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Autore: Astrid lover    03/11/2014    3 recensioni
Questa storia è tutta sotto il punto di vista di Astrid. Una sera, la ragazza decide di invitare la sua migliore amica, Testa Bruta, a dormire da lei, ma quest'ultima svela un segreto che Astrid non gradisce sentire e questa confidenza le rovinerà la serata ed il resto delle settimane, finché non decide di fare il primo passo.
Spero solo di avervi attirato un po'.
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Astrid, Hiccup Horrendous Haddock III, Testa Bruta, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Questa è Berk, un’isoletta dispersa nel gelido ed affascinante Mare del Nord,  di vichinghi testardi e cocciuti. Un tempo, vivevamo in lotta con i draghi, finché una notte, un ragazzo della mia stessa età di nome Hiccup, apparentemente il più imbranato e mingherlino del gruppo, durante un assedio da parte dei draghi, decise di testare una sua nuova invenzione e colpì una Furia Buia, il drago più temuto da noi popoli del nord, nonché la progenie diabolica nata dal fulmine e dalla morte. Insomma, questo ragazzo instaurò, dopo qualche fallimento, un rapporto di amicizia con questo drago, prendendosi cura di lui e fabbricandogli una protesi, poiché il drago era menomato all’ala caudale sinistra. Man mano che si vedevano, in segreto, il loro affiatamento aumentò, diventando amici inseparabili. Ma venne il giorno nel quale lo sorpresi portare dei pesci al suo drago e non gradii il fatto che Hiccup avesse un rapporto di amicizia con uno di quei rettili, specialmente con una Furia Buia. Ma lui riuscì a farmi cambiare idea, portandomi a fare un VOLO che io trovai molto romantico. Da quel giorno lui ottenne la mia piena fiducia. Ma scoprimmo il tanto cercato nido dei draghi, nel quale viveva una creatura enorme che comandava gli altri rettili e li obbligava a portargli cibo. Hiccup decise di combatterla e ne uscì vincente, ma a caro prezzo: perse parte della gamba sinistra.
Ed ora, noi viviamo in pace con i draghi e, grazie a lui, li cavalchiamo!
Io sono Astrid Hofferson, una ragazza di 15 anni che cavalca un bellissimo Uncinato Mortale che ho chiamato Tempestosa.
L’anno scorso abbiamo inaugurato “L’Accademia dei draghi di Berk”, nella quale impariamo i segreti dei draghi e li addestriamo a vivere con noi vichinghi ed esploriamo nuove isole per “aggiornare” il nostro librone dei draghi. Bene, oggi è un giorno di quelli. Durante il viaggio mi viene un’idea. “Bruta, che ne dici se stasera vieni da me a dormire?” chiedo alla mia migliore amica. “Astrid, che significa che devo venire a dormire da te?” mi chiede lei distrattamente. Sbuffo, lisciandomi il ciuffo che mi oscura l’occhio. “Passerai la notte a casa mia, non dirmi che non l’hai mai fatto con un’amica?!” le spiego cercando di mantenere la calma. “Emm… no, mai fatto. Comunque mi piacerebbe.” “Ok”.
Passa la giornata e, ad una certa ora della sera, sento bussare alla porta di casa. Apro e vedo Bruta. “Ciao, entra.” Le dico. Lei si dirige al piano di sopra, in camera, e posiziona ciò che aveva portato. “Astrid, è strano che tu mi abbia invitata da te… c’è qualcosa di particolare che devi dirmi?” mi chiede lei timorosa. “No, no. Tranquilla, avevo solo voglia di passare una notte un po’ diversa, insieme alla mia migliore amica.” Le spiego rassicurante. “Ah, va bene… Perciò, quando si dorme da un’amica… cosa bisogna fare?” mi chiede lei. “Be’, tante cose. Ad esempio si raccontano segreti, storie di paura, ci si diverte con le amiche. Pensa di fare le stesse cose che fai di giorno, ora, di notte.” Cerco di spiegarle. “Ah, possiamo dare fuoco alle case o… o fare esplodere le uova dei draghi!!” esclama lei entusiasta battendo le mani e saltellando, come una bambina di 5 anni a Snoggletog. “No… no. Non intendevo proprio tutto quella che fai TU di giorno, ma quello che fanno le persone normali…” le dico alzando gli occhi verso il soffitto di casa e sbattendomi una mano in faccia, rassegnata. “Ahh… va bene.” Annuisce.
