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Autore: virginiacolturri    02/11/2014    0 recensioni
Due ragazzi totalmente diversi, che si incontrano, si scontrano finchè l'uno non puo piu vivere senza l'altro.
Percy, dopo che Annabeth l'ha lasciato è andato alla deriva si è allontanato da tutto e da tutti finchè non incontra lei
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Nico di Angelo, Nuovo personaggio, Percy Jackson, Quasi tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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                                                                                                                                          Hector
Un mese prima
Sapevo di avere uno stupido sorriso stampato in faccia, ma non me ne importava niente, dopo due anni finalmente tornavo a casa. Due anni tra addestramento nei Marines e missioni.
Passeggiavo nel campo tranquillamente incurante degli sguardi degli altri, troppo euforico per lasciare che la disperazione del luogo mi rovinasse la festa.
-muovi quel culo e vieni qui- alzai gli occhi al cielo riconoscendo il proprietario di quella voce - si, si arrivo, che hai combinato sta volta?- l’altro per tutta risposta mi rivolse un sorriso angelico - come cosa succede?- disse scrollando le spalle in modo sconsolato - il nostro pivello preferito non può pensare di tornare a casa senza una festa d’addio- e io non potei fare altro che scoppiare a ridere davanti alla sottospecie di torta che i miei compagni erano riusciti a creare.
E così passò il mio ultimo giorno in Afghanistan tra risate, scherzi e promesse di tempi migliori.
 
Casa dolce casa pensai mentre mi avvicinavo al quartiere, non era cambiato niente eppure ai miei occhi era tutto diverso.
Il degrado in cui il quartiere versava mi sconvolse, certo non era mai stato il posto da staccionate bianche e piscine in giardino ma andiamo.. erano le tre del pomeriggio e avevo già contato più di una ventina di prostitute per strada e non so quanti spacciatori.
Mi feci forza insomma dopo nove mesi in Afganistan niente avrebbe potuto sconvolgermi no??
Ero talmente perso nelle mie riflessioni che non mi accorsi di quanto stava accadendo fino a che non fu troppo tardi, un colpo d’arma da fuoco e poi un altro ancora, ma niente urla niente panico, le persone continuavano per la loro strada incuranti dei cadaveri ai loro piedi.
Dovevo fare qualcosa era per questo che ero stato addestrato, forse non ero più in missione ma era pur sempre mio dovere intervenire, ma non feci in tempo a muovere nemmeno un dito che qualcuno infatti mi stava già trascinando poco gentilmente all’interno di un caffè.
- ma guarda un po’ chi è tornato- all’inizio era stato lo shock a impedirmi di reagire, ma adesso non sarei certo rimasto qui a farmi insultare da Rico, feci per andarmene quando venni subito fermato -tu non vai da nessuna parte, abbiamo un bel discorsetto da fare noi due-
Alzai lo sguardo e notai che non era solo, aveva con se due scimmioni apparentemente non molto ben disposti nei miei confronti. Feci un rapido calcolo e non avevo nessuna possibilità di andarmene integro, non mi rimaneva che ascoltare cosa voleva quel cretino da me.
Alzai un sopracciglio con fare strafottente - parla allora a meno che tu non mi abbia portato qui per parlare del tuo amore per me- a giudicare dal pugno che ricevetti da uno dei due scimpanzé, la battuta non era stata molto apprezzata, ma sorprendentemente Rico si mise in mezzo -Adesso basta-
Disse rivolto ai due scagnozzi che se ne andarono lasciandoci soli.
-non sei cambiato per niente- disse l’ispanico grattandosi la testa con fare pensoso, lo fulminai con lo sguardo - e a te che importa?-ma sembrò non cogliere l’avvertimento visto che continuò imperterrito - vedi le cose sono cambiate qui, i Marcello non hanno più il controllo ed è guerra aperta, tutti voglio il predominio, russi, colombiani, cinesi- sospirò- è guerra aperta ormai, come hai potuto vedere con i tuoi stessi occhi- quindi concluse con tono duro -stanne fuori-, e così dicendo si incammino verso l’uscita.
Scoppiai a ridere - non capisco proprio perché ti interessi- si fermò su la porta e mi guardò serio per un tempo che mi sembrò interminabile - non lo faccio certo per te, lo faccio per LEI-
A quelle parole un viso si impossessò dei miei pensieri,un sorriso triste, due occhi viola che mi pregavano di non partire, di non lasciarla sola. Ma non era il momenti di pensare a ciò che avrei potuto fare di diverso, no era il momento di cercare di rimediare di riprendermi l’unica famiglia che avessi mai avuto.
 
