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Autore: Allie__    03/11/2014    4 recensioni
Caroline era pienamente cosciente del fatto che un matrimonio con un giusto partito, avrebbe risolto molti problemi alla sua famiglia, ma se c'era una cosa che distingueva Caroline da tutti era la sua testardaggine e nessuno l'avrebbe mai convinta a sposarsi con qualcuno che non amava. Pur essendo molto corteggiata e molti attendevano un suo prossimo matrimonio, lei rifiutava con convinzione ogni proposta che le veniva fatta. Eppure non capiva, aveva altre due sorelle Rose ed Elena e non riusciva a capire perchè tutti si accanissero su di lei, quando c'erano anche loro, che non la pensavano come lei e che quindi sarebbero state più propense ad accettare la corte e in seguito il matrimonio con uno di quei damerini impettiti.
Genere: Drammatico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Caroline Forbes, Caroline\Klaus, Klaus, Un po' tutti
Note: AU, Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Chapter 22.











Il processo di comprensione e infine di realizzazione della notizia, stava prendendo vita solo da qualche minuto nella sua testa.
Tutto era rimasto così offuscato, fino a pochi istanti prima, che la sua carrozza varcasse i confini della città.

 

Come se l’uscita da quelle mura, l’avesse fatto risvegliare da un profondo intorpimento, che durava ormai da mesi.

Niklaus aveva deciso di partire subito dopo la notizia.
Il cadavere giaceva ancora nella sua camera da letto, ma non se ne era propriamente preoccupato.


 

Era certo che appena aveva messo un piede fuori dall’enorme portone principale, la sorella aveva mandato qualcuno a disinfestare le sue stanze.

La carrozza aveva da poco più di mezz’ora abbandonato anche i paesini, circostanti Londra e ora si stava dirigendo, verso quelle distese collinose.

Il paesaggio, che vedeva scorrere al di fuori stava già mutando notevolmente, lasciando spazio ad immensi alberi secolari, dove prima vedeva solo tetti di case pressoché stabili.

Era in ansia, per quanto fosse strano e allo stesso tempo famigliare provare quel sentimento, non riusciva a stare tranquillo.

 

Sapeva, ora, che la cosa più importante non era avere una seconda possibilità con Caroline, ma saperla al sicuro e soprattutto viva.

La testa di Niklaus stava ragionando ormai da diversi istanti, su quanto tempo potesse essere passato da quando Caroline era rimasta incinta.

 

Stava sperando, che i suoi calcoli non fossero corretti, perché se era così il processo era già cominciato e non voleva nemmeno immaginare, quali erano le conseguenze.

Niklaus bussò lievemente alle sue spalle e con voce alta e ferma si rivolse all’uomo alla guida della carrozza.

«Vai più veloce, non voglio arrivare domani mattina.» ordinò senza tanti giri di parole, sentendo distintamente subito dopo, i cavallo che venivano spronati.

Era tremendamente preoccupato e non avrebbe resistito ancora per molto.


 





 

***








 


 


 

«Niklaus è partito.»
La voce bassa e incerta della ragazza raggiunsero chiare e nette, le orecchie di un Mikael già evidentemente alterato.

«Come?» chiese alzando il capo dai suoi innumerevoli fogli, ammucchiati sull’enorme scrittoio.

«È salito su una carrozza qualche minuto fa.» proferì ancora incerta Hayley.


 

«Miss Marshall, voi avevate il compito di tenere d’occhio mio figlio, nonché vostro futuro marito e ora mi venite a dire, che ha preso una carrozza dal nulla e se nè andato?» chiese alzandosi e puntando le mani sulla superficie di legno dello scrittoio.


 

«Sapete meglio di me, che in quest’ultimo periodo, è rimasto chiuso nelle sue stanze e non voleva vedere nessuno, non potevo di certo impormi, avrei rischiato l’osso del collo!» intervenne allora più sicura Hayley, alzando appena le braccia ormai esasperata da quella situazione.


