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Autore: Gipsiusy    05/11/2014    1 recensioni
...when Glee meets Teen Wolf!
Stiles è alla ricerca di Derek, che ha deciso di abbandonare Beacon Hills in nome del fatto che è sfiga-- hem, per motivi che non si è degnato di spiegare, e arriva a New York.
Qui incontrerà Blaine, che da bravo ragazzo quale è non lo lascia vagare per la grande mela, ma si offre di aiutarlo. Riuscirà Stiles a far tornare il suo (shh!) sourwolf a casa?
Relationship: Derek Hale / Stiles Stilinski; Kurt Hummel / Blaine Anderson; minor- Santana Lopez/ Brittany S. Pierce
dedicata alla mia Mickey, Happy b-day hon!
Genere: Commedia, Fluff, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Artie Abrams, Blaine Anderson, Brittany Pierce, Kurt Hummel, Santana Lopez | Coppie: Blaine/Kurt, Brittany/Santana
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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To my lovely Fede,
from the bottom of my heart!

 
Grazie infinite a Lavy per essere una formidabile beta <3

Following to you
 
Blaine aveva appena salutato il suo migliore amico, Sam Evans, prima che salisse sull'aereo diretto a Lima quando la sua attenzione venne, irresistibilmente, attratta da un ragazzino che stava davanti a una cartina di New York, lamentandosi ad alta voce.
Era più alto di lui, di spalle, con una felpa rossa e i capelli castani, martoriati dalle mani agitate di lui. Era chiaramente in qualche sorta di guaio, e Blaine decise di avvicinarsi.
“Scusa, ti serve una mano?”
L'altro si voltò, stupito che stessero parlando davvero con lui, e quasi saltò poiché Blaine era praticamente accanto a lui, ma non si era minimamente reso conto della sua presenza.
“Io... si. Credo. Cioè. Uhm”
Blaine sorrise, intenerito. C'era qualcosa in lui che gli ricordava il cucciolo che viveva alla punta della strada a cui lui e Kurt portavano da mangiare.
“E' la prima volta che vieni a New York?” chiese, tranquillo, il moro. L'altro annuì. “Io sono Stiles”
“Piacere... Stiles, io sono Blaine. Non sei qui per restare a lungo, sbaglio?” osservò, adocchiando il piccolo borsone che aveva con sé.
“Eh? Ah, no. In effetti no. Sono venuto solo a... cercare una persona. Sai, è un idiota e sapevo che sarei dovuto venire di persona altrimenti avrebbe semplicemente continuato a ignorare le telefonate e le email, ma adesso che sono qui non ho idea di dove andare; mi sarei dovuto portare Scott perché magari lui lo avrebbe trovato, oppure Lydia ma con tutto il disastro che sta avvenendo a casa...” Stiles sproloquiò velocemente, tanto che Blaine si perse metà delle parole -il che era tutto dire-, e lo bloccò all'improvviso.
“Hey. Hey, fermo. Calmo. Non sai dove iniziare, ho capito. Che ne dici se ci prendiamo un caffè e mi spieghi se posso aiutarti?”
Il castano annuì, pensieroso. Blaine chiamò un taxi, lo aiutò a sistemare il borsone e diede l'indirizzo al tassista, mentre l'altro stava in totale silenzio, perso nei suoi pensieri.
 
