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Autore: Natalja_Aljona    04/11/2014    3 recensioni
Alex si morse con forza il labbro inferiore e si sedette su uno dei gradini del molo, la custodia del violino sulle ginocchia e una mano appoggiata su di essa in un gesto a metà fra il protettivo e l'affettuoso.
Avrebbe mai incontrato una ragazza da amare quanto Maria che non l'avrebbe lasciato come Maria?
Forse sì, ma il loro primo bacio era un'altra storia.
Era l'unico pensiero che lo rassicurava, che a volte lo ossessionava.
Era stato lui, Alexander Rønningen, fiabesco insegnante di violino del Barratt Due Musikkinstitutt con un evidente tic ai capelli, il primo ragazzo di Maria Sveinsson, la più bella dottoressa missionaria di Oslo.
[...]
Il violino era il collegamento diretto fra Alexander e il suo cuore.
Maria aveva spezzato una corda, ma lui continuava a suonare.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Men det er bråtevis av lister

For den evinnelige optimist

For livet er en fiolin

Med behov for en fiolinist


Ma fortunatamente ci sono tonnellate di liste

Di questi eterni ottimisti

Perché la vita è come un violino

Che ha bisogno di un violinista

(Fela Igjen, Alexander Rybak feat. Opptur)


[…]


Alla tårar faller för dig, men ingenting vad ditt fel

Jag lägger skulden på mig, min längtan att vara hel

Det är hjärtat och själen som skriker i min kropp och aldrig vill ge upp

Men när vindarna vänder och regnet faller ner, hörs det inte mer


Tutte le mie lacrime cadono per te, ma non è mai stata colpa tua

Io incolpo me stesso per tutto, il mio desiderio di essere ancora completo

È il cuore e l'anima nel mio corpo che grida e non vuole arrendersi

Ma quando i venti girano e la pioggia cade, tu non puoi più sentirlo

(Vända Med Vinden, Alexander Rybak feat. Timoteij)


Din första kyss

Il tuo primo bacio

(Alexander Rybak)


Djupt i ditt hjärta där finns det ett rum

Och jag har en nyckel ditt in

Vart du än far över hela vår jord

Jag följer dig i fantasin

Den dag du ska du välja den man du vill ha

En tvekan jag hör i din röst

För en hemlighet finns som vi båda förstår

En tanke som skänker mig tröst

Ja, en hemlighet finns som vi båda förstår

Den tanken känns skön i mitt bröst


Nel profondo del tuo cuore c'è una stanza

E io ho la chiave per entrarci

Ovunque tu vada in tutto il mondo

Io ti seguirò nella mia fantasia

Il giorno in cui sceglierai l'uomo che sposerai

Sentirò un dubbio nella tua voce

Perché c'è un segreto che entrambi conosciamo

Un pensiero che mi rassicura

Sì, c'è un segreto che entrambi conosciamo

Questo pensiero mi fa sentire meglio nel mio cuore


Dottoressa Maria Sveinsson e Johan Christiansen, insegnante di norvegese.

Bindal, 21 Luglio 2014.

L'aveva sposato, dunque.

Sorrideva, nella foto, e Alexander, che la conosceva da quando erano bambini, lo sapeva, che era sincera.

Lo sapeva e non c'era una sola scintilla di esitazione da cercare negli occhi turchesi fermati sulla carta della sua Maria, non l'avrebbe trovata.

Se ci fosse stata, almeno per un istante, una nota di dubbio nella sua voce, questo poteva ancora chiederselo.

Aveva sempre immaginato che l'avrebbe colta, in quel momento, a qualunque distanza si fosse trovato, che l'avrebbe sentita.

E invece no, nessuna speranza, solo quella foto.

E lei era felice.

Per fortuna.


För där finns massor av män som är bättre än jag

Som kommer till dig med fina förslag

Men en sak, Maria, jag mins den som nyss

Din första kyss


Perché ci sono molti uomini migliori di me

Che verranno da te con meravigliose proposte

Ma una cosa, Maria, ricordo come se fosse appena accaduta

Il tuo primo bacio


Era un bel ragazzo, Johan.

