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Autore: acqua00    02/11/2014    6 recensioni
Mi chiamo Nadia, ma tutti mi chiamano Nadd. Da quando mio padre mi ha lasciato io, mia mamma e Milkshake il mio gatto, viviamo da sole in casa. Harry è il mio migliore amico da quando siamo piccoli, lui conosce tutti i miei difetti. Luke è partito per un viaggio e chi sa quando tornerà; Ashton è il mio compagno di classe; Michael il mio vicino e Hood... lasciamo perdere.
DAL TESTO
Aspettai un paio di minuti dietro la porta prima di rientrare a casa di Nadia [...]-Hemmings, che cazzo ci fai nella mia stanza, soprattutto nel mio armadio?- Si è arrabbiata, proprio la reazione che volevo.
-Niente volevo solo ammirare cosa c’è nell’armadio delle donne.-
-Se se va bene, ora ti voglio fuori da questa casa. Ci vediamo oggi pomeriggio.- Ha la faccia più rossa di un peperone; si deve essere arrabbiata parecchio.
-Ciao.- La saluto e mi avvio verso la porta d’ingresso.Mentre vagavo tra i miei pensieri più oscuri sento qualcosa vibrare nella mia tasca; lo prendo e senza vedere il numero rispondo.
-Allora Hemmings, ce l’hai?-
-Si, non ti preoccupare. Te le porto oggi a scuola.
Spero di avervi incuriosito per continuare a leggere la fanfic.
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Genere: Commedia, Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Ashton Irwin, Calum Hood, Luke Hemmings, Michael Clifford
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sta sera piove, come tutte le altre sere, ed io sono nel letto e cerco di addormentarmi, ma con tutta questa pioggia non ci riesco proprio quindi mi alzai e andai in cucina a bere un bicchiere d’acqua, quando notai che una piccola palla di pelo si è accoccolata ai miei piedi: è il mio gatto, Milkshake, me lo hanno regalato i miei nonni per il mio quindicesimo compleanno e, da allora, non riesco proprio a separarmi da lui; lasciai il bicchiere sul tavolo e presi Milk in braccio e andai alla finestra a guardare le gocce di pioggia che scendevano su di essa. Restammo  così per un po’ di tempo finché non vidi qualcosa illuminarsi dietro di me così misi il micio sulla poltrona cercando di non  svegliarlo e mi diressi verso quel bagliore. Notai che era arrivato un messaggio sul mio cellulare: Da Harry.
Harry è il mio migliore amico da quando eravamo all’asilo e mi ha sempre difeso dai più prepotenti tornando a volte a casa con i lividi per colpa mia e, per questo, gliene sono molto grata; lui conosce i miei difetti e le mie paure più oscure meglio di qualunque altro (anche più di mia mamma). Decisi di aprire il messaggio incuriosita da quello che poteva aver scritto:
-Scommetto che non riesci a dormire Nadd.-
Aveva proprio ragione, durante i temporali raramente riuscivo a dormire e, quelle volte che ci riuscivo, ricordavo sempre quando il mio papà ha abbandonato me e la mamma da sole; io avevo poco più di tre anni e, nonostante sia passato molto tempo, ricordo molto bene tutto ciò che è accaduto quella sera. Così risposi al messaggio di Harry:
-Hai indovinato-
Subito dopo mi arrivò la risposta:
-Vuoi a venire da me?-
-Certo. Dammi cinque minuti e arrivo.-
Buttai il telefono sul tappeto e corsi in camera mia, cercando di non svegliare la mamma e Milk, e andai a vestirmi. Aprii il mio armadio, afferrai la prima cosa che mi capitò fra le mani e la indossai velocemente; scesi le scale, afferrai il giubbino, le chiavi,  l’ombrello e uscii per andare a casa del mio migliore amico. Lui abita a cinque isolati da me quindi per raggiungerlo dovetti camminare un bel po’ cercando di evitare tutti gli schizzi delle macchine.
Il paesaggio in torno a me è buio, illuminato scarsamente solo dai fari posti al margine delle strade. C’è poca vita a quest’ora della notte dato che tutte le persone normali dormono in questo momento. Attraversai la strada per arrivare alla finestra della camera di Harry dato che se avessi suonato al campanello si sarebbero svegliati tutti.
Raccolsi un sassolino da terra e cercai di lanciarlo sulla finestra della sua cameretta, ma il primo tentativo andò a vuoto così ne presi un altro e lo tirai di nuovo su di essa facendo stavolta centro; Harry capì subito che ero io così andò alla porta e mi aprì. Quando entrai mi gettai nelle sue calde braccia cercando un po’ di conforto. Tentai di non piangere come una fontana, ma non ci riuscii e, quando il mio amico se ne accorse, mi sussurrò parole così dolci che ti fanno piangere ancora di più, così lui asciugò tutte le mie lacrime. Quando mi sciolsi da quell’abbraccio stupendo, mi tolsi il giubbino, andai in camera sua e mi distesi sul letto. Harry  mi seguì e si distende anche lui a pancia in su. Io poggiai la testa sul suo petto e mi lasciai trasportare con i pensieri in un mondo parallelo dove non esisteva il male, dove tutti andavano d’accordo, dove non esisteva la guerra... sentii Harry che mi accarezza piano i capelli e mi diceva che sono una ragazza forte che non ha paura di niente e, poco a poco, chiusi gli occhi e mi abbandonai in un sonno profondo.
 