°°°
Entrarono allo Spotlight e a Stiles quasi fecero male gli occhi per la quantità di rosso presente. Blaine salutò con un cenno una cameriera bionda, che gli fece l'occhiolino e tornò a fare il suo lavoro.
“Per curiosità, come mai qui?” chiese Stiles, curioso.
“Perché ci lavora il mio fidanzato, ed il caffè è davvero buono.” spiegò Blaine, e Stiles aprì leggermente gli occhi. “Scusa Blaine, ma quanti anni hai detto di avere?” domandò.
“Diciannove. Venti tra un paio di mesi, perché? Ne dimostro di più? Sembro vecchio?” il moro cominciò ad agitarsi sul divanetto su cui avevano preso posto, cercando di specchiarsi nel porta tovaglioli.
“No no, non intendevo questo. E' che hai detto 'fidanzato' e ho pensato che è un termine un po' vecchio per un.. teenager” Stiles sorrise leggermente all'ultima parola, in reazione al sorriso entusiasta dell'altro.
“Oh... Oh! No, lui è effettivamente il mio fidanzato. Gli ho fatto la proposta l'anno scorso nel luogo in cui ci siamo conosciuti...” spiegò, con una luce negli occhi. Stiles la conosceva, era la stessa che aveva suo padre quando parlava di sua madre, la luce di puro amore.
“Capisco...” disse semplicemente, non proferendo parola sul fatto che fossero un po' troppo giovani. Quando trovi qualcuno da amare, qualcuno che è la tua esatta metà, non ha senso aspettare. Avrebbe voluto saperlo prima.
Venne riscosso dai suoi pensieri quando un'altra persona si unì a loro. Portava la divisa del locale, i capelli perfettamente acconciati tendenti a sfidare la forza di gravità e un sorriso teso.
“Blaine, ciao tesoro. Lui chi è?” chiese, scivolando sul divanetto accanto al moro. Stiles non si perse l'occhiata gelida che il nuovo arrivato gli aveva lanciato.
“Ciao amore, lui è Stiles. Stiles, Kurt.” disse velocemente Blaine, baciandolo sulla guancia.
“Il tuo fidanzato?” chiese con più entusiasmo di quanto realmente sentisse, Stiles. Entrambi annuirono.
“L'ho trovato all'aeroporto, come un cucciolo sperduto. E' la prima volta che viene a New York, è di Beacon Hills, California.” Spiegò il moro,elencando le informazioni che si è fatto dare in taxi.
“Ho una zia lì, o qualcosa del genere, ma non la sento  spesso...” mormorò il castano.
“E' venuto a cercare una persona, ma non ha idea di dove iniziare quindi ho pensato di dargli una mano..” proseguì Blaine. Kurt si voltò a osservarlo e sorrise leggermente, perso in chissà quale pensiero. Poi si voltò verso Stiles.
“Posso sapere chi stai cercando?” probabilmente non se ne rese anche conto, ma il suo tono si era fatto immediatamente più dolce.
“E' un uomo, di nome Derek Hale. Alto, capelli scuri, barba scura, abiti scuri, molto scuro insomma. Lui è un mio... amico.” Né a Kurt né a Blaine era sfuggito il tentennamento nell'ultima parola, ma entrambi lasciarono correre. “E' venuto qui.. è scappato qui, dopo una cosa brutta avvenuta... a casa. Non così brutta, voglio dire avrebbe potuto essere molto più tragica, ma lui ovviamente deve prendersi tutta la responsabilità e fare il lupo acido e brontolone. Non sia mai lasciare il carico anche ad altri, eh no, lui deve fare l'eroe solitario...” smise per un attimo di parlare,  e Kurt colse l'occasione per portare andare a prendere loro le bibite. “Stiles cosa prendi?” chiese, gentilmente.
“Io... non lo so, una cosa qualsiasi” rispose sottotono.
“Perché non mangi qualcosa? Potrebbe farti bene...” propose Blaine. Stiles annuì e basta, abbassando il capo. I due fidanzati si lanciarono uno sguardo d'intesa, e Kurt andò a prendere l'ordinazione.
“Hey, non abbatterti. Vedrai che lo troverai.” disse il moro, cercando di tirarlo su di morale. “Hai affrontato un viaggio in aereo e saresti stato disposto ad affrontare New York da solo, convincere qualcuno a tornare a casa non sarà così difficile...”
“Mi piacerebbe crederlo... ma tu non lo conosci. Io stesso credo di non sapere quasi nulla di lui, ma in qualche maniera lui sembra conoscere tutto di me. Non ho idea di come accada, ma sa esattamente cosa... come mi sento. E' snervante essere un libro aperto quando lui è un dannato cubo di Rubik da fare al buio.” Stiles incrociò le braccia, innervosito, e appoggiò il capo allo schienale.
“Conosco la sensazione. L'idea di non sapere come muoverti per paura di sbagliare tutto, la paura che ti possa scivolare dalle mani... so come ti senti.” soggiunse l'altro, guardandolo attentamente. “Ma devi fidarti di te stesso. Magari le prime volte non andrà perfettamente, ma sono errori che chiunque fa in un rapporto. Sono errori che si devono fare, altrimenti non si andrebbe da nessuna parte. Fidati, lo conosci meglio di come credi”
Stiles non riusciva a capire come l'altro facesse ad avere tanta fiducia, ma poi ripensò al modo in cui prima parlava di Kurt e realizzò che lo aveva capito nel modo peggiore, sperimentandolo.
Neanche a dirlo, il castano fu di ritorno al tavolo con un caffè per Blaine e per lui un piatto contenente patatine fritte, hamburger e coca cola.
“Buon appetito!”, augurò, sedendosi nuovamente accanto a Blaine. “Oggi non c'è molta gente, per fortuna, o non avrei avuto pace”
“Dani è ancora malata?” chiese Blaine mentre metteva la seconda bustina di zucchero.
“Si, non ci voleva proprio che si prendesse l'influenza. Non abbiamo provato praticamente per niente con la band...”
I due chiacchierarono tranquillamente mentre Stiles addentava un paio di patatine e realizzò di essere affamato.
Comprensibile, dato che era dal pranzo del giorno prima che non toccava cibo.
Aveva divorato metà pasto quando Kurt rivolse nuovamente l'attenzione a lui.
“Allora.. che genere di cosa ha spinto... Derek, giusto?... A scappare qui?” domandò, e Stiles quasi soffocò nella coca cola.
“Hem... Ecco... Come dire... In città... Io e alcuni miei amici, si, insomma, diciamo che abbiamo fondato un... gruppo di volontari per la... vigilanza? Diciamo così. Sapete, sono il figlio dello sceriffo, e l'attività criminale è incredibilmente incrementata da un paio di anni quindi abbiamo pensato, 'hey, perché no?' e teoricamente sarebbe stato... indolore. Senza pericoli. Ma le cose sono sfuggite di mano, diciamo, e tra tutte le cose ci sono andato di mezzo anche io. E Derek crede che sia colpa sua, il ché è una cavolata assurda dal momento che non poteva fare assolutamente nulla per impedire che mi... Uhm... prendessero. Non doveva fare nulla, stava aiutando mio padre, non volevo che facesse nulla. Ma sembra essere un concetto troppo difficile per lui, da capire.”
“Ciò non spiega perché sia fuggito” disse Kurt, ma prima che Stiles potesse rispondere intervenne Blaine. “Uhm, io credo di saperlo. Ricordi quando hai affrontato quegli omofobi nel vicolo vicino casa?”
Il castano annuì, sollevando piano un sopracciglio.
“Beh, il primo istinto era quello di andarmene, perché il mio compito sarebbe stato proteggerti e non l'ho fatto.” Spiegò semplicemente.
Kurt drizzò la schiena.“Ma non è tuo compito, credevo che questo lo avessimo già appurato.”
“Razionalmente, lo so. Ma l'istinto rimane... rimane sempre lo stesso. Non è una cosa che posso accendere e spegnere.”
Kurt si avvicinò a lui e prese la sua mano, annuendo. Aveva capito che intendeva.
“In pratica si sta comportando da animale. Fantastico.” Esclamò Stiles all'improvviso, riscuotendoli. “Credo che, dopo averlo trovato, lo picchierò. Probabilmente mi farò male io, ma un calcio in culo non glielo toglie nessuno. Vedi se torna a casa, poi...” cominciò a mormorare tra sé minacce, facendo sorridere i due seduti di fronte a lui.
“Hai già dove dormire?” domandò Blaine, distraendolo dal suo piano di vendetta.
“No, penso che affitterò una camera in qualche Bed and Breakfast o qualcosa del genere...”
Kurt non ebbe neanche bisogno di consultarsi con Blaine, prima di proporre al castano il divano di casa loro, che accettò con gusto.
“Siete i miei fanta-genitori o cosa?” domandò entusiasta.
“Tu pensa solo a trovare il tuo uomo, che di magie non ne facciamo. Ci vediamo a casa, Blaine, ci pensi tu a sistemarlo, vero?”
E con questo Kurt tornò a lavoro. Stiles dovette scuotere Blaine perché smettesse di fissare incantato il suo fidanzato.

