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Autore: StringimiLukey    02/11/2014    1 recensioni
Credevamo di poterci sottrarre alla morsa del tempo, e per un pò ci siamo riusciti
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ashton, Irwin, Calum, Hood, Luke, Hemmings, Michael, Cliffors, Nuovo, personaggio
Note: AU, Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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Mi coricai sulla panchina di legno che se ne stava lì chissà da quanto tempo. Osservai le mie scarpe mentre Ashton se ne stava lì a parlare all'infinito, e giurai di non aver capito un bel accidente di quel che stava dicendo -sembrava quasi parlasse un'altra lingua. 

Tuttavia sorrisi a Michael quando mi passò lo Shirum, ridacchiai aspirando il fumo per poi cacciarlo facendolo disperdere nell'aria fredda di Melbourne, quasi mi sembrò che assieme al fumo si fossero disperse anche le mie paranoie.

-Ci siamo persi di vista l'ultimo anno, ragazzi.- Questa volta fu Michael a parlare sorseggiando una birra, alzai un sopracciglio prima di sfilargliela di mano ridacchiando come un idiota, era sicuramente ciò che sembravo.

-Noi non ci perdiamo mai di vista, Mikey.- Mandai giù un altro sorso di birra passandogliela, si incazzava sempre quando gli inculavo le cose. Ma questa volta non fù così, mi guardava come se fossi un alieno appena sceso in terra da quando ero tornata a Melbourne. Il perchè dovevo ancora saperlo. 

Eravamo riuniti, c'era anche Chantal, anche lei se ne era andata a Sydney. Purtroppo però tornò.

-il riformatorio come era?- Uscì fuori questa domanda dalle sue labbra fin troppo sottili tinte di un rosso scuro da sembrare pacchiano. Le sue domande erano rivolte a me come una specie di insulto per diffamarmi, che io lo sapevo che era una tipica stronza.

C'era Calum, che mi guardava invaghito, Ashton che mostrava le sue fossette e Michael che rivolse i suoi grandi occhi su di me. Poi c'era Sif, lui invece si faceva semplicemente i cazzi suoi contemplando la sua sigaretta -Chissà cosa gli passava per quella mente distorta.

-Una fottuta merda,- esitai prima di aspirare per l'ennesima volta il fumo. -C'erano tanti stronzi che ci insegnavano le solite cazzate tipo buone maniere, niente di che.- Mentii passando le mani tra i miei capelli pece. Quello che mi era successo doveva stare lì e basta. Condividere i miei fottuti pensieri non era un mio grande hobby. 

Risi quando Michael si alzò facendo verso disumani, non si reggeva nemmeno in piedi, lo stronzo. L'attenzione era rivolta sulle sue gesta non molto futili. 

Mi sorpresi quando Calum si mise a sedere accanto a me, posò la sua mano sulla mia coscia coperta da dei jeans neri strappati, erano simili ai suoi. Sospirò attirando la mia attenzione. Pensai subito che aveva qualcosa da dirmi, invece mi guardò solamente per cinque minuti interi per poi passare lo sguardo sul ragazzo dai capelli verdi.

-Che c'hai ora?- Posai lo sguardo sul suo collo intorpidito di lividi di evidenti succhiotti. Quei cazzo di succhiotti erano sicuramente stati fatto da una bocca anormale, perchè erano enormi.

-Niente Rose, non ho niente.- 

-Ora me lo dici.- Lo faceva sempre, lui, esitava sempre nel dirmi le cose, eppure era uno dei pochi a sapere veramente tutto su di me. Continuavo a guardare i suoi caso di succhiotti, ricordai che anche io quando mi abbracciava glieli facevo. Lui diceva che era divertente. 

Cosa ci fosse stato di divertente si sentirti una bocca che succhia la tua pelle lo sapeva solo lui, ma era comunque okay.

-No, veramente, niente.- Ora lo ammazzo, pensai. Era seriamente asfissante quando dovevo ogni volta toglierli le parole di bocca. E mi guardò con quegli occhi così marroni, Calum Hood mi fotteva sempre con la faccia che si ritrovava. Anche da preoccupato sembrava un fottuto cucciolo, solo a guardarlo ti veniva voglia di riempirlo di baci, era così carino che riusciva a sciogliere anche una stronza come me.

-Ho visto Luke.- Le sue parole mi fecero gelare il sangue nelle vene. Immediatamente l'immagine dei suoi occhi spenti e vitrei mi apparve, e quelle occhiaie persistenti, scavate sotto le sue iridi. Luke Aveva sempre avuto una faccia così da schiaffi che appena lo vedevi andarsene a giro con quello stupido skateboard ed i suoi capelli biondi schifosamente piastrati ti veniva voglia di sfiguragli la faccia che aveva. 