 

Lei non voleva nemmeno starci a Londra, figuriamoci se per stare dietro a qualcuno che era evidentemente innamorato di un’altra.

« Sono solo scuse le vostre! Come vi vedo spiegare che questa unione gioverà tutto quanti? Infondo la vostra maglia ne trarrà benefici, come ovviamente io e cosa più importante toglierete quel fardello dalla mia vista.» disse con fare ovvio e sbrigativo Mikael.

Odiava ripetersi inutilmente, ma sembrava che nessuno in quella casa lo ascoltasse mai veramente.


 

«Mi dispiace, ma credo proprio che i vostri piani stiano andando, diversamente da come avevate programmato.» rispose Hayley, con l’unica intenzione di concludere li quella snervante conversazione.

«Niente va mai diversamente da come io avevo deciso, sappiatelo.» esaló in un basso ringhio Mikael, avvicinandosi alla ragazza.

«Cosa intendete dire?» chiese un attimo titubante Hayley, non del tutto sicura di voler realmente sapere, dove quelle parole volevano andare a parare.

«Intendo dire, Miss Marshall che ovunque mio figlio si sta dirigendo, tornerà presto indietro, perché qui abbiamo un matrimonio da organizzare e portare a compimento e niente e nemmeno Niklaus si intrometterà.» esordì a pochi centimetri dalla ragazza, che ebbe un brivido di paura a quelle parole.

Tutti sapevano che Mikael Mikaelson non scherzava e che quando si metteva in testa una cosa, arrivava in un modo o nell’altro ad ottenere sempre quello, che si era prefissato.

Hayley deglutì guardando l’uomo dritto negli occhi.

«Se fossi in voi, starei attento a vostro figlio, perché sicuramente non riuscirete a tenerlo alle strette come fate con me.»

«Ho i miei metodi per tenere Niklaus sotto stretta e ottenere da lui c’ho che voglio.» rispose sbrigativo l’uomo.

La ragazza rimase un momento interdetta e poi con un lieve inchino di congedo abbandonó la stanza.

 

In quel momento avrebbe tanto voluto trovarsi su quella carrozza con Niklaus, per andarsene da quella casa infernale.

Mikael stava riguardando alcune carte, quando un’uccello alla finestra attirò la sua attenzione.

Un corvo nero.

Si alzó con leggerezza dalla sedia e si avvicinò al vetro, aprendolo.

Come aveva immaginato era un messaggero.

Aprì il foglio, che era stato ripiegato con cura e inserito in una cordicella posta al collo del volatile.
Lesse velocemente quelle poche righe e infine richiuse la finestra, scacciando l’animale.

Mikael si avvicinò al camino acceso e getto con un movimento rapido il piccolo pezzo di carta, osservando la sua fine.

Tutto andava sempre come aveva deciso.


 


 

***






 


 

I polsi le dolevano, la testa girava e un ronzio riempiva le sue orecchie.
Gli occhi erano ancora ben chiusi, ancora intorpiditi, per il lento risveglio che stava avendo atto in quel momento.

La gola le bruciava, lo poteva sentire distintamente e uno strano sapore metallico invadeva la sua bocca.

Si sentiva debole e incredibilmente spossata come se non mangiasse e dormisse da diversi giorni.
La sua mente ancora annebbiata non le permetteva di mettere a fuoco gli ultimi ricordi, che l’avrebbero riportata a capire dove si trovava.

Caroline aprì con estrema lentezza gli occhi, lasciando che piano piano mettessero a fuoco, quello che aveva davanti.
La prima cosa che vide, fu il finale del suo vestito, completamente ricoperto di sangue. Trasalì credendo di essere stata ferita e di aver potuto in qualche modo danneggiare il feto.

Con molta calma alzo la testa, che le provocò una tremenda emicrania, da farla desistere dal continuare per qualche istante.

Quando finalmente riuscì ad avere una visuale completa del luogo in cui si trovava, il panico la invase.