ooo
 
Stiles sistemò la sua roba sul pavimento del loft dei due ragazzi e rispose al telefono.
“Hey Scott” salutò.
Stiles! Stai bene? Sei atterrato? Ti sei perso? Sei stato derubato? Hai preso la metro?”
E poi la gente non gli credeva quando diceva loro che era Scott quello che sproloquiava.
“Si, sto benissimo, calmo. No, nessuno mi ha derubato e no, non ho preso la metro... anzi, ho trovato due fate madrine! No, aspetta, qual è il maschile di fate? Esiste?” Ecco, aveva iniziato anche lui.
Non lo so, amico. Immagino. Se ne incontriamo uno glielo chiediamo.”
“Perché, dici che esistono?”
Perché no? Esistono i lu--” all'improvviso Scott smise di parlare e si sentì un po' di trambusto, prima che una voce femminile lo richiamasse.
“Melissa!” salutò a sua volta. La donna gli chiese come era andato il volo e dove fosse al momento, e Stiles non trovò difficoltà a spiegare la situazione.
Ma.. .Stiles, come puoi fidarti di loro? Non hai idea di chi siano...e se sono gente pericolosa? So che stai diventando un Druido, ma non dovresti essere troppo sicuro di te stesso...”
“Fidati, non sono pericolosi. Anzi, sono adorabili. Cantavano nel coro della scuola e si sono conosciuti così... davvero, sono innocui!” Stiles provò a spiegarlo, ma non sembrava convinto neanche lui. Era solo una sensazione, la sua. Nulla di certo, nulla su cui basarsi, solo... ciò che vedeva.
Eppure per esperienza aveva imparato a fidarsi del suo istinto, almeno lui. Ma a casa nessuno sembrava fidarsi alla stessa maniera.
“Ascolta, perché non chiedi a mio padre di vedere se hanno precedenti penali, così sei tranquilla? Blaine Anderson e Kurt Hummel. Non preoccuparti troppo, ti voglio bene, saluta gli altri.” E mise giù, non dandole opportunità di rispondere.
Incontrò lo sguardo di Blaine, che ridacchiò. “Preoccupati, a casa?”
“Si. Ho dovuto dar loro i vostri nomi per controllare la vostra fedina penale e rassicurarli che non siete degli assassini pluriomicidi psicopatici... perché non lo siete, vero?” domandò poi, come se il dubbio lo avesse colto davvero. Blaine rise, ma prima che potesse rispondere la porta del loft si aprì nuovamente, rivelando due ragazze e un ragazzo sulla sedia a rotelle. O almeno, Stiles presupponeva ci fosse un ragazzo, visto che oltre le gambe vedeva solo sacchetti della spesa.
Una delle due, alta e mora, con un lieve accento ispanico, stava raccontando una cosa.
“... e alla fine mi chiamarono e dissero 'scusi signorina, non è abbastanza scura per la nostra linea di cosmetici abbronzanti'. Ma dico, scherziamo? Chi crederebbe a una tipa con la carnagione color cacca di cane secca?!”
“La cacca di cane è la criptonite dei gatti, lo sapevate?” rispose la bionda, posizionando altre buste sul tavolo. Nessuno sembrava accorgersi di Stiles.
“Io so qual è la criptonite di Blaine...” commentò il ragazzo sulla sedia a rotelle, e Stiles poteva giurare che il moro accanto a sé avesse preso fuoco.
“HEM, ragazzi. Vi presento Stiles. Sarà nostro ospite per un po'” disse, facendo poi un passo indietro.
“Cosa? Un altro? Stai scherzando, Anderson? La battaglia per questo loft non è stata ancora disputata, e non mi importa cosa il tuo fidanzato Peppa-Pig-Voice dica, non avete vinto. Quindi non potete invitare gente a caso, io e Brittany ci viviamo ancora.” La mora puntava il dito contro il più basso, ma Blaine non sembrava intimorito.
“Santana, questo non ha nulla a che vedere con la nostra gara. Ha diciassette anni e non è mai stato a New York, non potevo lasciarlo in mezzo alla strada! Guardalo!”
Santana si voltò verso di lui e lo guardò in volto per la prima volta. Lo analizzò, girandoci attorno, lo annusò anche.
“D'accordo” disse infine. “ma sappi che dormo con le lamette sotto il cuscino. E ho il sonno molto leggero”
...qualcuno ha detto psicopatici pluri omicidi?
Blaine gli diede una pacca sulla spalla. “non dice davvero”, sussurrò, e Stiles si rilassò. Anche se la sua risposta sarebbe stata “Beh, io ho un kunai. Immagino che sia una questione di preferenze”.
Fortuna che Blaine lo abbia fermato in tempo.
“Io sono Artie” si presentò il ragazzo sulla sedia, stringendogli la mano.
“Io Brittany. Dimmi, hai mai mangiato il pesce fritto con la crema?” la bionda si avvicinò a lui sorridente, e sembrava sinceramente curiosa della sua risposta. Strano.
“Hem... no, mai. Tu si?”
Brit sorrise, più apertamente, e senza dire una parola lo trascinò in cucina. Cominciò a raccontargli di come in sogno le fosse venuta quest'idea e che poi aveva acceso al tv e un tizio strano lo mangiava con una bimba scozzese e decise che doveva assolutamente provarlo.
Stiles sorrise all'entusiasmo fanciullesco -non trovava parole migliori per descriverlo- e si lasciò trascinare nella conversazione, mentre Blaine spiegava a grandi linee chi fosse e cosa facesse lì.
 
