Lisa perde i
genitori all’età di otto anni e non avendo altri
parenti in vita, vicino a casa
sua, essendosi trasferita in Germania tre anni prima, per il lavoro dei
genitori, viene affidata ai più cari amici di famiglia che
avevano avuto da
quando erano arrivati lì.
Loro si
prenderanno cura della piccola, dandogli tutto il loro amore come se
fosse
figlia loro, ma uno dei membri della famiglia, svilupperà un
particolare
affetto per lei, ma poi il passato ritornerà a tormentarla e
così… l’affetto di
questa persona l’aiuterà ad uscire dai guai in cui
era andata a finire a causa
del tormenti che le ricordavano il dramma
vissuto……
Kapitel
1
Quella
mattina la piccola Lisa non poteva essere più felice.
Dopo
aver insistito tanto, era finalmente riuscita a convincere
suo padre a rinunciare all’ennesimo week-end di lavoro e a
portarla ad una gita
al lago, che aspettava da tanto tempo.
Era
tanto emozionata,che si era svegliata alle sei del mattino;
proprio lei dormigliona com’era.
Erano
davvero rare le uscite di famiglia, nella sua. Suo padre
dirigeva un’importante azienda, che dall’Italia era
stata spostata in Germania,
nelle
vicinanze di
una tranquilla cittadina:Magdeburg.
Il
lavoro andava a gonfie vele, come la vita di Lisa e dei suoi
genitori, ma la cosa che più dispiaceva a tutti, era che il
lavoro occupava
talmente tanto suo padre Jörg, tanto da impedirgli di passare
una tranquilla
giornata a casa.
Ma
quella mattina le cose erano andate diversamente e in meglio.
La
piccola si alzò dal letto, correndo verso la finestra della
sua cameretta rosa e scorse il padre, mentre stava caricando le ultime
cose
necessarie per la giornata.
Guardò
il cielo… era sereno, come lei in quel momento.
Sorrise
compiaciuta, sentendo i caldi raggi del sole,riscaldare
il vetro della finestra, decorata con delle graziose tendine.
-
Dai
Lisa, scendi a fare colazione, che fra meno di un’ora
dobbiamo partire!!- Lisa voltò il capo e sentendosi chiamare
dalla madre, corse
in cucina.
Era
incredibile quanto poteva essere tale la vivacità di quella
bambina.
Aveva
otto anni di pura simpatia, che caratterizza i bambini,
lunghi capelli castani e lisci e occhi azzurrissimi, sempre sereni e
luminosi.
Arrivata
in cucina, vide la madre che l’aspettava e le corse
incontro abbracciandola.
Poi
si sedette al suo tavolo e cominciò a bere la sua tazza di
tè caldo, che adorava, in compagnia dei genitori, che nel
frattempo avevano
iniziato a fare colazione insieme a lei.
La
madre, Lily, era una giovane donna di trent’anni, con lunghi
capelli mori e mossi e gli occhi azzurri, che aveva tramandato alla
figlia.
Era
molto alta, dal fisico snello, presentabile e avente un
fascino particolare.
Sapeva
cavarsela con eleganza in qualunque situazione si
trovava.
Il
padre, il cui nome è già stato accennato prima,
aveva
trentatré anni ed era un uomo molto giovanile, ma sempre
elegante, fatto
obbligatogli dall’importante lavoro che faceva.
Lisa
prendeva sempre in giro il padre per quel suo abbigliamento
formale, sempre uguale… giacca e cravatta, perché
a lei non piaceva.
Ovviamente
lo faceva scherzosamente, visto che era ciò che
più
amava fare con lui.
Terminarono
tutti e andarono in bagno a prepararsi.
Alle
11.00 circa caricarono i piccoli zaini in macchina, misero
in moto e partirono.
Trovarono
un po’di traffico e arrivarono con una mezz’oretta,
di
ritardo, ma alle 14,30 erano arrivati tranquillamente a Lipsia, dove li
attendeva la casa, che possedevano in riva ad un piccolo laghetto.
Si
divertirono moltissimo quel giorno… stettero in giardino a
giocare, fecero un bagno nel lago e fecero uno spuntino, con un pic-nic
improvvisato, che organizzarono verso le 17,00.
Lisa
si avvicinò alla riva del lago e allargando le labbra in un
grande e dolcissimo sorrisone disse:-
Papà,
qui è bellissimo!!! Grazie per avermi portata-
Il
padre, intenerito dalla voce della figlia ricambiò il
sorriso
e rispose: -Figurati, tesoro; sei la mia piccolina e faccio qualsiasi
cosa per
farti felice-
Detto
questo si girò verso la moglie, che lo osservava
teneramente e con compiacimento, poi le mise una mano sotto il viso,
passando
ad accarezzarle lentamente la guancia e dopo essersi avvicinato con la
testa,
la baciò con delicatezza.
Si
scambiarono un’altra occhiata complice, prima di ritrovarsi
la piccola tra le braccia, che cercava le coccole.
Restarono
abbracciati ancora per un breve lasso di tempo, poi
Jörg guardando l’orologio, si accorse che erano
già le 18,30 e che era il caso
di risistemare tutto ciò che si erano portati e avviarsi
verso casa.
Caricarono
tutto sulla grande auto e partirono.
Il
viaggio di ritorno fu straziante; c’era una fila chilometrica
e si avanzava di poco più di un metro ogni quarto
d’ora.
La
piccola, che ormai era stanca e cominciava ad essere
assonnata, chiese al padre quanto mancava.
-Abbi
pazienza tesoro, c’è molto traffico. Le disse
dolcemente
la madre-.
Dopo
una buona ora e mezza aggiunta all’ulteriore tempo che si
impiega normalmente riuscirono a superare il traffico e Jörg
poté accelerare.
Stavano
parlando tranquillamente, mentre si avvicinavano di più
verso casa, ma mentre il padre rideva per una battuta di Lisa, la madre
vide
arrivare verso loro
un grande camion,
guidato da un uomo, che sembrava aver perso il senso della guida.
Non
fece in tempo a chiamare il marito, per avvisarlo, che non
appena lui voltò il capo, videro le luci dei fanali del
camion e subito dopo il
nulla.
L’autista
era andato fuori corsia, scaraventandoli oltre il
confine della strada e facendo ribaltare la macchina ben tre volte.
Quella
sarebbe stata l’ultima giornata, che avevano allegramente
passato insieme.
Lisa
si svegliò e si vide circondata da cannette e lenzuola
bianche.
Spaventata
provò a ricordare, ma purtroppo nella sua mente
risuonava subito l’urlo della madre e le luci dei fanali.
Nient’altro.
Sentì
le porte aprirsi e vide entrare una donna vestita di nero,
molto formale e un dottore, che la salutò dolcemente
cercando di
tranquillizzarla.
-Ciao
piccolina, io sono il dottor Vogel e sono
qui per aiutarti. Lei è la signorina Winter,
l’assistente
sociale che ti porterà dalla famiglia a cui sarai affidata
tra poco-.
Disse
con cautela.
-E
perché?- chiese la piccola
morettina.
Io
già ce l’ho la mamma e anche il
papà, che mi vogliono bene e non ho bisogno di un’
altra famiglia.
Il
dottore lasciò da sole la bimba e
la donna, la quale con le parole più delicate possibili
spiegò alla bimba
l’accaduto.
Ma
lei cominciò subito a piangere… la
si poteva sentire in tutto l’ospedale.
Tre
giorni dopo, venne dimessa e
scoprì con compiacimento, che la famiglia a cui era stata
affidata non era
altri che quella di…
CONTINUA…