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Autore: Dark_Water    03/11/2014    1 recensioni
I primi fiocchi cominciarono a cadere, mentre l’asfalto gelato iniziò a ricoprirsi appena di piccoli batuffoli bianchi là dove la luce dei lampioni lo rendeva visibile.
Il Dottore si guardò in giro, avvolto nel silenzio. Solo i passi di Clara, lenti e regolari, rimbombavano tra le pareti dei palazzi del circondario.
“Non avevo previsto questo freddo… scusami. Avevo dimenticato che sulla Terra fosse già Natale.”
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Clara Oswin Oswald, Doctor - 12
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Until t's Gone

Until It’s Gone

 

 

Uscendo dal TARDIS una ventata di aria fredda della sera li investì, solleticando il naso col suo profumo di neve fresca. I primi fiocchi cominciarono a cadere, mentre l’asfalto gelato iniziò a ricoprirsi appena di piccoli batuffoli bianchi là dove la luce dei lampioni lo rendeva visibile.

Il Dottore si guardò in giro, avvolto nel silenzio. Solo i passi di Clara, lenti e regolari, rimbombavano tra le pareti dei palazzi del circondario.

La ragazza si strinse le braccia attorno al torace, dando uno sguardo veloce intorno prima di fissarlo sulla schiena di Twelve. Lo sguardo nascosto, ma la testa reclinata all’indietro le lasciava intuire che stesse guardando verso l’alto. Le sembrava lontano, distante anni luce nonostante fisicamente fosse a soli pochi passi da lei.

Quando Twelve si voltò le sorrise triste. Clara si chiese perché il TARDIS fosse atterrato in strada invece che in casa; ma la risposta nel suo inconscio la conosceva già.

“Dottore?”

La sua voce era un sussurro, tremante. Il Dottore non sapeva dire se fosse per il freddo o per qualche altro motivo, restava fermo, come in attesa.

“Non avevo previsto questo freddo… scusami. Avevo dimenticato che sulla Terra fosse già Natale.”

Una bugia. L’ennesima bugia.

Clara abbassò per un attimo lo sguardo, con un sorriso amaro prima di scuotere la testa ed avvicinarsi di un passo. Provò a parlare, ma Twelve l’aveva zittita con un gesto inaspettato: allargò le braccia, pronto ad accoglierla con una richiesta silente contro il suo petto, se solo lei avesse voluto.

“Dottore… tu odi essere abbracciato.” Odiava ogni contatto in quella sua nuova forma che, ormai, tanto nuova più non era. Ma il corpo di Clara si mosse da solo, contrario alle sue stesse parole, fiondandosi tra le braccia di Twelve a passo svelto, stringendosi a lui, affondando il viso contro il suo petto, avvertendo il suo calore sul corpo e nelle orecchie il battito alternato e regolare dei due cuori dell’uomo. Aveva dimenticato quanto fosse piacevole, ma decise di godersela finchè ancora c’era, di imprimersi ben chiaro sul corpo e nella mente quella sensazione tanto rara quanto intensa.

“Per te posso fare un’eccezione, Ragazza Impossibile. Non credo abbraccerò mai più qualcuno; almeno finchè avrò questo corpo. Questo abbraccio è solo tuo.”

Nella mente di Clara si formarono le parole che lei stessa aveva ripetuto a Danny qualche mese prima. Calde lacrime cominciarono a rigarle il viso mentre lo affondava contro la giacca nera di Twelve, aspirandone appieno quel profumo elegante e raffinato che nulla aveva del giovane uomo col farfallino che aveva incontrato anni prima, ma che era comunque suo. Era sempre ed ancora lui.

“Ci rivedremo presto?”

La mano destra di Twelve salì a carezzarle i capelli, scendendo sulla nuca e fermandosi là mentre le depositò un bacio delicato sulla testa prima di poggiarvi contro la propria guancia:

“Certo!”

L’unica, momentanea, risposta del Dottore; semplice e spontanea, tanto sicura da sembrare una certezza. Una promessa.

Corri, corri sapientone; e ricordati di me!

“Conterò le ore; correrò incontro ai giorni in cui ti incontrerò ancora!”

E soffrirò. Nel doverti vedere morire ogni volta.

La mano sinistra a carezzare la schiena della ragazza, cominciando col corpo un lieve dondolio nel tentativo di cullarla, di soffocare con il suo calore ed il suo affetto i singhiozzi per troppo tempo repressi di Clara.

“Danny è stato un uomo fortunato.”

