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Autore: VaVa_95    05/11/2014    4 recensioni
Matt sta osservando una "tempesta perfetta" abbattersi su Huntington Beach.
L'ultima volta che ha assistito ad un fenomeno tale non è finita bene, per lui. Quando Matt pensa troppo, in fondo, non può mai finire bene.
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"Quando era morto, tutti avevano pensato la stessa cosa: che non se lo meritava. Che non doveva succedere a lui.
Non a Jimmy.
Perché lui era speciale".
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Matthew Shadows, The Rev
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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God Hates Us




Any day of 2014
Huntington Beach, California




C’era un termine che veniva utilizzato in chirurgia, un termine piuttosto particolare che a detta sua non c’entrava nulla con la medicina.
Tempesta perfetta.
Era il termine che si usava per indicare il fatto che, in un intervento chirurgico, tutto fosse andato per il verso sbagliato. Tutto ciò che poteva andare storto era andato storto. E per quel motivo il paziente era morto.
Non si trattava di negligenza, né di errore. 
Semplicemente, tempesta perfetta.

Matt pensava che la tempesta perfetta, quella metereologica perlomeno, si stava abbattendo in quel momento su Huntington Beach, California. Non pioveva quasi mai da quelle parti, e quando succedeva si trattava di una pioggerellina sottile, o quei temporali intensi ma brevi che duravano non più di mezz’ora e poi il sole dannatamente caldo tornava alto nel cielo. Eppure, quel giorno sembrava diverso: grosse nuvole nere costellavano il cielo, si sentiva un bubbolio lontano, tipico dei tuoni. A volte, si potevano intravedere dei piccoli lampi. Presto sarebbe scesa giù talmente tanta acqua che le strade della città avrebbero potuto allagarsi. I suoi concittadini non erano abituati a quel genere di tempeste, non lo era neanche lui. Erano rare.
Eppure, avrebbe potuto dire chiunque, quella era una vera e propria tempesta perfetta.
Stava osservando i cambiamenti metereologici dalla finestra. Non voleva nemmeno provare ad uscire in giardino, come se avesse paura. Forse l’aveva davvero.
Un tuono.
E poi un altro.
E un altro ancora.
Sembrava che Dio ce l’avesse con loro.
Scosse energicamente la testa, abbassando lo sguardo, sentendo gli occhi farsi lucidi.

Dio ce l’aveva con loro. Ne era più che sicuro. Era l’unica spiegazione plausibile. 
Altrimenti perché gli aveva portato via Jimmy?

Un lampo in lontananza.
Il temporale era vicino, era palese. Sentì vibrare il telefono, poco lontano da lui, cosa che lo autorizzò a prenderlo e a vedere chi accidenti gli avesse scritto. Non voleva essere disturbato quando scriveva canzoni, lo sapevano tutti. Aveva detto ai ragazzi quella mattina di lasciarlo in pace, o meglio, di lasciarlo solo con i suoi pensieri. Chi conosceva bene Matthew Charles Sanders sapeva che quando pensava di certo il tutto non si trasformava in un momento pacifico dove si metteva alla ricerca di sé stesso e del significato della vita.
La sua mente era un luogo buio. Tenebroso. Era una persona sostanzialmente felice, lo era sempre stata, ma c’erano momenti in cui non riusciva a fare altrimenti. Semplicemente, i suoi pensieri erano cupi, tetri. Quasi sempre, almeno.
Aveva ricevuto più o meno una ventina di messaggi. Due da Brian che gli chiedeva perché accidenti non rispondeva (l’aveva chiamato tre volte e lui aveva attaccato ad ognuna di esse perché diamine, l’aveva detto che voleva stare un po’ a solo), tre da Zacky, cinque da Johnny e tutti gli altri che venivano da Arin, che gli scriveva di guardare fuori dalla finestra per assistere a quel grande temporale. Nonostante il ragazzo fosse anch’egli californiano, a quello scenario non era abituato. In più, doveva ancora ambientarsi ad Huntington Beach, in generale. Su una cosa aveva ragione: quello era un gran temporale.
Era una tempesta perfetta.

L’ultima volta che aveva assistito ad una tempesta del genere era stato agli inizi del 2010, quattro anni prima. Jimmy era morto da poco e lui e i ragazzi si trovavano in una specie di stato catatonico. Dopo il dolore, la rabbia, i pianti iniziali, qualcosa nella loro mente aveva lasciato spazio ad un solo sentimento: l’incredulità. Nessuno di loro riusciva a credere che fosse successo davvero.
Che Jimmy fosse morto davvero.
Così. Andato.
Non riusciva a crederci nemmeno lui, all’inizio. Ma lì, mentre assisteva a quella tempesta, con in mano un foglio di carta ed una biro, aveva realizzato che Jimmy se ne era andato via e che no, non sarebbe tornato mai più. Non si trattava di una vacanza, non si trattava di non vederlo per qualche mese. Se ne era andato per davvero, non sarebbe più tornato. Non avrebbero più bevuto birra insieme, non avrebbero più parlato per ore del più e del meno, non avrebbero più scritto canzoni e non avrebbero più fatto concerti insieme.
Tutto andato in frantumi, tutto andato in cenere.
Perché Jimmy era morto e nessuno di loro l’avrebbe rivisto più.
Aveva avuto quella realizzazione così, all’improvviso, mentre quattro anni prima assisteva ad una tempesta simile. Aveva preso la penna e aveva cominciato a scrivere, senza sosta. Era uscita fuori una canzone colma di rabbia e di risentimento, la voglia di gridare al mondo che non era giusto, che tutto quello non doveva capitare a loro, non doveva capitare a lui, perché non se lo meritava.
“God Hates Us”, l’aveva chiamata. Perché era l’unica cosa a cui riusciva a pensare.