Un bell'uomo, anzi.

Aveva ventinove anni come Maria, e aveva quell'aria adulta e responsabile che Alexander aveva sempre ammirato in lei, mentre lui ne aveva ventotto e ne dimostrava ancora venti, con quel sorriso travolgente da ragazzino e la mania, quasi un tic, di scompigliarsi i capelli ogni trenta secondi.

E sì, Alexander aveva dei bei capelli, castano chiaro e foltissimi, superava il metro e ottanta e aveva il fisico che ci si poteva aspettare da un ragazzo che tra una lezione al Barratt Due Musikkinstitutt di Oslo e l'altra faceva il personal trainer nella palestra di Nesodden.

Cresciuto con un padre violinista e una madre pianista che lo facevano esercitare fin da bambino, era diventato il miglior violinista del Barratt Due e dolcemente avviluppata all'archetto del suo violino aveva lasciato l'anima, perché dalla ferrea disciplina insegnatagli dai suoi genitori era nato il suo sogno più bello, la sua più grande passione, e non avrebbe mai smesso di ringraziarli per questo.

Era l'orgoglio di Nesodden, di Oslo e dell'intera Norvegia, e la stessa Maria era estremamente fiera di lui, ma non bastava.

Lui amava immensamente la sua famiglia e amava immensamente Maria, voleva sposarsi e avere dei figli, voleva diventare compositore e insegnare al Barratt Due, lavorare ad Oslo e continuare a vivere a Nesodden, a poco più di venti minuti dalla Capitale.

Aveva tanti di quei progetti meravigliosi e amava insegnare ai bambini del Barratt Due, che lo adoravano, ma a volte metteva il violino davanti a tutto e si chiudeva in se stesso, a volte non riusciva a tornare nella realtà fuori dal Conservatorio, a riconciliarsi con un mondo che non procedeva secondo le note di un violino.

Sgranava gli occhi davanti ai libri di medicina di Maria e non sempre riusciva a capire la sua passione, una passione senza musica, fatta solo di parole, parole che però poi salvavano la vita più di quanto potesse mai fare un violino.

Maria e il suo tirocinio, il suo entusiasmo, gli occhi luminosi e i fiumi di racconti che lui seguiva a stento, la mente offuscata dal ricordo degli accordi che coprivano la voce di Maria.

Era così bello, quello che faceva Maria, così importante, e lui le sorrideva e le accarezzava lentamente il volto mentre lei parlava, spingendole i capelli castano dorati dietro le orecchie e imparando a memoria la sua pelle sotto le dita, ma poi rideva al momento sbagliato, si perdeva e non le rispondeva.

Johan Christiansen veniva da Bindal, mentre Maria era nata a Bergen e Alexander a Nesodden, ma la prima era cresciuta ad Oslo e il secondo ci era andato a studiare.

Johan invece era venuto ad insegnare.

Alexander non l'aveva mai conosciuto bene, gliene aveva parlato Kaja, la sua alunna preferita del Barratt Due, che l'aveva come insegnante di norvegese, e l'aveva intravisto un paio di volte.

Alto, biondo e dagli occhi azzurri, senza il vizio di sorridere sempre che aveva lui.

Johan li sapeva misurare, i sorrisi, e si sapeva misurare in generale.

Ecco qual era la principale differenza fra di loro: Johan era un bell'uomo, Alexander era un bel ragazzo.


Vart än jag far så finns i förvar

Din värme och minnet jag fick

Trots tiden som går, i årstiders spår

Finns tanken på vårt ögonblick

En dag ska vägarna föra mig hem

Jag tänker på det varje natt

Den hemlighet finns som vi två kan förstå

En tanke som gör mig besatt

Ja, en hemlighet finns som vi två kan förstå

En tanke som gör mig besatt


Ovunque io vada è al sicuro

Il tuo calore e il ricordo che ho

Un giorno le strade mi porteranno a casa

Ci penso ogni notte

C'è un segreto che entrambi conosciamo

Un pensiero che mi ossessiona

Sì, c'è un segreto che entrambi conosciamo

Un pensiero che mi ossessiona


-Ricordate quello che vi ho detto?-

-Se på Alexander!- Guarda Alexander!, ripeterono in coro i giovani violinisti del Barratt Due, e Alexander sorrise, annuendo.