Mi sentivo un maniaco , era più di uno ora che me ne stavo appostato fuori casa sua aspettando che tornasse ma niente, zero, Nada, nisbe.
Ma avevo potuto appurare in prima persona quanto la situazione nel quartiere fosse grave.
Dopo un’altra ora decisi di andarmene, molto probabilmente non abitava nemmeno più lì, quindi decisi di andare nel locale che un tempo era stato il nostro ritrovo.
Per la prima volta da quando ero atterrato mi sentii a casa, lì non era cambiato niente, avevano ancore gli stessi divanetti, gli stessi stupidi quadri di vecchie pin-up lo stesso menu.
Persino l’odore era lo stesso, anche se a pensarci bene avrei sperato che almeno quello fosse cambiato. Ritrovai anche alcuni vecchi amici che mi invitarono a fami una bevuta in ricordo dei vecchi tempi, finchè qualcuno che era appena entrato non attirò la loro attenzione, mi voltai per vedere chi fosse e rimasi pietrificato, una ragazza bellissima dai lunghi boccoli castani aveva iniziato a ballare sul bancone in modo davvero provocante tanto che lo spazio all’interno dei miei pantaloni si ridusse drasticamente - è cresciuta la piccola Sophie eh- quelle parole ebbero l’effetto di un secchio d’acqua fredda, era lei, impossibile.
In un secondo mi alzai mi avvicinai al balcone e me la caricai in spalla, non potevo sopportare quello spettacolo un secondo di più.  ipocrita? Sicuramente ma andiamo si trattava di Sophie.
Una volta allontanati abbastanza dal locale decisi di lasciarla andare, anche perché la mia schiena barra collo barra faccia non avrebbero resistito ancora a lungo sotto i suoi colpi (la ragazza sapeva picchiare dovevo prenderne atto) Dopo alcuni minuti trovai finalmente il coraggio di alzare gli occhi verso di lei ( perché lo so anche io di essermi comportato come un pazzo furioso e per di più dopo due anni di assenza) - bhe allora non merito neanche un abbraccio di ben tornato- uno schiaffo mi colpì in pieno viso -direi di no- dissi mentre mi massaggiavo il viso, e nel mentre la osservai attentamente, era diventata davvero una donna bellissima da togliere il fiato, eppure qualcosa si era rotto dentro di lei i suoi occhi erano spenti, non era rimasto più niente della ragazza che era.
Iniziammo a camminare in silenzio, finchè non mi decisi a spezzare il silenzio - vuoi dirmi cos’è successo?- lei mi guardò e un sorriso triste le apparve in viso - vogliono che me ne vada, dopo quello che è successo mio padre si è fatto avanti e vuole mandarmi in uno stupido collegio per figli di papa: Nuova Roma Accademy - sospirai -dovresti accettare andartene, è una buona occasione, ne hai già passate tante forse..- non riuscii a finire la frase, la sua espressione era così disperata… e per di più stava piangendo, lei che non aveva pianto nemmeno quando aveva trovato il corpo di sua madre, nemmeno quando il fratello maggiore era stato arrestato, le asciugai una lacrima solitaria ma lei mi allontanò -non capisci vero?- prese un profondo respiro - il quartiere è tutto quello che mi è rimasto, è parte di me, ho tanti ricordi qui, è vero ci sono anche tanti fantasmi, ma è proprio per loro che vado avanti, sono loro che mi anno reso quella che sono nel bene e nel male-
-Adesso basta con questi discorsi - si intromise una terza voce -tu te ne andrai in quel collegio hai capito?- con un certo sgomento mi accorsi che era Rico a parlare, Sophie non si scompose minimamente non lo degnò nemmeno di uno sguardo, semplicemente si voltò e ci lasciò lì a guardare la sua sagoma mentre si allontanava.
-mi aiuterai- ma non era una domanda no era un ordine -io non so, insomma se lei..- ma Rico mi interrupe -tu non ci sei stato l’ai abbandonata, ma ora devi aiutarla, non puoi pensare a te stesso, non possiamo permetterci di essere egoisti lei ha bisogno di andarsene, di lasciarsi tutta questa merda alle spalle-
Sospirai rassegnato -hai ragione, farò il possibile-
 
 
 
 
 
 
 
 
   
 
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