Durante la cena ebbe modo di conoscerli. Tutti compagni di scuola, quattro di loro studenti alla NYADA, l'accademia di arti drammatiche- “No, non è quella di Save The Last Dance”-, mentre Artie era uno studente della scuola di Cinema.
Britt era arrivata a metà anno, lei e Blaine erano coetanei e Santana invece partecipava solo ai corsi serali.
“Tu sai già cosa farai dopo il liceo?” gli chiese Kurt, passandogli l'insalata.
“Hm... io... mh..” bella domanda. Era già tanto se sarebbe sopravvissuto, al liceo.
“Seguirai le orme di tuo padre?” Suggerì Blaine. Più andava avanti e più amava quel ragazzo. Annuì con entusiasmo, tanto che Kurt sollevò un sopracciglio. Aveva percepito il sentore di bugia, ma decise di non infierire.
“Blaine ci ha detto che stai cercando qualcuno” disse poi Artie. “Hai presente quanto è grande New York, vero?”
Stiles sorrise, suo malgrado.
“Ho chi mi aiuta a distanza, diciamo. Essendo figlio dello Sceriffo ho modo di fare cose non propriamente legali per rintracciarlo. O almeno spero funzioni, dubito che possa pagarsi a lungo il vivere in contanti..”
“Ottimo piano, senza dubbio. Potrei parlare con la rete di senzatetto e vedere se possono aiutarci..” commentò Santana come se nulla fosse.
“Davvero lo faresti?! Grazie!” Stiles era incredulo. La mora ghignò.
“Ovviamente dovrai pagare. Cinquanta verdoni, o non ti troveranno neanche una pulce..”
Il ragazzo ridacchiò, realmente tentato.
“Proviamo prima con i miei metodi, se non va saprò dove trovarti...” decise infine, guadagnandosi un'alzata di spalle dalla donna.
“Stiles?” Britt richiamò la sua attenzione. “Com'è il tipo che stai cercando?”
“E' un lupo acido e brontolone. Ma non è cattivo, sebbene gli piacerebbe. Dopo un po' non fa neanche più paura, sai? Anzi, dopo un po’ è quasi ridicolo, ma credo che fondamentalmente sia solo molto sfortunato. Non sa fidarsi delle persone, e ogni volta che lo fa prende una fregatura, quindi è cinico, ma mi piace pensare che sia... più felice. O che almeno lo fosse, prima di ricalcare le orme di Beep Beep, facendomi giocare a Willy il Coyote...”
Tutti tacquero, in ascolto del discorso dei due.
“Se era felice, perché è andato via?” chiese la bionda, sinceramente curiosa.
“Perché non crede di meritarlo. Non crede di meritare una famiglia, degli amici, un po’ di felicità. Quindi scappare prima di perdere tutto gli sembra la decisione più saggia.”
“E’ stupido”, decretò Brit.
“Lo so.”
Ci furono alcuni minuti di silenzio, prima che Artie lo rompesse di nuovo.
“Quuindi, gente, torniamo all’argomento caldo di questa settimana: chi si terrà il Loft?”
“Siamo pronti a batterci con le unghie e con i denti”, decretò Santana.
“Pronta a perdere le extensions?” rispose Kurt, e i due si sorrisero.
“Credimi” sussurrò Blaine all’orecchio di Stiles, “Questa non vorrai perdertela”
In un tempo inquietantemente breve i quattro inquilini sistemarono il loft in modo che fosse più simile a un palcoscenico, che una casa.
“Vivere con Rachel torna utile, a volte”, mormorò Blaine mentre sistemava una stella ricoperta di lampadine. Stiles non aveva idea di come commentare quell’elemento d’arredo.
Lo fecero accomodare accanto ad Artie su una delle sedie, mentre il castano spiegava le regole.
“Allora, le regole sono semplici. Scegliete un artista o un gruppo, fate un mash-up dei suoi pezzi, montateli con una coreografia ed esibitevi. Io deciderò chi avrà fatto un lavoro migliore e di conseguenza si tiene il loft. La mia decisione è insindacabile. Tutto chiaro?”
“Quanto tempo avrà l’altra squadra per trovare un’altra abitazione?”, domandò Blaine.
“Quelle sono cose vostre. Io sono qui per assistere a uno spettacolo. Testa,cominciano Kurt e Blaine, croce Brit e Santana” e cacciò una moneta. La lanciò in aria e la riprese al volo. Croce.
“Signore, a voi la scena.”
 
Le due si sistemarono una di fronte all’altra, mentre il lettore CD faceva partire la base. L’ultima canzone pop che Stiles aveva ascoltato era “Red”, di Taylor Swift, ed è stato un caso, quindi non aveva la più pallida idea di cosa fosse.
Artie, tuttavia, sembrava riconoscerla perché fece un piccolo mugolio d’assenso.
 