-Veldig bra!- Molto bene! -En, to, tre... Nå! Kom igjen!- Uno, due, tre... Adesso! Dai!

I suoi ragazzi cominciarono a suonare con lui, che passava in mezzo a loro a controllare gli spartiti e distribuiva loro consigli e indicazioni.

Ad un certo punto Kaja scoppiò a ridere, perché lo trovava buffo quanto fantastico, il suo insegnante, e Alex non poté fare a meno di sorridere di nuovo, divertito a sua volta.

Non era stato Johan a portargli via Maria, no.

Maria se n'era andata da sola.

In missione in Tanzania, perché doveva fare qualcosa per quei bambini, per quelle persone, doveva aiutarli in ogni modo possibile.

Era una brava dottoressa ed era coraggiosa.

Come avrebbe potuto non esserne orgoglioso?

Ma l'aveva lasciato.

Certo che le dispiaceva, certo che ne soffriva.

Non era stata una decisione facile.

Ma a lui rimaneva sempre il violino, no?

E come avrebbe mai potuto fare, senza?

Il violino era il collegamento diretto fra Alexander e il suo cuore.

Maria aveva spezzato una corda, ma lui continuava a suonare.


För där finns flickor i mängd vem jag vill kan jag få

Men för mig så är du den enda ändå

För en sak, Maria, jag minns den som nyss

Min första kyss


Perché ci sono molte ragazze che potrei avere

Ma per me tu sei ancora l'unica

Perché una cosa, Maria, ricordo come se fosse appena accaduta

Il mio primo bacio


Alexander non sapeva come Maria avesse conosciuto Johan.

Non gliel'aveva chiesto.

Non si vedevano più tanto spesso, ma Alex sapeva che lei era ancora sua amica.

Era ancora quella che dietro le quinte, dopo il Julekonsert (Concerto di Natale) del Barratt Due del 1999, in cui tutti avevano applaudito i suoi brani da solista, l'aveva preso per mano e gli aveva strappato le note dalla mente e dalle dita con il loro primo bacio.

Ed era strano, adesso, quasi vergognoso, che non avesse voluto sapere se l'uomo che la sua ragazza speciale aveva deciso di sposare fosse davvero abbastanza speciale per lei.

Perché l'aveva dato per scontato o aveva finto che non gli importasse.

Perché si fidava di Maria e non si fidava tanto di se stesso.

Per pietà del suo cuore o per non cercare in tutti i modi di scorgere l'esitazione e di sentire il dubbio.

Perché aveva troppa paura o già sapeva che non ci sarebbe stato.

O perché in quel momento il violino non gli sarebbe bastato.

Credo che sia una brava persona, sì.

Lei è felice.

Mi dispiace per me stesso, tutto qua.

Ma andrà tutto bene, vero?


Djupt i min själ finns förtvivlan och hopp

Var finns alla tankar du gav?

Och nu vill jag resa runt hela vår värld

Och söka nå’n att hålla av

Förtvivlad jag säger: Det finns inget slut

Men jag vet vi ska träffas igen


Nel profondo della mia anima c'è disperazione e speranza

Dove sono tutti i pensieri che mi hai dato?

E ora voglio viaggiare per tutto il mondo

In cerca di qualcuno di cui prendermi cura

Disperatamente dico: Non c'è una fine

Ma so che ci incontreremo ancora


Quel giorno, come molte altre volte, stava passeggiando per Aker Brygge con la custodia del suo violino in spalla.

Camminava sovrappensiero come al solito, alla sua destra i negozi e i locali e alla sua sinistra il porto.

Sorrideva anche senza rendersene conto, e naturalmente si passava una mano fra i capelli.