 
Venni  svegliata dai raggi del sole che filtravano attraverso le tende della finestra  della camera di Harry. Strano oggi c’è il sole: in questi periodi raramente il sole si fa vedere dato che ci sono ventiquattro ore su ventiquattro le nuvole. Sentii qualcosa anzi qualcuno muoversi sotto di me, ho stranamente molto caldo e non è colpa del sole. Mi accorsi che Harry si è intrecciato a me durante la notte. Chissà perché. Comunque cercai di alzarmi dal letto senza svegliarlo ma aimè il tentativo fallì perché iniziò a fare versi e ad aprire gli occhi.
-‘Giorno dormigliona... hai dormito bene stanotte dato che eri avvinghiata a me?-
-Si, ho dormito be... no scusa, sei tu che ti sei avvinghiato a me ieri notte non il contrario!- dissi con una voce ancora assonnata.
-No cara, io ero sveglissimo e molto cosciente dato che non smettevi di parlare e muoverti in continuazione nel letto-
-Oddio scusami ma lo sai che io parlo nel sonno ma riguardo al movimento... questa cosa è nuova per me-
Da piccola mia mamma mi diceva sempre che parlavo mentre dormivo e, la maggior parte delle volte, non dicevo cose sensate. Una volta mamma mi disse che nel sonno blateravo qualcosa come: torta, palloncini, pizza, fenicotteri rosa e tanto altre cose senza un senso ben preciso.
-Non ti preoccupare baby tutto normale anch’io da piccolo facevo così, ma poi con il tempo è passato-
-Harry. Scendi a fare colazione o vuoi rimanere a letto tutto il giorno a poltrire?- disse la mamma di Harry.
-Si, ora arrivo mamma!-Ok. La mamma di Harry era sveglia ed io ora come facevo a uscire di qui?
-Haz, come faccio ora a uscire senza che i tuoi mi vedono?-
-Bella domanda. Che ne dici di restare finché non vanno a lavoro?-
-Stai scherzando spero. Mi spieghi quando farò colazione dato che ho fame più di un mammucanguro-
-Mammo che?!?-
-Mammocanguro. È un animale estinto da secoli dato che non faceva colazione-  Affermai molto convinta di quello che dicevo e nel frattempo guardai la faccia di Harry sempre più confusa.
-HAZ! O SCENDI ORA O VENGO LI’ E TI TIRO LE ORECCHIE FINCHE’ NON TI DECIDI A USCIRE DA QUEL MALEDETTO LETTO!- Disse Josie a suo figlio.
-Si mamma, ora scendo non ti preoccupare. Il mio stomaco reclama cibo!- Rispose Harry con tono scocciato.
-Allora Nadd, io scendo a fare colazione mentre tu resti qui e ti vesti. Ci sono dei vestiti che potrebbero andarti in quell’armadio. Vuoi che ti porto qualcosa in particolare dal piano di sotto?-
-Uno: i tuoi vestiti mi vanno larghi migliaia di chilometri. Due: si voglio una spremuta d’arancia se ce l’hai. Tre sbrigati che mia mamma fra poco si sveglia-
-Ok baby. Mi ingozzo di cibo, ne porto la parte restante a te e poi te ne vai ok?-
-Ok-
 
POV HARRY
 
Chiusi la porta alle mie spalle cercando di fare più rumore possibile per far capire a mia mamma che stessi scendendo e che mi doveva mettere il piatto in tavola. Scesi molto lentamente le scale con  la lentezza di un bradipo per andare in cucina a ingozzarmi di pancake con bacon e un bel bicchierone di latte e caffè.
Quando arrivai in cucina salutai tutti e mi sedetti al mio posto. Divorai tutto in un nano-secondo, e ne presi una parte per Nadia.
-Ma dove vai con quel cibo giovanotto?-Disse mia mamma molto arrabbiata dato che lei non sopporta che si porti il cibo in camera.
-Vado in camera mia dato che sicuramente fra mezz’ora avrò di nuovo fame- Mia mamma mi lasciò passare anche se non molto convinta.
Quando arrivai in camera, sentii Nadd che parlava al telefono con una persona
 
POV NADIA
 
Presi il telefono dalla borsa; riconobbi il numero e risposi.
-Ciao Nadd, che fine hai fatto? Ti sto aspettando da più di un quarto d’ora davanti casa tua!-
-Si Mike hai ragione. Ho avuto un contrattempo...-

SPAZIO AUTRICE

Questa è la mia prima ff e devo dire che in principio doveva essere un tema per la scuola riuscito sranamente bene che grazie alle mie amiche sparse in tutt'Italia è diventata una fanfic.
Devo rigraziare Nadd che ha acconsentito di dare il nome alla protagonista della storia e Mirr che mi fa usufruire di qualcosa moolto utile per aggiornare. 
Al prossimo capitolo
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P.P.S. Potete lasciare una piccola recensionina per salvare l'estinzione del mammocanguro?
   
 
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