Dopo aver cenato, ci dirigiamo al piano di sopra e preparo la camera con un’atmosfera soffusa, a lume di piccole candele. “Perfetto, ora possiamo dare inizio alla serata!” annuncio a gran voce. “Bene, io ho un’idea. Parliamo di ragazzi…” mi propone Bruta. Ragazzi? No, per favore, proprio quell’argomento? Sbuffo ed acconsento a malincuore. “Ma scusa… se proprio te vuoi parlare di ragazzi… allora… hai preso una cotta per qualcuno?” chiedo stranamente incuriosita. Sul volto di Bruta si disegna un sorriso e le sue guance si dipingono di rosso mentre annuisce. “O sacri Dei! E di chi ti sei innamorata?” domando divertita sorridendo. “Di Hiccup.” A quella risposta, quel sorriso si spegne. Le mie labbra si incurvano lievemente verso il basso ed i miei occhi azzurri smettono di trasmettere allegria e vitalità. Bruta è ancora in attesa di una risposta da parte mia, ma sono troppo sconcertata. “D-di Hic?” mi limito a balbettare. “Sì di lui. Insomma, è un ragazzo sveglio, estremamente intelligente ed è carino.” Spiega lei. “Non discuto…” dico abbassando il volto. “Qualcosa non va Astrid?” mi chiede lei vedendomi rapidamente cambiata. “No, non preoccuparti.” La rassicuro. “Ah bene. Tieniti forte, arriva un’altra bella notizia…” esclama lei euforica. Mi fingo curiosa e la incito a parlare. “Sembra anche che Hic ricambi.” Confida. Prima cercavo di trattenere la tristezza ma ora non ce la faccio. Questa non doveva dirmela. I miei occhi si riempiono di lacrime ed una mi riga il viso. Me la sciugo subito, cercando di non dare nell’occhio, ma senza successo. “Astrid perché piangi?” mi chiede lei preoccupata. Non ce la faccio. Io non posso dirglielo. Non posso confidare il mio più grosso segreto. Non posso ammettere davanti a lei che sono innamorata di Hiccup, non posso. Lei non si rende conto di quanto lui sia speciale, di quanto sia diverso dagli altri. È un ragazzo brillante, ha un gran cuore, è il portatore di pace, il “signore” dei draghi, colui che ha quasi rischiato la vita per salvare la sua isola. Non è il tipo di ragazzo per lei, no. Lei… lei è pazza e non fa cose che piacciono ad Hiccup, scherziamo?! “Allora? Astrid, perché piangi?” ribadisce. “Sono… sono felice che lui ricambi…” mento, accennando un finto sorriso. Lei si avvicina a me, mi abbraccia e poi mi prende per le spalle. “Sapevo che tu mi avresti capita.” Mi dice, sorridendo. “Figurati…” sussurro, mentre lei si dirige in bagno. Decido di scendere le scale ed andare in cucina a bere un bicchiere d’acqua. Guardo fuori dalla piccola finestra: la luna, candida e lattea, mi illumina gli occhi color zaffiro delicatamente. Appoggio il bicchiere sul ripiano in legno e mi adagio i gomiti sul cornicione della finestra. Sospiro, mentre guardo incantata lo splendido brillare delle stelle. D’un tratto, la luna viene oscurata da una sagoma che sfreccia rapida nel cielo come una saetta appena scagliata da Thor. Sorrido, sapendo che Hiccup stava portando Sdentato a fare il loro solito volo notturno. Una lacrima nuovamente mi solca il viso e scorre rapida sulla mia pallida e delicata pelle. La asciugo, mentre sento Bruta chiamarmi. “Astrid! Astrid! Dove ti sei cacciata?” urla. “Bruta… dove vuoi che sia finita?!” le rispondo scocciata. Salgo le scale e mi precipito sul