Mi ricordai le sue promesse, quelle cazzo di promesse di merda. Se ne salvata sempre con una promessa, lui. "Un giorno farò.." "Ti prometto che cagherò.." Mi faceva salire il crimine ancor prima di aprire bocca. Alzava sempre le sopracciglia bionde guardandomi con una tale indifferenza che sembrava quasi facessimo a gara a chi era il più insensibile tra i due. Che a lui essere insensibile, proprio non ci riusciva.

Lui ogni tanto se le dimenticava le sue maschere, mentre io mi portavo dietro un intera cinta di mura. Perchè l'essere abbandonata per l'ennesima volta non mi andava proprio a genio.

Tirava fuori mazzi di carte, prendeva il futuro lui. A me aveva sempre detto che sarei sempre stata una stronza infelice, forse lo era davvero, un veggente. Scriveva da tutte le parti, si fissava su una parola insensata e quando uscivamo si fermava per strada a scrivere sui pali, cassonetti. C'erano ancora le scritte. Perchè Luke lo voleva lasciare il segno. 

Lui non voleva mica essere dimenticato, aveva irribitabilmente paura dell'Oblio, tanto che progettava il suo funerale. Mi diceva sempre che sarebbe stato accanto ad una stronza che si sarebbe sciolta in un pianto alla sua morte.

Che poi, io l'avevo defunto, si. Ma nella mia testa, nel mio cuore. Non c'era più segnato Lukey. C'era solo un grande enorme vuoto, perchè lui i vuoti l'aveva lasciati senza neanche rendersene conto. O forse era il suo intento. Lasciare il segno era uno dei suoi desideri più grandi. 

Ci era riuscito, lo stronzo.

E lui era anche vetro, il vetro se cade lo lascia i cocci, ed i cocci li avevo raccolti io quell'anno nel quale crollò. Mi ripeteva che solo persone come me, di pietra. Potevano riuscire a rimettere a posto i pezzi.

Solo che io, i miei pezzi mica li avevo raccolti. Li avevo lasciati lì come una voragine nella quale affonderesti senza problemi.

Anche se stavo male mica piangevo, perchè a me piaceva far credere alle persone che io sia forte. Solo dopo realizzai che quello che credevo fosse un pregio era in realtà un difetto.

La madre se lo portò via da me quando ci beccarono a spruzzarci roba nelle vene, per Luke era solo la prima volta. Io avevo provato altre volte. 

Chiamò i miei genitori che mi mandarono in un riformatorio, ricordo ancora le ultime parole della madre "Te lo porterò così lontano, che nemmeno potrai sognarti di vederlo, vergognati" 

Che se affondavo io, con me affondava sempre anche Luke era un dato di fatto. Lo avevano capito anche i nostri genitori che ero io che portavo in una cattiva strada quel biondino di merda.

Io ero quella cattiva e lui quello buono. 

Lui aveva tutto, io non avevo niente.

Luke Hemmings era la mia malattia. Una malattia dalla quale nemmeno cerchi di curare. La lasci corroderti le ossa, il cuore, la mente. 

Luke Mi fotteva la testa. Lo odiavo più dei miei genitori, più delle mattine al riformatorio, ogni singola cellula del mio corpo odiava Luke Hemmings. Odiavo quando portava in giro quel sul stupido pinguino gigante facendomi passare per idiota. Odiavo i suoi capelli palesemente biondi che ogni volta ci passava la mano per sistemarli, sembrava un cretino ebete. Odiavo la sua abilità nel cucinare, mentre io a malapena sapevo come fare le uova lesse -anche su quello avevo dubbi. Odiavo i suoi stupidi voti altissimi a scuola. E soprattutto, odiavo come mi guardava ogni giorno.

Mi faceva morire dentro lentamente, mettendomi tanti di quei dubbi.

Essendo una persona determinata e senza scrupoli mi faceva andare di matto avere dei dubbi, ma lo sapevo, io che quello era il suo hobby preferito.

A me però mancava senza scrupoli quel biondo di merda.

Senza se. Senza ma. Senza forse.

-Quando.- la mia voce parve ferma, era quello il mio intento. Ma invece la mia voce se ne uscì graffiata, spezzata. 

-Un mese fa, andava a giro ridendo come un matto con altri suoi nuovi amici, quindi io ho pensato di salutarlo.- Incrociai le mani al petto incitandolo a continuare, una lacrima raggiunse le mie guancie, non succedeva da tanto, troppo tempo.

-L'ho salutato, Rosie, ma non mi ha riconosciuto. Mi ha chiesto chi diavolo fossi, come se nulla fosse.- ci aveva lasciati senza spiegazioni, senza niente, ci aveva lasciati così, di punto in bianco.

E tutto quello che potevo fare era starmene in silenzio a guardare le mie scarpe.

"These are the things, the Things we lost,

the things we lost in the fire fire fire"
  
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