Tutte intorno a lei c’erano delle pareti di roccia, che le provocarono dei brividi di freddo.
La stanza era di per se piccola e l’unica cosa che l’occupava era la sedia mal ridotta, dove si trovava legata Caroline.

Le corde ai suoi polsi, sfregavano la pelle ad ogni più piccolo movimento, provocando dei solchi, che facevano stringere gli occhi a Caroline per il dolore.

Ancora non capiva dove si trovava, ma poteva intuire, che si trattasse di una cantina.
Il freddo che provava, ne era la prova.

Le forza sembravano abbandonarla di secondo in secondo.
In un moto istintivo si piegò per valutare il sangue, che sporcava il bordo inferiore del vestito, per essere sicura che non fosse ferita.
Nel farlo, una fitta di dolore le spezzò il respiro e sentì distintamente il suo stomaco, contorcersi.

Fece in tempo a notare una enorme macchia di sangue, che riversava sul pavimento in pietra, quando udì dei passi avvicinarsi alla pirata e in seguito, una chiave che girava.

«Io non entro.» esordì una voce dietro alla lastra in ferro della porta.

Caroline era sicura di aver già sentito quella voce.

«Vi impressionate per così poco.» disse una seconda voce.

«Io non ho mai voluto arrivare a questo.» disse alzando la voce, la prima persona, che Caroline riuscì a distinguere come una voce maschile.

 

«Se avete dei ripensamenti, sappiate che non fareste una bella fine. Non posso permettermi errori, ne astratta ne fisici.»

 

«Cosa volete dire?» chiese tremante la prima voce.

 

«Quello che ho detto. Ora preoccupatevi di svolgere il vostro compito.» rispose schiettà la seconda voce.

 

Caroline udì i passi di qualcuno che si allontanava, lasciandola in uno stato d'ansia.

Sapeva che solo una delle due persona, se ne era andata, quindi stava a significare, che qualcuno si trovava ancora dietro alla porta e non avrebbe atteso ancora molto a mostrarsi.

La porta si spalancò infatti, l’attimo dopo mostrando agli occhi di Caroline, la figura sconciata di una donna.

Il cappuccio calato sul capo, mostrava distintamente i capelli rossi della donna.

«Vedo che vi siete svegliata finalmente.» esalò con una punta di durezza nella voce.

«Chi siete? Perché sono qui?» chiese in un gemito sommesso Caroline, che cercava di non lasciarsi cadere nel panico.

«Non importa chi sono, sono qui per fare anche un favore a voi, mia cara.»

«Rapirmi e legarmi qui dentro, vi sembra un favore?» chiese Caroline, ormai sull’orlo di una crisi di nervi.

La donna si avvicinò a lei e guardó per un breve istante il sangue della ragazza.

«Il bambino si sta già cibando di voi, quello che farò sarà semplicemente salvare la vostra vita e per tornaconto personale ovviamente, ma questo non vi deve interessare.» disse la donna. «Vedetela così, vi sto salvando da quel demonio, che vi sta dissanguando.» concluse la donna sorridendo beffarda a Caroline.

Caroline rimase interdetta a quelle parole.
Capo immediatamente il perché del sangue, ma non credeva che il bambino fosse già così avanti, da aver bisogno di lei.

Mille pensieri le affollarono la mente, ma uno in particolare risuonava a gran voce dentro di lei.

Non toccheranno il mio bambino.

«Non preoccupatevi, domani cominceremo, ho già l’incantesimo pronto e perdonatemi per la sistemazione, ma non possiamo correre rischi.» disse per fonte la rossa, prima di allontanarsi da Caroline.

«Incantesimo? Io non voglio fare morire il mio bambino!» esordì Caroline cercando di liberarsi dalle corde, ma infliggendosi solo altro più dolore.

«Se fossi al vostro posto sarebbe l’ultimo dei miei pensieri, ma spererei di passare la notte e di non morire dissanguata.» disse la donna voltandosi verso di lei con un sorriso disprezzante in volto.

Caroline strabuzzò gli occhi, fino a ritrovarsi nuovamente da sola in quella stanza.

