò fino al suolo, afferrando una foglia. Era avvizzita e dalle sfumature rossiccie come quelle del cielo sopra di lei.

“Anche le piante sono morte. Come farà a rinascere qualcosa di vivo da questo posto?”

“Hai mai visto le piante fiorite d’inverno? Non sembrano forse morte? Eppure a primavera i prati si coprono di erba verde, o no? Quello che vedi è solo l’inverno, Aerith. La vita c’è, ma è nascosta in profondità. Questo posto è bellissimo, se guardi bene lo capirai.”

“sto guardando, Rahma! Ma io non vedo niente! Dove siamo?”

“questa è casa nostra. Non ricordi? Hai piantato tu tutti questi fiori. Sono rose rosse. Tu hai sempre amato le rose. E li ci sono le primule e orchidee.” disse indicando alcuni angoli della serra. “li in quell’angolo invece ci avevi messo i girasoli. Sei stata tu a scegliere il posto con più luce possibile. E’ ancora tutto qui, ma devi farlo rifiorire. La battaglia le ha rovinate, ma so che riuscirai a farle ricrescere. Forse, potremmo lasciare l’edera sul soffitto. E’ davvero molto bella.”

Aerith guardò di nuovo. Ma continuò a vedere solo quello che i suoi occhi le mostravano: distruzione. Morte. Nient’altro. Quella non poteva essere casa sua. E se lo era, ormai era invivibile. Allora perché Rahma era così tranquillo?

Do you feel cold and lost in desperation ?
You build up hope
But failure's all you've known
Remember all the sadness and frustration


And let it go
Let it go

Stava per chiederglielo quando una goccia le colpì la guancia. Acqua. Stava cominciando a piovere.

“dovremmo cercare un riparo, non credi?”

“No. Fidati di me. Vieni.” Rahma le afferrò la mano, cominciando a camminare in mezzo a foglie e cocci rotti con grande paura di Aerith che continuava a guardargli i piedi sperano che non si tagliasse.

Stava camminando con una sicurezza che Aerith non aveva. Non riusciva ad orientarsi in mezzo alle macerie e ad ogni passo rischiava di inciampare in qualcosa. Rahma sembrò percepire la sua preoccupazione, visto che la sua stretta aumentò.

“non hai niente di cui avere paure, Aerith. Se cadi ci sono io a prenderti.”

Aerith gli sorrise di rimando. Quell’affermazione poteva sembrare scontata e banale ma per lei era tutto l’opposto. Quale dichiarazione d’amore poteva essere migliore? Le aveva appena detto che non la avrebbe mai lasciata cadere, che la avrebbe sempre aiutata a rialzarsi. E lei sapeva che era così: non aveva paura di nulla finché Rahma fosse stato li, vicino a lei, pronto a supportarla.

Continuarono a camminare per un po’ sotto la pioggia. I capelli e i vestiti le si stavano appiccicando addosso, ma il fastidio più grande era l’acqua che le stava offuscando la vista. Vedeva tutto sbiadito e faticava a riconoscere le forme intorno a lei.

“non vedo nulla.” disse a Rahma aggrappandosi di più all’appiglio sicuro del suo braccio.

“lo so. Lascia che l’acqua lavi via tutto. solo dopo potrai vedere la cosa più importante.”

“e cos’è?”

“ciò che sta sotto.”

Do you feel cold and lost in desperation ?
You build up hope
But failure's all you've known
Remember all the sadness and frustration


And let it go
Let it go

Quella volta, Aerith decise di fidarsi e di lasciarsi guidare da lui. Chiuse gli occhi, cosciente che tanto non avrebbe visto nulla comunque, e si affidò al suo udito e al calore di Rahma. Appoggiò la fronte contro la sua spalla e si lasciò avvolgere dal suo abbraccio protettivo cercando di focalizzarsi sui  suoni intorno a lei per capire dove dovesse mettere i piedi.

Più trovava il coraggio di perdersi e più si rendeva conto che la paura stava svanendo.

“così, amore. Lascia andare via la paura. Non ne hai bisogno. C’è un mondo nuovo da scoprire ma non potrai farlo finché ti lascerai offuscare gli occhi dalla paura.” le disse. Aerith seppe che stava sorridendo. “guarda il mondo con il cuore, non con gli occhi.”

La ragazza lo ascoltò, cominciando ad immaginare di vedere intorno a lei qualcosa di bello: i palazzi candidi, i fiori, l’erba di un bel verde ai suoi piedi. Forse, dopo la pioggia, i roseti sarebbero tornati ad essere come li aveva lasciati.

Era talmente assorta nei suoi pensieri che non si accorse che Rahma si era fermato.

Inaspettatamente, le labbra del ragazzo raggiunsero le sue, regalandole un bacio pieno d’amore come mai prima. Aerith non aprì gli occhi: non aveva bisogno di vedere per sentire tutto il calore di Rahma, la protezione e il coraggio che le dava.

Solo quando le sue labbra abbandonarono la sua bocca per posarsi all’altezza dei suoi occhi Aerith si chiese che cosa volesse fare.

“Ora puoi guardare” le sussurrò dopo averle regalato un bacio sulla fronte.

Aerith aprì gli occhi e…. non riuscì a credere a ciò che vedeva.

Let it go

Let it go

Let it go

L’acqua non aveva lavato via solo la polvere, aveva completamente cambiato l’aspetto di tutto ciò che la circondava. Perché forse, le gocce che stavano cadendo dal cielo non erano acqua. Aerith chiuse le mani a coppa davanti a se per raccogliere qualcuna di quelle piccole perle luminose che la circondavano, ma si rese conto solo dopo qualche secondo che queste erano totalmente inconsistenti.

“è… luce” sussurrò incredula, sorridendo poi in direzione di Rahma che come lei guardava felice quello spettacolo.

“ti avevo detto che dovevi solo aspettare. Guardati intorno: mi credi ora? Il sangue, le macerie, la morte erano dentro di te. Erano il frutto di tutte le tue paure. Ora che le hai lasciate andare, hai dato la possibilità alla luce di mostrarti il mondo com’è veramente. Non è bellissimo?”

“ora…ora si.” dovette ammettere Aerith.

Il suo sguardo venne attratto dalla serra che Rahma gli aveva indicato essere casa loro: tutte le piante erano di nuovo rigogliose, come del resto in tutto ciò che la circondava. Il terreno era coperto d’erba fresca, gli edifici bianchi o coperti d’edera, la fontana poco distante ricoperta di rose.

E finalmente, riconosceva casa sua.

I girasoli, le primule, le rose rosse e quelle bianche. Era tutto al suo posto. Era di nuovo il suo luogo sicuro. Probabilmente, anche i suoi amici erano sempre stati li vicino.

La luce del tramonto invadeva tutta la valle, colorando di sfumature incredibili tutto ciò che si trovava intorno a lei. La città era uno spettacolo. Ma ora, forse, c’era un unico posto dove doveva andare.

Questa volta fu lei ad afferrare la mano di Rahma. Quando il ragazzo la guardò incuriosito, lei sorrise.

“andiamo a casa.”

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