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Autore: Lexy    21/10/2008    4 recensioni
Uno scorcio di vita romantica... o quasi. Una passeggiata, chiarimenti, e l'inizio di una storia -diciamo così- d'amore. Non so che altro dire! Jonathan Crane-SpauracchioXJoker
Genere: Romantico, Commedia, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Gotham City Romance:

 

“Vuoi stare con me?”

 Questa frase mi rimbomba nelle orecchie mentre tento, senza riuscirci, di dare una risposta.
Insomma, basta girare nella mia testa in questo modo, non sopporto più questo rimbalzare, gradirei un attimo di tregua, un po’ di pace per pensare ad una risposta, ma no, no, no… è chiedere troppo dalla mia mente impulsiva!

 Ho detto impulsiva, non malata! Non sono mai stato matto, neanche per un secondo!

 So che la domanda che mi è appena stata posta non necessita di una delle mie solite risposte inopportune, eppure il mio cervello non riesce a cooperare con me in modo coerente, e purtroppo è proprio una di quelle ad uscire dalla mia bocca.

 “Sembri un liceale.”

 Ecco. Già me ne sono pentito, e vorrei mordermi la lingua… ovviamente lo faccio immediatamente, ma per fortuna lui sta sorridendo… riesce a leggere dentro di me troppo bene per meravigliarsi delle mie –spesso infelici- sortite.
Mi si avvicina lentamente, invidio la sua capacità di apparire calmo e paziente perfino in un momento come questo.

 Avvolge le sue braccia attorno a me e capisco immediatamente le sue intenzioni; ancora non riesco a riflettere coerentemente, penso mille pensieri e mi pongo altrettante domande… e se lui si aspettasse da me un tipo di “amore” che non potrei mai dargli? In fondo, io sono volubile, nervoso, strano ed impulsivo! Insomma, sono troppo… Joker.

 Il che non vuole necessariamente dire che sono pazzo, no, no! Non lo sono mai stato!

 I nostri corpi adesso aderiscono perfettamente, vedo i suoi occhi chiudersi mentre i miei si spalancano, la sua bocca si schiude mentre la mia si serra… ormai mi restano pochi secondi per pensare, no-no-no-no-no siamo troppo, troppo diversi ed io non sono neanche sicuro che mi piaccia, per cui no, no, no niente da fare!

 Tiro la testa indietro solo per un attimo e contrariamente alle mie aspettative lui non mi segue, non si sporge per impormi quel contatto bensì si ferma e riapre gli occhi; sorride ancora, mi guarda negli occhi come se mi stesse dicendo che mi capisce, è dolce ed ancora non so se la cosa mi piace… perché non dice nulla? Chiunque direbbe qualcosa, chiederebbe una spiegazione, quantomeno, ma lui no…!

 Figuriamoci, lui ha questa maledetta empatia, che combinata ai suoi studi psichiatrici gli permette di capire tutte quelle cose di cui gli altri neanche si accorgerebbero!
D’altronde però, se assomigliasse alla maggior parte della gente, ora non sarei di certo qui.
Continua a non parlare, così mi irrito e lo colpisco col pugno chiuso sul petto, per costringerlo ad allontanarsi da me… non sono mai stato uno capace di limitare la mia forza in nessuna occasione, ed infatti lo sento lanciare un gemito soffocato.
Il mio senso di colpa, comunque, si trasforma in irritazione quando vedo quel sorriso ancora al suo posto, ancora rivolto a me.

 “Ti piaccio? Io?”
“Sì.”
“Perché?”

 La mia espressione indurita non lo spaventa, non lo infastidisce, ne lo mette anche solo vagamente a disagio, scoppia a ridere ed io lo capisco sempre di meno… e comunque se fossi mai riuscito a capirlo come lui fa con me, a quest’ora non starei perdendo tempo qui con lui.
Allora perché lui con me lo fa? Perché perde tempo?
Ora che ci penso, lui non si è mai tirato indietro ogni volta che gli ho teso un tranello per metterlo alla prova, anzi li ha sempre affrontati pur consapevole di cosa volessi scoprire di lui con quei trucchi…

 Eppure, mai una volta ho sospettato che potesse sfruttare questa consapevolezza a suo vantaggio. Non ho mai messo in dubbio la sua sincerità, mai pensato che fosse differente da come si è sempre presentato a me.

 La sua risata riecheggia per qualche secondo tra i tubi ferrosi del ponte sul quale ci siamo incontrati, e poi si spegne lentamente, come se l’acqua sotto di noi, tinta dell’arancio del tramonto, l’avesse inghiottita.

 “Perché mi fai ridere.”

 Mai fatto ridere nessuno in vita mia io, mai. Nemmeno quando ci ho provato, nemmeno senza volerlo… mai stato capito da nessuno io, sia che ci provasse oppure no. Posso accettare che lui mi comprenda come riesce a fare, ma non che mi trovi divertente! No, non ci crederò mai.

 “Raramente ridi.”
“Con te, sempre.”
“No, mai.”
“Se ti togliessi i paraocchi ogni tanto, sapresti che non è così.”

 Touché. So a cosa si sta riferendo, parla dei miei continui exploit con Barman e del fatto che da molto tempo per me esiste solamente lui… eppure ora, qui, su questo ponte ci siamo solo io e lui, nessuna ombra oscura tranne quella della mia psiche complicata.

 Ho detto complicata, non malata! Non sono mai stato pazzo in vita mia!

 “Non sono matto, e lui ora non è qui!”

 Triste quanto breve riassunto di tutti i miei precedenti pensieri… sono ancora arrabbiato ma non so più se con lui o con me stesso.