Faceva tenerezza, sembrava quasi indifeso, una creatura fatata appena uscita da una fiaba.

Sempre così allegro e pieno di gratitudine verso tutti, con un'aria angelica difficile da dimenticare.

Pensava a quello che gli diceva Maria quando stavano insieme, che lui non voleva mai svegliarsi al mattino, che a pranzo e a cena non mangiava, ma fagocitava, che era sempre di fretta e aveva le dita piene di calli e di tagli per il troppo suonare, ma non c'era verso di convincerlo a fare pause, se non ne aveva intenzione.

Che era testardo come pochi e quando riusciva a posare il violino si attaccava ai videogiochi, passione che lei non sarebbe mai riuscita a comprendere.

Però poi suonava per farla addormentare e quando si addormentava la svegliava per darle il bacio della buonanotte, ma era comunque troppo dolce perché lei riuscisse a mandarlo a quel paese.

Ci avrebbe ripensato, se ne sarebbe ricordata?

Johan com'era, cosa sapeva di lui?

Oh, insomma, l'aveva davvero sposato?

E lui?

Perché proprio la sua Maria?

Cos'aveva fatto di così tanto sbagliato?

Perché non era mai tornata da lui?

Perché non potevano tornare insieme?

Si batté una manata sulla fronte, si scompigliò di nuovo i capelli, tanto per cambiare, e si asciugò un paio di lacrime che non era riuscito a fermare, ma del resto non ci aveva nemmeno provato.

Non era mai stato bravo a trattenere il pianto, era sempre stato troppo emotivo.

Glielo dicevano tutti, anche Maria.

Ma Maria lo amava, prima di andare via.

Alex si morse con forza il labbro inferiore e si sedette su uno dei gradini del molo, la custodia del violino sulle ginocchia e una mano appoggiata su di essa in un gesto a metà fra il protettivo e l'affettuoso.

Avrebbe mai incontrato una ragazza da amare quanto Maria che non l'avrebbe lasciato come Maria?

Forse sì, ma il loro primo bacio era un'altra storia.

Era l'unico pensiero che lo rassicurava, che a volte lo ossessionava.

Era stato lui, Alexander Rønningen, fiabesco insegnante di violino del Barratt Due Musikkinstitutt con un evidente tic ai capelli, il primo ragazzo di Maria Sveinsson, la più bella dottoressa missionaria di Oslo.


För en hemlighet finns som vi båda förstår

Vi kan vara tillsammans, min vän

Ja, en hemlighet finns som vi båda förstår

För evigt tillsammans igen

För där finns många som säger att kärlek är blind

Men vår lever i ljus, i sommar och vind

För vi har varandra och minns den som nyss

Vår första kyss


Perché c'è un segreto che entrambi conosciamo

Possiamo stare insieme, amica mia

Sì, c'è un segreto che entrambi conosciamo

Per sempre insieme di nuovo

Perché ci sono molti che dicono che l'amore è cieco

Ma il nostro vive nella luce, nell'estate e nel vento

Perché ci siamo appartenuti l'un l'altro e ricordo come se fosse appena accaduto

Il nostro primo bacio


Il loro primo bacio era uno dei suoi ricordi più belli e ripensarci lo faceva sempre sentire meglio, anche se erano passati quindici anni da allora e due da quando si erano lasciati definitivamente.

In fondo era l'unica cosa che gli rimaneva.

La cosa più bella che aveva, il loro eterno segreto.

Alexander sapeva essere ottimista, sapeva essere forte.

L'aveva imparato un po' da solo, un po' dai suoi genitori e un po' anche da lei.

In fondo era stato fortunato.

Maria aveva sposato l'uomo dei suoi sogni, e lui aveva pianto per tutta la notte, ma il tempo in cui erano stati insieme era stata la vera benedizione.

Non poteva forse essere contento per lei e triste per se stesso contemporaneamente?

Relativamente orgoglioso del passato, momentaneamente malinconico, ma fiducioso per il futuro.

Come era stato sempre, nello spiraglio di luce che era sempre stato in grado di trovare fra la sua fiaba e la realtà.