letto. La mia amica mi sta aspettando, seduta, con un sorriso stampato in faccia. “Emm… Bruta… che… che stai facendo?” le chiedo allucinata. Quel sorriso è inquietante, non che lei sia bellissima, ma quel sorriso la rendeva ancora più brutta. “Nulla. Mentre ero in bagno mi è venuta un’illuminazione. Sai che andare in bagno aiuta a ragionare?” mi spiega. “E sentiamo questa idea…” le rispondo, scocciata. “Ho pensato di dichiararmi ad Hic domani!!” esclama lei saltellando sul letto, facendomi cadere giù. “Oh ma non si arrende questa!!” penso fra me, incurvando le sopracciglia. Mi schiarisco la voce e, con aria da superiore, parlo. “No, cara. Non si fa così. Hiccup se ti ama si deve dichiarare lui, non tu. Quando mai, nelle storie antiche di mia nonna che ci raccontava da piccole, era la ragazza a dichiarare il suo amore al ragazzo?! Perciò, fossi in te, aspetterei che lui faccia il primo passo.” Ho detto così perché so che Hic non si dichiarerà mai, perché lui non ama Bruta, stiamo scherzando?! “In effetti… hai ragione. Ovvio, se lui mi ama, allora si dichiarerà presto!” ragiona a voce alta. Io faccio spallucce. Bruta sbadiglia. “Astrid, si è fatto tardi, possiamo dormire?” mi chiede. “Sì, va bene. Notte” “Notte”. Mi intrufolo nelle calde coperte di lana, sperando di riuscire a dormire, ma nonostante tutte le rassicurazioni mentali che mi sono fatta, troppi pensieri mi tormentano. Bruta ormai si è addormentata, perciò decido di uscire per prendere una boccata d’aria. “Ehi, ciao piccola…” sussurro alla mia draghessa, carezzandole il viso squamoso. Sistemo la sella e vi salgo. Sprono Tempestosa e spicca il volo. Aspiro l’aria che profuma di pino mugo e dico fra me e me “Non c’è niente di meglio di un voletto serale per scacciare i brutti pensieri…” Decido, dopo un po’, di fermarmi nella grotta dove Hiccup e Sdentato si conobbero. Scendo da Tempestosa e mi dirigo al laghetto, al centro della conca. Mi specchio nella piccola distesa d’acqua cristallina, poi mi rinfresco il viso. “Astrid?” sento domandarmi alle spalle. Perdo un battito. La sua inconfondibile voce stava cercando una mia risposta. “Hiccup!” grido, alzandomi e correndogli incontro. “Che ci fai qui?” mi domanda. “Non riesco a dormire, perciò ho deciso di portare Tempestosa a fare un volo.” Spiego. “E tu? Dov’è Sdentato?” gli chiedo stupita. “L’ho lasciato a casa. Volevo starmene da solo, ma lui era stanco, perciò ho deciso di farmela a piedi.”. C’è qualcosa che non quadra. Hiccup lascia da solo Sdentato a casa e vuole stare solo? “Hic… tutto a posto?” chiedo. “Sì, tutto a posto.” Risponde fissandosi la gamba di ferro. Decido di abbracciarlo. Lo sento distaccato e subito mi sposta da sé e si allontana, verso il laghetto. “Cosa…” sussurro, cercando di capire. Rimango immobile in quella posizione, mentre i miei occhi si riempiono di lacrime. Lo guardo rinfrescarsi il viso, poi mi precipito da Tempestosa, piangendo e spicchiamo il volo.
Giunti a casa, chiudo silenziosamente la porta e salgo in punta di piedi le scale, per non svegliare Bruta che è nel mondo dei sogni da un bel pezzo. Mi infilo sotto le coperte e ripenso a ciò che era successo prima. Mi arrendo e chiudo gli occhi definitivamente.
 
   
 
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