 “Allora devi avermi sentito ridere!”
“Smettila!”

 Non mi piacciono i suoi giochi mentali, le sue parole che troppo spesso suonano sarcastiche, il suo volto indecifrabile, la sua capacità di sapere, vedere e scoprire sempre tutto… sento la mia stessa voce nelle mie orecchie, sto gridando tutti i miei pensieri e non mi piace, non davanti a lui, non avrei mai voluto scoprirmi tanto davanti a lui.
Metto le mani in tasca, mi volto ed inizio ad allontanarmi, ma sento i suoi passi leggeri e tranquilli dietro di me vorrei non badarvi, eppure non ci riesco, sento la rabbia, non so verso chi o che cosa indirizzarla e non riesco a far finta che lui non esista; mi volto di nuovo a guardarlo.

 “Perché non mi lasci in pace?”
“Eppure te ne rendi conto, che sei tu a non farlo.”
“Lo so, ma da me si può capire!”

 Di nuovo scoppia a ridere, probabilmente prendendo la mia semplice constatazione per una battuta mentre invece intendevo davvero dire che questo comportamento ci se lo può aspettare da me, e che volevo invece sentire la sua spiegazione.
Di nuovo mi volto di scatto, sempre più nervoso, per allontanarmi il più velocemente possibile ma stavolta lui mi blocca dopo appena qualche passo, afferrandomi per un braccio.
Quando mi volto, mi guarda negli occhi ed odio come riesce ad incatenarmi con quegli sguardi seri, a me, che non ho mai preso niente con troppa serietà.
Odio anche il modo in cui mi sta facendo sentire, sebbene io sia di qualche centimetro più alto di lui, è come se torreggiasse su di me, mi fa sentire alle strette.

 “Da cosa scappi?”
“Dimmelo tu, visto che sei un dottore!”
“Non ti ho mai mentito, Joker.”

 Ha risposto alla ragione della mia “fuga” con la risposta che cercavo, alla domanda che non gli ho posto, il che -anche se ormai dovrei esserci abituato- mi provoca una strana sensazione nello stomaco.

 “E lo farai?”
“Non lo so… spero di no.”

 Non mi ha mai costruito castelli in aria, mai promesso cose irrealizzabili, mai parlato di vanti inesistenti con cui mettersi in mostra, non ha mai fatto tutte quelle cose che la maggior parte delle persone amano fare.
Comunque, se lui si fosse comportato come tutti gli altri, a quest’ora non starei ancora qui a sentirlo parlare.
Per una volta me ne sto zitto, e ringrazio me stesso per questo.

 “Sembri venire da un altro mondo.”

 Avevo cantato vittoria troppo presto.

 “Anche tu sei diverso dagli altri.”

 Mi fa venire i brividi come riesca sempre a capire ciò che intendo dire con le mie frasi sconnesse.

 “Hai detto che sono diverso?”
“Sì, diverso. Non pazzo, non penso che tu lo sia mai stato.”

 Per una volta me ne sbatto dell’impulsività ed in un secondo lo stringo tra le mie braccia, schiaccio praticamente la mia bocca sulla sua e dopo un attimo di smarrimento, lo sento ricambiare con altrettanta passione. Per una volta, anche se solo per pochi attimi, sono riuscito a stupirlo e subito mi viene voglia di farlo ancora e ancora e ancora, come se avessi appena iniziato la dipendenza da una droga.
Restiamo avvinghiati in quel modo, a baciarci ed accarezzarci con urgenza finché qualche minuto dopo non sentiamo il suono del campanile dell’orologio battere le nove.

 “Allora, stiamo insieme?”
“Quanto sei ragazzino! –rispondo, e lo sento ridere- Comunque la risposta è sì.”
“Festeggiamo?”
“Sarebbe anche ora.”

 Lo vedo infilare una mano in tasca ed estrarne una scatoletta metallica che mi è fin troppo familiare… volto lo sguardo verso l’orizzonte, lo poso sulla città lontana e sento all’improvviso la sua mano insinuarsi nella mia tasca a stringere la mia.
Con la coda dell’occhio vedo il suo braccio tendersi verso Gotham City come se stesse per cambiare canale ad un grosso televisore, sento un leggero “bip” nelle orecchie e quasi nello stesso istante vedo lo stadio esplodere.
La deflagrazione sembra arrivare fino al cielo, poi il fumo fa la sua comparsa, scuro e con la forma di un fungo… beh, più un albero che un fungo, ma è lo stesso.

 “Non credevo che avrei mai potuto associare l’ambientalismo con una detonazione.”

 Ancora una volta si mette a ridere, ed ormai mi sto abituando così tanto a questo suono che non vorrei mai smettere di ascoltarlo! Viene da ridere anche a me, ma mi trattengo, mostrando invece un sorriso a trentadue denti.

 “È un bellissimo regalo di fidanzamento.”
“E per una volta, niente Barman.”

 So che questa frase include più di un significato… stringe un po’ di più la mia mano, e ricambio la stretta prima di riprendere a camminare ed attraversare il ponte.

 “E per le nozze cosa mi regaleresti?”

 Dico fissandolo con curiosità, e lo vedo restare per un attimo interdetto;
si volta per l’ultima volta indietro, verso Gotham City… noto che  il suo sguardo sembra impensierito, allora lo seguo col mio fino alla Wayne Tower, l’edificio più alto della regione.

 “Decente…”

 Commento semplicemente, alzando le spalle, e stavolta ci mettiamo a ridere insieme.

  
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