I passo si allontanarono e sparirono, così come erano apparsi.
Le forze sembrarono abbandonarla definitivamente è il buio si impossessò nuovamente di lei.











***









 

Niklaus arrivò in tarda serata davanti alla residenza dei Forbes e non attese nemmeno un istante, scendendo dalla carrozza ancora prima, che si fosse fermata.

Doveva vederla, non poteva aspettare un solo minuti di più.
Doveva avere delle risposte.
Doveva vedere con i suoi occhi quella pancia leggermente ricurva, per poterci finalmente credere davvero.

Infondo lui non poteva avere figli, il suo essere ibrido, lo aveva reso sterile, ma per qualche strana ragione, Caroline era rimasta incinta e non avrebbe mai preso in considerazione, l’ipotesi che fosse andata con un’altro uomo.

La conosceva, non l’avrebbe mai fatto.
Troppo pudica e troppo rispettosa, per compiere un gesto simile.

Niklaus arrivò davanti alla porta e sbattè il pugno contro la porta per due volte.

All’interno di poteva udire un grande vociferare e pochi istanti dopo, che aveva bussato, sentì dei passi correre verso la porta.

«Caroline!» esordì la voce di Elena appena spalancò la porta e si bloccó l’esatto istante dopo, aver visto che la persona, che aveva appena bussato alla porta non era la sorella.

Il volto spaventato e inquieto della giovane donna, mise subito in allerta Niklaus.

«Cos’è successo?» chiese senza pensarci due volte. La voce dura e spaventata allo stesso tempo.

Dietro alle spalle di Elena, apparve il marito, che appoggiando una mano sulla spalla della moglie, prese parola per lei.

« Non potevate arrivare in un momento migliore.» disse ironicamente Damon, rivolgendosi all’ibrido.

«Salvatore, non mi ripeterò un’altra volta, cos’è successo?» chiese stringendo i pugni.

«Mister Mikaelson mia sorella è scomparsa da questo pomeriggio. Nessuno l’ha vista e io credevo che..» mormorò crollando in un pianto disperato, Elena e voltandosi per stringerai al marito.

Niklaus rimase in silenzio per qualche istante, ripentendo mentalmente le parole della donna.

Caroline è sparita.

Una enorme paura si impossessò di lui assieme alla rabbia.

«Non l’avete cercata?» chiese quando furioso.

«Sono appena tornato, Mister Mikaelson e ho cercato mia figlia per tutto il paese e il bosco.» disse il pastore apparendo anche lui alla porta, con sguardo preoccupato.

«Entrate, vi prego.» si intromise Elena. «Stiamo organizzando delle ronde con alcuni uomini, voi potreste esserci di grande aiuto.»

« Non starò un solo secondo con le mani in mano. La cercherò da solo.» disse senza aggiungere altro Niklaus e voltando le spalle alla famiglia Forbes, si diresse nuovamente verso la carrozza.

«Permettete di aiutarvi, in due sarà di certo più facile.» disse la voce di Stefan apparendo da dietro la casa dei Forbes, tornato da un giro di perlustrazione.

Niklaus lo guardò per un breve istante e poi annuì lievemente.

L’avrebbe trovata, anche se avesse dovuto cercarla per tutto il mondo.

«Muoviamoci.» fece freddamente Niklaus, salendo in carrozza, seguito a ruota da Stefan.


 

Non avrebbe atteso un solo istante.

Per la prima volta in vita sua, si ritrovò ad avere paura per la vita di qualcun'altro al di fuori della sua.


 









***


 


 


 




Katherine si trovava nel salone principale dell’enorme casa dei Mikaelson, mentre sfogliava distrattamente un libro, che aveva trovato appoggiato lì vicino.

Era in pensiero per Caroline.

Aveva sentito i discorsi di Rebekah ed Elijah e da quel momento, non poteva fare altro, che essere preoccupata per l’amica.

Niklaus era partito la mattina, per raggiungerla ma ancora il suo cuore non ne voleva sapere di tranquillizzarsi.

