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Autore: Sottopelle    04/11/2014    1 recensioni
Sår: dal norvegese, ferita.
Genere: Poesia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ho cercato di
erigere le mie mura per
assecondare il bisogno mio
d'allontanarmi,
di respirare aria nuova,
ma ogni pietra è
crollata contro i tuoi
tentativi di
espugnare l'anima mia.
Perché se non eri tu a
far cadere le mie difese ero
io a c
ercare di
raggiungerti in ogni caso:
non sono mai stata brava a dire:
"Addio".
E nemmeno a
formulare richieste di
solitudine.
Tu solamente leggevi le
mie parole sbagliate sulle labbra,
nonostante non avessi mai
avuto coraggio di dirle,
e rimanevi,
contro ogni mio,
muto,
volere.
Ma non sono mai
stata brava a volere.
Né tanto meno a
pretendere.
Ho semplicemente accettato
la tua presenza,
e ne ho fatta abitudine:
aveva un che di
rassicurante sapere che
tu saresti rimasto come
stella fissa nelle mie
costellazioni di
esitazioni e
mancanze.
Forse avrei dovuto iniziare ad
ipotizzare futuri senza la
figura tua costante prima
che diventassi una
mia consolazione fondamentale. 
Perché è difficile,
ora,
sciogliere le dita
incrociate a suon di
giuramento,
ora che io voglio
mutare le mie posizioni senza
conoscere altri sistemi di
riferimento oltre te.
Ma ci sono altre stelle,
che brillano con la
stessa intensità tua:
basterebbe solo saper osare.
Ma non sono brava
nemmeno in quello.
Con questi spazi che adesso
mi stanno stretti e
nessun'ala da
spiegare al vento.
E sarà un migrare vago,
verso regioni a
me sconosciute.
E non guarderò indietro,
o almeno cercherò di
non farmi vedere.
Perché so che tu mi
fisserai nel mio ennesimo
tentativo di fuga,
e so già anche che fallirà.
Ma prima mi
lascerai andare,
con la consapevolezza che
prima o poi avrò ancora
nostalgia di quel ipotetico
"noi" a cui nessuno di
noi ha mai fatto cenno,
credendolo un concetto irreale,
ma che lentamente è
diventato concreto.
E se non sarò io a
tornare sarai tu a
raggiungermi come sempre.
Tu che sai ogni volta come
bruciare le distanze tra
noi senza mai scottarci. 
A volte non capisco se
il nostro è un tentativo di
ricostruire l'uno gli spazi dell'altro o
un semplice ignorarci fino a
quando uno dei
due non cede.
  
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