Una doccia fredda. Per entrambi.

Per Twelve che non era riuscito a salvarlo.

Per Clara perché non avrebbe mai più potuto amarlo.

Il loro abbraccio si strinse per un attimo, prima di sciogliersi del tutto e creare nuovamente quella distanza, piccola, ma che aveva sin dall’inizio della nuova rigenerazione caratterizzato il loro nuovo rapporto. Ma quella piccola fiamma di calore che mai si era spenta continuava a bruciare, ed era bello poterla sentire.

“Hai già scelto un nome?”

La domanda di Twelve sembrò messa un po’ a caso. Come un tentativo di riempire lo spazio tra loro due, così piccolo ma che sembrava ad entrambi immenso, infinito come l’Universo.

Clara tirò su col naso, passandosi le mani sul volto a togliere gli ultimi rimasugli delle lacrime che lo avevano solcato e reso triste. Sorrise appena, guardando verso il basso ed annuendo leggermente.

“Se è una femmina Ellee.”

Twelve sorrise annuendo in segno di approvazione, infilandosi le mani in tasca.

“Come tua madre. Ottima scelta.”

Clara si voltò verso il TARDIS, scostandosi un fiocco di neve che le era caduto freddo sulla guancia, prima di continuare titubante ed un po’ imbarazzata.

“Se… se è un maschio… mi piacerebbe dargli il tuo nome.”

“Dottore? Un nome strano per un bambino… non credo che da adulto sarà felice di questa scelta; se prende il caratterino della madre potrebbe venire a cercarmi e schiaffeggiarmi!”

Il tono di voce incerto tra l’ironico ed il serio, mentre si portava la mano destra alla testa fingendo perplessità.

Clara rise, la prima risata spontanea da mesi; la prima risata spontanea da quando… era accaduto!

“Non Dottore.” Impresse una nota di rimprovero nella voce, ma la addolcì con un sorriso pieno di amore: “Il tuo nome.”

Twelve intuì, ma si bloccò. Provò a parlare ma il suo respiro era fermo, così come i suoi due cuori che persero un battito ciascuno prima di cominciare a battere forte, tra stupore, felicità, ansia, emozione e paura.

Clara si avvicinò, gli prense una mano come a volergli dare sicurezza:

“Non quello vero. So che deve restare celato.”

Al tocco della ragazza il Dottore si rilassò, avvertendo il freddo diventargli estraneo invaso da una piacevole sensazione di calore che contrastava decisa il brivido fastidioso che gli correva lungo la schiena; quel brivido incontrollabile che lo paralizzava ogni volta che qualcuno lo toccava o provava ad abbracciarlo. Solo Clara riusciva a dominarlo.

“John…” Rispose Twelve sorridendo e calmando il ritmo dei suoi cuori. “John Pink. Suona bene.”

E diceva davvero. Perché quel John Pink suonava simile al suo John Smith pure essendo diverso.

Poi il suo sguardo si incatenò a quello di Clara, imprimendo nel suo animo un’improvvisa paura ed incertezza, chiedendosi se davvero stava facendo la cosa giusta, se la decisione che aveva preso fosse davvero necessaria o poteva anche mandare al Diavolo tutto!

Un impulso irresistibile, qualcosa di irrefrenabile si impossessò di lui costringendolo a stringere nuovamente la ragazza tra le sue braccia. Ancora quel brivido fastidioso sempre presente, ma quasi intangibile soffocato dalla sensazione di pace e di calore che gli dava la vicinanza di Clara.

Avvicinò le labbra all’orecchio destro della ragazza, continuando a stringerla.

Ti ho amata tanto, Clara; la mia Clara.

Ma dalle sue labbra non uscirono quelle parole. Quelle che nemmeno con Rose erano uscite secoli addietro, quelle che solo River aveva avuto l’ardire di sentire.

“Corri. Corri Ragazza Impossibile. Ed ogni tanto pensami!”

Quelle parole improvvise, inaspettate sorpresero la ragazza, la confusero non preparandola al bacio che Twelve le regalò negli istanti immediatamente successivi.

Avrebbe potuto. In quel momento il Dottore avrebbe potuto cancellare i suoi ricordi, ma non voleva, lasciando in entrambi una sorta di speranza per un futuro ritrovo.

Un’ultima bugia, prima di dirle addio.

Quando Clara riaprì gli occhi, il suono del TARDIS e la sua figura erano già scomparsi.

Addio, mia Ragazza Impossibile.

 

   
 
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