“I left a note on my bedpost
Said not to repeat yesterday’s mistakes
What I tend to do when it comes to you
I see only the good, selective memory”

 
Santana cominciò a muoversi a ritmo e cantando, mentre Brittany rimaneva ferma in posa con le braccia levate al cielo finché non cominciò anche lei a cantare e di conseguenza a muoversi.
 
“The way she makes me feel, yeah
Gotta hold me
I’ve never met someone so different
Oh here we go
He’s a part of me now
He’s a part of me”

 
Si incontrarono a metà percorso l’una dell’ altra per cantare insieme.
 
“So where you go I follow, follow, follow”
 
Brittany mise il braccio sinistro attorno alla vita di Santana, la mora fece passare il suo destro sulle spalle della compagna e le mani libere si unirono, muovendo alcuni passi in sincrono.
 
“Oh oh, oooh, oh
Oh, oh, oooh, oh
I can’t remember to forget you
Oh, oh, oooh, oh
Oh, oh, oooh, oh
I keep remember I should let you go
But when you look at me
The only memory is us kissing in the moonlight
Oh, oh, oooh, oh
Oh, oh, oooh, oh
I can’t remember to forget you”

 
Stiles non poté fare a meno di estraniarsi, ascoltando quelle parole. Non poche volte si era detto di lasciar perdere Derek, che sarebbe stato tutto inutile.
Anche a casa, ogni volta che c’era una lite e lui prendeva le sue parti almeno uno del branco gli chiedeva perché lo facesse. Cosa lo spingesse a insistere tanto.
Non lo sapeva neanche lui, ad essere onesti. Non ne aveva la più pallida idea. Forse capiva cosa significhi perdere qualcuno a cui tengono. O perché sapeva cosa si provava a deludere i genitori.
Ma non era solo questo.
C’era quella parte di Derek che non veniva mostrata a nessuno. Quella che aveva avuto occasione di vedere solo poche volte, e nessuna di quelle piacevoli. C’era la parte che si preoccupava degli altri, la parte che era il totale opposto della facciata che si diverte a mettere. Era un lato vulnerabile, sincero, e per questo da nascondere. Lo aveva visto quando cercava i suoi beta, lo aveva visto con Cora e persino con lui, sebbene fosse posseduto dalla volpe demoniaca.
Inoltre sapeva essere divertente, andava a nozze con il suo sarcasmo, se non fosse stato troppo impegnato a fare il lupo brontolone. 
 
La sua attenzione venne catturata nuovamente dalle due ragazze che avevano ormai cambiato pezzo e si muovevano in passi impossibili cantando qualcosa che, sorprendentemente, riconosceva.
 
“S.O.S. she’s in disguise
S.O.S she’s in disguise
There’s a she wolf in disguise
Coming out coming out coming out
 
There’s a she wolf in your closet
Let her out so it can breath”

 
Santana era sul pavimento, in una posizione impossibile per quel che riguardava un qualunque essere umano, e Brittany era su di lei in quella che doveva essere la sembianza di una gabbia. A Stiles venne da ridere, considerato il testo, ma evitò di farlo in favore di un accorato applauso. Le due erano state magnifiche.
 
Nonostante questo, quando Kurt e Blaine sembravano sicuri di se stessi.
La base che partì era ritmata, in qualche modo conosciuta anche a Stiles.
 
“I’m hurting baby, I’m broken down
I need your loving, loving
I need it now
When I’m without you
I’m something weak
You’ve got me begging, begging
I’m on my knees”

 
Aveva cominciato Kurt, muovendosi lentamente attorno a Blaine, fingendo di pregarlo realmente, per poi finire in ginocchio di fronte a lui. Era chiaro che entrambi si stessero divertendo un mondo.
 
“I don’t wanna be needing your love
I just wanna be deep in your love
And it’s killing me when you’re away
Oh baby, couse a bullet don’t care where you are
I just wanna be there where you are
And I gonna get one little taste”

 
Blaine finse di allontanarsi da Kurt, saltando sul tavolino da caffè e mimando di venir colpito al petto. Kurt lo seguì, lo prese per la vita dei pantaloni e lo costrinse a scendere, leccando piano l’indice.
La stanza si era riempita di tensione sessuale al punto che, se Scott fosse stato lì, se ne sarebbe andato dalla finestra.
Tuttavia, i due sembrarono riconquistare il controllo di sé, cantando il ritornello in maniera molto più innocente. La musica poi scemò per dare spazio al prossimo pezzo.
 
“Baby I’m preying on you tonight
Hunt you down eat you alive
Just like animals
Animals
Like animals
 
Maybe you think you can hide
I can scent your scent for miles
Just like animals
Animals
Like animals
Baby I’m”
 

Sembravano davvero un lupo con la preda. Stiles lo sapeva bene, li aveva visti in azione. Non capiva come fosse possibile che Blaine sembrasse effettivamente affamato. Come se non vedesse l’ora di mangiare Kurt.
Beh, esistevano diversi tipi di fame.
Il castano ad un certo punto ululò, e Stiles potè giurare che Blaine dovette trattenersi dal saltargli al collo.
 