«Cosa state leggendo?» chiese improvvisamente la voce di Elijah.

Katherine sobbalzò nell’udire la sua voce.
Ultimamente si erano visti poco, non per suo volete ovviamente, ma sembrava che il vampiro, cercasse di tenere il più possibile le distanze da lei.

« La vita è sogno.» rispose Katherine, spostando lo sguardo sulla copertina del libro.

«Pedro Calderón.» esordì Elijah. «Non sapevo ce vi appassiona a il gente drammatico, filosofico.» continuo, sedendosi accanto alla giovane.

«In realtà no, ho trovato il libro per caso.» fece Katherine, con fare imbarazzato.

«È un libro molto complesso.» rispose semplicemente Elijah. «Immagino starete studiando lo spagnolo, per leggere questo libro.»

«Non sono molto portata, ma inizio a comprendere alcune parole.» rispose vagamente Katherine.

Da un po’ di tempo, si sentiva tremendamente strano, quando si trovava vicino alla giovane donna, talmente strano, che le parole gli morivano in gola, ancora prima che pensasse cosa dire.

«Ho saputo, che vostro fratello è partito questa mattina.» disse alla fine Katherine per alleggerire la tensione.

«Si, speriamo che vada tutto per il meglio.»

«Ho paura.» sussurró Katherine, senza pensarci due volte.

«Di cosa?» chiese in apprensione Elijah, vede sola tremare lievemente.

«Che possa succedere qualcosa a Caroline. È così una brava ragazza, piena di vita e solare, che non merita tutto l’inferno che starà passando.» disse tutto d’un fiato, per sfogarsi.

«Vedrete, che starà bene. Niklaus sarà già arrivato da lei.» tentò di rassicurarla.

In un gesto automatico, Katherine si ritrovo tra le braccia di Elijah, che senza nemmeno essersene accorto, aveva tirato a se la giovane, con il solo intento di infonderle un po’ di sicurezza.

Katherine rimase spaesata, da quel gesto tanto intimo e tanto atteso da parte sua.
Il cuore che pompava nel suo petto, sembrava che stesse per uscire e andarsene da qualche parte e non tornare più.

«Vi ringrazio.» mormorò Katherine, restando immobile.

«Non dovete ringraziarmi.» rispose Elijah con il suo solito modo gentile.

«Invece si, siete tanto gentile con me.» proferì lei alzando appena il viso verso di lui.

Elijah si perse i quei occhi così profondi, fino a perdere la misura del tempo e delle sue azioni.

Si avvicinò fino a sfiorare con le sue labbra quelle tremanti di Katherine, che lo guardava con occhi sgranati per la sorpresa.

Le loro labbra si sfiorarono e toccarono solo per alcuni secondi, fino a quando Katherine non si ritrovo da sola nella stanza.

Apri gli occhi, che aveva chiuso in precedenza, restando per un breve secondo interdetta, ma aprendosi successivamente in un enorme sorriso.

Il cuore che batteva più che mai.











Angolo autrice: 

Rieccomi qui :) 
La scorsa volta mi sono scordata di dirvi, che per un po' di tempo, posterò ogni due settimane. 
Ciò significa, che non posterò ogni lunedì, ma uno si e uno no. 
Purtroppo sono costretta a fare così, perchè ho cominciato patente e tra schede e lezioni, non ho il tempo materiale, per mettermi dietro e tirare fuori un capitolo a settimana. 
Quindi per un po' sarà così. 

Ammetto che sono rimasta un pochetto delusa, dalle poche recensione, anche perchè mi fate pensare, che non vi attiri più di tanto, più va avanti. 
Quindi vi prego di lasciare anche solo una riga o una parola, ma lasciatela, perchè è davvero molto importante per me. 

Ringrazio, chi comunque continua a seguire e recensire. 
Ci sto davvero mettendo l'anima in questa ff. 

Quindi che dire, al prossimo lunedì. 
Un bacio, Allie.

  
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