Clearing skies and drying eyes

Now I see your smile

Darkness goes and softness shows

A changing style

Just in time words that rhyme

Well, bless your soul

Now I'll fill your hands

With kisses and a Tootsie Roll

Reality is not for me

And it makes me laugh

Oh, fantasy world and Disney girls

I'm coming back


Cieli che si rischiarano e occhi che si asciugano

Ora vedo il tuo sorriso

L'oscurità se ne va e mostra la dolcezza

Uno stile che cambia

Giusto in tempo parole che fanno rima

Bene, benedicano la tua anima

Ora ti riempirò le mani

Con baci e un Tootsie Roll

La realtà non fa per me

E mi fa ridere

Oh, mondo della fantasia e ragazze Dinsey

Sto tornando

(Disney Girls, Alexander Rybak)


[...]


För när tårarna torkat på kinden

Och när saknaden lagt sig till ro

Så ska jag släppa hjärtat fritt med vinden

Låta glädjen inom mig få gro

Precis som du


Quando le lacrime si saranno asciugate sulle mie guance

E quando non mi mancherai più così tanto

Allora lascerò il mio cuore libero nel vento

E permetterò alla felicità nel mio cuore di ricominciare a crescere

Proprio come te

(Vända Med Vinden, Alexander Rybak feat. Timoteij)


[...]


Just remember that

I’m still here

I told you I ain’t going nowhere

I’m still in love with you

'Cause nobody sees me the way you do

You keep me strong

So every day I’m holding on

It will be you and me again

Just the two of us again


Ricorda solo che

Sono ancora qui

Ti ho detto che non andrò da nessuna parte

Sono ancora innamorato d te

Perché nessuno mi vede nel modo in cui mi vedi tu

Tu mi mantieni forte

Così ogni giorno sto resistendo

Saremo io e te di nuovo

Solo noi due di nuovo

(Still Here, Franklin Calleja)




Un chilometro di note e dediche:


Dunque, che dire di questa storia?

Di cose da dire ne avrei fin troppe, ma vedrò di scegliere le più importanti.

Non è stato facile scriverla, perché non ne ero mai soddisfatta e ci tenevo a farlo bene, ad esserne fiera, era estremamente importante per me.

È basata su Din första kyss di Alexander Rybak, una delle mie canzoni preferite del mio cantante e violinista preferito, e sulla sua storia con Maria Strøm Slyngstad, sua ex-fidanzata, migliore amica, co-violinista e corista, la sua prima ragazza e per questo dedicataria delle sue canzoni First kiss e Din första kyss, che è la versione di First kiss.

Ci sono diversi riferimenti alla realtà, come il fatto che Maria sia dottoressa e sia andata a lavorare in Tanzania, ma nella realtà lei è anche una violinista, ha frequentato il Barratt Due Musikkinstitutt di Oslo con Alexander ed è andata in tour con lui per due anni, mentre nella mia storia è solo una dottoressa.

Il riferimento al lavoro di Alexander come personal trainer prima di diventare famoso è vero, ma nella realtà Alex non insegna al Barratt Due, per quanto partecipi ancora a diversi concerti organizzati dal Conservatorio, ma fa concerti in giro per il mondo e ha all'attivo diversi progetti, ed è vera anche la sua altezza (un metro e ottantatré), anche se qui ho scritto solo che supera il metro e ottanta.

È vero che il loro primo bacio è avvenuto quando avevano tredici e quattordici anni, ma mentre erano in tour con l'Orchestra, nella mia storia dopo un Julekonsert (Concerto di Natale).

E sono veri i luoghi, perché la vera Maria è davvero originaria di Bergen, attualmente vive a Bindal e ha un figlio, e Alexander è cresciuto a Nesodden, ma non ci è nato come nella mia storia, il vero Alex è bielorusso ed è nato a Minsk, si è trasferito a Nesodden, in Norvegia, con i suoi genitori quando aveva quattro anni, e attualmente vive ad Oslo.