“No boy don’t lie, lie, lie
You can’t deny
The beast inside, side side side
Yeah yeah yeah”

 
Kurt sembrò cantare dritto all’orecchio di Blaine, ma lo sguardo era fisso sul suo pubblico. Stiles ebbe un brivido.
L’esibizione finì con i dovuti applausi, i due fecero un breve inchino e il moro tirò indietro i fidanzato, per baciarlo animatamente.
Artie dovette tossicchiare per richiamare la loro attenzione e ricordare ai due che erano presenti anche altre persone.
“...tra cui un minore” aggiunse Santana, con una punta di malignità. “Non vorrete ricevere una denuncia per atti osceni?”
“Fino a prova contraria siamo in casa nostra” ribatté Kurt, ancora abbracciato all’altro.
“E io farò diciotto anni tra due mesi” osservò Stiles, sentendosi punto sul vivo. La mora agitò una mano.
“Si si okay quello che volete, ora veniamo alle cose serie. Arthur Abrams, chi si tiene il loft?”
Tutti gli sguardi si voltarono verso il ragazzo sulla sedia a rotelle.
“Domani avrete il mio verdetto. Rivedrò i video e vi farò sapere”, disse. Blaine aprì la bocca per dire qualcosa, ma Artie lo anticipò. “No, Blaine, non farò come Mr. Shue. Avremo una coppia vincitrice.”
Poi salutò tutti e se ne andò, canticchiando qualcosa tra sé.
Dopo la dipartita del ragazzo, non restava poi molto da fare. Stiles era ancora sorpreso per le performance, ma soprattutto per la naturalezza con cui erano state messe su. Come se organizzassero un mini-spettacolo al giorno, o qualcosa del genere.
Beh, tutti frequentavano una scuola d’arte, in un certo senso doveva essere così.
Prepararono il divano a Stiles, riempiendolo di cuscini che quasi certamente sarebbero caduti nella notte e di coperte, perché il riscaldamento era rotto.
“Ancora”, aggiunse Kurt con uno strano sguardo rivolto a Blaine.
“Non è colpa mia se l’idraulico e l’elettricista non sono capaci di capire da cosa dipenda il guasto!”
“Te lo dico io da cosa dipende: comprare uno scaldabagno di terza mano, ante guerra e probabilmente posseduto!”
La mente di Stiles andò automaticamente al bestiario, sicuro che ci fosse un qualche incantesimo da fare in quel caso. Ma era piuttosto sicuro che Kurt fosse sarcastico.
“Una volta il mio gatto è stato posseduto dallo spirito delle paludi. Ho dovuto fargli il bagno nello sterco di coccodrillo per liberarlo” disse Brittany, guadagnandosi un’occhiata di disgusto da praticamente tutti.
A quel punto andarono tutti a letto, ma Santana lasciò una cosa sul tavolino da caffè, accanto al divano. Tappi per le orecchie.
Circa mezz’ora dopo Stiles capì il perché.
ooo
 
Per quanto la sera prima fosse stato divertente vivere quella sorta di realtà alternativa, la luce del giorno portò con sé una chiamata e con essa il ricordo del perché fosse lì.
Hey amico, ha fatto qualcosa con la carta. 221 Frederik Street” gli disse Scott, chiaramente eccitato.
“Non dice cosa c’è lì?”
Niente. Tuo padre ha detto che abbiamo anche troppe informazioni, considerando che sta facendo tutto di nascosto”
“Capito... oggi mi metto a lavoro. Dì a mio padre che lo chiamo più tardi. Ah, e... come stanno andando le cose,lì?”
Stiles si rigirò nel letto improvvisato, facendo cadere un altro cuscino.
Un po’ così, è più difficile senza te e Derek, ma non siamo ancora totalmente nella merda. Ma adesso che l’ho detto sento che andrà tutto a rotoli. E’ come nei film horror, che il protagonista dice qualcosa tipo <> e lo zombie spunta e lo mangia. Un classico”
Stiles ridacchiò, gli mancava il suo amico.
“Gesù, Scott, un po’ di ottimismo. E guarda il lato positivo, se le cose vanno male vuol dire che io e Derek arriveremo prima a salvarvi il sedere”
Tu sei... sei assolutamente certo di riuscire a riportarlo a casa? Derek è piuttosto testardo quando si tratta di darsi la colpa...”
“Scott, potrei essere offeso. Ci conosciamo da tutta la vita, e ancora dubiti delle mie capacità di persuasione. E di quanto possa essere insistente. Credimi, lo riporterò a casa!”
Stiles parlava con una convinzione che realmente non aveva, ma se anche lui avesse ceduto al pessimismo tanto valeva lascia perdere tutto.
se non ci riesci tu non ce la fa nessuno. Okay, sto facendo tardi a lavoro, ti chiamo dopo”
A dopo”, e misero giù.
 