Già, non se lo meritava, Jimmy.
Poteva succedere a chiunque una cosa del genere, ma non a lui. Perché Jimmy era la persona migliore del mondo e quello lo sapevano tutti. Era… perfetto. Matt poteva solo definirlo così. Certo, la sua fama da cattivo ragazzo lo precedeva, allontanava le persone, le rendeva diffidenti… ma una volta che si conosceva il vero Jimmy era impossibile non amarlo con tutti sé stessi.
Non c’era nessuno che non amasse Jimmy, in quel buco di città. Quando era morto, tutti avevano pensato la stessa cosa: che non se lo meritava. Che non doveva succedere a lui.
Non a Jimmy.
Perché lui era speciale.

Erano passati quasi cinque anni da quel maledetto giorno, e più passava il tempo più a Matt sembrava di realizzare il fatto che le cose, forse, dovevano andare così. Che per certe persone era meglio bruciare con velocità che sbiadirsi andando avanti con gli anni. 
Ma anche che Jimmy era troppo strano per vivere, ma troppo raro per morire.
Non doveva morire. Non lui.

E tutto quello lo stava pensando lì. Con la tempesta perfetta che infuriava su Huntington Beach. Con la pioggia scrociante, i tuoni, i lampi e i fulmini, il forte vento che sembrava quasi piegare gli alberi. Il cielo nero, l’oscurità che pian piano scendeva sulle case.
Tempesta perfetta, dicevano i chirurghi, per indicare un intervento dove tutto quel che poteva andare storto andava storto.
Tempesta perfetta, proprio come quello che si stava scatenando lì fuori.
Tornò a guardare il telefono. I messaggi continuavano ad arrivare. Evidentemente i ragazzi erano preoccupati per lui. Si alzò dalla sua postazione, dando un’ultima occhiata al cielo plumbeo.
- Sai cosa? – domandò, senza avere un destinatario preciso – non è giusto. -


 
--



Jimmy guardò Matt osservare il cielo, sentì pronunciare quelle parole che si stava trattenendo da troppo, troppo tempo.
“Sai cosa? Non è giusto”, aveva detto.
- Lo so – rispose – la morte non è giusta. -




Note dell'autrice:
Della serie: "a volte ritornano".
Sì, sono ancora qui.
Sì, sono qui con un'altra OS.
E sì, rientra nel mio stile, almeno credo. Un po' più corta di ciò che sono solita fare, ma devo dire che dice tutto quello che c'è da dire. Diciamo anche che questa ff è nata praticamente per caso. Ascolto una canzone (in questo caso, come si potrebbe facilmente dedurre dal titolo, God Hates Us) e mi si accende la lampadina nella mia testa bacata.
"Vava, dovresti studiare per gli esami", mi dice la mia coscienza, ma fra una pausa e l'altra ci si annoia, quindi... viva la scrittura (prima che lo diciate voi: sì, devo trovarmi un hobby).
Comunque. Preciso che l'OS è anche ispirata a Grey's Anatomy. Chi ha già avuto l'occasione - e la sfortuna, ehm - di imbattersi in una delle mie ff sa che ci sono molti riferimenti a quella serie tv. Non posso farci niente, la adoro.
Per quanto riguarda la storia in sé, beh... lascio giudicare a voi. Posso solo sperare che vi piaccia e che, in qualche modo, sia riuscita a trasmettervi qualcosa. In fondo su una cosa siamo d'accordo tutti: la morte non è giusta.
E ne approfitto per dire che dato che non mi veniva in mente nessuna data in particolare, mi sono fermata al "qualsiasi giorno del 2014". Così, giusto per stare sul generico.

Anyway, mi ritiro nel mio angolino buio, magari tornando anche a studiare storia e critica del cinema, che mi serve. Mi fate sapere cosa ne pensate di questa storia con un commentino? Pleeeease?
Okay, me ne vado davvero.
Alla prossima OS (o long, chi lo sa)!
Kisses,
Vava_95

P.S. per qualsiasi cosa potete anche contattarmi su Twitter: @SayaEchelon95
P.P.S. l'ho ricontrollata più e più volte, ma sono sicura che qualche errore di forma o di battitura ci sia scappato lo stesso. Chiedo perdono.
  
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