La Kaja citata di sfuggita è stata davvero un'alunna di Alexander, che ha partecipato come insegnante a diversi seminari di molti conservatori in diversi Paesi (principalmente Norvegia, ma anche Svezia, Ucraina, Azerbaijan e Turchia, i Paesi in cui è più famoso), e nel suo secondo album No Boundaries ha inciso una lettera che la piccola Kaja gli ha scritto, letta da lei.

"Se på Alexander!" (Guarda Alexander) è quello che fa ripetere sempre in coro ai suoi piccoli allievi ;)

È vero che i genitori di Alexander sono rispettivamente un violinista e una pianista, Igor' e Natal'ja Rybak, e che lo facevano esercitare tantissimo fin da piccolo, ma adesso Alex è immensamente grato ad entrambi, ed è vero che ha un bellissimo rapporto con loro, che sogna di farsi una famiglia, di fare il compositore (che è già) e di lavorare ad Oslo vicino alla sua famiglia e ai suoi amici.

È vera la sua grande passione per i videogiochi ed è assolutamente vero il suo “tic ai capelli”, ne ha una massa spettacolare e continua a scompigliarseli (ho visto i video di tutti i suoi concerti che sono riuscita a trovare e forse l'anno prossimo andrò in Norvegia a vederlo), è assolutamente adorabile, ma questo è un caso a parte.

E ci sono altri piccoli riferimenti presi dalle millemila interviste di Alex che ho letto e sentito e naturalmente i miei pareri soggettivi su di lui, ma questi non sono importanti, ho già scritto tre metri di note di cui mi sono già pentita, perché non so a chi interesseranno effettivamente, ma per me era importante scriverle.

Ho sempre pensato di non riuscire a scrivere niente di ispirato ad Alexander perché lo adoro troppo per poterlo mettere per iscritto, ma evidentemente un po' ci sono riuscita, anche se creando due personaggi di fantasia, per quanto molto ispirati alla realtà.

Infatti, oltre ai nomi e alle età (Maria è del 1985 e Alex del 1986), sono uguali anche le iniziali dei cognomi, R e S: Alexander Rønningen e Maria Sveinsson.

Il marito di Maria, invece, è completamente inventato.

Devo ammettere che sono orgogliosa di questa storia, sono contenta di averla scritta e finita e anche di come è venuta, il che è praticamente un miracolo, vista la quantità di volte che l'ho riscritta e mi sono detta che non sarei mai riuscita a farne venir fuori qualcosa di buono.

Anche se mi sento una deficiente ad aver scritto tutte queste note perché sono troppe ma non sono abbastanza, ma questa storia è per metà su Alexander (e Maria, naturalmente, che è davvero una ragazza fantastica e le auguro il meglio) e per metà per Alexander, perché mi rende sempre maledettamente felice e mi ha commossa fin troppe volte, anche con canzoni e interviste che non avevano niente di commovente.

Quindi la dedico a lui, Alexander Rybak, il violinista che mi ha completamente rincretinita, che mi fa ripetere ad alta voce che gli angeli esistono e che lui è il ragazzo più straordinario del mondo.

Ma per me le sue sono tra le canzoni più straordinarie del mondo e come lui mette il cuore nella sua musica e in tutto quello che fa, io l'ho messo in questa storia.

Tusen takk, Alexander, e grazie mille anche a voi, se siete arrivati alla fine di queste note allucinanti e tortuose e leggerete questa storia, che spero vi piacerà.

Storia che, però, dedico anche a Cecilia, la mia migliore amica, che mi sta costringendo per chat a non amputare tre quarti di note come vorrei fare, perché mi incoraggia sempre, e perché è lei.

P.S: Naturalmente quelli nella foto di copertina sono i veri Alexander Rybak e Maria Strøm Slyngstad!
E la canzone finale, Still Here di Franklin Calleja, è stata scritta e composta proprio da Alexander per Franklin, giovane cantante maltese in cui Alex crede molto, ed effettivamente bravissimo.

Buona lettura a tutti e grazie ancora :)

Marty

  
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