Durante la colazione, preparata magistralmente da Blaine, Stiles provò a chiedere se avevano idea di cosa ci fosse lì. Doveva essere il suo giorno fortunato, perché Blaine si illuminò.
“Io e Brittany lavoriamo lì. C’è una pizzeria, al 221”
“Davvero?” Stiles saltò in piedi, “Possiamo andarci? Ora? Magari qualcuno lo ha visto!”
Al tavolo i quattro coinquilini lo guardarono con un sopracciglio alzato.
“Finisci la colazione, Tweedleed. Dopo scopriremo che fine ha fatto Tweedledum”, disse Santana. Stiles agì d’istinto e finì la colazione praticamente ingozzandosi.
Alla fine, riuscirono ad uscire da loft alle otto. Blaine e Kurt avevano entrambi un’ora buca, quel giorno, quindi portarono Stiles alla pizzeria. Questi non riusciva a stare calmo, a stare fermo. Finalmente aveva qualcosa, non stava vagando per una città immensa senza una meta. Era solo un indirizzo, ma era più vicino a Derek di quanto non lo sia stato in quasi due settimane.
“Ecco, siamo arrivati”, gli disse Blaine all’improvviso. Aprirono la porta ed entrarono in un locale piuttosto nuovo, tutto illuminato dalla luce del giorno che entrava dalle grandi vetrate. L’insegna recitava “Twisted, mad, delicious”, nome che Stiles trovò vagamente strano, considerato il posto, ma lasciò correre.
“Hey Blaine! Che ci fai qui? Non hai il turno di sera?”
Una ragazza dietro il bancone li salutò. Portava capelli scuri, raccolti in una coda, e la divisa azzurra e arancio del locale.
“Anita! Hey... no, infatti siamo qui per altro. Eri di turno ieri?”
Gli occhi di tutti e tre erano fissi sulla ragazza, aspettando una risposta.
“Si.. certo. Perché?”
Stiles non riuscì a trattenersi.
“Hai per caso visto quest’uomo?”, dalla tasca tirò fuori il cellulare, facendo osservare alla ragazza l’immagine.
Lei si prese il suo tempo per guardare bene la foto.
“Si. E’ Smiley, hai presente, Blaine? Quello di cui parlavamo ieri.. viene qui da quasi due settimane, ordina una pizza da asporto e se ne va senza neanche salutare”
Il viso del più giovane si illuminò. Era Derek senza ombra di dubbio. Nessuno si comporrebbe in modo così incivile.
“Sa per caso dove vive? Se oggi tornerà? Dove posso trovarlo?” chiese con entusiasmo, gettandosi praticamente sul bancone.
“Oh boy... non ne ho idea” rispose lei, desolata, ma poi si illuminò. “Aspetta! Non è quello?” e indicò fuori dalle vetrate del locale.
Stiles si girò e dovette stropicciarsi gli occhi per crederci. Guardò oltre la strada trafficata e la gente e lo riconobbe. Era davvero Derek, con la sua giacca di pelle e la maglia bianca. Era lì. E ora stava scappando.
“Dannazione”, si lasciò sfuggire, prima di lanciarsi alla rincorsa.
 
Blaine e Kurt si guardarono, non esattamente sicuri di cosa fosse effettivamente accaduto. Ma un momento dopo decisero di seguire anche loro Stiles e il suo fuggitivo, soprattutto per essere sicuri che non si facesse male o perdesse.
Si arrestarono all’entrata in un vicolo, quando sentirono distintamente la voce di Stiles.
“Oh, ma davvero? E io che credevo fossi in vacanza”, stava dicendo.
I due fidanzati trovarono saggio non intervenire.
 
Fu una fortuna che i due si siano tenuti a distanza, in effetti. Derek stava per perdere la pazienza, ma questo non sembrava intimorire Stiles in alcuna maniera. Gli occhi azzurro ghiaccio avevano perso efficacia su di lui da tempo, dopotutto.
“Perché sei così testardo? E’ meglio così. Per tutti.” Disse, cercando di calmarsi.
“Ti è mai passato per l’anticamera del cervello che NON LO E’? Non è meglio per nessuno. Non lo è per te, non lo è per in branco, non lo è per me. Credi che non abbia capito cosa ti frulla dentro, tra trauma psicologico e il conto dal vetraio? Pensi che sarò più al sicuro con te a kilometri di distanza, che non mi salvi il culo o che non tieni al sicuro mio padre, impedendomi di fare cazzate? Dannazione, Derek, c’è chi dice che tu sia adulto. A me sembri solo un codardo.”
Derek si allontanò ancora, quasi a confermare quelle parole. Erano pesanti, ma come quasi ogni cosa detta su di lui da Stiles, giuste.
Ma poi si riprese. Se avesse lasciato cadere così facilmente, l’altro avrebbe insistito, e non poteva permetterlo.
“E se mi fossi semplicemente rotto le scatole di vivere in un luogo dove un giorno ogni due qualcuno, generalmente tu, rischia la vita? E che metà delle volte è per qualcosa che mi riguarda? Sono stufo di andare in giro a riparare ad errori che non riesco a impedirmi di fare.”
Stiles rimase un momento basito. Non aveva pensato a quel lato della faccenda.
“Anche tu te ne andresti, se potessi. E io non ho nulla a tenermi lì.”
Detto questo si voltò e fece per andarsene, convinto di aver chiuso definitivamente la questione.
Fece qualche passo, prima di sentire ancora la voce del ragazzo. Non fece neanche finta che non fosse così.
“Non è vero”, disse. “Hai me. Hai il resto del pack. Beacon Hills è casa tua, noi siamo la tua nuova famiglia.”
Sembrava, se possibile, ancora più furioso di prima. Come se l’idea che Derek non avesse alcun legame con loro lo offendesse personalmente.
“Come puoi negare che tieni a noi come noi teniamo a te? Come puoi... come puoi negare di tenere a me dopo tutto quello che abbiamo passato?”
“No, come fai tu a non capire?! Tutto ciò che è legato a me in qualche modo finisce per farsi male. Quel demone del sonno è solo l’ennesima prova.” Non si erano resi conto di essere improvvisamente vicini.
“Quel demone del sonno ce l’aveva con te perché gli hai impedito di completare il rituale che stava per uccidere dodici bambini innocenti. Questa non è una colpa, questo è essere eroi”
Quella definizione colpì Derek. Lui, un eroe? Non lo credeva reale.
“Non dire idiozie...”
“Oh, dannazione!” Stiles lo colpì sul petto, inaspettatamente. “Hai una concezione di te stesso talmente distorta che probabilmente avrà creato una dimensione a parte. Piantala di contraddirmi, se ti dico che sei... che sei...” improvvisamente la bocca gli si fece asciutta, probabilmente in reazione alla realizzazione che i loro volti fossero a pochi centimetri di distanza, e continuassero ad avvicinarsi, come due calamite.
“...che sono?” chiese delicatamente Derek, sollevando un sopracciglio. Era palese quanto fosse divertito.
“Un idiota” dichiarò infine il più piccolo, allontanandosi. L’uomo abbassò lo sguardo, scuotendo piano il capo.
“Derek”, lo chiamò ancora. “Torna a casa con me. Per favore.”
E non seppe se era la luce nei suoi occhi, o il tono sincero, o il semplice fatto che Stiles gli era mancato da impazzire, ma acconsentì. Stiles sorrise, come se fosse il suo compleanno, e Derek lo guardò attentamente, come se non potesse perdersi un momento di quello spettacolo. E Stiles doveva avvertire, in qualche maniera, l’intensità, perché cominciò a balbettare.
“Io... bene, credo. Ora... immagino che-che-“ ma non finì la frase, perché una mano sulla spalla lo costrinse a voltarsi e le sue labbra si scontrarono con quelle di Derek.
Fu caotico e bagnato e veloce. Ma vero.
Alla fine uscirono dal vicolo, e solo allora Stiles si ricordò di Kurt e Blaine e di averli lasciati alla pizzeria.
“Dovrei tornare... far sapere loro che sono vivo e che ho compiuto la mia missione”, fece notare il castano.
Ma non dovettero arrivare fino al locale, perché i due fidanzatini erano tranquillamente seduti a una panchina intenti a chiacchierare.
Furono genuinamente felici per Stiles e Derek e insistettero perché rimanessero almeno fino alla sera per cenare anche con gli altri.
“Dai, devi anche sapere l’esito della sfida”, gli ricordò Blaine. E questo quasi conquistò Stiles, ma dopo un rapido consulto decisero di voler tornare a casa il prima possibile. Il viaggio era lungo ed avevano bisogno di loro.
Passarono velocemente dal Loft per prendere la roba di Stiles e al locale dove Santana era di turno per salutare tutti, acquistarono i biglietti nella più scantonata delle classi e per l’ora di pranzo erano già ai gate d’imbarco.
Stiles, durante il volo, raccontò quel poco di vita Newyorkese che aveva vissuto, delle esibizioni, di Kurt e Blaine e di tutti gli altri. Sarebbe stato carino rivederli, un giorno, ma probabilmente non sarebbe mai accaduto. Non riusciva a immaginarli immersi nel caos di Beacon Hills, e dubitava avrebbe avuto occasione di tornare a New York.
Il loro ritorno a Beacon Hills non fu uno dei più tranquilli.
Tra il sollievo, perché erano sani e salvi, la gioia di riavere Derek a casa e, beh, Beacon Hills. Anche Zio Peter si disse estremamente felice, e questo non poté che far rabbrividire tutti, ma una tazza di cioccolato caldo di mamma McCall faceva passare sempre ogni preoccupazione.
Derek ricevette una lavata di capo da entrambi i genitori del branco. Papà Stilinski, in particolare, fu estremamente specifico su cosa avesse fatto se Derek avesse provato a lasciarli di nuovo. Forse passare il tempo con Chris Argent non era stata la cosa migliore.
Scott promise che avrebbe fatto il suo discorso, ma solo dopo otto ore consecutive di sonno. Tradotto: mai.
Stiles rise molto quella sera, e si addormentò sul divano con le gambe su Scott e la testa sulla spalla di Derek. Per una volta non ebbe alcun tipo di incubo.
 
Kurt e Blaine raccontarono, quella sera a cena, di come fossero andate le cose nel vicolo. Blaine aveva usato una scusa per costringere Stiles a parlare, e tra un giro di parole e una divagazione riuscì ad avere una versione semi decente dei fatti.
Kurt non lo avrebbe ammesso, ma si era affezionato a quel ragazzino. Era tenace e sarcastico, pronto a tutto pur di riprendersi le persone a cui teneva. Un po’ gli ricordava il suo Blaine, e probabilmente era questo che scatenava il tutto.
Quella piccola parentesi nella loro quotidianità era servita anche a lui per capire quanto potesse, ogni giorno, innamorarsi di nuovo del suo fidanzato. E giurava su se stesso che non si sarebbe mai arreso con lui, neanche se fosse scappato dall’altra parte del Paese.
Era questo che significava amare. Era questo che aveva fatto Stiles.

 

HEEEEYYY EVERYBODYYYY!!! 
So.. parliamo di ciò che avete letto. Inutile dire che non è una cosa da prendere sul serio, no?
Ero solo io che mi domandavo come due realtà tanto diverse si sarebbero combinate.. e i Maroon 5.
Poi è uscita la gara per chi si tiene il loft, Derek che scappa, varie ed eventuali cit. da Naruto..
Quindi questo è il risultato, spero vi siate divertiti a leggerne come io a scriverne.
A proposito di divertente, le canzoni cantate per la competizione sono: Can't remember to forget you, Rihanna e Shakira; She Wolf, Shakira; Sugar e Animals, Maroon 5.
Devo dirlo, non ero sicura se metterci tutta questa roba o meno, ma poi mi sono detta: "It's glee!"
E Stiles ha davvero visto troppe cose per stupirsi di gente che canta per un loft..
.. e si, spero che decidano di cantarle a Glee, ma vista la situazione quest'anno.. meh.
(btw, le canzoni sono state prese a caso, ma è quasi ridicolo come tutte eccetto Sugar si adattino alla situazione. Destino!)
Non credo ci sia altro da aggiungere.. fatemi sapere che pensate di questo pazzo cross-over, della riconciliazione Sterek (No! Non stavo morendo nello scriverla! Cosa ve lo fa pensare!) e in generale.. del resto!


Love u all to the moon and back!

Gip
 
 
   
 
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